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"L'Universalismo"

Introduzione

 

Per Universalismo si intende la dottrina che afferma che tutte le creature, anche le più indurite dal peccato, finiranno per emendarsi dopo un periodo più o meno lungo di prova, giungendo alla fede e alla salvezza e perciò alla fine Dio salverà tutti. Questa dottrina non è nuova perché fu sostenuta da Origene (circa 185-253), uno dei cosiddetti padri della Chiesa, il quale riteneva che il fuoco dell'inferno fosse un fuoco purificatore nel quale Dio avrebbe gettato gli empi per purificarli e farli accedere al paradiso. E dopo di lui fu sostenuta da Gregorio di Nissa (335-395 circa) ed altri.

Tra coloro che hanno insegnato questa dottrina in ambito Protestante in un tempo non molto lontano c'è stato Giovanni Luzzi (1856-1948), già professore alla Facoltà Teologica valdese di Roma e conosciuto da noi come colui che ha diretto la commissione stabilita per compiere la revisione della versione della Bibbia Diodati (revisione conosciuta come la Riveduta o la Luzzi). Ecco quanto egli ebbe a dire: ‘Come è possibile essere felici in cielo quando sappiamo che nell'inferno qualcuno dei nostri cari è tormentato in perpetuo? Ma così non può essere, e così non è. Gesù insegna che la punizione, di là e di qua, mira a educare, a migliorare il punito, e non è eterna; dura, quanto dura il peccato; quando cessi il peccato, cessa la punizione (...) credo con Origene che anche i reprobi più ostinati saranno alla fine vinti dall'amore di Dio; credo alla ‘restaurazione universale', al trionfo della longanimità di Dio ottenuto rispettando la libertà di tutti, al compimento perfetto del disegno provvidenziale...' (Giovanni Luzzi, La religione cristiana secondo la sua fonte originaria, Roma 1939 , pag. 368, 369). Questa dottrina si basa sulla speranza che nell'aldilà rimanga per i peccatori una possibilità di ravvedimento e conversione. Ci sono al giorno d'oggi diversi Protestanti che sono Universalisti come lo era Giovanni Luzzi.

 

 

Confutazione

 

Coloro che sostengono l'universalismo si appoggiano su alcuni passi della Scrittura che apparentemente sembra sostengano la loro dottrina, ma spiegati e messi a confronto con altri passi della Scrittura risultano non avere affatto il significato che essi gli danno. Vediamoli e spieghiamoli dunque al fine di dimostrare la falsità di questa dottrina.

 

- Gesù disse: “E io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me” (Giovanni 12:32). Secondo gli Universalisti quel tutti significa tutta l'umanità; ma stanno così le cose? Affatto. Vediamo il perché. Gesù in questo caso parlò della sua morte, o meglio del tipo di morte che egli doveva fare, infatti subito dopo è scritto: “Così diceva per significare di qual morte doveva morire” (Giovanni 12:33); quindi Gesù parlò della sua crocifissione. Ma non è che intese dire che quando sarebbe stato crocifisso avrebbe salvato tutti, nel senso che anche gli empi impenitenti sarebbero stati da lui salvati, perché a Nicodemo egli stesso aveva detto: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna” (Giovanni 3:14-15). Ecco quindi spiegato il senso di quelle parole di Gesù; quando lui sarebbe morto avrebbe tratto a lui e salvato coloro che avrebbero creduto in lui. Da quel ‘tutti' dunque sono esclusi coloro che rifiuta­no di credere in Lui.

 

- Paolo dice ai Corinzi: “Iddio riconciliava con sè il mondo in Cristo non imputando agli uomini i loro falli” (2 Corinzi 5:19).

