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Non mi risulta che i miracoli e le guarigioni compiuti da Dio siano cessati dopo la morte degli apostoli perché non mi risulta che Dio sia cambiato dopo la morte degli apostoli. Dio dice che Lui non cambia (cfr. Mal. 3:6) e io gli credo. Se dunque non cambia vuol dire che è pronto a fare oggi quello che faceva tramite Gesù o tramite gli apostoli, mi riferisco ai miracoli e alle guarigioni. Ma prova solo per un istante a pensare se Dio avesse deciso di non fare più miracoli e guarigioni come una volta! Questo equivarrebbe a dire che Egli ha deciso di non confermare più il Vangelo come faceva anticamente - sì perché i miracoli e le guarigioni non erano altro che dei segni tramite cui Dio confermava la Parola della sua grazia secondo che è scritto che gli apostoli, dopo che Gesù fu assunto in cielo, "se ne andarono a predicare da per tutto, operando il Signore con essi e confermando la Parola coi segni che l'accompagnavano" (Mar. 16:20) e che gli apostoli Paolo e Barnaba in Iconio "dimoraron quivi molto tempo, predicando con franchezza, fidenti nel Signore, il quale rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che per le lor mani si facessero segni e prodigî" (Atti 14:3) - mentre il diavolo che è il nemico di Dio e il nostro nemico, non avrebbe smesso di confermare con segni e prodigi bugiardi le sue menzogne, e sì perché nessun vero credente oggi mette in dubbio che il diavolo oggi compia segni e prodigi bugiardi per sedurre le persone e fargli credere le più strane dottrine come faceva anticamente. Sarebbe come dire insomma che Dio ha deciso dopo la morte degli apostoli di assistere all'opera di seduzione perpetrata del diavolo senza fare nulla per confermare il Vangelo e indurre quindi le persone tramite miracoli e guarigioni ad accettarlo.
Ma poi, c'è un'altra cosa, se Dio avesse smesso di fare miracoli e guarigioni, avrebbe smesso di voler dimostrare agli uomini la sua potenza. Può essere mai vera una simile cosa? E poi che dire del fatto che se questa fosse la sua decisione, cioè quella di non fare più miracoli e guarigioni, Egli avrebbe cessato di essere un Dio pieno di compassione? Non è forse vero infatti che Gesù spesso guariva e compiva miracoli perché era mosso a compassione nel vedere gli infermi soffrire? Se il Figliuolo quindi agiva così per compassione ciò vuol dire che anche il Padre era mosso a compassione verso gli infermi! Ma no, le sue compassioni non si sono esaurite, neppure verso gli ammalati. Egli è fedele.
Nessuno dunque ti inganni con vani ragionamenti, l'epoca dei miracoli e delle guarigioni non è cessata.
Certo, infatti la Scrittura ammette questa possibilità. Ecco quanto dice Paolo ai santi di Corinto: "Or io ben vorrei che tutti parlaste in altre lingue; ma molto più che profetaste; chi profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno ch'egli interpreti, affinché la chiesa ne riceva edificazione" (1 Cor. 14:5), come puoi vedere Paolo non esclude che chi parla in lingua dia egli stesso poi l'interpretazione, questo sarà possibile ovviamente nel caso chi parla in lingue ha anche il dono dell'interpretazione delle lingue. Un'altra scrittura che ammette questa possibilità è questa: "Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare" (1 Cor. 14:13). Ora, se un credente è esortato a pregare di poter interpretare, vuol dire che il Signore può esaudire la sua preghiera e concedergli la grazia di interpretare quello che egli dice in altra lingua per lo Spirito Santo.
Può comunque succedere, che chi parla in lingue non ha il dono dell'interpretazione delle lingue e quindi in questo caso sarà un altro a interpretare quello che lui ha detto in altra lingua.
Può il parlare in altre lingue essere espresso in periodi intercalati dall'interpretazione e quindi sembrare più un dialogo che un discorso?
So che succede, e sono stato pure testimone di cose del genere, ma non condivido questo modo di procedere perché non è affatto in armonia con l'ordine dato da Paolo ai santi di Corinto proprio su questo punto. Ecco cosa dice infatti Paolo: "Se c'è chi parla in altra lingua, siano due o tre al più, a farlo; e l'un dopo l'altro; e uno interpreti; e se non v'è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio" (1 Cor. 14:27-28). Come puoi vedere, Paolo dice che prima devono parlare in altre lingue due o al massimo tre, e quindi uno dopo l'altro, e dopo che essi hanno terminato di parlare in altra lingua deve seguire l'interpretazione. Se quindi questo vale nel caso siano due o tre credenti a parlare in lingue, deve valere anche nel caso sia uno solo a parlare in lingue, nel senso che prima il singolo credente termina di parlare in lingue, e poi lui o un altro interpreterà.
