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Introduzione
In molte Chiese Evangeliche in Italia alla donna è permesso di insegnare.
Questo avviene per esempio in seno alle Chiese Battiste, a quelle Valdesi,
ed anche a molte Chiese Pentecostali (comprese le ADI).
Per quanto riguarda quest’ultime cito una dichiarazione per tutte, quella di
Giovanni Traettino, pastore della Chiesa della Riconciliazione di Caserta,
che ha scritto: ‘...Gesù Cristo vuole liberare le
donne da ogni senso di inferiorità perchè esercitino il ministero con cui
Dio le ha equipaggiate. Nessuno interpreta la posizione di Paolo (1° Tim. 2:12)
nel senso che una donna non possa insegnare a bambini o a giovani, sia nella
famiglia (2° Tim. 1:5) che nella chiesa o nella
società. E’ del resto da sempre prassi nella chiesa occidentale l’impiego di
donne nella catechesi, non solo dei bambini ma anche dei
catecumeni e degli adulti. Pochi uomini disdegnerebbero di
sedersi ad ascoltare donne come Kathryn Kuhlman, Basilea Schlink, Madre
Teresa di Calcutta. La donna dunque può insegnare nel senso di trasmettere
un insegnamento ‘ricevuto’ e ‘coperto’ dall’autorità e dalla responsabilità
di chi governa la chiesa locale o trans-locale’
(Giovanni Traettino ‘La donna nella chiesa’ in
Tempi di Restaurazione, Giugno
1992, pag. 22). Va detto anche però che Traettino quantunque permetta alla
donna di insegnare nell’assemblea, nel suo articolo dice anche che la donna
non può ‘avere l’ufficio di anziano o di vescovo,
fare parte del collegio degli anziani’ (ibid., pag. 22). Questa sua
posizione è abbastanza diffusa nell’ambiente pentecostale italiano.
Ci sono comunità evangeliche in Italia però che permettono
alla donna non solo di insegnare e di predicare
di tanto in tanto ma anche di ricoprire l’ufficio di anziano e di pastore.
Tra queste ci sono per esempio le Chiese Valdesi e quelle Battiste: tra
quelle pentecostali sono a conoscenza di alcune
Chiese Pentecostali con a capo una ‘pastora’: una Chiesa a Sesto San
Giovanni con la pastora di nome Angela Giliberto, che è stata riconosciuta
ufficialmente pastore di questa comunità nel giugno del 1996 e che è
definita da Carmine Napolitano la ‘prima donna riconosciuta ufficialmente
‘pastore’ nel movimento pentecostale italiano (Fedeltà, n° 12, Dic. 1996,
pag. 212); e una Chiesa a Milano la cui pastora si chiama Roselen Boerner
Faccio, e il nome di questa Chiesa è Chiesa Evangelica Internazionale
Ministero Sabaoth.
Le Assemblee di Dio in Italia non permettono alla donna di fare il pastore,
va detto tuttavia che negli anni passati hanno avuto una donna pastora, che
si chiamava Paola Tedesco, che era pastore di una
piccola Chiesa in Calabria; e pure che alla donna viene permesso di
insegnare nelle scuole domenicali, e nei programmi radiofonici.
Per quanto riguarda invece le Assemblee di Dio negli
Stati Uniti d’America, le cose sono differenti per quanto riguarda
l’ordinazione di donne a pastore perché il Consiglio Generale delle
Assemblee di Dio nel 1935 autorizzò l’ordinazione delle donne come anziani o
pastori.
Nel 1993 230 chiese su 11762
avevano dei pastori (senior pastors) donne (cfr. Deborah M. Gill, ‘The
Contemporary State of Women in Ministry in the Assemblies of God’ in
Pneuma: The Journal of the Society for Pentecostal Studies, Vol.
17, No. 1, Spring 1995, pag. 35).
Confutazione
Ma è vero che la donna può insegnare?
No, affatto perché è scritto nella prima epistola di
Paolo a Timoteo: “La donna impari in silenzio con ogni sottomissione.
Poiché non permetto alla donna d’insegnare, nè d’usare autorità sul
marito, ma stia in silenzio. Perché Adamo fu
formato il primo, e poi Eva; e Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo
stata sedotta, cadde in trasgressione; nondimeno sarà salvata partorendo
figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore
e nella santificazione con modestia” (1 Timoteo 2:11-15), e ai Corinzi:
“Come si fa in tutte le chiese dei santi, tacciansi le donne nelle
assemblee, perché non è loro permesso di parlare, ma debbono star soggette,
come dice anche la legge” (1 Corinzi 14:34).
