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Fratelli nel Signore, vi scrivo queste cose
a causa di quelli che cercano di sedurvi con i loro vani ragionamenti, i
quali affermano che con la morte dell’ apostolo Giovanni o il completamento
del canone della Bibbia, e quindi verso la fine del primo secolo dopo
Cristo, sono cessate nella Chiesa le seguenti manifestazioni: lingue,
profezie, predizioni di eventi futuri, visioni e sogni, e guarigioni e
miracoli. E quindi i Cristiani – secondo costoro – non possono più parlare
in lingue, profetizzare, predire eventi futuri, avere visioni e sogni, e
guarire e compiere i miracoli come avveniva nella Chiesa primitiva descritta
nel libro degli Atti.
In virtù di questa loro posizione, costoro sono stati definiti
‘cessazionisti’ e la loro falsa dottrina è conosciuta con il nome di
‘cessazionismo’.
Perché le lingue non sono cessate? Perché le lingue sono strettamente collegate al battesimo con lo Spirito Santo che è una promessa tuttora valida per quanti vengono chiamati da Dio; perché chi parla in altra lingua parla a Dio; perché le lingue sono un segno per i non credenti; perché il dono della diversità delle lingue è uno dei doni dello Spirito Santo; perché il parlare in lingue non va impedito; e perché le lingue cesseranno quando verrà la perfezione.
Perché la promessa dello Spirito è anche per noi oggi
Ora, in base a quello che dice Luca nel
libro degli Atti, prima che Gesù venisse assunto in cielo alla destra del
Padre, disse tra le altre cose questo ai suoi discepoli: “Poiché Giovanni
battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra non
molti giorni. … Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su
voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria,
e fino all’estremità della terra” (Atti 1:5, 8). E alcuni giorni dopo essere
stato assunto in cielo, questa promessa, che è chiamata la promessa dello
Spirito Santo, si adempì in questa maniera: “E come il giorno della
Pentecoste fu giunto, tutti erano insieme nel medesimo luogo. E di subito si
fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì
tutta la casa dov’essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco
che si dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furon
ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue,
secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi” (Atti 2:1-4).
Che fu questo l’adempimento delle parole di Gesù “voi sarete battezzati con
lo Spirito Santo fra non molti giorni” e quindi che quello che ricevettero
in quel giorno i discepoli del Signore fu il battesimo con lo Spirito Santo,
lo confermò l’apostolo Pietro quando disse poi più avanti in merito alla
discesa dello Spirito Santo che c’era stata a casa di Cornelio sui Gentili:
“E come avevo cominciato a parlare, lo Spirito Santo scese su loro, com’era
sceso su noi da principio. Mi ricordai allora della parola del Signore, che
diceva: ‘Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati con lo
Spirito Santo’. Se dunque Iddio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato
anche a noi che abbiam creduto nel Signor Gesù Cristo, chi ero io da potermi
opporre a Dio?” (Atti 11:15-17). E come si era manifestata la discesa dello
Spirito o il battesimo con lo Spirito a casa di Cornelio? Con il parlare in
lingue, esattamente come era accaduto il giorno della Pentecoste a
Gerusalemme tempo prima, infatti è scritto: “Mentre Pietro parlava così, lo
Spirito Santo cadde su tutti coloro che udivano la Parola. E tutti i
credenti circoncisi che erano venuti con Pietro, rimasero stupiti che il
dono dello Spirito Santo fosse sparso anche sui Gentili; poiché li udivano
parlare in altre lingue, e magnificare Iddio” (Atti 10:44-46). Dunque, in
base a quanto dice la Scrittura, il battesimo con lo Spirito Santo è
accompagnato immediatamente dal parlare in lingue, che vi ricordo non sono
lingue degli angeli ma degli uomini, parlate in questo mondo.
Ora, torniamo per un momento a quello che avvenne il giorno della
Pentecoste, ed in particolare a quello che disse Pietro ai Giudei perché ci
serve per confutare la falsa dottrina della cessazione delle lingue. Pietro
nel suo discorso che fece a quei Giudei che si erano radunati ed erano
rimasti meravigliati nel sentire parlare i discepoli del Signore in altre
lingue, disse tra le altre cose a proposito di quello che era appena
avvenuto e che comprendeva il parlare in lingue: “Questo è quel che fu detto
per mezzo del profeta Gioele: E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che
io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le
vostre figliuole profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e
i vostri vecchi sogneranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie
serventi, in quei giorni, spanderò del mio Spirito, e profeteranno. E farò
prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra; sangue, e fuoco, e vapor di
fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga
il grande e glorioso giorno, che è il giorno del Signore. Ed avverrà che
chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Atti 2:16-21).
Dunque Pietro citò una promessa che Dio aveva fatto tramite il profeta
Gioele, e che i Giudei conoscevano, per confermare l’accaduto, tra cui
ribadisco c’era il parlare in altre lingue. Questa promessa era lo
spandimento dello Spirito Santo da parte di Dio sopra Ebrei e Gentili negli
ultimi giorni.
Per chi è dunque questa promessa? Lo disse sempre Pietro a quegli stessi
Giudei, poco dopo, quando questi gli chiesero cosa dovevano fare, infatti
l’apostolo disse loro: “Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel
nome di Gesù Cristo, per la remission de’ vostri peccati, e voi riceverete
il dono dello Spirito Santo. Poiché per voi è la promessa, e per i vostri
figliuoli, e per tutti quelli che son lontani, per quanti il Signore Iddio
nostro ne chiamerà” (Atti 2:38-39). La promessa dello Spirito Santo è da
Pietro messa in relazione a “il dono dello Spirito Santo” perché consiste
nel donare da parte di Dio ai suoi lo Spirito Santo, infatti Pietro in
riferimento al fatto che Dio fece scendere lo Spirito Santo su Cornelio e i
suoi (che si misero subito a parlare in altra lingua), disse a quelli della
circoncisione che si erano messi a questionare con lui (perché era entrato
da uomini incirconcisi e aveva mangiato con loro): “Se dunque Iddio ha dato
a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi che abbiam creduto nel Signor
Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?” (Atti 11:17). Quel dono
di cui parla Pietro, come potete vedere, si riferisce al dono dello Spirito
Santo che Dio aveva donato anche ai circa centoventi il giorno della
Pentecoste.
Dunque Pietro disse a quei Giudei di nascita che la promessa era per loro,
per i loro figliuoli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il
Signore Iddio nostro ne chiamerà.
Mi vorrei soffermare su queste ultime parole “per quanti il Signore Iddio
nostro ne chiamerà”. A quale chiamata si riferisce Pietro? A quella dalle
tenebre alla luce, e quindi alla gloria eterna, che ricevono gli eletti.
Pietro stesso infatti dice nella sua prima epistola: “Ma voi siete una
generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio
s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati
dalle tenebre alla sua maravigliosa luce; voi, che già non eravate un
popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto
misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia” (1 Pietro 2:9-10), ed
anche: “Or l’Iddio d’ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua eterna
gloria in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà
Egli stesso, vi renderà saldi, vi fortificherà” (1 Pietro 5:10).
A questo punto è lecito domandarsi: ‘Ma Dio chiama ancora (dopo la morte
dell’apostolo Giovanni o il completamento del Canone biblico) alcuni dalle
tenebre alla luce, e alla sua gloria eterna in Cristo?’ A noi ci risulta che
lo fa ancora, e difatti noi siamo tra i chiamati e gli eletti.
Che diremo dunque? Che la promessa di cui parlò Pietro a quei Giudei così
tanto tempo fa, è anche per noi. E dato che, come abbiamo visto, in questa
promessa dello spandimento dello Spirito c’è il parlare in lingue, in quanto
quando lo Spirito scende o viene sparso su qualcuno, costui comincia a
parlare in lingue secondo che lo Spirito gli dà di esprimersi, è evidente
che il parlare in lingue è anche per la Chiesa di oggi. Mi pare molto
evidente questo.
I cessazionisti affermano che quello che avvenne a Pentecoste a Gerusalemme
fu un evento irripetibile, ma se fosse così come dicono loro, come mai tempo
dopo si verificò anche a Cesarea in casa di Cornelio, e Pietro nel ricordare
quello che era avvenuto a casa di Cornelio disse ai fratelli (che si erano
messi a questionare con lui perché era entrato da uomini incirconcisi e
aveva mangiato con loro) che come lui aveva cominciato a parlare “lo Spirito
Santo scese su loro, com’era sceso su noi da principio”, e quindi equiparò
quello che era avvenuto ai circa centoventi a Gerusalemme a quello che era
avvenuto a Cornelio e ai suoi a Cesarea? E come mai quando lo Spirito scese
su Cornelio e i suoi, Pietro si ricordò proprio di queste parole di Gesù
“Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito
Santo”, che Gesù aveva rivolto ai suoi discepoli tra cui non c’erano
Cornelio e i suoi e che noi sappiamo si adempirono nei loro confronti a
Pentecoste non molti giorno dopo?
La risposta è evidente, perché quello che avvenne a Gerusalemme ai circa
centoventi non era da Pietro considerato un evento irripetibile nel tempo, e
quindi neppure le lingue erano irripetibili, tanto è vero che si ripeterono
a casa di Cornelio a Cesarea, e anni dopo anche ad Efeso dove Paolo dopo che
ebbe imposto le mani sopra circa dodici discepoli del Signore Gesù “lo
Spirito Santo scese su loro, e parlavano in altre lingue, e profetizzavano”
(Atti 19:6)
Le cose dunque sono chiare, le lingue non possono essere cessate, altrimenti
la Scrittura sarebbe annullata, in quanto la promessa di cui ricevettero
l’adempimento i circa centoventi il giorno della Pentecoste a Gerusalemme
non sarebbe più per noi in questa generazione.
Perché chi parla in altra lingua parla a Dio
Adesso voglio spiegarvi l’altra ragione per
cui le lingue non sono cessate, e cioè perché chi parla in altra lingua
parla a Dio, secondo che dice Paolo ai santi di Corinto: “Chi parla in altra
lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno l’intende, ma in
ispirito proferisce misteri” (1 Corinzi 14:2).
Che cosa fa dunque un Cristiano quando parla in altra lingua? Parla a Dio. E
che cosa proferisce mediante lo Spirito Santo? Misteri.