Avrei una domanda da presentarti circa l'insegnamento sui doni spirituali. Su quali basi definisci che la parola di sapienza riguarda il passato e la parola di conoscenza il futuro? Ho capito bene? Se sapienza è applicazione divina della conoscenza, come è accaduto con Salomone e l'episodio della divisione del figlio tra la madre vera e quella falsa, non sarebbe più giusto definire la parola di sapienza come una rivelazione divina di una conoscenza spirituale impartita da Dio così come avvenne nel giorno della conferenza di Gerusalemme tramite l'apostolo Giacomo? Vedi che la sua parola mise a tacere una intera controversia e dette una direttiva definitiva alla chiesa. Circa il dono fede e di miracoli se definiamo un miracolo come lo stravolgimento dell'ordine naturale delle cose, non sarebbe più giusto definire l'esercizio del dono di fede con l'esempio di Gesù che seccò il fico e la moltiplicazione dei pani come un miracolo?
Innanzi tutto ti dico che circa il dono di parola di sapienza e quello di parola di conoscenza tu non hai capito bene perché io ho definito la parola di sapienza una rivelazione di un evento futuro e quindi non riguarda il passato, mentre la parola di conoscenza la rivelazione di una cosa passata o che sta avvenendo.
Ecco le mie parole così come sono in 'Insegnamenti ed esortazioni': ‘Dono di parola di sapienza. Questo dono è la rivelazione di un fatto che deve accadere. Rivelazione che può essere data per mezzo di una visione, di un sogno, o per mezzo di una voce ascoltata. Alcuni esempi di parola di sapienza nella Scrittura sono i seguenti. Ad Antiochia un certo profeta di nome Agabo "levatosi, predisse per lo Spirito che ci sarebbe stata una gran carestia per tutta la terra; ed essa ci fu sotto Claudio" (Atti 11:28). Sempre Agabo, alcuni anni dopo, sceso a casa di Filippo "prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani, e disse: Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l'uomo di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani dei Gentili" (Atti 21:11). Anche in questo caso la predizione di Agabo si avverò. Dono di parola di conoscenza. Questo dono è la rivelazione di un fatto che sta avvenendo o che è già accaduto. Anche questa rivelazione può essere data in visione o in sogno o mediante una voce. Alcuni esempi biblici in cui troviamo la manifestazione di questo dono sono i seguenti. Gesù disse alla donna samaritana: "Va' a chiamar tuo marito e vieni qua. La donna gli rispose: Non ho marito. E Gesù: Hai detto bene: Non ho marito; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto il vero. La donna gli disse: Signore, io vedo che tu sei un profeta" (Giov. 4:16-19). La donna comprese da questa parola di conoscenza che chi le parlava era un profeta. L'apostolo Pietro tramite una parola di conoscenza venne a sapere che Anania e Saffira avevano venduto il podere di loro possesso per un prezzo superiore al denaro che Anania poi portò ai piedi degli apostoli infatti gli disse: "Anania, perché ha Satana così riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio" (Atti 5:3-4). E per questa sua menzogna fu fatto morire da Dio, assieme a sua moglie che mentì dopo di lui'.
No, non credo che si può definire la parola di sapienza come una rivelazione divina di una conoscenza spirituale impartita da Dio, come nel caso dell'episodio delle due donne che dinnanzi a Salomone dicevano di essere ambedue la madre di quel bambino, o come nel caso di Giacomo che durante l'assemblea di Gerusalemme con le sue parole mise fine alla disputa che era sorta, perché in questi casi ci troviamo davanti semplicemente a uomini che parlarono in base alla sapienza che Dio gli aveva dato; certo, la sapienza di quegli uomini veniva da Dio, ma è una sapienza che ogni credente che teme Dio può avere, basta che la chiede a Dio, come la chiese Salomone. Non dice forse Giacomo nella sua epistola di chiedere sapienza a Dio con fede, senza stare punto in dubbio (cfr. Giac. 1:5)? Ma il dono di parola di sapienza, oltre ad essere una sapienza che viene certamente da Dio, è ‘miracolosa', perché consiste nella rivelazione di qualcosa che concerne il futuro o il piano di Dio per una persona, una comunità di persone, o una nazione. Quindi, io posso esprimere un giusto giudizio tra due fratelli che litigano, o risolvere una questione dottrinale che si è venuta a creare, in base alla sapienza che Dio mi ha dato; ma quella non costituisce una parola di sapienza, perché la parola di sapienza è, per così dire, ‘di un grado superiore', cioè è miracolosa, perché con essa viene rivelata la volontà di Dio sul futuro di qualcuno o di una nazione. Dio conosce tutte le cose, sia quelle passate che quelle future che ancora devono avvenire, quando Lui ci rivela qualcosa che concerne il futuro e che fa parte della sua conoscenza infinita Egli ci dona una parola di sapienza, cioè la rivelazione di una parte del piano di Dio circa una persona, una comunità di persone, una nazione e così via. Rivelazione che oltre alla predizione di un evento futuro, può includere, e spesso include degli ordini di Dio tramite i quali Dio ordina di fare certe cose affinché quelle cose da lui predette si adempiano. Per esempio nel caso di Noè, quando Dio lo avvertì del futuro diluvio che avrebbe mandato sulla terra, gli diede anche degli ordini relativi alla costruzione dell'arca; tutte quelle parole costituiscono una parola di sapienza.