Vorrei fare alcune considerazioni su queste parole dell’apostolo Paolo, che
sono queste:
●
L’apostolo dice che la donna deve imparare, quindi il fatto che dice che
ella deve imparare ci fa comprendere che deve
starsene al posto di chi deve imparare e non al posto di chi deve
insegnare. Inoltre dicendo “in silenzio con ogni sottomissione” specifica
pure in che maniera ella deve imparare, in altre
parole dice che ella non deve mettersi a parlare mentre la parola viene
insegnata alla Chiesa radunata e neppure può mettersi a fare delle domande
tanto è vero che ai Corinzi dice: “E se vogliono imparare qualcosa
interroghino i loro mariti a casa; perché è cosa indecorosa per una donna
parlare in assemblea” (1 Corinzi 14:35).
●
L’apostolo dice di non
permettere alla donna nè d’insegnare e nè d’usare autorità sul marito;
quindi lui reputava cosa indecorosa sia che una donna insegnasse e sia che
ella usasse autorità sul marito (che lo
comandasse). Le domande che pongo allora a coloro che
sono contenziosi su questo punto sono queste: ‘Se Paolo non
permetteva nè l’una e nè l’altra cosa come mai voi dite che la donna può
insegnare ma non può usare autorità sul marito ma gli deve stare
sottomessa?’, ‘Come mai avete annullato il primo divieto ma non avete
annullato il secondo?’, ‘Non vi pare che sia giusto vietare alla donna sia
l’una che l’altra cosa?’.
● L’apostolo ha specificato i
motivi per cui non permetteva alla donna né
d’insegnare e nè d’usare autorità sul marito. Il primo motivo è perché chi
fu formato il primo fu Adamo e non Eva, cioè
perché Eva venne dopo; il secondo è perché chi si lasciò sedurre dal
serpente fu la donna e non Adamo. Quindi l’apostolo non ha detto che non
permetteva alla donna di insegnare e d’usare autorità sul marito per dei
suoi pregiudizi personali, o in virtù di qualche sua opinione, ma perché la
Scrittura insegna che il capo della donna è l’uomo e non viceversa perchè
“l’uomo non fu creato a motivo della donna, ma la donna a motivo dell’uomo”
(1 Corinzi 11:9), e poi perché fu Eva che si
lasciò sedurre dal serpente antico nel giardino dell’Eden e non Adamo.
Certo, Adamo pure cadde in trasgressione, ma dopo che
ci cadde Eva. Qualcuno potrebbe dire: ‘Capisco
la prima ragione ma che c’entra il fatto che è stata Eva a lasciarsi sedurre
dal serpente e non l’uomo?’ C’entra, e non è per nulla qualcosa da
sottovalutare. Domandiamoci: ‘Perchè il serpente
andò dalla donna?’ Perchè di certo la donna era già a quel tempo diversa
dall’uomo in tante cose: si può dire anche in questi termini: che il
serpente si accorse che la donna era più debole dell’uomo in tante cose
perciò preferì andare da lei e parlarle per sedurla. Debolezza femminile che
nel racconto genesiaco della caduta dell’uomo si evince già dalla risposta
che la donna diede al serpente antico quando
quest’ultimo le disse: “Come! Iddio v’ha detto:
Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino?” (Genesi 3:1); Eva
infatti rispose al serpente: “Del frutto dell’albero che è in mezzo al
giardino Iddio ha detto: Non ne mangiate e non lo toccate, che non abbiate a
morire” (Genesi 3:3). Notate l’aggiunta che fece “e non lo toccate”, e le
parole “che non abbiate a morire” che fu la sua versione addolcita delle
parole di Dio: “Nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai” (Genesi 2:17).
Ora, pensate voi che la donna sia cambiata in tutti questi secoli fino al
punto che ella adesso può mettersi ad insegnare
la dottrina di Dio? Affatto. Non illudetevi ogni donna in Cristo Gesù rimane
sempre il vaso più debole; e quantunque si santifichi continua ad avere
quegli stessi lati deboli che aveva Eva,
perciò non le è permesso insegnare la dottrina di Dio.
Che siano gli uomini preposti dal Signore ad insegnare la dottrina
di Dio; ma la donna impari in silenzio.
Dopo avere fatto queste considerazioni, voglio ricordarvi che sia
nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento non ci
sono menzionate donne che insegnavano. Sarebbe meglio dire però che
c’era una donna che insegnava in una Chiesa, ed
era Iezabel che si diceva profetessa; ma che insegnava? Insegnava a
commettere fornicazione e a mangiare cose sacrificate agli idoli!!!
(cfr. Apocalisse 2:20).
Per quanto riguarda il Vecchio Testamento vi
ricordo che Dio aveva scelto i Leviti per insegnare le sue leggi ad Israele
infatti è scritto: “Essi insegnano i tuoi statuti a Giacobbe e la tua legge
a Israele” (Deuteronomio 33:10). Qualcuno dirà: ‘Ma
allora che dire di quelle donne come Miriam, Debora, Hulda che parlarono da
parte di Dio?’ Esse erano profetesse, cioè avevano ricevuto il ministerio di
profeta; ma il profeta non veniva costituito per insegnare la legge al
popolo, ma per riferire al popolo o a chi lo andava a consultare la parola
che Dio gli rivelava in visione o in sogno. Ad insegnare la legge erano
preposti i sacerdoti Leviti e non i profeti; i loro uffici erano diversi.