Ora, apparentemente sembrerebbe che tutti gli uomini sono stati riconciliati con Dio, e quindi che tutti sono amici di Dio e che non rimangono nemici di Dio sulla terra, ma le cose non stanno così per queste ragioni. Dio mediante la morte del suo Figliuolo sulla croce ha offerto la riconciliazione a tutti gli uomini, ma gli uomini si devono riconciliare con Dio difatti gli apostoli annunciavano la parola della riconciliazione dicendo: “Siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:20). E a chi dicevano queste parole se non a coloro che erano nemici di Dio per natura, o a quei credenti che erano diventati nemici di Dio perché si erano resi amici del mondo? Solo coloro che si sono ravveduti dai loro peccati e hanno credu­to nel Vangelo possono essere dichiarati riconciliati con Dio infatti Paolo parlando ai santi di Colosse dice: “E voi, che già eravate estranei e nemici nella vostra mente e nelle vostre opere malvage, ora Iddio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della morte d'esso” (Colossesi 1:21-22). E quando è avvenuta questa riconciliazione con Dio se non quando noi ci siamo pentiti dai nostri peccati e abbiamo creduto nel suo Figliuolo? Ma allora, qualcuno dirà: Questo significa che quando Gesù morì non ci riconciliò con Dio? No, non vogliamo dire questo perché si può dire sia l'una che l'altra cosa perché Paolo dice ai Romani: “Perché, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del suo Figliuolo, tanto più ora, essendo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita” (Romani 5:10); tenendo sempre presente però che noi fino a quando eravamo senza Cristo e morti nei nostri falli eravamo nemici di Dio e avevamo bisogno di riconciliarci con Lui per vivere in pace con Dio. E che per Paolo non tutti gli uomini erano riconciliati con Dio è confermato anche da queste parole che egli dice ai Romani attorno ai Giudei disubbidienti: “Per quanto concerne l'evangelo essi sono nemici per via di voi” (Romani 11:28). Nemici di chi? Di Dio naturalmente (cfr. 1 Tessalonicesi 2:15).

Anche le parole di Paolo “non imputando agli uomini i loro fal­li” non significano che a tutti gli uomini sono stati rimessi tutti i peccati perché altrimenti perché mai si dovrebbe ancora predicare la remissione dei peccati in ubbidienza all'ordine di Gesù Cristo? E perchè lo stesso Paolo predicava agli uomini la remissione dei peccati? E poi, che non è vero che a tutti gli uomini non sono imputati i falli è manifesto dal fatto che la Scrittura dice: “Beato l'uomo al quale il Signore non imputa il peccato” (Romani 4:8), il che equivale a dire che felici sono solo coloro a cui il Signore non imputa il peccato e non tutti gli uomini. E noi lo sappiamo bene che non tutti gli uomini sono felici, appunto perché non a tutti il Signore non imputa il peccato.

 

- Paolo dice: “Poiché la grazia di Dio, salutare per tutti gli uomini, è apparsa..." (Tito 2:11).

Anche questo è un verso preso dagli Universalisti a sostegno della loro dottrina, ma Paolo non ha detto che tutti gli uomini sono salvati o saranno salvati per la grazia di Dio, ma che la grazia di Dio potente a salvare tutti è apparsa il che è diffe­rente.

 

- Giovanni dice che Gesù “è la propiziazione per i nostri pecca­ti; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Giovanni 2:2). Ma anche queste parole non mostrano che tutti gli uomini sono salvati, perché l'apostolo con esse ha voluto soltanto dire che Gesù Cristo è il purgamento non solo dei nostri peccati ma anche quello di tutto il mondo, in altre parole che egli mediante il suo sangue ha purgato noi che crediamo in lui ed è potente sempre mediante il suo sangue da purgare anche tutti coloro che ancora non credono in lui, sì perché per essere purgati dai propri peccati bisogna credere in Gesù. E' da notare infatti a tale proposito che Paolo parlando ai Romani dice che Dio ha prestabilito Gesù Cristo “come propiziazione mediante la fede nel sangue d'esso” (Romani 3:25); quindi il purgamento dei propri peccati è legato alla fede e non può esserci se non c'è la fede. E dato che Paolo dice ai Tessalonicesi che “non tutti hanno la fede” (2 Tessalonicesi 3:2), non tutti hanno ricevuto il purgamento dei propri peccati.

 

- Paolo dice che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4).

