Domande sul dare e sostenere materialmente l'opera di Dio e i suoi servitori

Home > Dottrina > La Chiesa > Domande sul sostentamento materiale dell'opera di Dio

E' giusto che il pastore non lavori ma sia sostenuto finanziariamente e materialmente dalla Chiesa che pastura?

Sì, è giusto perché il pastore ha questo diritto nel Signore, cioè ha il diritto di non lavorare per essere dato a pieno tempo alla cura delle pecore che gli sono toccate in sorte per cui ha il diritto di essere sostenuto finanziariamente dalla Chiesa di cui si prende cura. Quando si dice che egli ha questo diritto si vuole implicitamente dire che la Chiesa ha il dovere di supplire a tutti i suoi bisogni siccome è scritto ai Galati: "Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi l'ammaestra" (Gal. 6:6).

La mercede che la Chiesa gli dà non è altro che la mercede di cui è degno l'operaio del Signore secondo che ebbe a dire Gesù Cristo: "L'operaio è degno della sua mercede" (Luca 10:7). L'apostolo Paolo conferma questo diritto che ha l'operaio del Signore nel dire: "Chi è mai che fa il soldato a sue proprie spese? Chi è che pianta una vigna e non ne mangia del frutto? O chi è che pasce un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico io queste cose secondo l'uomo? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di Mosè è scritto: Non metter la musoliera al bue che trebbia il grano. Forse che Dio si dà pensiero de' buoi? O non dice Egli così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza; e chi trebbia il grano deve trebbiarlo colla speranza d'averne la sua parte…. Non sapete voi che quelli i quali fanno il servigio sacro mangiano di quel che è offerto nel tempio? e che coloro i quali attendono all'altare, hanno parte all'altare? Così ancora, il Signore ha ordinato che coloro i quali annunziano l'Evangelo vivano dell'Evangelo" (1 Cor. 9:7-10,13-14). Come si può vedere l'apostolo prende a sostegno di questo diritto, che hanno i ministri di Dio, la legge sia quando dice che non si deve mettere la museruola al bue che trebbia il grano (cfr. Deut. 25:4) e sia quando dice che i sacerdoti vivevano di quello che era offerto sull'altare e che quelli che facevano il servigio sacro nel tempio mangiavano di quello che era offerto nel tempio che consisteva nelle decime e nelle offerte che gli Ebrei dovevano portare nella casa di Dio affinchè ci fosse del cibo in essa (cfr. Mal. 3:10) per coloro che svolgevano i vari servizi nel tempio. Ovviamente, dato che adesso siamo sotto la grazia e non più sotto la legge, e i ministri del Signore devono vivere del Vangelo e non della legge di Mosè, il principio della decima non è più valido. Rimane tuttavia valido il principio di base che è quello di far parte dei propri beni materiali a chi è stato appartato da Dio per la predicazione del Vangelo e l'ammaestramento del popolo di Dio. Quindi il proprio pastore deve essere messo in grado, se ancora non lo è, di adempiere il ministerio che Dio gli ha affidato nella maniera che prescrive la Scrittura cioè a pieno tempo. Sia lui che la Chiesa ne avranno del bene.

Come mai molti credenti non vogliono contraccambiare il servizio che viene loro rivolto dai ministri del Vangelo?

