In ambito evangelico ancora oggi ci sono di quelli che non credono nella
dottrina della Trinità, non credono che i TRE SONO UNO, cioè non credono che il
Padre, il Figlio e lo Spirito santo siano delle persone distinte l’una
dall’altra e coesistenti da ogni eternità. Tutti e tre insieme formano un solo e
vero Dio.
Considerato ciò, i santi che credono in Dio, soprattutto i servitori di Gesù
Cristo, hanno l’obbligo, non la facoltà ma l’obbligo, di difendere tale dottrina
verace e confermata ampiamente nelle sacre Scritture. Purtroppo noto con
dispiacere che sono pochi i pastori e i dottori delle comunità e organizzazioni
che difendono questa importante e fondamentale dottrina biblica. In questi casi,
non lo fanno perché loro stessi non ci credono nella dottrina della Trinità,
oppure non vogliono offendere i molti che non ci credono e che frequentano la
loro comunità. In entrambi i casi, costoro non sono da considerare dei veri
servitori di Dio che fanno la volontà del Signore, non lavorano per il bene
delle pecore, ma fanno solo i loro interessi e si adoperano solo per il loro
ventre, sono cioè dei mercenari e non pastori del gregge di Dio. I credenti che
si accorgono di far parte di queste comunità, devono sapere che corrono dei
gravi pericoli per la loro anima, perché parte della verità di Dio esposta nella
Bibbia non viene insegnata, né rispettata né difesa da questi mercenari.
Ma come sempre è successo nelle varie epoche, Iddio anche per i tempi d’oggi ha
stabilito delle persone che parlano e annunziano la verità della Parola di Dio,
che annunziano tutto il consiglio di Dio, senza badare alle conseguenze e ad
eventuali persone che si scandalizzano, perché sono del parere che bisogna
parlare ed ammonire chi sbaglia, esattamente come Iddio ha stabilito mediante le
sacre Scritture.
Ricordatevi che il silenzio su certe verità bibliche equivale a favorire la
propagazione della menzogna; ed è per questo che noi non vogliamo per niente
favorire la falsa dottrina che contrasta la verità biblica della Trinità, quindi
ancora una volta ci adoperiamo per difenderla e per confutare gli unitariani,
che sono settari e privi della verità di Dio.
In questo scritto voglio proporvi un paragone tra quanto è scritto a riguardo
della cena del Signore, con il battesimo in acqua, tenendo contro prima di tutto
dei comandamenti dati da Gesù scritti nei vangeli e come viene riportato da Luca
negli atti apostolici il racconto dell’applicazione pratica da parte dei
discepoli di tali comandamenti.
2. CENA DEL SIGNORE
Il Signore Gesù Cristo, la notte che
fu tradito, disse e fece queste cose:
«Ed egli disse loro: Ho grandemente
desiderato di mangiar questa pasqua con voi, prima ch'io soffra; poiché
io vi dico che non la mangerò più finché sia compiuta nel regno di Dio. E avendo
preso un calice, rese grazie e disse: Prendete questo e distribuitelo fra voi;
perché io vi dico che oramai non berrò più del frutto della vigna, finché sia
venuto il regno di Dio. Poi, avendo preso del pane, rese grazie e lo ruppe e lo
diede loro, dicendo: Questo è il mio corpo il quale è dato per voi: fate questo
in memoria di me. Parimente ancora, dopo aver cenato, dette loro il calice
dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per
voi.» (Luca 22:15-20)
Questo è uno di quei passaggi delle
Scritture che vengono presi nel momento in cui nelle comunità si prende la cena
del Signore con i simboli del pane e del vino.
Ora, vediamo nel libro degli Atti
come viene descritto il momento in cui i membri della Chiesa di Gesù Cristo
prendevano la cena del Signore:
«Ed erano perseveranti nell'attendere
all'insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il
pane e nelle preghiere.» (Atti 2:42)
«E tutti i giorni, essendo di pari
consentimento assidui al tempio, e rompendo il pane nelle case,
prendevano il loro cibo assieme con letizia e semplicità
di cuore, lodando Iddio, e avendo il favore di tutto il popolo. E il Signore
aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che erano sulla via della
salvazione.»
