Domande su come sarà la vita in cielo

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In cielo coloro che sono sposati continueranno ad essere sposati?

No, non continueranno ad essere sposati perché il vincolo matrimoniale si rompe con la morte. Tanto è vero che Paolo parlando ai santi di Roma dice: "Infatti la donna maritata è per la legge legata al marito mentre egli vive; ma se il marito muore, ella è sciolta dalla legge che la lega al marito. Ond'è che se mentre vive il marito ella passa ad un altro uomo, sarà chiamata adultera; ma se il marito muore, ella è libera di fronte a quella legge; in guisa che non è adultera se divien moglie d'un altro uomo" (Rom. 7:2-3). Se dunque una vedova non è adultera se passa ad un altro uomo, ciò vuol dire che non è più considerata moglie del marito defunto.

D'altronde il matrimonio implica una relazione sessuale tra uomo e donna e la possibilità di procreare (fino ad una certa età naturalmente e non per tutto il tempo del matrimonio se questo è lungo), tutte cose che in cielo dopo morti non si possono fare. In cielo uomo e donna non possono avere più rapporti sessuali neppure in vista della procreazione. La dimensione in cui essi si trovano non permette rapporti sessuali perchè essi sono là in cielo con l'anima senza il loro corpo e il rapporto sessuale tra uomo e donna è possibile solo con il corpo.

Che in cielo dopo morti non si è più sposati lo confermò Gesù quando rispose ad un quesito dei Sadducei; ecco la domanda dei Sadducei e la risposta di Gesù: "Maestro, Mosè ci ha scritto che se il fratello di uno muore avendo moglie ma senza figliuoli, il fratello ne prenda la moglie e susciti progenie a suo fratello. Or v'erano sette fratelli. Il primo prese moglie, e morì senza figliuoli. Il secondo pure la sposò; poi il terzo; e così fu dei sette; non lasciaron figliuoli, e morirono. In ultimo, anche la donna morì. Nella risurrezione dunque, la donna, di chi di loro sarà moglie? Perché i sette l'hanno avuta per moglie. E Gesù disse loro: I figliuoli di questo secolo sposano e sono sposati; ma quelli che saranno reputati degni d'aver parte al secolo avvenire e alla risurrezione dai morti, non sposano e non sono sposati, perché neanche possono più morire, giacché son simili agli angeli e son figliuoli di Dio, essendo figliuoli della risurrezione" (Luca 20:28-36). La risposta di Gesù – come puoi vedere – non lascia dubbi di alcun genere a riguardo della condizione post mortem degli sposati; essi sono simili agli angeli, cioè liberi da qualsiasi vincolo matrimoniale. E' vero che nella suddetta risposta Gesù parlò della condizione degli sposati alla resurrezione, cioè dopo che saranno risorti, ma si evince che la medesima cosa si può dire anche della loro condizione fra la morte e la resurrezione. Se infatti alla resurrezione i figli di Dio non sposeranno e non saranno sposati pur ottenendo un corpo immortale e incorruttibile, cioè pur ritornando con la loro anima nel corpo, quanto più si può dire questa cosa dei figli di Dio dopo che sono morti quando sono in cielo solo con la loro anima? E poi, se così non fosse, ciò equivarrebbe a dire che il matrimonio è valido fino alla resurrezione per cui una vedova se passa ad un altro uomo commetterebbe adulterio (perché risulterebbe ancora moglie del defunto) il che contraddirebbe l'insegnamento biblico.

Con tutto questo discorso non si vuol dire naturalmente che un uomo in cielo non riconoscerà quella che sulla terra era stata sua moglie, perché in effetti in cielo ci riconosceremo perché saremo pienamente coscienti; per cui i figli riconosceranno i genitori, e viceversa, e i mariti le loro mogli e viceversa, ecc. ovviamente stiamo parlando di quei casi dove figli e genitori erano salvati, e dove marito e moglie erano ambedue credenti.

Diventeremo angeli quando andremo in cielo?

No, noi credenti non diventeremo angeli quando moriremo e andremo in cielo con il Signore.

Gli angeli sono delle creature celesti che in cielo rimangono distinti e separati dalle anime di coloro che muoiono nel Signore. Questo lo si evince in maniera chiara da quanto dice Giovanni nell'Apocalisse che dice di aver visto in cielo "le anime di quelli ch'erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che aveano resa" (Apoc. 6:9) che si trovavano sotto l'altare davanti a Dio, e gli angeli che stavano in piedi attorno al trono e agli anziani e alle quattro creature viventi (cfr. Apoc. 7:11).

