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Il peccato ti toglie la gioia della salvezza e la volontà di fare il bene

Davide, il re d’Israele, dopo aver commesso i peccati di adulterio e di omicidio, una volta che Iddio gli ha mandato un profeta a riprenderlo (cfr. 2 Samuele capitoli 11 e 12), si è pentito ed ha scritto dei salmi, ispirato dallo Spirito santo, tra i quali il 51°, che ci fanno comprendere quale sia stata la sua condizione spirituale e di coscienza interiore.

In quel salmo, tra le altre, Davide dice queste parole:

«Rendimi la gioia della tua salvezza e fa’ che uno spirito volonteroso mi sostenga» (Salmo 51:12)

Dalle parole di Davide comprendiamo che, a causa del peccato commesso, Davide aveva, prima di tutto, perduto la gioia della salvezza che aveva prima di peccare e, inoltre, tra le conseguenze negative in cui è precipitato dopo aver peccato, vi è quella di perdere il sostegno della volontà che viene dal proprio spirito, che, nel caso del credente, agisce insieme allo Spirito di Dio (cfr. Romani 8:16).

Da ciò si comprende che il credente che pecca, perde prima di tutto quella gioia e quella pace interiore che ha cominciato a sentire nel suo cuore a partire dal momento che il Signore lo ha rigenerato spiritualmente e lo ha purificato da tutti i peccati (cfr. Giacomo 1:18). Inoltre, con quello stato d’animo privo di pace e di gioia, che ha lasciato il posto all’angoscia e alla tribolazione (cfr. Romani 2:9), si aggiunge anche il fatto che in tale stato d’animo non si ha la forza né la voglia di compiere delle opere, talvolta neppure quelle normali che si compiono giornalmente, e se la situazione spirituale si protrae per diverso tempo, anche il credente che ha peccato può cadere nella depressione, mostro terribile che sta colpendo molte persone tra i pagani che non conoscono Iddio, ma che è in grado di colpire anche i credenti che si ribellano a ciò che è comandato da Dio ed è scritto nella Parola di Dio. La diffusione di quel male anche sopra le anime dei credenti, è causato dalle false dottrine e i cattivi consigli che vengono dati da certi predicatori delle comunità organizzate umanamente, e molti di coloro che gli danno retta rimangono vittime delle conseguenze delle eresie assimilate.

Dunque, fratelli e sorelle nel Signore, dovete sapere che più vi inoltrate nel sentiero del peccato, più sarà difficile trovare le forze per rialzarsi ed abbandonarlo. Pertanto, vegliate in preghiera e nello studio della Parola di Dio, affinché non cadiate in tentazione, e per avere sempre una buona coscienza e uno spirito volenteroso che vi sostenga nelle attività di tutti i giorni, soprattutto nel servire Iddio.

Cari nel Signore, se vi trovate nella situazione più o meno grave in cui si trovò Davide, dovete pregare come fece lui, il cui modo lo si può leggere nei salmi 32° e 51°, affinché Iddio, che è misericordioso, abbia pietà anche di voi e vi ristabilisca, donandovi di nuovo la gioia della salvezza e restituendovi anche tutte le forze spirituali, per continuare a vivere tutti i giorni in maniera normale, ponendo attenzione a santificarvi e a servire il Signore Iddio con tutto il cuore. Ricordatevi che Iddio non tiene il colpevole per innocente, quindi sappiate che se peccate voi ne pagherete le conseguenze (cfr. Nahum 1:3).

Nessuno vi seduca con vani ragionamenti.

Giuseppe Piredda


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