(Atti 2:46-47)
«E nel primo giorno della settimana,
mentre eravamo radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il
giorno seguente, si mise a ragionar con loro, e prolungò
il suo discorso fino a mezzanotte.»
(Atti 20:7)
Ora, che l’espressione
“rompere il pane” sia usata nel
libro degli atti apostolici con riferimento alla Cena del Signore, lo possiamo
capire da quello che ha scritto l’apostolo Paolo ai Corinzi:
«Il calice della benedizione che
noi benediciamo, non
è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane, che noi rompiamo, non
è egli la comunione col corpo di Cristo? Siccome v'è un unico pane, noi, che
siam molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane.»
(1 Corinzi 10:16-17)
Nella maggior parte delle comunità
evangeliche la cena del Signore viene presa citando le parole e con le modalità
che sono scritte nei vangeli, che anche Paolo conferma nella lettera ai Corinzi,
in osservanza di quanto Gesù ha ordinato di fare.
Nel libro degli atti degli apostoli,
per brevità e perché così lo Spirito santo ha ispirato Luca a scrivere, la cena
del Signore viene ricordata con poche parole, solo con la semplice citazione di
“rompere il pane”, senza descrivere
esattamente quello che Gesù aveva ordinato, ma chiaramente riferito ad esso.
Abbiamo dunque notato che il racconto
in atti degli apostoli è descritto in modo breve e solo con un cenno, mentre nei
vangeli è citato l’ordine preciso con cui si deve prendere la cena del Signore.
Pertanto, per quale motivo uno dovrebbe mai arrivare a dire che la cena del
Signore si dovrebbe fare solo “rompendo
il pane” perché così è scritto nel libro degli atti? E non come Gesù ha
ordinato di fare e come Lui per dare l’esempio da seguire ha fatto nell’ultima
cena? Fare in tal modo non sarebbe corretto e non secondo il senso che Gesù ha
voluto dare, per ricordare a tutti e far riflettere sul suo corpo che è stato
messo in croce e sul suo sangue che è stato sparso. Quindi, prendere in
considerazione quanto scritto nel libro degli Atti, sarebbe di molto riduttivo e
incompleto di quanto il Signore Gesù ci ha voluto trasmettere con la Cena del
Signore.
Mi sembra, dunque, che il
ragionamento di sostituire il comandamento di Gesù scritto nei Vangeli, dato ai
suoi discepoli, non possa essere sostituito da quanto è scritto nel libro degli
fatti apostolici, in cui vengono descritti dei fatti accaduti alla Chiesa dopo
la morte di Gesù Cristo, con lo scopo di farci sapere che cosa veniva
genericamente praticato, senza avere la ben che minima pretesa di sostituire
quanto è chiaramente ordinato nei Vangeli.
Dopo aver ragionato sulla cena del
Signore, passiamo di seguito a fare un ragionamento in modo simile con il
battesimo in acqua.
3. BATTESIMO IN ACQUA
Nel Vangelo di Matteo sono scritte
queste parole, riferite al momento successivo alla resurrezione di Gesù, quando
si è mostrato ai suoi discepoli Egli ha detto quanto segue:
«Andate dunque, ammaestrate tutti i
popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito
Santo, insegnando loro d'osservar tutte quante le cose che v'ho comandate.
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età
presente.» (Matteo 28:19-20)
Da ciò comprendiamo che Gesù ha dato
ordine agli undici di battezzare espressamente con la formula: “nel
nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo”. Gesù ha ordinato
di fare in quella maniera, quindi i suoi discepoli si sono dovuti attenere e lo
devono fare in maniera esatta ancora oggi.