Vediamo dunque la natura di questi misteri di cui parla Paolo, perché è
fondamentale. Paolo dice ai santi di Corinto che chi parla in altra lingua,
prega, benedice e ringrazia Dio: “Perciò, chi parla in altra lingua preghi
di poter interpretare; poiché, se prego in altra lingua, ben prega lo
spirito mio, ma la mia intelligenza rimane infruttuosa. Che dunque? Io
pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza; salmeggerò
con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza. Altrimenti, se tu
benedici Iddio soltanto con lo spirito, come potrà colui che occupa il posto
del semplice uditore dire ‘Amen’ al tuo rendimento di grazie, poiché non sa
quel che tu dici? Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma
l’altro non è edificato” (1 Corinzi 14:13-17)
Dunque, a prescindere che un credente parli solo in una lingua straniera o
in diverse lingue straniere (in questo secondo caso possiede il dono della
diversità delle lingue), il parlare in altra lingua è utile ai santi. Se
infatti è utile pregare, benedire e ringraziare Dio con la propria
intelligenza, non può che essere altrettanto utile fare le stesse cose
mediante lo Spirito Santo. Non vi pare? Certamente, affinché esso sia di
edificazione alla chiesa radunata, deve essere accompagnato
dall’interpretazione perché in questo caso gli uditori comprendono quello
che è stato detto e possono pronunciare ‘Amen’. Ma quand’anche non vi fosse
chi interpreta, comunque sia il parlare in altra lingua ha edificato chi ha
parlato in altra lingua ed è stato rivolto a Dio che ha compreso quello che
lo Spirito ha detto per bocca di coloro che hanno parlato in altra lingua.
Se dunque il parlare in altra lingua è una cosa utile ai santi, in quanto
Paolo afferma che “chi parla in altra lingua edifica se stesso” (1 Corinzi
14:4), e: “Or io ben vorrei che tutti parlaste in altre lingue; ma molto più
che profetaste; chi profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a
meno ch’egli interpreti, affinché la chiesa ne riceva edificazione” (1
Corinzi 14:5), sarebbe un controsenso per Dio avere privato i santi dopo la
morte dell’apostolo Giovanni, del parlare in altra lingua, perché li avrebbe
privati di qualcosa di utile.
Perché le lingue servono di segno ai non credenti
L’apostolo Paolo dice ai santi di Corinto:
“Egli è scritto nella legge: Io parlerò a questo popolo per mezzo di gente
d’altra lingua, e per mezzo di labbra straniere; e neppur così mi
ascolteranno, dice il Signore. Pertanto le lingue servono di segno non per i
credenti, ma per i non credenti: la profezia, invece, serve di segno non per
i non credenti, ma per i credenti” (1 Corinzi 14:21-22).
Come potete vedere, Paolo dice che le lingue servono come segno per gli
increduli. Vi ricordo che nella Bibbia ogni qualvolta Dio ha dato un segno
agli uomini quel segno aveva uno scopo ben preciso.
Per esempio quell’angelo che apparve ai pastori nella contrada di Betleem
disse loro: “Non temete, perché ecco, vi reco il buon annunzio di una grande
allegrezza che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, v’è nato
un salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno:
troverete un bambino fasciato e coricato in una mangiatoia” (Luca 2:10-12),
e il profeta Isaia disse al popolo da parte di Dio: “Or ascoltate, o casa di
Davide! È egli poca cosa per voi lo stancar gli uomini, che volete stancare
anche l’Iddio mio? Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la
giovane concepirà, partorirà un figliuolo, e gli porrà nome Emmanuele”
(Isaia 7:13-14), e al re Ezechia in merito alla sua guarigione: “Così parla
l’Eterno, l’Iddio di Davide, tuo padre: Io ho udita la tua preghiera, ho
vedute le tue lacrime: ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni;
libererò te e questa città dalle mani del re d’Assiria e proteggerò questa
città. E questo ti sarà, da parte dell’Eterno, il segno che l’Eterno
adempirà la parola che ha pronunziata: ecco, io farò retrocedere di dieci
gradini l’ombra dei gradini che, per effetto del sole, s’è allungata sui
gradini d’Achaz’ (Isaia 38:5-8)
Ora, se le lingue servono ai non credenti, dobbiamo capire a cosa servono, e
non c’è miglior evento biblico di quello verificatosi a Gerusalemme il
giorno della Pentecoste per capire a cosa servono.
Ecco il resoconto biblico: “E come il giorno della Pentecoste fu giunto,
tutti erano insieme nel medesimo luogo. E di subito si fece dal cielo un
suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa
dov’essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si
dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furon ripieni
dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che
lo Spirito dava loro d’esprimersi. Or in Gerusalemme si trovavan di
soggiorno dei Giudei, uomini religiosi d’ogni nazione di sotto il cielo. Ed
essendosi fatto quel suono, la moltitudine si radunò e fu confusa, perché
ciascuno li udiva parlare nel suo proprio linguaggio. E tutti stupivano e si
maravigliavano, dicendo: Ecco, tutti costoro che parlano non son eglino
Galilei? E com’è che li udiamo parlare ciascuno nel nostro proprio natìo
linguaggio? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della
Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della
Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia Cirenaica, e avventizî
Romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi ed Arabi, li udiamo parlar delle
cose grandi di Dio nelle nostre lingue. E tutti stupivano ed eran perplessi
dicendosi l’uno all’altro: Che vuol esser questo? Ma altri, beffandosi,
dicevano: Son pieni di vin dolce. Ma Pietro, levatosi in piè con gli undici,
alzò la voce e parlò loro in questa maniera: Uomini giudei, e voi tutti che
abitate in Gerusalemme, siavi noto questo, e prestate orecchio alle mie
parole. Perché costoro non sono ebbri, come voi supponete, poiché non è che
la terza ora del giorno: ma questo è quel che fu detto per mezzo del profeta
Gioele: E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio
Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le vostre figliuole
profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi
sogneranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serventi, in quei
giorni, spanderò del mio Spirito, e profeteranno. E farò prodigi su nel
cielo, e segni giù sulla terra; sangue, e fuoco, e vapor di fumo. Il sole
sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e
glorioso giorno, che è il giorno del Signore. Ed avverrà che chiunque avrà
invocato il nome del Signore sarà salvato. Uomini israeliti, udite queste
parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere
potenti e prodigî e segni che Dio fece per mezzo di lui fra voi, come voi
stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il
determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui,
inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto
gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile ch’egli fosse da
essa ritenuto. Poiché Davide dice di lui: Io ho avuto del continuo il
Signore davanti agli occhi, perché egli è alla mia destra, affinché io non
sia smosso. Perciò s’è rallegrato il cuor mio, e ha giubilato la mia lingua,
e anche la mia carne riposerà in isperanza; poiché tu non lascerai l’anima
mia nell’Ades, e non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione. Tu
m’hai fatto conoscere le vie della vita; tu mi riempirai di letizia con la
tua presenza. Uomini fratelli, ben può liberamente dirvisi intorno al
patriarca Davide, ch’egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al dì
d’oggi fra noi. Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli avea con
giuramento promesso che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi
discendenti, antivedendola, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che
non sarebbe stato lasciato nell’Ades, e che la sua carne non avrebbe veduto
la corruzione. Questo Gesù, Iddio l’ha risuscitato; del che noi tutti siamo
testimoni. Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio, e avendo
ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora
vedete e udite. Poiché Davide non è salito in cielo; anzi egli stesso dice:
Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia
posto i tuoi nemici per sgabello de’ tuoi piedi. Sappia dunque sicuramente
tutta la casa d’Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che
voi avete crocifisso. Or essi, udite queste cose, furon compunti nel cuore,
e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Fratelli, che dobbiam fare? E
Pietro a loro: Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù
Cristo, per la remission de’ vostri peccati, e voi riceverete il dono dello
Spirito Santo. Poiché per voi è la promessa, e per i vostri figliuoli, e per
tutti quelli che son lontani, per quanti il Signore Iddio nostro ne
chiamerà. E con molte altre parole li scongiurava e li esortava dicendo:
Salvatevi da questa perversa generazione. Quelli dunque i quali accettarono
la sua parola, furon battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro
circa tremila persone” (Atti 2:1-41).
A cosa servirono le lingue a quegli Ebrei di nascita che non erano ancora
salvati? Servirono a farli rimanere meravigliati, e a fargli fare delle
domande su quello che stava avvenendo. E difatti è scritto: “E tutti
stupivano ed eran perplessi dicendosi l’uno all’altro: Che vuol esser
questo?” E’ vero che ci furono di quelli che li accusarono di essere
ubriachi, ma non furono tutti. Quel segno di sentire parlare quei Galilei
nelle loro natie lingue, li aveva veramente fatti sbigottire.
E Pietro colse l’occasione per spiegare agli Ebrei di cosa si trattava, e
poi per annunciare loro il Vangelo. E la predicazione del Vangelo fatta da
Pietro con lo Spirito Santo e gran pienezza di convinzione compunse i cuori
dei suoi uditori, che gli chiesero cosa dovevano fare, e poi migliaia di
loro accettarono la sua parola.
I segni che Dio dona agli increduli servono dunque a trarli all’ubbidienza
della fede, in altre parole hanno come scopo quello di condurli ad accettare
la Parola di Dio. Un pò come i segni costituiti dalle guarigioni, infatti
cosa è scritto a proposito della guarigione di quello zoppo fin dalla
nascita che stava alla porta del tempio detta ‘Bella’? “Or Pietro e Giovanni
salivano al tempio per la preghiera dell’ora nona. E si portava un certo
uomo, zoppo fin dalla nascita, che ogni giorno deponevano alla porta del
tempio detta ‘Bella’, per chieder l’elemosina a coloro che entravano nel
tempio. Costui, veduto Pietro e Giovanni che stavan per entrare nel tempio,
domandò loro l’elemosina. E Pietro, con Giovanni, fissando gli occhi su lui,
disse: Guarda noi! Ed egli li guardava intentamente, aspettando di ricever
qualcosa da loro. Ma Pietro disse: Dell’argento e dell’oro io non ne ho; ma
quello che ho, te lo do: Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina! E
presolo per la man destra, lo sollevò; e in quell’istante le piante e le
caviglie de’ piedi gli si raffermarono. E d’un salto si rizzò in piè e
cominciò a camminare; ed entrò con loro nel tempio, camminando, e saltando,
e lodando Iddio. E tutto il popolo lo vide che camminava e lodava Iddio; e
lo riconoscevano per quello che sedeva a chieder l’elemosina alla porta
‘Bella’ del tempio; e furono ripieni di sbigottimento e di stupore per quel
che gli era avvenuto. E mentre colui teneva stretti a sé Pietro e Giovanni,
tutto il popolo, attonito, accorse a loro al portico detto di Salomone. E
Pietro, veduto ciò, parlò al popolo, dicendo: Uomini israeliti, perché vi
maravigliate di questo? O perché fissate gli occhi su noi, come se per la
nostra propria potenza o pietà avessimo fatto camminar quest’uomo? L’Iddio
d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, l’Iddio de’ nostri padri ha glorificato il
suo Servitore Gesù, che voi metteste in man di Pilato e rinnegaste dinanzi a
lui, mentre egli avea giudicato di doverlo liberare. Ma voi rinnegaste il
Santo ed il Giusto, e chiedeste che vi fosse concesso un omicida; e
uccideste il Principe della vita, che Dio ha risuscitato dai morti; del che
noi siamo testimoni. E per la fede nel suo nome, il suo nome ha raffermato
quest’uomo che vedete e conoscete; ed è la fede che si ha per mezzo di lui,
che gli ha dato questa perfetta guarigione in presenza di voi tutti. Ed ora,
fratelli, io so che lo faceste per ignoranza, al pari dei vostri rettori. Ma
quello che Dio aveva preannunziato per bocca di tutti i profeti, cioè, che
il suo Cristo soffrirebbe, Egli l’ha adempiuto in questa maniera.
Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati,
affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di refrigerio e
ch’Egli vi mandi il Cristo che v’è stato destinato, cioè Gesù, che il cielo
deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose;
tempi dei quali Iddio parlò per bocca dei suoi santi profeti, che sono stati
fin dal principio. Mosè, infatti, disse: Il Signore Iddio vi susciterà di
fra i vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che
vi dirà. E avverrà che ogni anima la quale non avrà ascoltato codesto
profeta, sarà del tutto distrutta di fra il popolo. E tutti i profeti, da
Samuele in poi, quanti hanno parlato, hanno anch’essi annunziato questi
giorni. Voi siete i figliuoli de’ profeti, e del patto che Dio fece coi
vostri padri, dicendo ad Abramo: E nella tua progenie tutte le nazioni della
terra saranno benedette. A voi per i primi Iddio, dopo aver suscitato il suo
Servitore, l’ha mandato per benedirvi, convertendo ciascun di voi dalle sue
malvagità. Or mentr’essi parlavano al popolo, i sacerdoti e il capitano del
tempio e i Sadducei sopraggiunsero, essendo molto crucciati perché
ammaestravano il popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dei morti. E
misero loro le mani addosso, e li posero in prigione fino al giorno
seguente, perché già era sera. Ma molti di coloro che aveano udito la
Parola, credettero; e il numero degli uomini salì a circa cinquemila” (Atti
3:1-26; 4:1-4). Avete notato che Dio usò il segno di quella completa
guarigione per attirare e portare a Cristo molte anime?
Ecco dunque a cosa servono i segni che accompagnano coloro che credono,
secondo che disse Gesù: “Or questi sono i segni che accompagneranno coloro
che avranno creduto: nel nome mio cacceranno i demonî; parleranno in lingue
nuove; prenderanno in mano dei serpenti; e se pur bevessero alcunché di
mortifero, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agl’infermi ed essi
guariranno” (Marco 16:17-18).
Torniamo alle lingue. E’ evidente che se esse servirono ai giorni degli
apostoli, non possono che servire anche ora, e difatti Paolo dice che
servono ai non credenti. Domandiamoci allora: ‘Esistono dei non credenti
anche oggi?’ La risposta è ovvia. Quindi non si capisce come mai se le
lingue servono come segno ai non credenti, Dio avrebbe dovuto farle cessare
dopo la morte dell’apostolo Giovanni o il completamento del canone. Sarebbe
come dire che le lingue non servono più come segno ai non credenti, e quindi
anche in questo caso la Scrittura sarebbe annullata.
Perché la diversità delle lingue è uno dei doni dello Spirito Santo
Paolo dice ai santi di Corinto: “Or a
ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune. Infatti,
a uno è data mediante lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di
conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il
medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo
Spirito; a un altro, potenza d’operar miracoli; a un altro, profezia; a un
altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue, e ad
un altro, la interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera
quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in
particolare come Egli vuole” (1 Corinzi 12:7-11)
Ora, il dono della diversità delle lingue consiste in una capacità
soprannaturale tramite cui si parlano in diverse lingue straniere e che
viene concessa dallo Spirito solo ad alcuni, ecco perché Paolo dice: “Parlan
tutti in altre lingue?” (1 Corinzi 12:30). E’ una manifestazione che la
Bibbia dice viene data, e quindi non può essere già cessata nel tempo.
Perché il parlare in lingue non va impedito
Affermare che le lingue sono cessate, come
fanno i cessazionisti, significa di fatto impedire il parlare in lingue. E
difatti questo è quello che essi fanno. Se in una riunione di culto dei
cessazionisti, un credente si permette di parlare in altra lingua, viene
immediatamente invitato a non parlare in lingue nelle loro riunioni.
Ma questo comportamento è una aperta violazione del comandamento di Paolo:
“Non impedite il parlare in altre lingue” (1 Corinzi 14:39), e quindi di un
comandamento del Signore, perché Paolo dice: “Se qualcuno si stima esser
profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono
comandamenti del Signore” (1 Corinzi 14:37).
Alla luce dunque di questo loro comportamento, dobbiamo concludere che i
cessazionisti non sono spirituali, perché impediscono il parlare in lingue.
Peraltro anche queste parole di Paolo depongono a favore della non
cessazione delle lingue, perché l’apostolo non avrebbe dato questo ordine se
di lì a poco Dio avesse deciso di eliminare le lingue.
D’altronde poco prima Paolo ha detto: “Che dunque, fratelli? Quando vi
radunate, avendo ciascun di voi un salmo, o un insegnamento, o una
rivelazione, o un parlare in altra lingua, o una interpretazione, facciasi
ogni cosa per l’edificazione. Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o
tre al più, a farlo; e l’un dopo l’altro; e uno interpreti; e se non v’è chi
interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio” (1
Corinzi 14:26-28), il che significa che il parlare in lingue è previsto
durante le riunioni dei santi e non è affatto da escludere.
Perché le lingue cesseranno quando verrà la perfezione
Le lingue un giorno cesseranno, infatti
Paolo dice ai santi di Corinto: “La carità non verrà mai meno. Quanto alle
profezie, esse verranno abolite; quanto alle lingue, esse cesseranno; quanto
alla conoscenza, essa verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in
parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo
in parte, sarà abolito. Quand’ero fanciullo, parlavo da fanciullo, pensavo
da fanciullo, ragionavo da fanciullo; ma quando son diventato uomo, ho
smesso le cose da fanciullo. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in
modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma
allora conoscerò appieno, come anche sono stato appieno conosciuto. Or
dunque queste tre cose durano: fede, speranza, carità; ma la più grande di
esse è la carità” (1 Corinzi 13:8-13).
Ma avete notato quando cesseranno? Quando la perfezione sarà venuta, difatti
allora verranno abolite le profezie, come anche verrà abolita la conoscenza.
E quando verrà la perfezione per i santi? Quando essi otterranno un corpo
perfetto, cosa che avverrà alla resurrezione dei giusti al ritorno di
Cristo.
In merito alla perfezione che ha da venire vorrei farvi notare questo. Noi
abbiamo già ottenuto una perfezione, quella quanto alla coscienza, secondo
che è scritto: “Poiché la legge, avendo un’ombra dei futuri beni, non la
realtà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrificî, che sono
offerti continuamente, anno dopo anno, render perfetti quelli che
s’accostano a Dio. Altrimenti non si sarebb’egli cessato d’offrirli, non
avendo più gli adoratori, una volta purificati, alcuna coscienza di peccati?
Invece in quei sacrificî è rinnovato ogni anno il ricordo dei peccati;
perché è impossibile che il sangue di tori e di becchi tolga i peccati.
(Ebrei 10:1-4), ed anche: “… noi siamo stati santificati, mediante l’offerta
del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre. E mentre ogni sacerdote
è in piè ogni giorno ministrando e offrendo spesse volte gli stessi
sacrificî che non possono mai togliere i peccati, questi, dopo aver offerto
un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è posto a sedere alla
destra di Dio, aspettando solo più che i suoi nemici sian ridotti ad essere
lo sgabello dei suoi piedi. Perché con un’unica offerta egli ha per sempre
resi perfetti quelli che son santificati” (Ebrei 10:10-14). E’ di questa
perfezione che parla sempre lo scrittore agli Ebrei più avanti quando, dopo
avere elencato tanti esempi di fede, dice: “E tutti costoro, pur avendo
avuta buona testimonianza per la loro fede, non ottennero quello ch’era
stato promesso, perché Iddio aveva in vista per noi qualcosa di meglio,
ond’essi non giungessero alla perfezione senza di noi” (Ebrei 11:39-40).
Quindi, questa perfezione quanto alla coscienza è giunta con la venuta di
Cristo, perché è stato grazie al suo sacrificio che noi siamo stati resi
perfetti quanto alla coscienza.
Ma come abbiamo visto, Paolo parla di un’altra perfezione, che ha da venire,
e questa è quella del corpo, che noi sperimenteremo alla resurrezione dei
morti, in quanto in quel giorno otterremo la redenzione del corpo, o meglio
la piena redenzione. E difatti Paolo nello scrivere ai santi di Filippi,
mette la perfezione in relazione alla resurrezione dei morti, secondo che
dice: “Ma le cose che m’eran guadagni, io le ho reputate danno a cagion di
Cristo. Anzi, a dir vero, io reputo anche ogni cosa essere un danno di
fronte alla eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il
quale rinunziai a tutte codeste cose e le reputo tanta spazzatura affin di
guadagnare Cristo, e d’esser trovato in lui avendo non una giustizia mia,
derivante dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo; la
giustizia che vien da Dio, basata sulla fede; in guisa ch’io possa conoscere
esso Cristo, e la potenza della sua risurrezione, e la comunione delle sue
sofferenze, essendo reso conforme a lui nella sua morte, per giungere in
qualche modo alla risurrezione dai morti. Non ch’io abbia già ottenuto il
premio o che sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il corso se mai
io possa afferrare il premio; poiché anch’io sono stato afferrato da Cristo
Gesù. Fratelli, io non reputo d’avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa
fo: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che
stanno dinanzi, proseguo il corso verso la mèta per ottenere il premio della
superna vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Filippesi 3:7-14). Avete notato
che Paolo immediatamente dopo avere detto “per giungere in qualche modo alla
risurrezione dai morti” dice: “Non ch’io abbia già ottenuto il premio o che
sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il corso se mai io possa
afferrare il premio”? E quando otterremo il premio? Non è forse al ritorno
di Cristo, in quanto Gesù dice: “Ecco, io vengo tosto, e il mio premio è
meco per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua” (Apocalisse
22:12)? E quindi vedete che anche la perfezione a cui Paolo riteneva di non
essere ancora giunto, l’avrebbe ottenuta alla resurrezione dei giusti che si
verificherà al ritorno di Cristo.