Anche queste parole secondo gli Universalisti significano che Dio salverà tutti e che nessuno perirà. Ma ciò non è il reale signi­ficato di queste parole, perché altrimenti sarebbero annullati tutti quei passi della Scrittura che attestano in vario modo che molti non saranno salvati ma andranno in perdizione. Prendia­mo alcuni di questi passi; Gesù ha detto di coloro che in quel giorno lui metterà alla sua sinistra: “E questi se ne andranno a punizione eterna.." (Matteo 25:46); egli ha detto che alla fine dell'età presen­te “il Figliuol dell'uomo manderà i suoi angeli che raccoglieran­no dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d'ini­quità, e li getteranno nella fornace di fuoco. Quivi sarà il pianto e lo stridor dei denti” (Matteo 13:41-42); egli ha detto che “larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa” (Matteo 7:13); un giorno, alla domanda: “Signore, sono pochi i salvati?” rispose dicendo: “Sforzatevi d'entrare per la porta stretta perché io vi dico che molti cercheranno d'entra­re e non potranno” (Luca 13:24); Paolo ha detto che “il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeg­giante per far vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono al Vangelo del nostro Signor Gesù. I quali saranno puniti di eterna distruzione, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza...." (2 Tessalonicesi 1:7-9).

Come potete vedere sia Gesù che Paolo non hanno affatto detto che tutti gli uomini saranno salvati, ma hanno detto in maniere diverse, ma chiaramente, che molti non entreranno nel regno di Dio, ma saranno puniti di un eterno supplizio. E la stessa cosa vale per Giovanni che nell'Apocalisse ha detto: “Ma quanto ai codardi, agl'increduli, agli abominevoli, agli omicidi, ai fornicatori, agli stregoni, agli idolatri e a tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda” (Apocalisse 21:8).

Rimane il fatto che Dio vuole salvare gli uomini e che salverà tutti coloro che ha preordinato a vita eterna, ossia tutti coloro che egli ha prestabilito che credano per ottenere la vita eterna. E gli altri? Gli altri non erediteranno la vita eterna perché privati della fede non potranno credere per ottenere la vita eterna. V'è forse ingiustizia in Dio a motivo di ciò? Affatto perché Egli dice: “Farò grazia a chi vorrò fare grazia, e avrò pietà di chi vorrò avere pietà” (Esodo 33:19), e Paolo dice che “Egli fa misericor­dia a chi vuole, e indura chi vuole” (Romani 9:18).

 

- Paolo dice agli Efesini che c'è “un Dio unico e Padre di tutti, che è sopra tutti, fra tutti ed in tutti” (Efesini 4:6).

Da una lettura superficiale di queste parole sembra che tutti gli uomini siano figli di Dio, quindi rigenerati, salvati e purifica­ti dai loro peccati, ma le cose non stanno così e lo dimostriamo subito. Dio è il Padre solo di coloro che credono in Lui, e non è il Padre degli empi e dei peccatori. Questo è confermato dal fatto che per diventare figli di Dio è necessario ricevere Cri­sto, ossia credere nel suo nome, secondo che è scritto: “Ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli cioè, che credono nel suo nome..." (Giovanni 1:12), ed anche: “Siete tutti figliuoli di Dio, per la fede in Cristo Gesù” (Galati 3:26). Qualcuno dirà: E coloro che invece non credono in Gesù Cristo? Essi non sono dei figli di Dio ma dei figli del diavolo, sì, perché anche il diavolo ha dei figliuoli secondo l'insegnamento della Scrittura infatti Gesù disse a quei Giudei che non credevano in lui e lo volevano uccidere: “Voi siete progenie del diavolo, che è vostro Padre..." (Giovanni 8:44) e Giovanni dice che “da questo sono manifesti i figliuo­li di Dio e i figliuoli del diavolo; chiunque non opera la giu­stizia non è da Dio; e così pure chi non ama il suo fratello” (1 Giovanni 3:10). Abbiamo così mostrato che non tutti gli uomini sono figli di Dio perché ci sono anche i figli del diavolo.

Per il fatto che Dio è fra tutti ciò significa che Dio è fra coloro che hanno creduto infatti Paolo dice ai santi di Corinto: “Noi siamo il tempio dell'Iddio vivente, come disse Iddio: Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo” (2 Corinzi 6:16). Mentre Egli non abita in mezzo agli empi e non cammina fra loro perché essi non sono la sua casa; e difatti è scritto che “l'Eterno è lungi dagli empi” (Proverbi 15:29).