Detto ciò, ora andiamo a leggere dei
passaggi scritti negli Atti degli apostoli, per riflettere sul modo con cui Luca
ha raccontato gli eventi che riguardavano il battesimo in acqua dei
neoconvertiti:
«Quelli dunque i quali accettarono la
sua parola furon battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa
tremila persone.» (Atti 2:41)
«Ma quand'ebbero creduto a Filippo
che annunziava loro la buona novella relativa al regno di Dio e al nome di Gesù
Cristo, furon battezzati, uomini e donne. E Simone credette anch'egli; ed
essendo stato battezzato, stava sempre con Filippo; e vedendo i miracoli e le
gran potenti opere ch'eran fatti, stupiva.»
(Atti 8:12-13)
«I quali, essendo discesi là,
pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo; poiché non era ancora
disceso sopra alcuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del
Signor Gesù.» (Atti 8:15-16)
«E cammin facendo, giunsero a una
cert'acqua. E l'eunuco disse: Ecco dell'acqua; che impedisce che io sia
battezzato? Filippo disse: Se tu credi con tutto il cuore, è possibile. L’Eunuco
rispose: Io credo che Gesù Cristo è il Figliuol di Dio. E comandò
che il carro si fermasse; e discesero ambedue nell'acqua, Filippo e l'eunuco; e
Filippo lo battezzò.» (Atti
8:36-38)
«E in quell'istante gli caddero dagli
occhi come delle scaglie, e ricuperò
la vista; poi, levatosi, fu battezzato.»
(Atti 9:18)
«Allora Pietro prese a dire: Può
alcuno vietar l'acqua perché non siano battezzati questi che hanno ricevuto lo
Spirito Santo come noi stessi? E comandò che fossero battezzati nel nome di Gesù
Cristo. Allora essi lo pregarono di rimanere alcuni giorni con loro.»
(Atti 10:47-48)
«E dopo che fu battezzata con quei di
casa, ci pregò
dicendo: Se mi avete giudicata fedele al Signore, entrate in casa mia, e
dimoratevi. E ci fece forza.»
(Atti 16:15)
«Poi annunziarono la parola del
Signore a lui e a tutti coloro che erano in casa sua. Ed egli, presili in
quell'istessa ora della notte, lavò
loro le piaghe; e subito fu battezzato lui con tutti i suoi.»
(Atti 16:32-33)
«Ed egli disse loro: Di che battesimo
siete dunque stati battezzati? Ed essi risposero: Del battesimo di Giovanni. E
Paolo disse: Giovanni battezzò
col battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo che credesse in colui che
veniva dopo di lui, cioè, in Gesù. Udito questo, furon battezzati nel nome del
Signor Gesù;»
(Atti 19:3-5)
Dalla lettura dei passi sopra citati,
appare evidente che in alcuni di essi è scritto che il battesimo in acqua è
stato ministrato nel nome di Gesù
(Atti 8:15-16; 10:47,48; 19:3-5),
negli altri, invece, non si fa menzione alcuna della formula usata
(Atti 2:41; 8:12-13; 8:36-38; 9:18; 16:15; 16:32-33).
Per quanto concerne il battesimo in
acqua, avuto riguardo ai passi sopracitati, coloro che si apprestano a
ministrare il battesimo in acqua ai neoconvertiti, è bene che riflettano per
essere in grado di ministrarli come piace al Signore Gesù, e non secondo regole
e tradizioni partorite da menti umane.
Il primo passo da considerare è
l’ordine dato da Gesù ai suoi discepoli, scritto nel Vangelo di Matteo 28:19-20,
in cui viene ordinato di battezzare “nel
nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo”; poi di seguito
dovranno considerare i passi in cui si dice che furono battezzati “nel
nome del Signor Gesù”
e infine i passi in cui non si fa menzione di alcun nome.