Che la perfezione di cui parla Paolo quando dice “ma quando la perfezione
sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito”, è quella che
otterremo alla resurrezione dei morti perché è in quel giorno che si compirà
la nostra piena redenzione, e quindi le lingue dureranno fino ad allora, è
confermato sempre da Paolo quando dice ai santi di Efeso: “In lui voi pure,
dopo aver udito la parola della verità, l’evangelo della vostra salvazione,
in lui avendo creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che
era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena
redenzione di quelli che Dio s’è acquistati, a lode della sua gloria”
(Efesini 1:13-14). Qualcuno dirà: ‘Cosa c’entra questo passo con il parlare
in lingue?’ C’entra, perché quando Paolo parla del suggello dello Spirito
Santo che era stato promesso si riferisce alla promessa dello Spirito Santo,
che nella vita del credente si adempie quando viene battezzato con lo
Spirito e parla in lingue. Vi ricordo infatti che l’apostolo Pietro quando
il giorno della Pentecoste parlò ai Giudei, disse loro: “Questo Gesù, Iddio
l’ha risuscitato; del che noi tutti siamo testimoni. Egli dunque, essendo
stato esaltato dalla destra di Dio, e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito
Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite” (Atti 2:32-33). Per
cui il parlare in lingue che avevano sentito quei Giudei faceva parte della
promessa dello Spirito, o meglio del suggello dello Spirito Santo che era
stato promesso. Cosa dice Paolo di questo suggello? Che esso è pegno della
nostra eredità fino alla nostra piena redenzione. Se dunque questo pegno
durerà fino alla piena redenzione, significa che durerà fino alla
resurrezione dei morti in Cristo che si verificherà al ritorno di Cristo, e
se durerà fino ad allora è evidente che anche il parlare in lingua che fa
parte del suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, durerà fino
ad allora. Dunque, quando i santi di Efeso che avevano ricevuto il suggello
dello Spirito dopo avere creduto lessero queste parole, compresero
immediatamente che il parlare in altra lingua sarebbe durato fino al ritorno
di Cristo.
E tra quei santi c’erano pure i circa dodici discepoli che Paolo incontrò ad
Efeso, incontro del quale negli Atti leggiamo quanto segue: “Or avvenne,
mentre Apollo era a Corinto, che Paolo, avendo traversato la parte alta del
paese, venne ad Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, ai quali disse:
Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste? Ed essi a lui: Non abbiamo
neppur sentito dire che ci sia lo Spirito Santo. Ed egli disse loro: Di che
battesimo siete dunque stati battezzati? Ed essi risposero: Del battesimo di
Giovanni. E Paolo disse: Giovanni battezzò col battesimo di ravvedimento,
dicendo al popolo che credesse in colui che veniva dopo di lui, cioè, in
Gesù. Udito questo, furon battezzati nel nome del Signor Gesù; e dopo che
Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo scese su loro, e parlavano
in altre lingue, e profetizzavano. Erano, in tutto, circa dodici uomini”
(Atti 19:1-7).
Ora, vi domando: ‘Ma quando quei discepoli, che parlavano in altra lingua,
lessero nell’epistola di Paolo “In lui voi pure, dopo aver udito la parola
della verità, l’evangelo della vostra salvazione, in lui avendo creduto,
avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, il
quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che
Dio s’è acquistati, a lode della sua gloria” (Efesini 1:13-14), pensate voi
che essi abbiano pensato che il parlare in lingue – che faceva parte del
suggello dello Spirito Santo che era stato promesso e che essi avevano
ricevuto dopo che avevano creduto – sarebbe cessato con il completamento del
canone del Nuovo Testamento?’ Io credo che una cosa del genere non gli sia
venuta minimamente in mente, perché le parole di Paolo fecero loro
chiaramente intendere che invece esse dureranno fino alla resurrezione dei
giusti (che vi ricordo nelle epistole di Paolo in alcuni punti poteva
sembrare che si sarebbe verificata in quella generazione o comunque che non
era poi così distante nel tempo, come quando dice ai Tessalonicesi: “Poiché
questo vi diciamo per parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo
rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono
addormentati; perché il Signore stesso, con potente grido, con voce
d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo
risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insiem
con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così
saremo sempre col Signore” 1 Tessalonicesi 4:15-17). Se questo dunque fu
quello che compresero i santi di Efeso, anche noi oggi dobbiamo intendere
che le lingue cesseranno alla nostra piena redenzione.
Inoltre, se le lingue fossero cessate perché la perfezione è già giunta (e
questa sarebbe costituita dal completamento del canone della Bibbia come
affermano i cessazionisti), di conseguenza dovrebbe essere stata abolita
pure la conoscenza, perché la parziale conoscenza sarebbe stata abolita alla
perfezione. Ma non mi risulta che noi attualmente possiamo dire di conoscere
appieno.
E poi, se la perfezione fosse stata il completamento del canone della
Bibbia, allora ciò vuol dire che l’apostolo Paolo non giunse alla perfezione
mentre noi sì, infatti Paolo sarebbe morto attorno all’anno 67 dopo Cristo,
mentre la perfezione sarebbe venuta attorno alla fine del primo secolo dopo
Cristo (il libro dell’Apocalisse infatti sarebbe stato scritto in quel
periodo). E questo è folle solo pensarlo. Seguendo il ragionamento dei
cessazionisti, noi conosceremmo appieno mentre Paolo conosceva in parte!!
Ecco a quale assurda conclusione si arriverebbe.
Ma io dico pure questo: ‘Ma voi ve li immaginate i santi di Corinto quando
lessero per la prima volta questa epistola, cominciare a dire che Paolo
aveva detto che quando il canone sarebbe stato completato sarebbero cessate
le lingue?’ Noi proprio no, perché i santi di Corinto non arrivarono a dire
tale assurdità sulle lingue. E poi, proseguo io, come avrebbero potuto
pensare che una volta completato il canone (completamento del canone del
Nuovo Testamento di cui peraltro nella Chiesa in quel tempo non si parlava
affatto perché il problema di stabilire il canone completo del Nuovo
Testamento sorse molto tempo dopo!) Dio avrebbe smesso di concedere le
lingue, quando Paolo aveva loro detto all’inizio della sua epistola: “Io
rendo del continuo grazie all’Iddio mio per voi della grazia di Dio che vi è
stata data in Cristo Gesù; perché in lui siete stati arricchiti in ogni
cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, essendo stata la
testimonianza di Cristo confermata tra voi; in guisa che non difettate
d’alcun dono, mentre aspettate la manifestazione del Signor nostro Gesù
Cristo, il quale anche vi confermerà sino alla fine, onde siate
irreprensibili nel giorno del nostro Signor Gesù Cristo” (1 Corinzi 1:4-8)?
Notate che Paolo gli dice che essi non difettavano d’alcun dono mentre
aspettavano la manifestazione del Signore Gesù Cristo (e questo era dovuto
al fatto che la testimonianza di Cristo era stata confermata tra loro), il
che vuol dire implicitamente che i doni sarebbero cessati quando Cristo
sarebbe tornato, infatti per manifestazione di Cristo si intende la sua
apparizione dal cielo, secondo che è scritto: “Diletti, ora siam figliuoli
di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che
quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli
è” (1 Giovanni 3:2).
Ora, noi sappiamo che talvolta gli apostoli quando parlavano del ritorno di
Cristo (o della sua apparizione dal cielo), ne parlavano in maniera tale che
apparentemente sembrava che potesse verificarsi nella loro generazione, come
per esempio – e questo l’ho detto anche poco fa – quando Paolo dice ai
Tessalonicesi: “Poiché questo vi diciamo per parola del Signore: che noi
viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non
precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con
potente grido, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal
cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che
saremo rimasti, verremo insiem con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il
Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore” (1 Tessalonicesi
4:15-17). E’ evidente dunque che quando i santi di Corinto sentirono parlare
l’apostolo in quel modo, compresero che i doni sarebbero durati fino al
ritorno di Cristo: non importa che lasso di tempo sarebbe rimasto fino al
ritorno di Cristo, una cosa è certa, Dio li avrebbe confermati fino a
quell’evento, non privandoli d’alcuno dei doni che essi possedevano, tra cui
c’era quello delle lingue.
Quello che voglio dire è che per l’apostolo che una Chiesa di Dio non
difettasse d’alcun dono nell’attesa del ritorno di Cristo era una cosa
normale, che poteva accadere. Ecco perché i cessazionisti mentono contro la
verità, quando dicono che le lingue sono cessate.
Vediamo ora di spiegare perché anche il
profetizzare non è cessato, tenendo ben presente da subito due cose: che
profetizzare non significa nè predicare-insegnare e neppure predire il
futuro.
La profezia infatti è un parlare estemporaneo, che avviene quando vuole lo
Spirito di Dio, che consiste in un linguaggio di edificazione, esortazione e
consolazione, secondo che è scritto: “Chi profetizza, invece, parla agli
uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione” (1
Corinzi 14:3), che non equivale in nessun caso a insegnare-predicare perché
Paolo dice ai Romani: “E siccome abbiamo dei doni differenti secondo la
grazia che ci è stata data, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo
secondo la proporzione della nostra fede; se di ministerio, attendiamo al
ministerio; se d’insegnamento, all’insegnare” (Romani 12:6-7), ed ai
Corinzi: “Infatti, fratelli, s’io venissi a voi parlando in altre lingue,
che vi gioverei se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o
qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento? (1 Corinzi
14:6). Notate come la profezia e l’insegnamento sono due cose differenti. E
difatti è per questo che la donna può profetizzare secondo che è scritto che
l’evangelista Filippo “avea quattro figliuole non maritate, le quali
profetizzavano” (Atti 21:9), ed ancora: “Ogni donna che prega o profetizza
senz’avere il capo coperto da un velo, fa disonore al suo capo, perché è lo
stesso che se fosse rasa” (1 Corinzi 11:5). Se profetizzare equivalesse a
insegnare, Paolo si sarebbe contraddetto nel dire: “La donna impari in
silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d’insegnare,
né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio. Perché Adamo fu formato
il primo, e poi Eva; e Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo stata
sedotta, cadde in trasgressione” (1 Timoteo 2:11-14).
Per ciò che concerne la predizione di eventi futuri, essa avviene tramite la
manifestazione di un altro dono, che è quello di parola di sapienza.
Infine sappiate che le profezie vanno esaminate alla luce della Scrittura, e
rigettate se non sono conformi ad essa, ed inoltre anche quando la profezia
è proferita per lo Spirito e quindi in accordo con la Parola, essa non può
essere aggiunta alla Scrittura.
Perché chi profetizza edifica la chiesa
Paolo dice: “Chi profetizza edifica la chiesa” (1 Corinzi 14:4), e quindi dato che la Chiesa avrà bisogno di essere edificata fino a che Cristo tornerà dal cielo, è evidente che anche il dono di profezia non può essere cessato.
Perché la profezia serve di segno ai credenti
Mentre le lingue servono di segno ai non credenti, la profezia serve di segno ai credenti, secondo che dice Paolo: “Pertanto le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti: la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i credenti” (1 Corinzi 14:22).