E poi si tenga presente che gli angeli sono degli spiriti ministratori mandati a servire a pro di coloro che hanno da eredare la salvezza (cfr. Ebr. 1:14), per cui essi sono degli esseri celesti che Dio manda a compiere delle mansioni in favore dei credenti sulla terra, ciò è confermato molte volte dalla Sacra Scrittura. Mentre le anime di coloro che muoiono nel Signore non vengono mandate da Dio sulla terra a servire i santi, ma rimangono in cielo.

E poi coloro che muoiono nel Signore non possono diventare angeli perché in cielo attendono la resurrezione dei loro corpi e quando questa avverrà allora la loro anima si riunirà con il loro corpo trasformato dalla potenza di Dio in un corpo glorioso, immortale e incorruttibile. E si badi bene che nemmeno quando i morti in Cristo risorgeranno essi diventeranno degli angeli, essi saranno però simili agli angeli perché non potranno più morire, ecco il significato delle seguenti parole di Gesù: "I figliuoli di questo secolo sposano e sono sposati; ma quelli che saranno reputati degni d'aver parte al secolo avvenire e alla risurrezione dai morti, non sposano e non sono sposati, perché neanche possono più morire, giacché son simili agli angeli e son figliuoli di Dio, essendo figliuoli della risurrezione" (Luca 20.34-36).

In cielo ci riconosceremo?

Sì, in cielo ci riconosceremo tutti. Se riconosceremo di certo il Figliuolo di Dio, benchè non l'abbiamo veduto e non l'abbiamo conosciuto nei giorni della sua carne e non abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua resurrezione, di certo riconosceremo anche tutti i santi del passato e quelli del presente che sono ancora vivi. Quando una persona muore infatti l'anima sua che continua a vivere in cielo ha la sembianza della persona morta quando era in vita; per cui egli o ella sarà facilmente e subito riconoscibile. Anche nel caso di fratelli e sorelle o di parenti lontani che sono morti in Cristo ma che noi non abbiamo conosciuto sulla terra, vale il discorso che noi li riconosceremo una volta in cielo. Quindi noi riconosceremo l'apostolo Paolo, l'apostolo Giovanni ecc. Non sappiamo però come faremo a riconoscerli una volta che saremo in cielo; ma questo non ci interessa molto, quello che importa è che potremo parlare con loro chiamandoli con il nome con cui erano vissuti sulla terra senza sbagliare persona.

La conferma biblica che i morti riconoscono i morti l'abbiamo nella storia del ricco e di Lazzaro che dice quanto segue: "Or v'era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente; e v'era un pover'uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d'ulceri, e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulceri. Or avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d'Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito. E nell'Ades, essendo ne' tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma" (Luca 16:19-24). Si noti come quel ricco dall'Ades riconobbe sia Abramo che non aveva conosciuto, che Lazzaro che invece aveva conosciuto sulla terra.

I miei cani verranno in paradiso con me?

No, non verranno con te in paradiso perché i cani, come tutti gli altri animali, non hanno un anima che alla morte si diparte per andare o in cielo o all'inferno. Gli animali hanno sì uno spirito o un soffio come ce lo abbiamo noi esseri umani che quando si ritira provoca la morte e fa ritornare alla polvere sia loro che noi, e quindi da questo punto di vista noi esseri umani non abbiamo nessuna superiorità sulle bestie secondo che è scritto: "Poiché la sorte de' figliuoli degli uomini è la sorte delle bestie; agli uni e alle altre tocca la stessa sorte; come muore l'uno, così muore l'altra; hanno tutti un medesimo soffio, e l'uomo non ha superiorità di sorta sulla bestia; poiché tutto è vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengon dalla polvere, e tutti ritornano alla polvere" (Eccl. 3:19-20). Ma gli animali non hanno un anima razionale e cosciente che dopo la morte continua ad esistere in un luogo ultraterreno in uno stato cosciente. A conferma di ciò c'è anche il fatto che essi non hanno la capacità di accettare o rifiutare il Vangelo, perchè il continuare a vivere in paradiso dipende dall'accettazione del Vangelo sulla terra mentre il continuare a vivere all'inferno dipende dal rifiuto del medesimo Vangelo, facoltà questa che invece l'essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, possiede. Questo dunque conferma che gli animali non possono avere una anima come noi.

Butindaro Giacinto


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