Questa è una domanda che ha una sola risposta, e cioè perché sono avari, amanti del denaro, e pensano che far parte dei loro beni materiali a coloro che li ammaestrano sia dannoso, sia l'equivalente di buttare i soldi dalla finestra. Purtroppo oggi in seno alla fratellanza c'è molto amore per il denaro, sono molti quelli che cercano di arricchire materialmente, di accumulare il più possibile su questa terra, e che rifiutano di aprire la loro mano per sostenere materialmente coloro che annunziano il Vangelo e li ammaestrano, cosa questa che è espressamente ordinata dalla Scrittura quando dice: "Colui che viene ammaestrato nella Parola, faccia parte di tutti i suoi beni a chi l'ammaestra" (Gal. 6:6). Ma costoro invece hanno dimenticato questo ordine di Dio, se lo sono gettato alle loro spalle. Nel loro cuore non c'è il minimo desiderio di far parte del loro denaro a chi li ammaestra, per costoro i ministri del Vangelo hanno solo il dovere di predicare il Vangelo come si conviene e di insegnare la Parola di Dio, loro invece hanno solo il diritto di essere serviti e bene! Per la Parola di Dio invece coloro che annunciano il Vangelo e s'affaticano nella predicazione e nell'insegnamento hanno anche il diritto di vivere del Vangelo, per cui hanno il diritto di non lavorare per essere dati a tempo pieno alla predicazione e all'insegnamento della Parola, e chi invece riceve il beneficio del loro ministerio ha il dovere di aiutarlo economicamente. Non diceva forse l'apostolo Paolo ai Corinzi: "Chi è mai che fa il soldato a sue proprie spese? Chi è che pianta una vigna e non ne mangia del frutto? O chi è che pasce un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico io queste cose secondo l'uomo? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di Mosè è scritto: Non metter la musoliera al bue che trebbia il grano. Forse che Dio si dà pensiero de' buoi? O non dice Egli così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza; e chi trebbia il grano deve trebbiarlo colla speranza d'averne la sua parte. Se abbiam seminato per voi i beni spirituali, è egli gran che se mietiamo i vostri beni materiali? (…) Non sapete voi che quelli i quali fanno il servigio sacro mangiano di quel che è offerto nel tempio? e che coloro i quali attendono all'altare, hanno parte all'altare? Così ancora, il Signore ha ordinato che coloro i quali annunziano l'Evangelo vivano dell'Evangelo" (1 Cor. 9:7-14)? Si badi che questo vivere del Vangelo è un diritto che i ministri hanno nel Vangelo infatti così Paolo lo definisce poco più avanti (cfr. 1 Cor. 9:18). Ma gli avari calpestano il diritto nell'Evangelo che hanno i ministri del Vangelo, se ne fanno beffe. Il denaro lo hanno in abbondanza, non gli manca, ma rifiutano di darne una parte e in maniera regolare ai servi di Dio (e se fanno vedere che danno anche loro, danno le loro briciole e pure mormorando, di mala voglia). Loro pensano che sia meglio investirlo in vestiti di lusso, in bigiotteria, in case, in macchine di lusso, in televisioni, in divertimenti, in vacanze, che utilizzarlo per supplire ai bisogni di coloro che li ammaestrano. 'Dio provvederà, fratello', sono capaci di dirti; dimenticando che Dio si usa proprio dei suoi figliuoli per sostenere materialmente i suoi collaboratori. Certo, perché no? Talvolta Dio si usa pure di persone del mondo e di angeli ma rimane il fatto che nella maggior parte dei casi si userà dei credenti per supplire ai bisogni dei suoi ministri. Costoro sono anche capaci di dirti: 'Tu devi dare gratuitamente fratello, quello che hai ricevuto da Dio', ben detto, dico io; ma voglio ricordarvi che Gesù dopo avere detto ai suoi apostoli: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Matt. 10:8), gli disse pure: "L'operaio è degno del suo nutrimento" (Matt. 10:10), e ai settanta disse che "l'operaio è degno della sua mercede" (Luca 10:7). Dunque il fatto che il servitore del Signore debba offrirvi gratuitamente la sapienza e la potenza ricevute da Dio, e di mettere gratuitamente al vostro servizio i suoi doni, non vi dà nessun diritto, e ripeto nessuno, di non reputarlo degno del vostro concreto aiuto materiale e finanziario. Il servo di Dio non deve dunque chiedere compensi e stabilire tariffe per le prestazioni spirituali a vostro favore, ma egli ha il diritto di ricevere le vostre offerte in denaro per vivere lui e la sua famiglia. Ma è qui il punto che vi duole, avari, che non sopportate: voi non amate che si dica che l'operaio del Signore è degno della sua mercede. Ma ditemi un po', voi ostinati di cuore: 'Se uno di voi lavorasse una mesata intera per qualcuno nella sua vigna e per questo suo lavoro non venisse reputato degno né del suo nutrimento come neppure della sua paga, che direste voi?' vi piacerebbe? Non è che forse prendereste tutti quei passi biblici dove si condannano coloro che fanno lavorar i propri servi per nulla, frodandoli del loro salario? Sono sicuro che sareste i primi a dire che avevate il diritto alla vostra paga mensile e che questo diritto è stato invece calpestato!' Sappiate che con coloro che vi servono ammaestrandovi è la stessa cosa: se voi non li reputate degni di una paga voi calpestate il loro diritto.

Vi avverto però che Dio non vi terrà per innocenti, perché meritate il suo castigo. Non vi illudete, Dio a suo tempo vi farà mietere i frutti amari della vostra avarizia. Continuate, continuate pure a fare finta di niente; Dio vi prenderà il vostro denaro e ve lo farà perdere come se aveste le tasche bucate. A suo tempo perderete quello che avreste dovuto dare ai suoi servi; anzi molto di più. Chi non raccoglie con me disperde, disse Gesù (cfr. Luca 11:23).