Perché tramite di essa i segreti del cuore vengono palesati
Paolo dice ai santi di Corinto: “Ma se tutti profetizzano, ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore son palesati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi” (1 Corinzi 14:24-25).
Perché i santi devono bramare il profetizzare e non devono disprezzare le profezie
Paolo dice ai santi di Corinto: “Procacciate
la carità, non lasciando però di ricercare i doni spirituali, e
principalmente il dono di profezia” (1 Corinzi 14:1), ed ai Tessalonicesi:
“Non disprezzate le profezie” (1 Tessalonicesi 5:20).
Ma vi paiono queste le parole di un uomo che pensava che di lì a
cinquant’anni circa Dio non avrebbe più concesso di profetizzare a nessuno
nella Sua Chiesa?
Perché i due testimoni che devono ancora venire profetizzeranno
La Scrittura parla di due testimoni, o
profeti, che devono fare la loro comparsa sulla terra prima del glorioso
ritorno di Cristo, i quali tra le altre cose profeteranno, infatti essa
dice: “E io darò ai miei due testimoni di profetare, ed essi profeteranno
per milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio. Questi sono i due
olivi e i due candelabri che stanno nel cospetto del Signor della terra. E
se alcuno li vuole offendere, esce dalla lor bocca un fuoco che divora i
loro nemici; e se alcuno li vuole offendere bisogna ch’ei sia ucciso in
questa maniera. Essi hanno il potere di chiudere il cielo onde non cada
pioggia durante i giorni della loro profezia; e hanno potestà sulle acque di
convertirle in sangue, potestà di percuotere la terra di qualunque piaga,
quante volte vorranno. E quando avranno compiuta la loro testimonianza, la
bestia che sale dall’abisso moverà loro guerra e li vincerà e li ucciderà. E
i loro corpi morti giaceranno sulla piazza della gran città, che
spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro è stato
crocifisso. E gli uomini dei varî popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno
i loro corpi morti per tre giorni e mezzo, e non lasceranno che i loro corpi
morti siano posti in un sepolcro. E gli abitanti della terra si
rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli
altri, perché questi due profeti avranno tormentati gli abitanti della
terra. E in capo ai tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio
entrò in loro, ed essi si drizzarono in piè e grande spavento cadde su
quelli che li videro. Ed essi udirono una gran voce dal cielo che diceva
loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nella nuvola, e i loro nemici li
videro” (Apocalisse 11:3-12).
Ora, se questi due profeti profetizzeranno, vuol dire che possederanno il
dono di profezia, e quindi esso non può essere cessato alla fine del primo
secolo dopo Cristo.
Dio è un Dio che predice il futuro, secondo
che Egli dice: “Ricordate il passato, le cose antiche: perché io son Dio, e
non ve n’è alcun altro; son Dio, e niuno è simile a me; che annunzio la fine
sin dal principio, e molto tempo prima predìco le cose non ancora avvenute;
che dico: ‘Il mio piano sussisterà, e metterò ad effetto tutta la mia
volontà’; che chiamo dal levante un uccello da preda, e da una terra lontana
l’uomo che effettui il mio disegno. Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire;
ne ho formato il disegno e l’eseguirò” (Isaia 46:9-11).
E questo è quello che fece tantissime volte anticamente, in svariate
maniere. Gli Scritti dell’Antico Testamento sono pieni di predizioni di
eventi futuri fatte da Dio in svariate maniere, e il tempo verrebbe meno se
dovessimo trascriverle.
Quando Dio fa conoscere una parte del futuro, rivela una parola di sapienza,
perché è così che è chiamato il dono spirituale tramite cui si fa una
predizione di un evento futuro. Questa parola Dio può concederla tramite una
visione o in un sogno o tramite una voce udibile.
Perché negli Atti abbiamo due chiare predizioni
Ma Dio ha continuato a predire eventi futuri
anche sotto la grazia, nella Chiesa primitiva. E questo perché Egli non è
affatto cambiato una volta che è venuto Gesù Cristo. E difatti leggiamo
negli Atti: “Or in que’ giorni, scesero de’ profeti da Gerusalemme ad
Antiochia. E un di loro, chiamato per nome Agabo, levatosi, predisse per lo
Spirito che ci sarebbe stata una gran carestia per tutta la terra; ed essa
ci fu sotto Claudio” (Atti 11:27-28), ed anche: “Eravamo quivi da molti
giorni, quando scese dalla Giudea un certo profeta, di nome Agabo, il quale,
venuto da noi, prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e
disse: Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme
l’uomo di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani dei Gentili”
(Atti 21:10-11).
Qui per ben due volte vediamo una predizione fatta da un profeta. Ma le
predizioni non sono esclusiva dei profeti, cioè di coloro che hanno ricevuto
il ministerio di profeta, perché un credente anche se non è profeta, può
ricevere la rivelazione di un evento futuro.
Perché oltre a non essere biblico non è neppure logico
Perché mai Dio, che nell’antichità prediceva
eventi futuri ben precisi, come la nascita di qualcuno, la morte di
qualcuno, una guerra, una carestia e così via, avrebbe dovuto cessare di
concedere queste rivelazioni una volta completato il canone del Nuovo
Testamento? Ragioni bibliche non ce ne sono, ma non ci sono neppure ragioni
logiche.
Peraltro la logica porta a pensare che se Dio dice: “Molto tempo prima
predìco le cose non ancora avvenute” (Isaia 46:10), ciò vuol dire che fa
parte del suo modo di operare quello di predire degli eventi futuri. Quindi
anche la logica ci porta a dire che Dio non può avere smesso di predire
eventi futuri tramite dei suoi servi.
E poi, come farebbe Dio nella pratica a mandare ad effetto queste sue parole
pronunciate tramite il profeta Isaia: “Io rendo vani i presagi
degl’impostori, e rendo insensati gl’indovini; io faccio indietreggiare i
savi, e muto la loro scienza in follia; io confermo la parola del mio servo,
e mando ad effetto le predizioni de’ miei messaggeri” (Isaia 44:25-26), se
avesse cessato di fare predizioni? Questo significherebbe oltretutto che
esistono ancora i presagi degli impostori, ma non esistono più predizioni di
suoi messaggeri.
Che Dio prima della venuta di Cristo parlasse tramite sogni e visioni e facendo udire una voce, è una cosa evidente nella Bibbia, ma è altresì evidente che questo non ha smesso di farlo dopo la sua venuta.
Perché noi siamo negli ultimi giorni
Dio ha detto tramite il profeta Gioele: “E
avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito
sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profeteranno, e
i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei
sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serventi, in quei giorni, spanderò
del mio Spirito, e profeteranno. E farò prodigi su nel cielo, e segni giù
sulla terra; sangue, e fuoco, e vapor di fumo. Il sole sarà mutato in
tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno,
che è il giorno del Signore. Ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome
del Signore sarà salvato” (Atti 2:17-21).
Queste sono le parole di Gioele, così come le ha citate l’apostolo Pietro il
giorno della Pentecoste. Notate in particolare che gli ultimi giorni
precedono il grande e glorioso giorno che è il giorno del Signore, che
ancora non è giunto. Quindi noi, essendo in questi ultimi giorni, dobbiamo
attenderci visioni e sogni.
Perché gli angeli di Dio sono mandati a servire coloro che hanno da eredare la salvezza
Lo scrittore agli Ebrei dice che gli angeli
di Dio sono “spiriti ministratori, mandati a servire a pro di quelli che
hanno da eredare la salvezza” (Ebrei 1:14).
Ora, in base a quello che leggiamo nel Nuovo Testamento, gli angeli sono
mandati da Dio ai Suoi anche per dare particolari istruzioni, infatti
leggiamo negli Atti degli apostoli che “un angelo del Signore parlò a
Filippo, dicendo: Levati, e vattene dalla parte di mezzodì, sulla via che
scende da Gerusalemme a Gaza. Ella è una via deserta” (Atti 8:26), e che
Paolo mentre era sulla nave che lo stava portando a Roma ebbe la visione di
un angelo di Dio, secondo che è scritto: “Or dopo che furono stati
lungamente senza prender cibo, Paolo si levò in mezzo a loro, e disse:
Uomini, bisognava darmi ascolto, non partire da Creta, e risparmiar così
questo pericolo e questa perdita. Ora però vi esorto a star di buon cuore,
perché non vi sarà perdita della vita d’alcun di voi ma solo della nave.
Poiché un angelo dell’Iddio, al quale appartengo e ch’io servo, m’è apparso
questa notte, dicendo: Paolo, non temere; bisogna che tu comparisca dinanzi
a Cesare, ed ecco, Iddio ti ha donato tutti coloro che navigano teco.
Perciò, o uomini, state di buon cuore, perché ho fede in Dio che avverrà
come mi è stato detto. Ma dobbiamo esser gettati sopra un’isola” (Atti
27:21-26).
Dunque, siccome tra le mansioni affidate da Dio agli angeli, c’è anche
quella di portare un particolare messaggio ai Suoi in particolari
circostanze della loro vita, e quando fanno ciò appaiono in visione o in
sogno (nel caso di Filippo non c’è scritto che gli apparve, ma abbiamo la
certezza che gli parlò e quindi Filippo sentì la voce di quell’angelo), non
si può assolutamente escludere che ciò accada anche oggi, anzi bisogna
includere l’apparizione di un angelo tra le cose che possono accadere nella
vita di un figlio di Dio.
Perché durante il culto a Dio esiste l’eventualità che Dio dia una rivelazione
L’apostolo Paolo dice ai Corinti: “Parlino
due o tre profeti, e gli altri giudichino; e se una rivelazione è data a uno
di quelli che stanno seduti, il precedente si taccia” (1 Corinzi 14:29-30)
Se dunque Paolo ammette che Dio può parlare durante il culto, dando una
rivelazione, non si può affermare che Dio abbia smesso di concedere
rivelazioni.
Perché i ‘doni di rivelazione’ vanno desiderati
Tra i doni spirituali, il dono di parola di
sapienza, il dono di parola di conoscenza e il discernimento degli spiriti
(1 Corinzi 12:8,10) sono stati definiti ‘doni di rivelazione’
perché essi
comportano una rivelazione.
La parola di sapienza infatti è la rivelazione di un fatto che deve
accadere. Rivelazione che può essere data per mezzo di una visione, di un
sogno, o per mezzo di una voce ascoltata.
La parola di conoscenza invece è la rivelazione di un fatto che sta
avvenendo o che è già accaduto. Anche questa rivelazione può essere data in
visione o in sogno o mediante una voce.
Il discernimento degli spiriti è una rivelazione (che viene spesso data in
visione) che permette di discernere la presenza di spiriti maligni in
persone o vicino a persone o di vedere degli spiriti mentre operano
malvagiamente; e questa rivelazione viene data al fine di cacciare gli
spiriti maligni da coloro sono posseduti da essi o di avvertire la Chiesa in
merito all’opera di alcuni spiriti maligni. Esistono spiriti di svariato
genere, cioè occupati a fare svariate forme di male.
