Nota 6. alla lettera decima di Roma Papale 1882
La controversia del Valdese in queste lettere, è la controversia di un uomo il quale sa di aver ragione; è la controversia di un Cristiano, il quale non ha altro in mira che far conoscere la verità. La controversia de' teologi romani è tutta differente: essi, seguendo le traccie del gran controversista S. Girolamo, travisano e deformano i fatti, corrompono e stiracchiano i testi. Ogni mezzo per essi è buono, purchè giungano a vincere. Difficilmente troverete un controversista romano che non iscenda a personalità, ed anche a calunnie contro il suo avversario; essi scendono alle ingiurie ed ai termini da trivio, e più ingiuriano, più credono aver ragione, e più sono lodati dal loro partito. Nè si creda già che la civiltà del presente secolo abbia contribuito a moderare cotali contraversisti. Leggete gli scritti di controversia del P. Perrone, che è stimato essere il più gran teologo vivente; e vedrete in essi tante personalità, tante calunnie, tante trivialità da disgustare ogni onest'uomo. Qual è l'effetto che produce una tale controversia? Non edifica i fedeli, non dimostra la verità, ed irrita maggiormente coloro contro cui è diretta. Supponete uno che abbia errato: se è ripreso dolcemente, se gli si fa con le buone ragioni conoscere il suo torto; egli rientra in sè, confessa il suo errore, e torna alla verità; ma se invece è insultato e calunniato al modo di S. Girolamo e del P. Perrone, egli istizzerà maggiormente; e per quanto fossero buone le ragioni del libro scritto contro di lui, le calunnie, le personalità, le ingiurie, paralizzeranno tutto il buon effetto ch'esse avrebbero potuto produrre.