Nota 2. alla lettera ventesima di Roma Papale 1882
Non si può perdonare al governo della Repubblica romana l’incuria che ha posta nelle cose del S. Uffizio. Un’ occasione così bella non si presenterà mai più. Il governo avea in mano tutti gli archivi dell’ inquisizione romana, ed invece di farne tesoro contro il papa, li lasciò ricadere nelle mani del papa. Tolse da quell’ archivio soltanto le carte che riguardavano i liberali, e le distrusse; ma gl’ immensi tesori dei processi religiosi e dei processi di sollecitazione, lasciò che ricadessero in mano dei preti: tutto ciò accadde per la indifferenza degli uomini politici nelle cose religiose.
Se coloro che erano alla testa del governo repubblicano, prevedendo, come doveano prevedere, il ritorno del papa, avessero imballato tutte quelle carte e libri, e mandatili in Inghilterra, ne avrebbero fatto un tesoro per la emigrazione, e forse anche con la pubblicazione di tutte quelle infamie sarebbe stato distrutto il governo papale con grande vantaggio dell’ Italia.
Se avessero fatto a questo modo, si sarebbero potuti pubblicare nell’ Inghilterra quei processi, quei preziosi manoscritti dei riformatori italiani, e non vi sarebbe stato Inglese che non li avesse comprati. Se il profitto della vendita fosse stato erogato a vantaggio della emigrazione povera, quanti beni ne sarebbero venuti! La pubblicazione di quelle nefandità avrebbe aperto gli occhi ai governi ed agli individui, e Roma sarebbe forse già da qualche anno capitale d’ Italia.
« Nota precedente | Lettera | Nota successiva »