Esaminando i passi in cui non è
scritto nel nome di chi è stato ministrato il battesimo, non si può
assolutamente pensare che non sia stata pronunciata nessuna formula battesimale,
quindi è lecito e sensato pensare che sia stata usata la formula che ha ordinato
Gesù che troviamo scritta in Matteo 28:19-20: “nel
nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo”, perché così Gesù
aveva ordinato di fare.
Dall’esame degli altri passi in cui
viene menzionato il fatto che i battesimi sono stati ministrati nel nome di
Gesù, per non cadere in contraddizione e per non annullare quanto annunziato da
Gesù in Matteo 28:19-20, è chiaro che quei passi per brevità vogliono intendere
che i battesimi sono stati ministrati secondo l’autorità ed il mandato dato da
Gesù ai suoi servitori, anche per distinguerli ad esempio dal battesimo di
Giovanni, o da altri eventuali altri battesimi diversi. Con le dovute
considerazioni e la corretta interpretazione, dunque, non si viene a creare
nessuna incoerenza o contraddizione tra diversi passi delle Scritture che
abbiamo preso in esame.
Non per tutti risulta così chiaro il
ragionamento che abbiamo appena espresso sopra, come ad esempio gli unitariani,
perché accettando la formula battesimale scritta in Matteo 28:19-20 sarebbero
costretti a rispondere ai nuovi loro adepti come mai tale formula faccia
chiaramente riferimento alla Trinità quando loro sono dichiaratamente e
violentemente contrari. Quindi, per ovviare a ciò, non trovano di meglio che
battezzare nel SOLO nome di Gesù, che è incluso anche dalla formula trinitaria
che afferma si debba ministrare il battesimo in acqua “nel
nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo”, ma che non
esclude le altre due persone della Trinità che partecipano comunque alla
salvezza delle anime. Infatti, Gesù è Colui che è morto per i nostri peccati
(cfr Romani 5:8), il Padre è Colui
che ci ha attirati a Cristo (cfr
Giovanni 6:44) e lo Spirito santo è Colui che ci ha rigenerati
spiritualmente (cfr Giovanni 3:3,5;
16:8-11; 1 Corinzi 12:13) e ci ha dato la fede per credere nel sacrificio
compiuto da Gesù. Quindi, nella formula trinitariana, si accetta e si testimonia
tutto questo, ecco dunque perché gli unitariani, contrari alla Trinità, provano
ad eliminare ogni tipo di riferimento ad essa dai loro rituali e culti. In tal
modo, gli unitariani non solo si ritrovano ad essere colpevoli di non aver
creduto nel Padre e nello Spirito santo come persone distinte l’una dall’altra,
ma parlano della salvezza delle anime e la rigenerazione spirituale in modo non
conforme alle sacre Scritture.
Badate bene, non è la stessa cosa
essere battezzati con una formula anziché un’altra, perché con il battesimo in
acqua si rende testimonianza della salvezza ricevuta, quindi bisogna sapere come
e per mezzo dell’opera di chi è abbiamo ricevuto la salvezza. Chi si battezza
nel solo nome di Gesù, mostra di non credere nelle tre persone che compongono il
SOLO E VERO DIO, quindi tale testimonianza non è valida, non è vera, perché ogni
uomo è stato salvato per l’opera congiunta compiuta dal Padre, dal Figlio e
dallo Spirito santo.
Cari nel Signore, vi esorto, dunque,
di non prendere alla leggera la questione della formula battesimale, tenendo
anche conto che con la formula trinitariana è compreso il nome di Gesù, quindi
non viene tralasciato nessuno, al contrario dell’altra formula basata sul solo
nome di Gesù, col quale si omette volontariamente la testimonianza
dell’esistenza e dell’opera del Padre e dello Spirito santo.
Si rende dunque necessario, prima del
battesimo in acqua, uno studio accurato di tutti i passi delle sacre Scritture
che riguardano la Trinità, per amore della verità.