Dio è in tutti, ed è vero; ma ben inteso in tutti coloro che credono in lui e non anche in coloro che non credono in lui difatti è scritto che “chi confessa che Gesù è il Figliuol di Dio, Iddio dimora in lui ed egli in Dio” (1 Giovanni 4:15), mentre “chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo non ha Iddio” (2 Giovanni 9). E chiaro quindi il senso delle parole di Paolo alla luce di questi altri passi.

 

- Paolo dice: “Tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, median­te la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:23-24). Anche in questo caso sembra che la Scrittura ci autorizzi a dire che tutti gli uomini sono giustificati da Dio, ma confrontando altre Scritture ci si accorge che il vero senso delle suddette parole è questo: Tutti hanno peccato e perciò sono privi dell'eterna eredità promessa da Dio, ma nonostante ciò possono essere da lui giustificati gratui­tamente mediante la fede in Cristo Gesù e fatti così eredi di Dio e coeredi di Cristo. Quindi, siccome solo un piccolo numero di persone sono state giustificate, perché sono pochi coloro che hanno creduto, in quel giorno tutti gli increduli verranno con­dannati a motivo della loro incredulità secondo che è scritto: “Chi non avrà creduto sarà condannato” (Marco 16:16), e non solo gli increduli, ma come abbiamo già visto, anche i codardi, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, i stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi (cfr. Apocalisse 21:8).

 

- Paolo dice ai Romani: “Come dunque con un sol fallo la condan­na si è estesa a tutti gli uomini, così, con un solo atto di giustizia la giustificazione che dà vita si è estesa a tutti gli uomini” (Romani 5:18).

Una cosa simile a quella detta prima va detta anche circa queste parole di Paolo, perché anche qui Paolo ha spiegato come mentre da un lato tutti hanno peccato e sono sotto la condanna a motivo del fallo di Adamo, così dall'altro tutti possono usufruire della giustificazione gratuita che Dio in Cristo offre a tutti gli uomini, appunto perché la giustificazione che dà vita si è estesa a tutti gli uomini. Certamente anche qui non si può dedurre che tutti gli uomini sono automaticamente giustificati anche senza credere solo perché Gesù Cristo è morto sulla croce e risorto. Questo contrasterebbe nettamente il consiglio di Dio che dice che Dio agli uomini mette la fede in conto di giustizia, ossia li giustifica quando essi credono in Lui. Paolo infatti ha detto: “Or non per lui [Abrahamo] soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto di giustizia, ma anche per noi ai quali sarà così messo in conto; per noi che crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore” (Romani 4:23-24).

Abbiamo così dimostrato ampiamente mediante le Scritture che l'universalismo non è una dottrina sana, ma una dottrina falsa. Non esiste nessun fuoco purificatore nell'aldilà che purificherà i peccatori impenitenti dai loro peccati per poi farli entrare nel Regno di Dio, perché sia il fuoco dell'Ades, dove le anime dei peccatori scendono immediatamente dopo morti, e sia quello della Geenna, dove i peccatori saranno gettati anima e corpo una volta che saranno risorti e giudicati da Dio, è un fuoco tormentatore che fa piangere e stridere i denti. Come non esiste nessuna possibilità per i peccatori dopo morti di ravvedersi e convertirsi a Cristo, perché è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio (cfr. Ebrei 9:27).

Alcune poche parole per concludere. Coloro che sostengono l'uni­versalismo non si rendono conto che Dio non è solo amore ma è anche un giusto giudice che non terrà il colpevole per innocente e che non avrà per ospite il malvagio perché se lo facesse non sarebbe più giusto e rinnegherebbe se stesso. Certo riconosciamo che è più piacevole sentire parlare dell'amore e della misericor­dia di Dio e delle sue compassioni; e meno piacevole, umanamente parlando, sentire parlare della giustizia di Dio e della vendetta dell'Eterno e quindi del fatto che Dio un giorno condannerà gli increduli e tutti gli empi ad un eterno tormento nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, ma anche questa, cioè la giustizia, è una virtù di Dio. E noi siamo chiamati a proclamare anche questa virtù e non a celarla; e con la grazia di Dio lo vogliamo fare fino alla fine pur sapendo che taluni vogliono solo sentire parlare di cose piacevoli. A Dio sia la gloria in eterno. Amen.

Giacinto Butindaro

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