Gradiremmo ricevere informazioni alla luce della Parola di Dio in merito a queste due domande, grazie.
1) L'Ecumenismo è scritturale oppure no?
2) La facoltà delle organizzazioni religiose di raccogliere soldi attraverso la dichiarazione dei redditi, vedi l'8 x 1000, è scritturale oppure no?

No, non sono scritturali né l'ecumenismo e neppure la facoltà di ricevere dallo Stato l'8 per mille.

L'ecumenismo non è scritturale perché il suo scopo è una falsa unità a livello mondiale fra tutti coloro che si dichiarano Cristiani (quindi sia Cattolici Romani, che Protestanti, che Ortodossi e altro) e perno di questa unità dovrebbe essere il Capo della Chiesa Cattolica Romana, ossia il papa, perché lui si ritiene il Capo visibile della Chiesa di Cristo sulla terra. Attorno a lui e sotto di lui dovrebbero riunirsi tutti i Cristiani. Definisco questa unità falsa perché essa non si fonda sulla verità ma su un miscuglio di verità e menzogne che vengono intrecciate abilmente (le cose vere sono per citarne alcune, la Trinità, la divinità di Cristo, la sua morte e la sua resurrezione e la sua seconda venuta, mentre le cose false sono per esempio la salvezza per opere, il primato del vescovo di Roma, il culto alle cosiddette immagini e statue sacre, la confessione al prete, il pedobattesimo, la dottrina della rigenerazione battesimale, la messa, l'imposizione del celibato, il purgatorio, e moltissime altre). Per cui essere a favore dell'ecumenismo significa dovere essere a favore di varie menzogne (o comunque dover tollerare varie menzogne) di cui il padre è il diavolo. In altre parole, se uno si vuole schierare a favore dell'ecumenismo deve schierarsi contro la Parola di Dio, e deve di conseguenza cambiare parecchi suoi atteggiamenti: da intollerante verso i seduttori deve diventare tollerante, deve diventare insomma come l'angelo della chiesa di Tiatiri che tollerava Jezabel che insegnava e seduceva i servitori di Gesù perché commettessero fornicazione e mangiassero cose sacrificate agli idoli (cfr. Apoc. 2:20), comportamento che ti ricordo fece indignare il Signore che riprese quell'angelo. Ti faccio un esempio pratico con me stesso: se io mi schierassi a favore dell'ecumenismo dovrei mettermi a chiamare fratelli persone che non sono ancora affatto salvate, ma ancora morte nei loro peccati e cercano di guadagnarsi la vita eterna e il perdono dei loro peccati tramite opere buone, mortificazioni ecc., il che equivale a chiamare fratelli coloro che ancora sono dei figli del diavolo, nemici della croce perché ritengono che la salvezza si possa ottenere con le opere buone. Questo naturalmente significherebbe che a costoro non dovrei più predicare il ravvedimento e la remissione dei peccati mediante la fede in Gesù, e questo perché essi anche se non sono sicuri della loro salvezza (i Cattolici Romani infatti non possiedono questa sicurezza) non vanno turbati con discorsi quali; ‘Se non siete sicuri di essere salvati e perdonati, vuol dire che ancora non siete nati di nuovo, ancora non siete dei figli di Dio'. No, essi devono essere lasciati in pace, per amore di unità!! Come si può fare una simile cosa se si ama la verità? Non si può. Ma ti faccio un altro esempio; se io mi schierassi a favore dell'ecumenismo dovrei anche mettermi a chiamare fratelli tanti che adorano degli idoli, tanti che adorano e pregano Maria, i santi in cielo e pure gli angeli (mi riferisco ai Cattolici Romani dediti all'idolatria e a varie superstizioni), e questo sarebbe sbagliato perché gli idolatri non sono dei figli di Dio ma dei nemici di Dio la cui fine è il fuoco eterno, la perdizione. E non solo dovrei mettermi a chiamarli fratelli ma anche a stare con loro, a frequentarli, a pregare con loro, a evangelizzare con loro, ecc. cose queste espressamente vietate dalla Scrittura che dice di non mischiarsi con alcuno che chiamandosi fratello sia un idolatra (cfr. 1 Cor. 5:11). E quel comportamento io dovrei tenerlo sempre per amore di unità!!! E poi che dire del fatto che dovrei smettere di chiamare il culto a Maria, ai santi e agli angeli, IDOLATRIA, e mettermi a chiamarlo invece una usanza? E che dire poi che non dovrei definire la dottrina del purgatorio UNA ERESIA perché secondo i teologi romani non fa per niente a pugni con la dottrina della salvezza per grazia mediante la fede in Gesù? E che dire poi del fatto che dovrei in una maniera o nell'altra riconoscere il primato del vescovo di Roma, il cosiddetto ministerio petrino perché viene detto che viene ministrato da colui che è il successore di Pietro? E che dire poi del fatto che dovrei tacere contro quell'abominazione papista chiamata messa che è considerata la ripetizione del sacrificio di Cristo e una offerta propiziatoria per i peccati dei vivi e dei morti (che sarebbero in purgatorio)? Non sono anche questi tutti comportamenti che dovrei tenere per amore dell'unità sbandierata dagli ecumenici? Come si può dunque chiamare vera unità un'unione che tende a fare chiudere gli occhi ai credenti e a far loro trasgredire la Parola di Dio? Non si può, si deve quindi chiamare questa unità falsa unità o meglio ancora confusione. Ho parlato molto contro l'ecumenismo nel mio libro confutatorio sulla Chiesa Cattolica Romana; io lo giudico una macchinazione di Satana, una trappola per i credenti, e questo perché so che cosa realmente si prefigge cioè il ritorno dei Protestanti nel grembo della Chiesa Cattolica Romana, il ritorno degli Evangelici alle eresie e alle superstizioni della Chiesa romana, in una sola parola lo sviamento dei Cristiani, di tutti coloro che hanno conosciuto la verità. E' una trappola perché apparentemente sembra, e ripeto sembra, che si prefigga di procacciare l'unità dei Cristiani, ma nella realtà si prefigge di intrappolare i credenti in un sistema religioso perverso che ha alla sua testa un anticristo, sì un anticristo, e non si può chiamare in altra maniera un uomo che si proclama il vicario di Cristo in terra, che oltre a non vivere come Cristo, cosa questa che uno che ha gli occhi aperti può benissimo vedere, incita i Cristiani all'idolatria perché li invita a pregare e adorare Maria, a raccomandarsi a lei ecc. Un simile invito equivale a volere che essi si sviino e vadano in perdizione perché là vanno gli idolatri. Dunque, massima attenzione, e si continui a riprovare questa macchinazione di Satana che è l'ecumenismo papista.