4. CONCLUSIONI
Come si è riflettuto a riguardo della
cena del Signore, parimente dobbiamo ragionare anche per quanto riguarda il
battesimo in acqua, pertanto, esaminando tutti i passi della Parola di Dio, la
conclusione di tutto il discorso è che si deve ministrare il battesimo in acqua
osservando il comandamento dato da Gesù agli apostoli nel vangelo di Matteo
28:19-20 “nel nome del Padre e del
Figliuolo e dello Spirito Santo”. Solo in questa maniera si mantiene uno
stesso modo coerente di agire e di credere, tenendo conto della somma della
Parola di Dio, e non solo di quelle parti che fanno più comodo alle proprie
personali tradizioni e credenze.
Nel libro degli atti viene raccontato
quanto accaduto sia per quanto riguarda la Cena del Signore che il battesimo in
acqua. Ora, nel libro degli Atti, per quanto riguarda il battesimo in acqua, in
diversi passi non viene neppure nominato il nome di Gesù, quindi non si capisce
per quale motivo, se si vuole prendere il libro degli Atti come base principale
e unica per imporre una formula battesimale, come mai si prendano solo quei
passi dov’è indicato “nel nome di Gesù” e non si debbano accettare gli altri
passi che non parlano di nessun nome, introducendo in tale maniera la
possibilità di battezzare senza alcuna formula, ma limitandosi ad immergere i
neoconvertiti nell’acqua.
Insomma, non è sufficiente prendere
solo alcuni passi e giungere alla conclusione che più si adatta alle proprie
credenze personali, ma si devono tenere in considerazione tutti i passi, perché
la somma della Parola è verità (cfr
Salmo 119:160) e la soluzione sarà certamente quella che metterà d’accordo
tutti i passi, senza contraddizione alcuna tra di loro. Nel nostro caso, in
questione v’è in discussione più che una mera formula battesimale, ma una delle
più importanti verità della Bibbia: “la
Trinità”; è questa fondamentale verità che bisogna prima di tutto accettare
nella propria mente e far penetrare nel proprio cuore e, una volta compresa, non
si farà alcuna fatica ad accettare la formula battesimale ordinata da Gesù in
Matteo 28:19-20.
Infine, i fatti raccontati brevemente
nel libro degli Atti, citando a cosa si riferiscono, come abbiamo visto sia per
la cena del Signore che per il battesimo in acqua, non contraddicono e non
annullano assolutamente i comandamenti dati da Gesù nei vangeli. Gli unitariani
trovano solo un pretesto in quei passi di Atti per cercare di annullare la
verità biblica della Trinità, la quale, benché non sia presente come parola
nella Bibbia, pure fa riferimento ad una verità ben presente ed anche
abbondantemente argomentata dal primo all’ultimo libro della Bibbia, facendo
emergere chiaramente e in maniera inoppugnabile che i TRE SONO UNO.
Infatti, non è un caso che l’apostolo
Paolo abbia salutato i credenti di Corinto con queste parole:
«La
grazia del Signor Gesù
Cristo
e l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo
SIANO
con tutti voi.»
(2 Corinzi 13:14)
Paolo non avrebbe avuto la necessità di specificare le TRE PERSONE, se credeva
che fosse solo UNA e NON TRE.
Anche Giovanni ha ricevuto, tra le
altre, questa rivelazione direttamente da Gesù:
«E
tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sotto la terra e sul mare e
tutte le cose che sono in essi, le udii che dicevano: A Colui che siede sul
trono e all'Agnello siano la benedizione e l'onore e la gloria e l'imperio,
nei secoli dei secoli.»
(Apocalisse 5:13)
Quindi, anche noi diamo la benedizione, l’onore, la gloria, l’imperio e le
azioni di grazie a Dio Padre che siede sul trono e a Gesù Cristo l’Agnello di
Dio, e lo facciamo per mezzo dello Spirito santo che alberga nei nostri cuori.
Nessuno vi seduca con vani ragionamenti.
Giuseppe Piredda