Ora, Paolo dice ai santi di Corinto: “Procacciate la carità, non lasciando
però di ricercare i doni spirituali” (1 Corinzi 14:1), ed anche: “Così anche
voi, poiché siete bramosi de’ doni spirituali, cercate di abbondarne per
l’edificazione della chiesa” (1 Corinzi 14:12).
E’ evidente dunque che dato che questi comandamenti ancora sussistono,
sussistono anche i ‘doni di rivelazione’.
Perché altrimenti Dio mostrerebbe dei riguardi personali e noi saremmo svantaggiati rispetto ai credenti della Chiesa primitiva
Nel libro degli Atti leggiamo che Dio nella
Chiesa primitiva parlò tramite visioni e facendo udire una voce.
Ad Anania il Signore parlò in visione per mandarlo ad imporre le mani a
Saulo, secondo che è scritto: “Or in Damasco v’era un certo discepolo,
chiamato Anania; e il Signore gli disse in visione: Anania! Ed egli rispose:
Eccomi, Signore. E il Signore a lui: Levati, vattene nella strada detta
Diritta, e cerca, in casa di Giuda, un uomo chiamato Saulo, da Tarso; poiché
ecco, egli è in preghiera, e ha veduto un uomo, chiamato Anania, entrare e
imporgli le mani perché ricuperi la vista. Ma Anania rispose: Signore, io ho
udito dir da molti di quest’uomo, quanti mali abbia fatto ai tuoi santi in
Gerusalemme. E qui ha potestà dai capi sacerdoti d’incatenare tutti coloro
che invocano il tuo nome. Ma il Signore gli disse: Va’, perché egli è uno
strumento che ho eletto per portare il mio nome davanti ai Gentili, ed ai
re, ed ai figliuoli d’Israele; poiché io gli mostrerò quante cose debba
patire per il mio nome. E Anania se ne andò, ed entrò in quella casa; e
avendogli imposte le mani, disse: Fratello Saulo, il Signore, cioè Gesù, che
ti è apparso sulla via per la quale tu venivi, mi ha mandato perché tu
ricuperi la vista e sii ripieno dello Spirito Santo. E in quell’istante gli
caddero dagli occhi come delle scaglie, e ricuperò la vista; poi, levatosi,
fu battezzato” (Atti 9:10-18)
Paolo, mentre si trovava cieco a Damasco, in preghiera vide in visione un
uomo di nome Anania entrare nella casa in cui egli stava e imporgli le mani
perché recuperasse la vista (cfr. Atti 9:10-16). Sempre Paolo, mentre
pregava nel tempio di Gerusalemme, fu rapito in estasi e vide Gesù che gli
parlò (cfr. Atti 22:17-21). Paolo durante il secondo viaggio missionario,
mentre si trovava a Troas, di notte ebbe una visione in cui un uomo macedone
lo supplicava di passare in Macedonia e di soccorrerli (cfr. Atti 16:9-10).
Paolo a Corinto ebbe di notte una visione in cui il Signore gli parlò e gli
disse di non temere ma di parlare e di non starsene zitto perché nessuno gli
avrebbe messo le mani addosso per fargli del male (Atti 18:9-10). Paolo
mentre si trovava sulla nave che lo stava portando a Roma ebbe una visione
di un angelo che gli parlò e gli disse che non doveva temere perché Dio gli
aveva donato tutti quelli che erano con lui (cfr. Atti 27:21-25).
Stefano, prima di morire, ebbe una visione celeste secondo che è scritto:
“Ma egli, essendo pieno dello Spirito Santo, fissati gli occhi al cielo,
vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio, e disse: Ecco, io
vedo i cieli aperti, e il Figliuol dell’uomo in piè alla destra di Dio”
(Atti 7:55-56).
Dio parlò a Filippo tramite un angelo e facendogli udire una voce da parte
dello Spirito Santo secondo che è scritto: “Or un angelo del Signore parlò a
Filippo, dicendo: Levati, e vattene dalla parte di mezzodì, sulla via che
scende da Gerusalemme a Gaza. Ella è una via deserta. Ed egli, levatosi,
andò. Ed ecco un Etiopo, un eunuco, ministro di Candace, regina degli
Etiopi, il quale era sovrintendente di tutti i tesori di lei, era venuto a
Gerusalemme per adorare e stava tornandosene, seduto sul suo carro, e
leggeva il profeta Isaia. E lo Spirito disse a Filippo: Accostati, e
raggiungi codesto carro. Filippo accorse, l’udì che leggeva il profeta
Isaia, e disse: Intendi tu le cose che leggi? Ed egli rispose: E come potrei
intenderle, se alcuno non mi guida? E pregò Filippo che montasse e sedesse
con lui. Or il passo della Scrittura ch’egli leggeva, era questo: Egli è
stato menato all’uccisione come una pecora; e come un agnello che è muto
dinanzi a colui che lo tosa, così egli non ha aperto la bocca. Nel suo
abbassamento fu tolta via la sua condanna; chi descriverà la sua
generazione? Poiché la sua vita è stata tolta dalla terra. E l’eunuco,
rivolto a Filippo, gli disse: Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di
se stesso, oppure d’un altro? E Filippo prese a parlare, e cominciando da
questo passo della Scrittura gli annunziò Gesù” (Atti 8:26-35).
Ad Antiochia, Dio parlò mediante lo Spirito Santo affinché Saulo e Barnaba
fossero messi da parte per una particolare opera: “Or nella chiesa
d’Antiochia v’eran dei profeti e dei dottori: Barnaba, Simeone chiamato
Niger, Lucio di Cirene, Manaen, fratello di latte di Erode il tetrarca, e
Saulo. E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito
Santo disse: Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho
chiamati. Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani, e li
accomiatarono. Essi dunque, mandati dallo Spirito Santo, scesero a Seleucia,
e di là navigarono verso Cipro” (Atti 13:1-4).
L’apostolo Pietro fu ammonito da Dio e poi persuaso a recarsi dai Gentili
tramite una visione e una voce udibile proveniente dallo Spirito, secondo
che egli disse a quelli della circoncisione quando questi questionarono con
lui perché era entrato in casa di uomini incirconcisi e aveva mangiato con
loro: “Io ero nella città di Ioppe in preghiera, ed in un’estasi, ebbi una
visione; una certa cosa simile a un gran lenzuolo tenuto per i quattro capi,
scendeva giù dal cielo, e veniva fino a me; ed io, fissatolo, lo considerai
bene, e vidi i quadrupedi della terra, le fiere, i rettili, e gli uccelli
del cielo. E udii anche una voce che mi diceva: Pietro, levati, ammazza e
mangia. Ma io dissi: In niun modo, Signore; poiché nulla d’immondo o di
contaminato mi è mai entrato in bocca. Ma una voce mi rispose per la seconda
volta dal cielo: Le cose che Dio ha purificate, non le far tu immonde. E ciò
avvenne per tre volte; poi ogni cosa fu ritirata in cielo. Ed ecco che in
quell’istante tre uomini, mandatimi da Cesarea, si presentarono alla casa
dov’eravamo. E lo Spirito mi disse che andassi con loro, senza farmene
scrupolo. Or anche questi sei fratelli vennero meco, ed entrammo in casa di
quell’uomo. Ed egli ci raccontò come avea veduto l’angelo che si era
presentato in casa sua e gli avea detto: Manda a Ioppe, e fa’ chiamare
Simone, soprannominato Pietro; il quale ti parlerà di cose, per le quali
sarai salvato tu e tutta la casa tua. E come avevo cominciato a parlare, lo
Spirito Santo scese su loro, com’era sceso su noi da principio. Mi ricordai
allora della parola del Signore, che diceva: ‘Giovanni ha battezzato con
acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo’. Se dunque Iddio ha
dato a loro lo stesso dono che ha dato anche a noi che abbiam creduto nel
Signor Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?” (Atti 11:5-17)
Ora, per quale ragione Dio non dovrebbe più in particolari occasioni, quando
c’è bisogno che uno di noi sappia una cosa che non potrebbe venire a sapere
se non tramite una visione, un sogno o una voce udibile da parte di Dio,
concederci quello che concedeva in quel tempo? Io ritengo che Dio potrebbe
essere accusato di essere ingiusto se avesse smesso di parlare ai Suoi in
questa maniera. Perché a loro sì e a noi no? Nessuno vi seduca fratelli,
perché bisogni simili a quelli di quei giorni possono riprensentarsi nella
vita dei Cristiani anche in questo tempo, e quindi Dio può supplire ad essi
nella stessa maniera.
E poi non si capisce proprio perché Dio avrebbe dovuto cessare di dire in
una visione o in un sogno o solo tramite una voce udibile ad un suo servo
‘Vai là …’, o ‘Fai questo …’, e così via, quando ciò serve a diffondere il
Suo Vangelo e a trarre gloria per il Suo nome.
I cessazionisti affermano che i doni di guarigioni e il dono di potenza d’operare miracoli sono cessati, ma anche in questo sbagliano grandemente.
Perché ancora oggi ce n’è bisogno
Esistono ancora persone malate che hanno
bisogno di guarigione? Esistono ancora persone possedute da demoni che hanno
bisogno di essere liberate? Possono verificarsi circostanze in cui è
necessario che Dio operi un prodigio in nostro favore? La risposta è ‘Sì’.
Ecco dunque perché lo Spirito non ha cessato di concedere i doni di
guarigioni, il dono di potenza di operare miracoli e il dono della fede; e
perché noi figliuoli di Dio siamo chiamati a desiderarli assieme agli altri
doni (1 Corinzi 14:1). Naturalmente questi doni non sono concessi a tutti i
membri del Corpo di Cristo hanno, in quanto sono concessi solo ad alcuni.