Ricevere l'8 per mille dallo Stato non è scritturale perché equivale a ricevere dallo Stato un finanziamento (o un aiuto finanziario che dir si voglia) per portare avanti attività che si devono compiere solo con le offerte date direttamente ai conduttori. Inoltre perché sia il pagamento dei salari dei pastori, che il pagamento dell'affitto di locali di culto, che l'acquisto di materiale utile al culto o all'evangelizzazione, va fatto solo con denaro raccolto nell'ambito della Chiesa. Anche le offerte agli orfani, ai malati, alle vedove, ai poveri in generale, vanno fatte con denaro raccolto in ambito della fratellanza in maniera diretta. E' vero che in alcuni casi l'8 per mille che si riceve dallo Stato serve solo a scopi sociali ed umanitari, come nel caso delle ADI (l'articolo 23, comma 1, dell'intesa Stato-ADI del 22 novembre 1988 dice infatti: ‘A decorrere dall'anno finanziario 1990 le ADI concorrono alla ripartizione della quota, pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, destinando le somme devolute a tale titolo dallo Stato ad interventi sociali ed umanitari anche a favore di Paesi del terzo mondo'), ma non importa proprio nulla, è lo stesso sbagliato. Ma d'altronde quando la Chiesa si allea con lo Stato, o si rifugia all'ombra dello Stato - lo so che chi riceve l'8 per mille detesta queste espressioni ma esse corrispondono perfettamente a verità - essa finisce con il ricevere dei privilegi da parte dello Stato, delle agevolazioni di svariato genere, tutte cose che la Chiesa non deve ricercare. Nel caso specifico, l'8 per mille costituisce un finanziamento indiretto dello Stato alla Chiesa, e si badi che questo lo riconoscono persino eminenti giuristi e politici che di leggi dello Stato se ne intendono. E proprio perché si tratta di un finanziamento che lo Stato fa verso certe organizzazioni religiose ci sono in Italia delle forze politiche che sono fortemente contrarie a questo finanziamento (vedi per esempio il Partito Radicale) le quali vorrebbero che l'8 per mille fosse abolito e che le varie Chiese che lo ricevono si autofinanziassero in tutto e per tutto direttamente solo con i soldi dei loro membri. Naturalmente questo finanziamento dello Stato (cioè l'8 per mille) non è facile da ottenere perché per ottenerlo bisogna avere molti requisiti e presentare agli organi competenti tutti i documenti necessari; ma una volta che lo Stato vede che hai le carte in regola te lo concede. Tutto ciò naturalmente per la gioia di quegli uomini corrotti e arroganti che si trovano a capo e non solo a capo in queste organizzazioni religiose, i quali vedono riempirsi le loro casse di ulteriori soldi, vedono la loro organizzazione religiosa raggiungere un elevato grado di notorietà, e possono fregiarsi di avere anche l'8 per mille assieme allo Stato e alla Chiesa Cattolica Romana!