Devo confessarti che poco dopo che mi convertii, credetti anch'io inizialmente che la parola di sapienza fosse costituita da una sapienza data da Dio per risolvere delle questioni difficili, come nel caso di Salomone e di Giacomo a Gerusalemme. Ma studiando le Scritture, e approfondendo le cose, mi trovai davanti ad un grosso problema, e cioè che non capivo bene quale fosse la differenza tra la parola di sapienza e la parola di conoscenza, non solo, ma non capivo neppure quali fossero i doni tramite i quali lo Spirito Santo rivelava il futuro e il passato. Cioè non riuscivo a capire, quali fossero quei doni, tramite cui veniva rivelata la nascita di una determinata persona, la sua morte, il tipo di morte, una carestia, e così via. Come non riuscivo a capire quale fosse il dono tramite cui Dio rivelava qualcosa che era accaduto e che era nascosto alla persona che parlava; come per esempio il fatto che qualcuno avesse mentito, fosse andato in un certo luogo, avesse fatto una certa cosa, e così via. Tra quei doni elencati da Paolo ai Corinzi, non riuscivo proprio a capire quali fossero quei doni. In merito al dono di profezia, pensavo che fosse una rivelazione di qualche fatto futuro, ma poi esaminando bene il dono, mi accorgevo che chi profetizzava non faceva altro che rivolgere un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione, e che quindi in quel dono non era compresa la rivelazione di un evento futuro. In merito al dono del discernimento degli spiriti, pensavo che con esso Dio potesse rivelare cose passate di qualcuno. Ma le cose non mi persuadevano, c'era qualcosa che non andava per il verso giusto, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Un giorno però, mi capitò nelle mani la versione inglese del libro di Kenneth Hagin (che purtroppo dopo diversi anni di ministerio si è corrotto andando dietro a false dottrine come quella della cosiddetta santa risata) dal titolo I believe in visions (Io credo nelle visioni), e leggendo alcune parti dove lui parla del ministero di profeta, e dei relativi doni che ha il profeta, ed esaminando tutte le Scritture che lui citava per vedere se le cose stavano proprio così, fui persuaso che in effetti la parola di sapienza e la parola di conoscenza non erano quelle che avevo pensato fino a quel momento. Poi, molto tempo dopo, mi capitò nelle mani il libro di Harold Horton (insegnante della Parola in seno alle Assemblee di Dio in Inghilterra) dal titolo The Gifts of the Spirit [I Doni dello Spirito], pubblicato dalla Gospel Publishing House di Sprinfield, Missouri (la casa editrice delle Assemblee di Dio negli USA) dove veniva confermato da questo fratello quello che avevo letto nel libro di Hagin. E i suoi ragionamenti erano scritturali e logici. E' chiaro dunque che i libri di questi due predicatori, mi hanno aiutato a comprendere nella maniera retta in particolare questi due doni, loro li avevano capiti prima di me. Considera comunque che quando mi misi a leggere il libro di Hagin avevo circa venti anni.
Per quanto riguarda il dono della fede, io sempre nel mio medesimo scritto che parla dei doni spirituali ho detto che Gesù mediante questo dono fece seccare il fico, ecco le mie parole: ‘La fede di cui Paolo parla come dono, non è la fede che viene dall'udire la Parola di Dio e mediante la quale si viene salvati e si riceve lo Spirito Santo. E' una fede speciale concessa dallo Spirito Santo a taluni in certe occasioni per compiere qualcosa di particolare. Per esempio Gesù mediante questo dono sfamò migliaia di persone per ben due volte con pochi pani e pochi pesci (cfr. Matteo 14:15-21; Mar. 6:30-44; Giov. 6:1-15, e Matt. 15:32-37; Mar. 8:1-9), camminò sulle acque del mar di Galilea (cfr. Matt. 14:25; Mar. 6:48), e fece seccare all'istante un fico (cfr. Matt. 21:18-19)'.
In merito alla tua domanda sulla moltiplicazione dei pani, certamente fu un miracolo operato da Gesù con il dono della fede; va tuttavia detto che il dono della fede opera spesso assieme al dono di potenza di operare miracoli; nel caso della moltiplicazione dei pani operata da Gesù non escludo quindi che sia stato in operazione anche il dono di potenza di operare miracoli che Gesù Cristo aveva.
Butindaro Giacinto