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Benedizione del fuoco, incenso, cereo e fonte

Nota 18. alla lettera dodicesima di Roma Papale 1882

Le funzioni del sabato santo consistono nella benedizione del fuoco, benedizione dell'incenso, del cereo pasquale fatta dal diacono cantando, e nella messa.

Quello che vi ha di singolare nella benedizione del fuoco è questo: il fuoco deve essere acceso fuori della porta della chiesa, e non può accendersi nè con carboni già accesi, nè con zolfanelli fosforici; perciò in ogni sacrestia deve conservarsi l'antidiluviano acciarino, e la pietra focaia per accendere con essi il fuoco del sabato santo; ed eccone la ragione. Nella benedizione del fuoco si dice: "O Dio che per mezzo del tuo Figliuolo, cioè per la pietra del capo del cantone, dasti ai fedeli il fuoco della tua luce; benedici e santifica questo nuovo fuoco prodotto dal selce, acciò sia giovevole ai nostri usi etc." Quel fuoco così benedetto si consuma; ma la sua benedizione è comunicata a tutto il fuoco che in tutto l'anno si pone negl'incensieri della chiesa.

Questa benedizione si fa sulla porta della chiesa, stando il fuoco fuori, ed il clero sulla porta di essa. Poscia si entra alquanto dentro e si trova una credenza sopra la quale, in un vassoio, sono alcuni pezzi d'incenso, cinque dei quali si affiggono nel cereo pasquale, e gli altri servono per l'uso di quel giorno; e così resta benedetto tutto l'incenso che si adopera in quell'anno, sebbene esso sia ancora nel magazzino del droghiere.

Finita la benedizione dell'incenso, il diacono prende un bastone alla sommità del quale sono infisse tre candele attorcigliate insieme nella loro base, che significano la Trinità; si ordina la processione col diacono alla testa, il quale accende una di quelle candele, s'inginocchia, e canta: Lumen Christi: tutta la processione s'inginocchia, e risponde: Deo gratias. La processione procede e giunta nel mezzo della chiesa, il diacono accende la seconda candela, poi s'inginocchia, ed in tuono più alto canta: Lumen Christi: ed il coro nello stesso tuono risponde: Deo gratias. Giunti avanti l'altare il diacono in tuono altissimo ripete la stessa cosa, ed il coro risponde egualmente. Dopo la domenica in Albis, il parroco dispensa gli avanzi delle tre candele ai grandi benefattori della parrocchia, che li conservano con gran devozione.
Dopo ciò, il diacono si veste della dalmatica bianca, e canta la lunghissima benedizione del cereo pasquale.
Nelle parrocchie poi si fa la benedizione del fonte battesimale, ovverosia dell'acqua che deve servire per battezzare i fanciulli in tutto l'anno.
La benedizione dell'acqua del battesimo si fa sempre cantando, accompagnando il canto con molte ceremonie. Per esempio, quando il prete dice che quell'acqua per ordine di Dio riceve per lo Spirito Santo la grazia di Gesù Cristo, il sacerdote con la mano divide l'acqua in quattro parti, come per far luogo a quella grazia. Quando dice. "Sia quest'acqua una creatura santa ed innocente," la tocca con la mano come per infonderle la santità e la innocenza. Quando vuol paragonare quell'acqua ai quattro fiumi del paradiso terrestre, con la sua mano ne versa verso i quattro venti. Quando vuol significare il soffio dello Spirito Santo, soffia tre volte su di essa. Per significare poi meglio la virtù dello Spirito Santo in quell'acqua, infonde in essa leggermente il cereo pasquale, e dice: Descendant in hanc plenitudinem fontis virtus Spiritus sancti; poi lo infonde una seconda volta più addentro, e canta le stesse parole in tuono più alto; poi, cantandole in tuono altissimo, lo immerge fino al fondo del vaso. Per dare a quell'acqua la virtù di rigenerare, soffia sopra di essa, disegnando col suo fiato un y. Versa poi in quell'acqua l'olio de' catecumeni in modo di croce; nello stesso modo vi versa il crisma; e prendendo le due bottiglie, vi versa i due olii insieme, e poi mescola il tutto con le mani. L'acqua del battesimo conservata per tanto tempo, mescolata con quelli olii, imputridisce, e diviene schifosa; sicchè non è neppure atta a significare il simbolo della mondezza; anzichè mondare, insudicia; eppure è essa che non solo significa, ma opera la rigenerazione ex opere operato.
Nella cappella papale, il papa ordinariamente non assiste alle funzioni del sabato santo.
Quel giorno in Roma è il giorno della grande raccolta pe' parrochi. In quel giorno si vanno a benedire tutte le case de' parrocchiani: il parroco sceglie per sè le più ricche, e distribuisce le altre ad altri preti sotto i suoi ordini. Ogni prete è accompagnato da un chierico in cotta che porta il secchietto dell'acqua benedetta; in quel secchietto ognuno pone la sua offerta in denaro, e la sera il parroco raccoglie per sè tutto quel denaro, dopo aver dato un qualche cosa ai preti ed ai chierici.
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