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Nota 5. alla lettera quinta di Roma Papale 1882
Il palazzo de' Cesari, abitazione degli imperatori romani, è stata la più grande delle maraviglie del mondo in genere di palazzi. Esso era fabbricato sul colle chiamato Palatino, il più celebre fra i sette colli. Romolo fondò Roma su quel colle. Esso ha un perimetro di 6400 piedi antichi romani, equivalenti ad un miglio ed un quarto. Fondatore di cotesto palazzo fu Augusto; ma Tiberio lo ingrandì, Caligola vi aggiunse ancora per avvicinarlo al Campidoglio, e fece fare un ponte per potere dal suo palazzo andare al senato senza uscire per istrada. Nell'incendio di Roma sotto Nerone, il palazzo de' Cesari fu consumato dalle fiamme. Nerone lo rifabbricò, e non contento di occupare con esso tutto il vasto colle Palatino, prese ancora tutta la valle fra il Palatinato, il Celio e l'Esquilino, ed una gran parte ancora di quest'ultimo colle. Tale era la magnificenza e la ricchezza di quel palazzo che fu chiamato domus aurea, casa d'oro.
Alla entrata principale del palazzo era stato posto il celebre colosso di quell'imperatore, alto 160 palmi. In esso erano giardini, terme e boschi ripieni di selvaggine per la caccia imperiale. Vi era un vastissimo lago navigabile, circondato da maestosi edificii. Più di tremila colonne sostenevano gli archi de' vastissimi portici. Le ricchezze del mondo erano riunite in cotesto palazzo: innumerevoli erano le sale di cotesto palazzo, e tutte ornate di preziose colonne, di statue e di pitture. L'oro e le pietre preziose vi erano gettate a profusione. Le tegole stesse erano tutte coperte di lamine d'oro; le pareti erano coperte di oro e di madreperla, che in que' tempi era in gran pregio; le volte delle sale principali erano ornate di eccellenti lavori in oro ed in avorio; ed in una sala da pranzo, la volta rappresentava il cielo con le costellazioni, che per un ammirabile meccanismo si muoveva rappresentando esattamente il moto celeste; e di tanto in tanto, da quella volta, pioveva, su' convitati e sulla mensa, un'acqua di varii soavissimi odori. Quando il palazzo fu compiuto, e Nerone andò ad abitarlo, disse: "Ora sono alloggiato quasi come si conviene ad un uomo."
Una cotale magnificenza non parve sufficiente ai suoi successori. L'imperatore Ottone vi spese ancora cinquanta milioni di sesterzi (cioè 6,750,000 fr.), per maggiormente arricchirlo. Domiziano vi spese ancora molti altri milioni. Ed ora di tante ricchezze, di tante magnificenze non restano che pochi informi ruderi ricoperti di edera. L'umile Paolo che viveva in que' tempi poteva dire, e con lui può dirlo ogni Cristiano: "Noi sappiamo che se il nostro terrestre albergo di questo tabernacolo è disfatto, noi abbiamo da Dio un edificio, che è una casa fatta senz'opera di mano, eterna ne' cieli" (2 Cor. V, 1).
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