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"La dottrina di Balaam"

Introduzione

 

Dalla Scrittura è chiamata la dottrina di Balaam, perché fu lui ad inse­gnarla per prima. Ed è una dottrina perversa che viene insegnata da taluni pastori evangelici (soprattutto in ambito non Pentecostale). Innanzi tutto vediamo chi era questo Balaam e perché insegnò questa dottrina.

La Scrittura dice: “Or Balak, figliuolo di Tsippor, vide tutto quello che Israele aveva fatto agli Amorei; e Moab ebbe grande paura di questo popolo, ch'era così numeroso; Moab fu preso d'angoscia a cagione dei figliuoli d'Israele. Onde Moab disse agli anziani di Madian: ‘Ora questa moltitudine divorerà tutto ciò che è dintorno a noi, come il bue divora l'erba dei campi'. Or Balak, figliuolo di Tsippor era, in quel tempo, re di Moab. Egli mandò ambasciatori a Balaam, figliuolo di Beor, a Pethor che sta sul fiume, nel paese dei figliuoli del suo popolo per chia­marlo e dirgli: ‘Ecco, un popolo è uscito d'Egitto; esso ricopre la faccia della terra, e si è stabilito dirimpetto a me; or dunque vieni, te ne prego, e maledicimi questo popolo; poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo, e potrò cacciarlo dal paese; poiché so che chi tu benedici è bene­detto, e chi tu maledici è maledetto” (Numeri 22:2-6).

Ora, questo Balaam che era profeta rifiutò di andare da Balak, ma Balak lo mandò a chiamare di nuovo, ed a questo suo secondo invito egli decise di recarsi da Balak. Quando Balaam arrivò presso Balak pronunziò degli oracoli di Dio perché Dio gli mise le sue parole in bocca; ed invece di maledire Israele, come Balak pensava avrebbe fatto, egli lo benedisse infatti Balaam disse: “Ecco, ho ricevuto l'ordine di benedire; egli ha benedetto; io non revocherò la benedizione” (Numeri 23:20).

Egli lo benedisse per ben tre volte, e quando Balak vide ciò si adirò contro Balaam e gli disse: “Io t'ho chiamato per maledire i miei nemici, ed ecco che li hai benedetti già per la terza volta. Or dunque fuggitene a casa tua! Io avevo detto che ti colmerei di onori; ma, ecco, l'Eterno ti rifiuta gli onori” (Numeri 24:10-11). Così Balak mandò via Balaam il quale prima di andarsene preannunziò per lo Spirito a Balak, la rovina di Moab il popolo di cui Balak era re in quel tempo, infatti disse: “Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino: un astro sorge da Giacobbe, e uno scettro s'eleva da Israele, che colpirà Moab da un capo all'altro e abbatterà tutta quella razza turbolenta” (Numeri 24:17).

Ora, va detto che esaminando gli oracoli di Balaam bisogna dire che in essi non v'è nulla di storto o di falso, ma che essi sono Parola di Dio, e non potrebbe essere altrimenti perché quelle proferite da Balaam furono parole che egli pronunziò sospinto dallo Spirito Santo. Le scritture che attestano ciò sono le seguenti: “Allora l'Eterno mise delle parole in bocca a Balaam e gli disse: Torna da Balak, e parla così” (Numeri 23:5) e: “E l'Eterno si fece incontro a Balaam, gli mise delle parole in bocca e gli disse: Torna da Balak, e parla così” (Numeri 23:16), e: “E, alzati gli occhi, Balaam vide Israele accampato tribù per tribù; e lo Spirito di Dio fu sopra lui. E Balaam pronunziò il suo oracolo..." (Numeri 24:2-3).