Paolo infatti dice: “Circa i doni spirituali, fratelli, non voglio che siate
nell’ignoranza. Voi sapete che quando eravate Gentili eravate trascinati
dietro agl’idoli muti, secondo che vi si menava. Perciò vi fo sapere che
nessuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice: Gesù è anatema! e nessuno può
dire: Gesù è il Signore! se non per lo Spirito Santo. Or vi è diversità di
doni, ma v’è un medesimo Spirito. E vi è diversità di ministerî, ma non v’è
che un medesimo Signore. E vi è varietà di operazioni, ma non v’è che un
medesimo Iddio, il quale opera tutte le cose in tutti. Or a ciascuno è data
la manifestazione dello Spirito per l’utile comune. Infatti, a uno è data
mediante lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza,
secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito;
a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro,
potenza d’operar miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il
discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue, e ad un altro,
la interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell’uno e
medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come
Egli vuole. Poiché, siccome il corpo è uno ed ha molte membra, e tutte le
membra del corpo, benché siano molte, formano un unico corpo, così ancora è
di Cristo. Infatti noi tutti abbiam ricevuto il battesimo di un unico
Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e
tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito. E infatti il corpo non si
compone di un membro solo, ma di molte membra. Se il piè dicesse: Siccome io
non sono mano, non son del corpo, non per questo non sarebbe del corpo. E se
l’orecchio dicesse: Siccome io non son occhio, non son del corpo, non per
questo non sarebbe del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe
l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ma ora Iddio ha
collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto. E se tutte le membra
fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? Ma ora ci son molte membra,
ma c’è un unico corpo; e l’occhio non può dire alla mano: Io non ho bisogno
di te; né il capo può dire ai piedi: Non ho bisogno di voi. Al contrario, le
membra del corpo che paiono essere più deboli, sono invece necessarie; e
quelle parti del corpo che noi stimiamo esser le meno onorevoli, noi le
circondiamo di maggior onore; e le parti nostre meno decorose son fatte
segno di maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne hanno
bisogno; ma Dio ha costrutto il corpo in modo da dare maggior onore alla
parte che ne mancava, affinché non ci fosse divisione nel corpo, ma le
membra avessero la medesima cura le une per le altre. E se un membro soffre,
tutte le membra soffrono con lui; e se un membro è onorato, tutte le membra
ne gioiscono con lui. Or voi siete il corpo di Cristo, e membra d’esso,
ciascuno per parte sua. E Dio ha costituito nella Chiesa primieramente degli
apostoli; in secondo luogo dei profeti; in terzo luogo de’ dottori; poi, i
miracoli; poi i doni di guarigione, le assistenze, i doni di governo, la
diversità delle lingue. Tutti sono eglino apostoli? Son forse tutti profeti?
Son forse tutti dottori? Fan tutti de’ miracoli? Tutti hanno eglino i doni
delle guarigioni? Parlan tutti in altre lingue? Interpretano tutti? Ma
desiderate ardentemente i doni maggiori. E ora vi mostrerò una via, che è la
via per eccellenza” (1 Corinzi 12:1-31).
Perché Dio è pietoso
La potenza del Signore era con Gesù Cristo
per compiere guarigioni, ed Egli si mostrò pietoso verso gli ammalati
guarendoli, secondo che è scritto in Marco: “E un lebbroso venne a lui e
buttandosi in ginocchio lo pregò dicendo: Se tu vuoi, tu puoi mondarmi! E
Gesù, mosso a pietà, stese la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio; sii
mondato! E subito la lebbra sparì da lui, e fu mondato” (Marco 1:40-42). E
Gesù – ricordatevelo – era l’immagine dell’invisibile Iddio.
Ora, io dico: ‘Se un essere umano è pietoso verso un suo cagnolino o un
gattino malato, o qualche altro animale a lui caro, e fa di tutto affinché
sia guarito, finanche accollarsi tante spese nel portarlo da un veterinario,
quanto più Dio mostrerà pietà verso degli esseri umani – che sono molto più
importanti di un cagnolino o un gattino – che non possono essere guariti se
non tramite un suo diretto intervento’. E come ha deciso di supplire a
questo bisogno di guarigione Dio se non anche distribuendo i doni di
guarigione, esattamente come faceva nella Chiesa Primitiva, e quindi
mettendo in grado alcuni suoi figliuoli di guarire gli ammalati?
“Fan tutti de’ miracoli? Tutti hanno eglino i doni delle guarigioni?” (1
Corinzi 12:30), domanda Paolo. La risposta è: ‘No: non tutti nella Chiesa
fanno miracoli ed hanno i doni delle guarigioni’, ma alcuni li hanno, e
costoro li mettono a disposizione della fratellanza, e la Chiesa ne trae
grande beneficio.
Perché Dio vuole che il suo nome sia glorificato e che le persone siano salvate
Le guarigioni, i miracoli, e i segni e
prodigi che fece Gesù portarono molti a glorificare Dio ed anche a credere.
Ecco alcune prove bibliche di ciò.
Nel caso della guarigione del paralitico di Capernaum, è scritto: “E dopo
alcuni giorni, egli entrò di nuovo in Capernaum, e si seppe che era in casa;
e si raunò tanta gente che neppure lo spazio dinanzi alla porta la potea
contenere. Ed egli annunziava loro la Parola. E vennero a lui alcuni che
menavano un paralitico portato da quattro. E non potendolo far giungere fino
a lui a motivo della calca, scoprirono il tetto dalla parte dov’era Gesù; e
fattavi un’apertura, calarono il lettuccio sul quale il paralitico giaceva.
E Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: Figliuolo, i tuoi peccati
ti sono rimessi. Or alcuni degli scribi eran quivi seduti e così ragionavano
in cuor loro: Perché parla costui in questa maniera? Egli bestemmia! Chi può
rimettere i peccati, se non un solo, cioè Dio? E Gesù, avendo subito
conosciuto nel suo spirito che ragionavano così dentro di sé, disse loro:
Perché fate voi cotesti ragionamenti ne’ vostri cuori? Che è più agevole,
dire al paralitico: I tuoi peccati ti sono rimessi, oppur dirgli: Lèvati,
togli il tuo lettuccio e cammina? Ora, affinché sappiate che il Figliuol
dell’uomo ha potestà in terra di rimettere i peccati: Io tel dico (disse al
paralitico), lèvati, togli il tuo lettuccio, e vattene a casa tua. E colui
s’alzò, e subito, preso il suo lettuccio, se ne andò via in presenza di
tutti; talché tutti stupivano e glorificavano Iddio dicendo: Una cosa così
non la vedemmo mai” (Marco 2:1-12)
Poco prima di compiere la seconda moltiplicazione dei pani, è scritto: “E
gli si accostarono molte turbe che avean seco degli zoppi, dei ciechi, de’
muti, degli storpi e molti altri malati; li deposero a’ suoi piedi, e Gesù
li guarì; talché la folla restò ammirata a veder che i muti parlavano, che
gli storpi eran guariti, che gli zoppi camminavano, che i ciechi vedevano, e
ne dette gloria all’Iddio d’Israele” (Matteo 15:30-31)
In un’altra circostanza, mentre Gesù si trovava a Gerusalemme, è scritto che
“molti credettero nel suo nome, vedendo i miracoli ch’egli faceva” (Giovanni
2:23).
Nel caso della resurrezione di Lazzaro, è scritto che “perciò molti de’
Giudei che eran venuti da Maria e avean veduto le cose fatte da Gesù,
credettero in lui” (Giovanni 11:45).
L’ufficiale reale, dopo che Gesù gli guarì il suo figliuolo, credette in
Gesù, secondo che è scritto: “Allora egli domandò loro a che ora avesse
cominciato a star meglio; ed essi gli risposero: Ieri, all’ora settima, la
febbre lo lasciò. Così il padre conobbe che ciò era avvenuto nell’ora che
Gesù gli avea detto: Il tuo figliuolo vive; e credette lui con tutta la sua
casa” (Giovanni 4:52-53).
La stessa cosa va detta a proposito delle guarigioni e dei miracoli operati
dagli apostoli, e per confermarvi ciò vi citerò la guarigione di quell’uomo
zoppo fin dalla nascita, che ogni giorno veniva deposto alla porta del
tempio detta ‘Bella’ per chiedere l’elemosina, operata da Pietro nel nome di
Gesù, secondo che è scritto: “Tutti glorificavano Iddio per quel ch’era
stato fatto. Poiché l’uomo in cui questo miracolo della guarigione era stato
compiuto, avea più di quarant’anni” (Atti 4:21-22), e la guarigione di Enea
e la resurrezione di Tabita, secondo che è scritto: “Or avvenne che Pietro,
andando qua e là da tutti, venne anche ai santi che abitavano in Lidda. E
quivi trovò un uomo, chiamato Enea, che già da otto anni giaceva in un
lettuccio, essendo paralitico. E Pietro gli disse: Enea, Gesù Cristo ti
sana; levati e rifatti il letto. Ed egli subito si levò. E tutti gli
abitanti di Lidda e del pian di Saron lo videro e si convertirono al
Signore. Or in Ioppe v’era una certa discepola, chiamata Tabita, il che,
interpretato, vuol dire Gazzella. Costei abbondava in buone opere e faceva
molte elemosine. E avvenne in que’ giorni ch’ella infermò e morì. E dopo
averla lavata, la posero in una sala di sopra. E perché Lidda era vicina a
Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là, gli mandarono due uomini per
pregarlo che senza indugio venisse fino a loro. Pietro allora, levatosi, se
ne venne con loro. E come fu giunto, lo menarono nella sala di sopra; e
tutte le vedove si presentarono a lui piangendo, e mostrandogli tutte le
tuniche e i vestiti che Gazzella faceva, mentr’era con loro. Ma Pietro,
messi tutti fuori, si pose in ginocchio, e pregò; e voltatosi verso il
corpo, disse: Tabita, levati. Ed ella aprì gli occhi; e veduto Pietro, si
mise a sedere. Ed egli le diè la mano, e la sollevò; e chiamati i santi e le
vedove, la presentò loro in vita. E ciò fu saputo per tutta Ioppe, e molti
credettero nel Signore” (Atti 9:32-43).
Non sono queste delle prove bibliche chiare che mostrano le conseguenze
benefiche delle guarigioni e dei miracoli operati da Dio per mezzo di alcuni
suoi servitori? E’ vero che non tutti si convertiranno nel vedere guarigioni
e miracoli, anche oggi, come avvenne ai giorni di Gesù e degli apostoli, ma
certamente una parte sì.
Perché i due testimoni che devono venire compiranno dei prodigi
La Bibbia dice che i due testimoni che
devono venire, opereranno dei segni e prodigi, secondo che è scritto: “E io
darò ai miei due testimoni di profetare, ed essi profeteranno per
milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio. Questi sono i due olivi e
i due candelabri che stanno nel cospetto del Signor della terra. E se alcuno
li vuole offendere, esce dalla lor bocca un fuoco che divora i loro nemici;
e se alcuno li vuole offendere bisogna ch’ei sia ucciso in questa maniera.
Essi hanno il potere di chiudere il cielo onde non cada pioggia durante i
giorni della loro profezia; e hanno potestà sulle acque di convertirle in
sangue, potestà di percuotere la terra di qualunque piaga, quante volte
vorranno. E quando avranno compiuta la loro testimonianza, la bestia che
sale dall’abisso moverà loro guerra e li vincerà e li ucciderà. E i loro
corpi morti giaceranno sulla piazza della gran città, che spiritualmente si
chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro è stato crocifisso. E gli
uomini dei varî popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno i loro corpi
morti per tre giorni e mezzo, e non lasceranno che i loro corpi morti siano
posti in un sepolcro. E gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e
faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due
profeti avranno tormentati gli abitanti della terra. E in capo ai tre giorni
e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro, ed essi si
drizzarono in piè e grande spavento cadde su quelli che li videro. Ed essi
udirono una gran voce dal cielo che diceva loro: Salite qua. Ed essi
salirono al cielo nella nuvola, e i loro nemici li videro” (Apocalisse
11:3-12).
