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Il libero esame degli Evangelici

Nota 1. alla lettera prima di Roma Papale 1882

La dottrina del libero esame, alla quale fa allusione il nostro Enrico, è il grande spauracchio de' teologi romani: secondo essi il libero esame consisterebbe in questo. I Protestanti, ricusando il magistero della Chiesa romana, han preso per unica autorità infallibile la Bibbia: ma siccome la Bibbia ha bisogno di essere interpretata, ed essi non hanno nella loro Chiesa il magistero infallibile, hanno proclamata la dottrina del libero esame, che cioè ogni individuo ha il diritto d'interpretare la Bibbia a suo modo: e così in forza di cotesto libero esame vi sono fra' Protestanti tante religioni quanti vi sono individui che vogliono usare del loro diritto. Certo, se tale fosse la dottrina del libero esame come la espongono i teologi romani, essa sarebbe una assurda empietà. Una tale dottrina potrà essere quella de' razionalisti; ma è condannata da tutti i Cristiani evangelici.

Il libero esame pe' Cristiani evangelici consiste in questo. Essi partono dal principio che la Bibbia è parola di Dio; che essa, come dice S. Gregorio M., è la lettera dell'Onnipotente alla sua creatura: o meglio ancora, secondo S. Paolo (2 Tim. III, 16), che essa è divinamente ispirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, e ad ammaestrare in giustizia: da tale principio, essi concludono che la S. Scrittura è chiara e non ha bisogno di alcuna interpretazione, almeno in tutto quello che è necessario a salvezza; quindi non vogliono riconoscere un preteso infallibile tribunale per interpretarla, essendochè essa è chiara nelle cose necessarie a salute. Nelle cose poi di minore importanza, vi possono essere divergenze di pareri: ebbene in que' casi, essi credono che, invece di andare a cercare l'impossibile, cioè l'infallibile fra gli uomini, si debba fare quello che insegna lo Spirito Santo (Giac. I, 5), che cioè, "se alcuno manca di sapienza, chieggala a Dio, che dona a tutti liberalmente, e non fa onta, e gli sarà donata. "Il libero esame dunque de' Cristiani evangelici consiste in questo. La Bibbia è per essi non suprema, ma unica autorità divina, essi credono che Dio non ha chiamati i Cristiani ad interpretare la sua parola, ma alla obbedienza della fede: il servo, essi dicono, non deve occuparsi ad interpretare gli ordini del suo Signore per poi fare quello che a lui pare, ma deve fedelmente eseguirli. Quando nelle cose essenziali a salvezza tutto è chiaro, non vi è bisogno d'interpretazione: nelle altre cose, essi ricorrono allo Spirito Santo autore della Bibbia: inoltre, ricercano nella stessa Bibbia i passi paralleli più chiari, per poter con questi interpretare i passi che sembrano oscuri. Ecco il libero esame de' Cristiani evangelici.

Da ciò nasce fra gli Evangelici una divergenza nelle questioni secondarie e di forma: ma quanto alle cose necessarie a salvezza, tutti i Cristiani sono concordi. Una tale divergenza costituisce le diverse denominazioni; ma non fa diverse religioni. Difatti tutti i Cristiani evangelici, a qualunque denominazione appartengano, si riconoscono per fratelli in Gesù Cristo, e si uniscono insieme a pregare, ad edificarsi, ed anche nella cena del Signore, come accade nella alleanza evangelica composta di tutti i Cristiani di tutte le denominazioni. E questa unità, nella diversità in cose secondarie, forma il più bel pregio della unità cristiana.

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