Dunque Balaam rifiutò di maledire Israele, egli quindi agì in maniera giusta. Ma proseguendo nel leggere la storia del viaggio d'Israele nel deserto si scopre che questo stesso Balaam insegnò a Balak come fare cadere nel peccato Israele. E' scritto infatti: “Or Israele era stanziato a Sittim, e il popolo cominciò a darsi alla impurità con le figliuole di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi, e il popolo mangiò e si prostrò dinnanzi agli dèi di quelle. Israele si unì a Baal-Peor, e l'ira dell'Eterno si accese contro Israele (…..) Di quel flagello morirono ventiquattromila persone” (Numeri 25:3,9). Quindi gli Israeliti commisero fornicazione con le figliuole di Moab, le quali li trascinarono a mangiare delle cose sacrificate agli idoli di Moab ed a prostrarsi davanti ad essi. Qualcuno dirà: ‘Ma cosa c'entra Balaam in tutto questo?' C'entra, perché le figliuole di Moab trascinarono gli Israeliti in quella infe­deltà contro Dio a suggestione di Balaam, il quale in seguito, quando Dio ordinò a Mosè di vendicare i figliuoli d'Israele, fu ucciso di spada (cfr. Numeri 31:16,8).

Quindi, quello che le figliuole di Moab fecero, lo fecero perché Balaam disse loro di farlo, e questo lo confermò il Signore Gesù quando, parlando di Balaam all'angelo della chiesa di Pergamo, disse che Balaam “insegnava a Balac a porre un intoppo davanti ai figliuoli d'Israele, inducendoli a mangiare delle cose sacrifica­te agli idoli e a fornicare” (Apocalisse 2:14). Balaam sapeva che se Israele avesse commesso fornicazione e avesse mangiato delle cose sacrificate agli idoli si sarebbe attirato l'ira di Dio (Dio aveva infatti ordinato ad Israele: “Guardati dal fare lega con gli abitanti del paese, affinché, quando quelli si prostituiranno ai loro dèi e offriran­no sacrifici ai loro dèi, non avvenga ch'essi t'invitino, e tu mangi dei loro sacrifici, e prenda delle loro figliuole per i tuoi figliuoli, e le loro figliuole si prostituiscano ai loro dèi, e inducano i tuoi figliuoli a prostituirsi ai loro dèi” - Esodo 34:15-16), e perciò insegnò a Balak a far fare a Israele proprio quello che Dio aborriva, e questo lo fece per amore di lucro perché egli cercò il suo proprio interesse. Anche oggi di uomini che insegna­no cose che non dovrebbero per amore di disonesto guadagno come fece Balaam ce ne sono e noi da costoro siamo chiamati a guardar­ci.

 

 

Confutazione

 

Anticamente, in alcune Chiese dell'Asia vi erano credenti che profes­savano questa perversa dottrina. Ve ne erano nella chiesa di Pergamo infatti il Signore disse all'angelo di quella chiesa: “Ma ho alcune poche cose contro di te: cioè, che tu hai quivi di quelli che professano la dottrina di Balaam (...) Ravvediti dunque; se no, verrò tosto a te, e combatterò contro a loro con la spada della mia bocca” (Apocalisse 2:14,16); come anche nella chiesa di Tiatiri infatti il Signore disse all'angelo di quella Chiesa: “Ma ho questo contro a te: che tu tolle­ri quella donna Jezabel, che si dice profetessa e insegna e seduce i miei servitori perché commettano fornicazione e mangino cose sacrificate agl'idoli. E io le ho dato tempo per ravvedersi, ed ella non vuole ravvedersi della sua fornicazione. Ecco, io getto lei sopra un letto di dolore, e quelli che commettono adulterio con lei in una gran tribolazione, se non si ravvedono delle opere d'essa. E metterò a morte i suoi figliuoli; e tutte le chiese conosceranno che io sono Colui che investigo le reni ed i cuori; e darò a ciascuno di voi secondo le opere vostre” (Apocalisse 2:20-23). Vorrei farvi notare che il Signore non ammonì solamente coloro che insegnavano e praticavano la dottrina di Balaam, ma anche quelli che la tolleravano, e questo ci fa comprendere come noi non dobbiamo tollerare chi la insegna altrimenti il Signore ci riprenderà. Se sorge quindi fra voi qualcuno che comincia ad insegnare questa dottrina esso deve essere subito ripreso severamente, e se non vuole ravvedersi deve essere messo al largo dalla fratellan­za, perché di certo corromperebbe tutti secondo che è scritto: “Un pò di lievito fà lievitare tutta la pasta” (1 Corinzi 5:6). Badate che secon­do quello che insegna la Scrittura, sia coloro che insegnano questa dottrina e sia coloro che la praticano, se non si ravvedo­no verranno giudicati da Dio. Vi ricordo infatti a tale riguardo che nel deserto Dio fece morire ventiquattromila persone, per essersi dati alla fornicazione ed essersi messi a mangiare cose sacrifi­cate agli idoli (il che è idolatria), ed anche che il Signore disse che se Jezabel e i suoi servitori non si fossero ravveduti delle loro opere malvage (fornicazione e idolatria) egli li avrebbe puniti. Questo lo dico affinché nessuno v'inganni con parole seducenti facendovi passare la fornicazione e l'idolatria come cose buone; state attenti perché per queste cose “l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli” (Efesini 5:6).