Ora, se questi due profeti “hanno il potere di chiudere il cielo onde non
cada pioggia durante i giorni della loro profezia; e hanno potestà sulle
acque di convertirle in sangue, potestà di percuotere la terra di qualunque
piaga, quante volte vorranno”, non vi pare che possederanno il dono di
potenza d’operare miracoli? A noi pare evidente.
Quindi questo dono non è cessato con il completamento del canone biblico.
I cessazionisti dicono che con la morte
degli apostoli cessarono nella Chiesa sia il parlare in lingue che le altre
manifestazioni dello Spirito, come miracoli e guarigioni compiuti nel nome
di Gesù; e la data di questa cessazione sarebbe la fine del primo secolo
dopo Cristo, in quanto l’apostolo Giovanni morì in quel periodo.
Ma la storia dà chiaramente loro torto, perché vi sono delle testimonianze
storiche extra-bibliche secondo cui anche dopo la morte degli apostoli
continuarono ad esserci in seno alla Chiesa manifestazioni come il parlare
in altre lingue, le profezie, le visioni e le rivelazioni, le guarigioni e i
miracoli.
Ma vediamole queste testimonianze extra-bibliche (da me tradotte
dall’inglese), che concernono il II e il III secolo dopo Cristo, che hanno
qui il solo scopo di dimostrare come in quel tempo in seno alla Chiesa la
credenza che i doni spirituali fossero cessati con la morte degli apostoli o
con la comparsa del libro dell’Apocalisse era assolutamente assente.
Giustino Martire (100 circa – 165 circa), un
noto apologeta del suo tempo, scrisse verso il 150: ‘ … sapendo che ogni
giorno alcuni [di voi] diventano discepoli nel nome di Cristo, e abbandonano
il sentiero dell’errore; che ricevono anche dei doni, ognuno come egli è
degno, illuminati attraverso il nome di questo Cristo. Poichè uno riceve lo
spirito di comprensione, un altro di consiglio, un altro di forza, un altro
di guarigione, un altro di preconoscenza, un altro di insegnamento e un
altro del timore di Dio’ (Dialogo con Trifone, capitolo 39); ‘Poichè i doni
profetici rimangono con noi, fino ad oggi’ (Ibid., capitolo 82); ‘Ora, è
possibile vedere tra noi donne e uomini che possiedono doni dello Spirito di
Dio’ (Ibid., capitolo 88).
Da: http://www.ccel.org/ccel/schaff/anf01.viii.iv.html
Ireneo (115-150 – 202 circa), vescovo di
Lione, nella sua famosa opera apologetica Contro le Eresie (che risale al
180 circa), scrisse: ‘Dunque, anche, coloro che sono veramente Suoi
discepoli, ricevendo grazia da Lui, fanno nel suo Nome [miracoli], in
maniera da promuovere il benessere di altri uomini, secondo il dono che
ognuno ha ricevuto da Lui. Perché alcuni cacciano certamente e veramente
diavoli, cosicché frequentemente quelli che sono stati in questa maniera
purificati dagli spiriti malvagi credono [in Cristo] e si uniscono alla
Chiesa. Altri hanno preconoscenza di cose a venire: essi vedono visioni, ed
emettono delle espressioni profetiche. Altri ancora guariscono gli ammalati
imponendo loro le mani, ed essi sono guariti. Inoltre, sì, come ho detto,
persino i morti sono stati risuscitati, e sono rimasti in mezzo a noi per
molti anni. E che dirò di più? Non è possibile nominare il numero dei doni
che la Chiesa [sparsa] per tutto il mondo ha ricevuto da Dio nel nome di
Gesù Cristo’ (Contro le Eresie, Libro II, cap. 32,4), ed ancora:
‘Similmente, sentiamo molti fratelli nella chiesa, i quali possiedono doni
profetici e che, per mezzo dello Spirito, parlano ogni genere di lingue e
manifestano [o portano alla luce] per l’utile comune le cose nascoste degli
uomini e dichiarano i misteri di Dio …’ (Contro le Eresie, Libro V, cap.
6,1). Inoltre, Ireneo mette severamente in guardia la fratellanza da quegli
Gnostici che falsificavano i doni spirituali, essendo dati ad imposture
magiche o posseduti da demoni tramite cui riuscivano a compiere prodigi
bugiardi e a profetizzare e a trarre dietro a loro molte persone (cfr.
Contro Le Eresie, Libro I, cap. 13). Come si può vedere, la testimonianza di
Ireneo è molto chiara.
Da: http://www.ccel.org/ccel/schaff/anf01.ix.ii.html
Nel tardo secondo secolo Ippolito di Roma (170 circa – 235) nella sua opera La Tradizione Apostolica affermava che non c’è bisogno di imporre le mani sui laici che già esercitano un dono di guarigione (The New International Dictionary of Pentecostal Carismatic Movements, Revised and Expanded Edition, Zondervan, 2002, pag. 1064)
Origene (185-254) affermò: ‘Inoltre, lo
Spirito Santo diede segni della Sua presenza al principio del ministero di
Cristo, e dopo la sua ascensione ne diede ancora di più; ma da quel tempo
questi segni sono diminuiti, nonostante ci sono ancora tracce della Sua
presenza in alcuni pochi, che hanno avuto le loro anime purificate dal
Vangelo, e le loro azioni regolate dalla sua influenza’ (Contro Celso, Libro
VII, cap. 8). Notate come Origene parli di segni della presenza dello
Spirito Santo concessi dallo Spirito in gran numero dopo l’ascensione di
Cristo, che anche se non sono specificati si capisce che egli fa riferimento
ai doni dello Spirito Santo; e poi notate che dice che ‘questi segni sono
diminuiti’ ma non cessati o estinti.
Da: http://www.ccel.org/ccel/schaff/anf04.vi.ix.vii.viii.html
Novaziano (circa 220 – 258) scrisse: ‘Questo è Colui che pone profeti nella Chiesa, istruisce gli insegnanti, dirige le lingue, dona poteri e guarigioni, compie opere meravigliose, spesso discernimento di spiriti, fornisce poteri di governo, suggerisce consigli, e ordina e dispone qualsiasi altri doni che ci sono dei carismata; e in questa maniera rende la Chiesa del Signore ovunque, e in tutti, perfezionata e completata’ (Trattato sulla Trinità, capitolo 29).
http://www.newadvent.org/fathers/0511.htm
Dunque, come abbiamo visto, è un fatto
incontrovertibile che le lingue e i doni continuarono nella Chiesa anche
dopo la morte degli apostoli, ma è altrettanto incontrovertibile il fatto
che nel IV e V secolo in seno alla Chiesa le lingue e i doni spirituali
svanirono. Giovanni Crisostomo (347-407) ed Agostino di Ippona (354-430)
confermano questo nei loro scritti. Agostino di Ippona precisa però che
comunque ai suoi giorni si verificarono miracoli nel nome di Gesù Cristo:
‘Ma quanto ho detto non va certo inteso nel senso di escludere che oggi si
verifichino dei miracoli in nome di Cristo’ (Le Ritrattazioni, 1, 13.7)
Ma i fatti sono che i doni non cessarono ma semplicemente svanirono, e
questo per l’incredulità dei Cristiani in questa parte del consiglio di Dio,
per la loro mancanza di zelo per le cose spirituali, e per le varie
tradizioni umane e filosofie che penetrate nella Chiesa finirono con
l’annullare la Parola di Dio. Le lingue e le altre manifestazioni dello
Spirito diventarono quindi rarissime, pressoché inesistenti nella Chiesa. Ci
si dimenticò di esse
E poi, come si fa a definire qualcosa ‘cessato’ solo perché svanì per colpa
della Chiesa? E come se dicessimo che dato che ad un certo punto della
storia della Chiesa il battesimo per immersione sparì in quanto fu adottato
il battesimo per aspersione, il battesimo per immersione non dovrebbe essere
praticato neppure oggi!!
Per concludere questo mio scritto, voglio
dirvi le seguenti cose.
Sia Dio riconosciuto verace, ma i cessazionisti siano riconosciuti bugiardi.
Guardatevi dunque dai cessazionisti e dal loro lievito, perché essi non
conoscono le Scritture e neppure la potenza di Dio. I loro discorsi
teologici sulle lingue e le altre manifestazioni dello Spirito Santo sono
vani e contrastano e contristano lo Spirito Santo.
Desiderate sia il battesimo con lo Spirito Santo che i doni dello Spirito
Santo, perché fanno tuttora parte della volontà di Dio per la Sua Chiesa e
difatti in seno alla Chiesa di Dio ci sono tuttora credenti veramente
battezzati con lo Spirito Santo (e che quindi parlano in altra lingua
secondo che lo Spirito gli dà di esprimersi) e che realmente possiedono dei
doni dello Spirito Santo.
Desiderate di ricevere da Dio sia visioni che sogni, perché anche queste
manifestazioni sono nella sua volontà per la Sua Chiesa, e difatti in seno
alla Chiesa tanti hanno ricevuto visioni e sogni da parte di Dio anche in
questa generazione.
E non dimenticate di esaminare ogni cosa, e quindi di rigettare qualsiasi
pseudo parlare in lingue, qualsiasi pseudo profezia, qualsiasi pseudo
rivelazione, qualsiasi pseudo visione o sogno, e qualsiasi pseudo guarigione
o miracolo, perché sappiamo che in mezzo alla Chiesa esistono anche le cose
false accanto a quelle vere. Siate avveduti.
Un’ultima cosa. E’ ovvio che siccome secondo la Scrittura i doni dello
Spirito Santo non sono cessati, non sono cessati neppure il ministerio di
apostolo, quello di profeta e quello di evangelista. Dico questo perché
solitamente i cessazionisti ritengono che questi tre ministeri furono
temporanei (e questo perché ognuno di questi tre ministeri comporta
l’esercizio di doni dello Spirito Santo come si evince dalla Scrittura),
mentre quello di pastore e di dottore sono permanenti.
Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, perché la Scrittura afferma in
maniera inequivocabile: “Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli
altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e
dottori, per il perfezionamento de’ santi, per l’opera del ministerio, per
la edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all’unità
della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d’uomini
fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più
de’ bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per
la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore;
ma che, seguitando verità in carità, noi cresciamo in ogni cosa verso colui
che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben
connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio
sviluppo nella misura del vigore d’ogni singola parte, per edificar se
stesso nell’amore” (Efesini 4:11-16).
Chi ha orecchi da udire oda
Giacinto Butindaro
Roma, 2011
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