Leggendo i profeti ci si accorge di come i profeti avevano un incarico
diverso da quello dei sacerdoti infatti vengono
sempre menzionati separatamente: In Michea per esempio è scritto: “I suoi
sacerdoti insegnano per un salario, i suoi profeti fanno predizioni per
danaro” (Michea 3:11); in Geremia: “I sacerdoti non hanno detto: Dov’è
l’Eterno? ... i profeti hanno profetato nel nome
di Baal” (Geremia 2:8), ed ancora: “Profeti e sacerdoti sono empi” (Geremia
23:11), e: “I profeti profetano bugiardamente; i sacerdoti governano agli
ordini dei profeti” (Geremia 5:31); in Ezechiele: “V’è una cospirazione dei
suoi profeti in mezzo a lei ... I suoi sacerdoti violano la mia legge”
(Ezechiele 22:25, 26).
Nel Nuovo Testamento già mentre Gesù adempiva il suo ministerio non
vi erano donne che insegnavano la Parola di Dio, ma solo uomini. Gesù scelse
dodici discepoli uomini e poi altri settanta sempre
uomini per mandarli a predicare l’Evangelo. Le donne che erano con
lui e lo seguivano, assistevano lui e i suoi discepoli
infatti è scritto: “E con lui erano i dodici e certe donne che erano
state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena,
dalla quale erano usciti sette demoni, e Giovanna, moglie di Cuza,
amministratore d’Erode, e Susanna ed altre molte che assistevano Gesù ed i
suoi con i loro beni” (Luca 8:2-3).
Anche dopo che Gesù fu assunto in cielo non vi
erano donne che insegnavano la Parola di Dio nella chiesa, ma solo uomini.
Ecco alcuni di questi passi che lo confermano:
-
“Ed erano perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli
apostoli..." (Atti
2:42);
-
“E avvenne che per lo spazio d’un anno intero [Saulo e Barnaba]
parteciparono alle raunanze della chiesa, ed
ammaestrarono un gran popolo..." (Atti 11:26).
Qualcuno dirà: ‘Ma che dire allora di Febe che
era diaconessa della chiesa di Cencrea; e di Evodia e Sintiche che avevano
lottato per l’Evangelo con Paolo, e delle quattro figlie di Filippo
l’evangelista che profetizzavano?’ Rispondiamo; il diacono sia esso uomo o
donna non è costituito in questo ufficio per insegnare la Parola di Dio ma
per adempiere dei servizi d’assistenza in seno alla Chiesa.
Infatti tra i requisiti che deve avere non c’è
quello di atto ad insegnare (cfr. 1 Timoteo 3:8-13).
Quindi Febe, quale diaconessa di quella Chiesa, assisteva, ma non insegnava;
che assisteva è confermato dallo stesso Paolo che raccomandandola ai santi
di Roma dice loro: “Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa
della chiesa di Cencrea, perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei
santi, e le prestiate assistenza, in qualunque cosa ella
possa avere bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti
e anche a me stesso” (Romani 16:1-2).
Per quanto riguarda Evodia e Sintiche, di cui Paolo dice ai
Filippesi che avevano lottato assieme a lui per l’Evangelo (cfr.
Filippesi 4:2-3), non è scritto che esse avevano
insegnato la Parola ai santi con lui. Sarebbe stato un controsenso perché
Paolo non permetteva alla donna d’insegnare. Vi ricordo che si lotta per
l’Evangelo in molte maniere e non solo predicando ed insegnando la Parola;
si lotta assistendo i ministri del Vangelo, si lotta pregando, si
lotta digiunando, e in altre maniere. L’errore
che fanno alcuni è quello di pensare che tutti coloro
che collaboravano con Paolo erano atti ad insegnare e a predicare e quindi
anche le donne che collaboravano con lui. Questo è un errore.
Per ciò che riguarda le quattro figlie non maritate di Filippo che
profetizzavano, vi ricordo che il dono di profezia è differente da quello
d’insegnamento perché Paolo ai Romani li menziona separatamente dicendo: “E
siccome abbiamo dei doni differenti secondo la grazia che
ci è stata data, se abbiamo dono di profezia,
profetizziamo secondo la proporzione della nostra fede ... se
d’insegnamento, all’insegnare” (Romani 12:6,7) , ed anche ai Corinzi
l’insegnamento e la profezia sono menzionati separatamente: “Infatti,
fratelli, s’io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi gioverei se
la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o
qualche profezia, o qualche insegnamento?" (1 Corinzi 14:6).
Quello di confondere il profetizzare con l’insegnare è un errore abbastanza diffuso; non cadete in esso. Paolo non ha detto: ‘Non permetto alla donna di profetizzare’, perché questo sarebbe andato contro le parole di Gioele: “Le vostre figliuole profetizzeranno” (Gioele 2:28), ma ha detto una cosa differente, e cioè: “Non permetto alla donna d’insegnare”.
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