Considerando attentamente quello che Balaam insegnò, bisogna riconoscere che egli insegnava a fare proprio due tra le cose da cui gli apostoli e gli anziani che si riunirono a Gerusalemme (attorno alla metà del primo secolo dopo Cristo) ci hanno comandato di astenerci. A Gerusalemme, gli apostoli e gli anziani si riuni­rono per discutere la questione che era sorta, e cioè se coman­dare ai Gentili di farsi circoncidere e d'osservare la legge di Mosè (come dicevano alcuni) o no. Dopo avere discusso la questio­ne presero una unanime decisione; decisione che fu messa per iscritto e mandata ai credenti di fra i Gentili che erano in Antiochia, in Siria e in Cilicia. In quella lettera furono scrit­te queste parole: “Gli apostoli e i fratelli anziani, ai fratelli di fra i Gentili che sono in Antiochia, in Siria ed in Cilicia, salute. Poiché abbiamo inteso che alcuni, partiti di fra noi, vi hanno turbato coi loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre, benché non avessimo dato loro mandato di sorta, è parso bene a noi, riuniti di comune accordo, di scegliere degli uomini e di mandarveli assieme ai nostri cari Barnaba e Paolo, i quali hanno esposto la propria vita per il nome del Signor nostro Gesù Cristo. Vi abbiamo dunque mandato Giuda e Sila; anch'essi vi diranno a voce le medesime cose. Poiché è parso bene allo Spirito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v'asteniate dalle cose sacrificate agl'idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani” (Atti 15:23-29).

Quindi, noi ci dobbiamo guardare anche dalla fornicazione e dal mangia­re cose sacrificate agli idoli, secondo quello che è parso bene in primo luogo allo Spirito della verità di imporci per il nostro bene.

 

 

La fornicazione e il mangiare cose sacrificate agli idoli: perchè sono da evitare

 

Vediamo in che cosa consistono questi peccati e perché noi li dobbiamo fuggire.

Paolo scrisse ai santi di Corinto: “Il corpo però non è per la fornicazione, ma è per il Signore, e il Signore è per il corpo; e Dio, come ha risuscitato il Signore, così risusciterà anche noi mediante la sua potenza. Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo? Torrò io dunque le membra di Cristo per farne membra d'una meretrice? Così non sia. Non sapete voi che chi si unisce a una meretrice è un corpo solo con lei? Poiché, dice Iddio, i due diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui. Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l'uomo commetta è fuori del corpo; ma il forni­catore pecca contro il proprio corpo. E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Corinzi 6:13-20).

Ora, noi credenti dal momento che abbiamo creduto nel Signore, ci siamo uniti al Signore e siamo diventati un solo spirito con lui (“questo mistero è grande” Efesini 5:32, diceva Paolo).

