Nota 1. alla lettera decima di Roma Papale 1882
Come mai il nostro Enrico, che da tre anni era in Roma, non sapeva nulla di cotali cose? Vi sono de' forestieri che, per aver dimorato alcuni mesi in Roma, credono aver conosciuta la Curia romana, e tornati ai loro paesi scrivono ne' giornali e pubblicano libri su Roma ecclesiastica, che, se sono accolti con plauso da' loro compatrioti, fanno sorridere di compassione coloro che conoscono Roma tale quale essa è. Chi scrive questo libro è nato in Roma, in Roma è stato educato nella carriera ecclesiastica, ha occupato in Roma posti che gli hanno dato occasione di conoscere i segreti della Curia; li ha studiati con attenzione; eppure non si vanta di conoscere tutti i misteri di essa: e ciò non già per modestia; ma perchè è impossibile ad un uomo conoscere profondamente ed interamente quel mistero d'iniquità.
Quando i forestieri vanno in Roma con intenzione di conoscere la Curia, si dirigono a qualche cardinale o prelato, il quale li raccomanda a qualche prete o Gesuita, che fa loro vedere quello che vuole, che spiega loro le cose nella maniera la più favorevole agl'interessi di Roma. Il forestiere specialmente se è inglese, non sospetta neppure che il suo tensurato Cicerone possa mentire; ed ingoia tutte quelle spiegazioni come ottima merce, e tornato al suo paese le pubblica come testimonio di vista; ed è talmente persuaso della verità de' suoi racconti, che taccia di esagerazione e forse anche di menzogna l'autore di questo libro o altri che usciti dalla Chiesa romana parlano per propria esperienza.
Quando lo scaltro de Potter volle studiar Roma sotto il punto di vista storico, e volle raccogliere documenti storici per comporre la sua storia del Cristianesimo sotto il punto di vista del razionalismo; si finse un eccellente Cattolico, che andava in Roma a cercar documenti per fare una storia in favore del Cattolicismo: si munì di raccomandazioni anche diplomatiche, ed ottenne dal cardinal Consalvi il permesso di avere tutti i manoscritti delle biblioteche, e di poter visitare a suo comodo tutti gli archivi anche l'archivio segreto del Vaticano. De Potter restò alcuni anni in Roma, sempre occupato in quello studio; e così potè poi pubblicare que' documenti che ha pubblicati. Noi non lodiamo la simulazione di quell'autore; solo facciamo osservare, che con tutta la sua simulazione non sarebbe riuscito a conoscere l'andamento della Curia sotto il punto di vista pratico.
La Curia romana è composta di tante e tante diverse congregazioni, che tutte hanno per centro il papa. In ogni segreteria vi è uno o più uomini speciali che dirigono tutti gli affari, e questi sono uomini che da giovanetti sono stati educati per quella specialità: il prelato segretario, il cardinal prefetto, sembra che sieno essi che agiscono; ma in realtà agiscono sotto l'influenza della specialità di quella segreteria. Quindi si può dire senza esagerazione che, per conoscere profondamente la Curia romana, bisognerebbe conoscere tutto quello che conoscono quelle specialità. Per esempio, nel S. Uffizio vi è il capo notaio, D. Angelo Argenti, che è un vecchio quasi ottuagenario; da giovinetto è stato impiegato in quella congregazione, ed ha tale una conoscenza di tutti gli affari che non si fa nulla senza di lui: ha sotto di sè parecchi preti notai sostituti, uno de' quali da molti anni è destinato ad essere il suo successore; ed a lui sono rivelati dal vecchio tutti i segreti della pratica. Nella segreteria del Vicariato vi è un tal D. Domenico Scalzi che da giovanetto è in quella segreteria, e si è impossessato di tutta la pratica di essa; e così il segretario, il cardinal Vicario stesso dipendono in certo modo da lui nella spedizione degli affari. Questi uomini speciali informano il segretario, il cardinal prefetto, e questi il papa; inguisachè sono essi, ciascuno nel loro dicastero, che fanno camminare la grande macchina della Curia. Per conoscere dunque la Curia romana, vi vogliono molti anni di soggiorno in Roma, ed essere stati, per la posizione che si occupava, in grado di frequentare le segreterie, ed essere amici non sospetti di cotesti uomini speciali; e dopo ciò può conoscersi in parte; ma interamente mai.
Il nostro Enrico dunque aveva ragione di dire che non sapeva nulla di tali cose. Uno studente forestiere, appartenente ad un paese protestante, posto sotto la direzione de' Gesuiti, non doveva conoscere che il lato bello del Cattolicismo romano, per poterlo poi predicare nel suo paese, e poter dire: "Io ne sono testimonio."