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Nota 4. alla lettera tredicesima di Roma Papale 1882
Ecco come è impiantato il S. Uffizio di Roma. Il papa stesso ne è personalmente il capo: egli è il grande inquisitore, col nome di Prefetto della Sacra ed Universale Inquisizione Romana. Dodici cardinali, forse per parodiare i dodici Apostoli, sono gl'inquisitori subalterni: il decano del S. Collegio è il Segretario della Inquisizione. Vi è poi un prelato che si chiama Assessore, il quale distribuisce le cause da decidersi ai cardinali inquisitori. Vi è un domenicano con tutti i privilegi di un prelato che è chiamato commissario: egli ha la iniziativa delle cause, distribuisce i lavori ai consultori e presiede alle loro congregazioni. Il P. commissario ha due altri Domenicani che lo aiutano e sono chiamati primo e secondo compagno. I Domenicani del S. Uffizio debbono appartenere alla provincia di Lombardia: è un privilegio di quella provincia. Vi è un avvocato fiscale laico, un avvocato de' riti che non può anche essere laico: suo ufficio è di sostenere i riti della Chiesa romana, ed inveire contro coloro che li attaccano: vi è un avvocato relatore delle cause profane: esso è laico, ed il suo ufficio consiste nel riferire alla congregazione sulle cause d'immoralità con abuso di cose sacre, come confessione, sacramenti ecc. Vi è un capo notaio prete, il quale aiutato da un numero indeterminato di preti sostituti assiste agli esami, mette insieme i processi, ed ordina tutti i documenti. Oltre a ciò vi sono una quantità di scrittori laici, i quali copiano tutti i documenti, fanno copie de' processi e de' voti de' consultori e qualificatori per mandarsi a ciascuno di essi acciò li studino. Tutti gl'impiegati del S. Uffizio debbono prestare giuramento di non rivelare nulla nè direttamente, nè indirettamente di quello che riguarda il s. tribunale: e gl'impiegati laici debbono essere celibi, per la ragione che un uomo ammogliato è qualche volta esposto ad accontentare la curiosità della moglie, e così potrebbe venire conosciuta qualche operazione del s. tribunale.