Quindi, come l'uomo dopo che lascia suo padre e sua madre e si unisce alla sua moglie diventa una sola carne assieme a sua moglie, così noi che dopo essere fuggiti dalle contaminazioni del mondo ci siamo uniti al Signore “siamo divenuti una stessa cosa con lui” (Romani 6:5); perciò le nostre membra sono diventate le membra di Cristo. Esse non ci appartengono, perché sono di Cristo; siamo il tempio dello Spirito Santo perché lo Spirito di Dio abita in noi. Ora, questo tempio è santo ed appartiene a Dio, e ci viene coman­dato di fuggire la fornicazione e di conservarlo in santità ed onore fino alla venuta del nostro Signore. Ma perché dobbiamo fuggire la fornicazione? Perché é un peccato; ed é un peccato diverso dagli altri peccati perché mentre ogni altro peccato che l'uomo commette è fuori del corpo, il fornicatore pecca contro il proprio corpo. Egli pecca contro il tempio di Dio profanandolo e contaminandolo, perché si unisce carnalmente ad una donna che non è sua moglie. Dico ad una donna che non è sua moglie perché, non commette fornicazione solo l'uomo che si unisce ad una mere­trice, ma anche l'uomo che, per esempio, ha una relazione carnale con la sua propria fidanzata e questo perché Dio ha detto: “L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne” (Genesi 2:24). La relazione carnale è legittima e non costituisce peccato quando avviene con la propria moglie, ma qualsiasi rapporto con una donna che non è la propria moglie è peccato.

Per ciò che riguarda le cose sacrificate agli idoli vediamo quello che Paolo scrisse ai Corinzi perché le sue parole ci fanno comprendere perché noi dobbiamo astenerci dal mangiarle.

Paolo ha scritto: “Guardate l'Israele secondo la carne; quelli che mangiano i sacrifici non hanno essi comunione con l'altare? Che dico io dunque? Che la carne sacrificata agli idoli sia qualcosa? Che un idolo sia qualcosa? Tutt'altro; io dico che le carni che i Gentili sacrificano, le sacrificano ai demoni e non a Dio; or io non voglio che abbiate comunione coi demoni. Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demo­ni. O vogliamo noi provocare il Signore a gelosia? Siamo noi più forti di lui?" (1 Corinzi 10:19-22).

Paolo innanzi tutto dice di guardare all'Israele secondo la carne per comprendere come i Giudei, quando mangiavano i sacrifici offerti a Dio sull'altare degli olocausti, avevano comunione con l'altare, quindi con qualche cosa di santissimo perché l'altare era santissimo infatti dopo che esso fu costruito per ordine di Dio, Dio disse a Mosè: “Ungerai pure l'altare degli olocausti e tutti i suoi utensili, consacrerai l'altare, e l'altare sarà santissimo” (Esodo 40:10). Dunque gli Israeliti quando mangiavano i sacri­fici che essi offrivano a Dio non avevano affatto comunione coi demoni perché era stato Dio a comandare loro di offrirgli dei sacrifici sull'altare mediante il fuoco: quei sacrifici erano offerti a Dio.

Ma la stessa cosa non si può dire per i Gentili e le cose che essi sacrificano sui loro altari ai loro idoli. Perché? Perché, benché l'idolo sia nulla, le carni che i Gentili sacrificano le sacrificano ai demoni e non a Dio. Sono chiamate “cose contamina­te nei sacrifici agl'idoli” (Atti 15:20) perché, pure essendo dei cibi che Dio ha creati, nel momento in cui i Gentili le consacrano ai loro idoli e le sacrificano ai loro dèi si contaminano. Ma si contami­nano pure coloro che le mangiano perché essi si mettono ad avere comunione coi demoni.

Che cosa avviene quindi se dei credenti mangiano delle cose sacrificate ad un idolo? Paolo innanzi tutto dice che la loro coscienza, essendo debole è contaminata infatti disse ai Corinzi: “Alcuni, abituati finora all'idolo, mangiano di quelle carni com'essendo cosa sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata” (1 Corinzi 8:7), e poi fa chiaramente capire che essi provocano il Signore a gelosia. E che sia così è confermato dal fatto che quando gli Israeliti abbandonarono Dio e andarono dietro agli idoli delle nazioni prostrandosi davanti ad essi e offrendo loro dei sacrifici, provocarono a gelosia il Signore e si contaminarono infatti è scrit­to: “Essi l'hanno mosso a gelosia con divinità straniere, l'hanno irritato con abominazioni. Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio” (Deuteronomio 32:16-17), ed anche: “Essi si contaminarono con le loro opere..." (Salmo 106:39). Quindi fratelli, vegliamo per non contaminarci e per non provocare Dio a gelosia. Ricordatevi che “lo Spirito che Egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia” (Giacomo 4:5).