A chi deve dunque dare un credente l'8 per mille? Allo Stato, sono soldi che appartengono allo Stato, si devono quindi dare ad esso: ‘Date a Cesare quello che è di Cesare' (cfr. Luca 20:25). Esso poi provvederà ad usare il denaro per scopi umanitari quando si presenteranno le occasioni.

Fratelli, destinate il vostro 8 per mille allo Stato. Opponetevi strenuamente a questa intensa pubblicità fatta in seno alle chiese che ricevono l'8 per mille anche tramite radio e volantini periodicamente con l'avvicinarsi di certe date.

Qual è la maniera scritturale per raccogliere denaro dai credenti per l'opera di Dio?

Ci sono due maniere scritturali per raccogliere le offerte dai credenti per l'opera di Dio.

La prima è quella di porre una cassa o una scatola all'interno del locale di culto (vicino alla porta per esempio) dove i credenti metteranno le loro offerte volontarie. Questa è la maniera di raccogliere denaro che fu usata ai giorni di Joas, re di Giuda, quando questo re decise di restaurare la casa dell'Eterno che prima che lui diventasse re era stata saccheggiata e profanata. Ecco quello che si legge: "Il re dunque comandò che si facesse una cassa e che la si mettesse fuori, alla porta della casa dell'Eterno. Poi fu intimato in Giuda e in Gerusalemme che si portasse all'Eterno la tassa che Mosè, servo di Dio, aveva imposta ad Israele nel deserto. E tutti i capi e tutto il popolo se ne rallegrarono e portarono il danaro e lo gettarono nella cassa finché tutti ebbero pagato. Or quand'era il momento che i Leviti doveano portar la cassa agl'ispettori reali, perché vedevano che v'era molto danaro, il segretario del re e il commissario del sommo sacerdote venivano a vuotare la cassa; la prendevano, poi la riportavano al suo posto; facevan così ogni giorno, e raccolsero danaro in abbondanza. E il re e Jehoiada lo davano a quelli incaricati d'eseguire i lavori della casa dell'Eterno; e questi pagavano degli scalpellini e de' legnaiuoli per restaurare la casa dell'Eterno, e anche de' lavoratori di ferro e di rame per restaurare la casa dell'Eterno. Così gl'incaricati dei lavori si misero all'opera, e per le loro mani furon compiute le riparazioni; essi rimisero la casa di Dio in buono stato, e la consolidarono. E, quand'ebbero finito, portarono davanti al re e davanti a Jehoiada il rimanente del danaro, col quale si fecero degli utensili per la casa dell'Eterno: degli utensili per il servizio e per gli olocausti, delle coppe, e altri utensili d'oro e d'argento. E durante tutta la vita di Jehoiada, si offrirono del continuo olocausti nella casa dell'Eterno" (2 Cron. 24:8-14). Nel tempio di Gerusalemme ai giorni di Gesù era in questa maniera che si raccoglievano le offerte dei Giudei infatti Marco dice che un giorno Gesù "postosi a sedere dirimpetto alla cassa delle offerte, stava guardando come la gente gettava danaro nella cassa; e molti ricchi ne gettavano assai" (Mar. 12:41).

Un'altra maniera è quella di fare mettere da parte ai credenti a casa ogni primo giorno della settimana quello che il loro cuore spinge di offrire, e poi dei fratelli preposti passano a raccogliere il denaro. Questa fu la maniera che usò Paolo quando si trattò di raccogliere una colletta per i poveri fra i santi di Gerusalemme. Ecco quello che l'apostolo dice ai Corinzi: "Or quanto alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi. Ogni primo giorno della settimana ciascun di voi metta da parte a casa quel che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci sian più collette da fare" (1 Cor. 16:1-2).

Butindaro Giacinto


Vai ad inizio pagina.