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Siete certi di essere credenti, di essere nati di nuovo e di aver ricevuto la remissione dei vostri peccati?

L’apostolo Paolo ha scritto queste parole, che vanno considerate attentamente e messe in pratica per imparare a conoscere il proprio stato spirituale:

 

«Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi. Non riconoscete voi medesimi che Gesù Cristo è in voi?» (2 Corinzi 13:5)


 Le Chiese evangeliche, purtroppo, sono piene di persone illuse, le quali o sono state ingannate da predicatori corrotti, o hanno fatto tutto da sole. Coloro che sono illusi, cioè pensano falsamente di essere salvati perché f
requentano certe persone o una certa denominazione religiosa. Costoro non sono mai nati di nuovo, non hanno mai ricevuto la remissione dei loro peccati e sono ancora perduti nei loro falli e nei loro peccati e, alla loro morte, saranno gettati all’inferno.

 

Oh uomini vani, dico a voi che siete ancora morti nei vostri falli e nei vostri peccati, vi esorto a fare come ha detto l’apostolo Paolo nel passo citato, affinché abbiate piena coscienza della vostra situazione spirituale, sappiate bene che cosa siete ora, per porvi rimedio al più presto, se non siete a posto con Dio.

La cosa che più mi rattrista è il fatto che i predicatori delle varie comunità non prendono in considerazione queste cose che vi sto dicendo, per loro la cosa importante è che più persone possibili varchino la porta del loro locale e che riempiano il loro cestino delle offerte, dopo di che non si interessano delle anime, non sanno neppure dove abitano i membri frequentanti, e non li hanno mai invitati a casa neppure a prendere un tè.

Il credente abituato ad esaminare sé stesso di continuo, è un credente maturo, che conosce i pericoli delle cadute e che il peccato abita nel corpo di tutti gli uomini e nessuno è esente da cadute. Ma un tale esame della propria coscienza con regolarità, gli fa conoscere in ogni momento quale sia la sua situazione davanti a Dio, per mezzo delle sacre Scritture.

Nessuno vi seduca con vani ragionamenti.


 Giuseppe Piredda