Sempre su questo tema, cioè sulle cose sacrificate agli idoli, ecco come Paolo ha detto di comportarsi: “Mangiate di tutto quello che si vende al macello senza fare inchieste per motivo di coscienza; perché al Signore appar­tiene la terra e tutto quello ch'essa contiene. Se qualcuno dei non credenti v'invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dice: Questa è cosa di sacrifici, non ne mangiate per riguardo a colui che v'ha avvertito, e per riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non tua, ma di quell'altro; infatti, perché la mia libertà sarebb'ella giudicata dalla coscienza altrui? E se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie? Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che faccia­te alcun'altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Corinzi 10:25-31).

Noi credenti quindi possiamo mangiare liberamente, rendendo grazie a Dio, di tutto quello che si vende al macello e di tutto quello che gli increduli ci mettono davanti quando essi ci invi­tano e noi ci andiamo, ma questo, abbiamo il diritto ed il dovere di farlo senza fare inchieste. Questo significa che quando andia­mo in macelleria non ci dobbiamo mettere a domandare: ‘Questa carne è per caso sacrificata (o consacrata) ad un idolo', e che quando andiamo a casa di non credenti non ci dobbiamo mettere a fare loro delle domande simili sui cibi che essi ci offrono da mangiare. Però, in quest'ultimo caso, se essi ci dicono: ‘Guarda­te che questa cosa é sacrificata ad un idolo', allora noi abbiamo il dovere di astenerci da essa per non venire criticati aspramen­te per quello di cui rendiamo grazie ed anche per non fare pensa­re nell'intimo dei non credenti che noi che diciamo di avere conosciuto il solo vero Dio abbiamo la libertà di mangiare pure di quella cosa sacrificata all'idolo. Voi sapete che gli incredu­li si vantano dei sacrifici che essi consacrano ai loro idoli e noi dobbiamo togliergli ogni occasione di vantarsi a nostre spese. Noi credenti siamo chiamati anche a mangiare ed a bere alla gloria di Dio, per questo dobbiamo togliere a chicchessia l'occa­sione di biasimare il nome di Dio a motivo della nostra condotta.

Di cose contaminate nei sacrifici agli idoli ve ne sono anche in questa nazione perché anche in questa nazione vi sono idoli che sono amati, adorati e serviti da quelli che non conoscono Dio. In questa nazione chiamata falsamente cristiana vi sono moltitudini di persone che quotidianamente vanno in delirio per degli idoli. Sono idoli, quantunque non rappresentino un uccello, od un cane, o un serpente, ma solo delle persone scomparse d'in sulla faccia della terra (Maria, Giuseppe, Pietro, ecc.,) e per tradizione, coloro che li adorano, offrono loro e gli dedicano svariate cose; carni, dolci, frutta. Noi, è proprio da queste cose che ci dobbiamo astenere al fine di non provocare a gelosia il Signore.

 

Con un tale non dovete neppure mangiare

 

Voglio infine ricordarvi che Paolo disse ai Corinzi: “V'ho scritto nella mia epistola di non mischiarvi coi fornicatori; non del tutto però coi fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i rapaci, o con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; ma quel che v'ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur mangiare. Poiché, ho io forse da giudicar que' di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Que' di fuori li giudica Iddio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi” (1 Corinzi 5:9-12). Il che significa che con uno che si dice fratello, ma è fornicatore o idolatra (chi mangia cose sacrificate agli idoli è un idolatra), noi non dobbiamo neppure mangiare. Ci dobbiamo separare da lui, togliendolo di mezzo dall'assemblea dei santi, ammonendolo, nella speranza che Dio gli conceda di ravvedersi e fare frutti degni di ravvedimento. E questo perché un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta. Dunque la Scrittura ci dice come ci dobbiamo comportare verso coloro che professano la dottrina di Balaam.

Termino dicendovi questo, nessuno vi seduca con vani ragionamenti. Levate la vostra voce contro la dottrina di Balaam, non state zitti. Non tollerate né coloro che la insegnano e neppure coloro che la praticano.

Giacinto Butindaro

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