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Una parola d’esortazione ai figli dei credenti che ancora sono perduti

Sono nato il 13 Ottobre 1964 da genitori che al tempo erano già dei Cristiani per cui sin dalla mia fanciullezza sono stato in contatto con dei Cristiani e sono cresciuto con un istruzione cristiana. Sapevo che Gesù Cristo era morto sulla croce anche per i miei peccati, sapevo che ciò era stato la manifestazione del grande amore che Dio ha avuto per il mondo intero, pregavo e cantavo pure; ad alcuni credenti sembravo perfino un Cristiano perché apparentemente tale sembravo ad essi. Ai miei amici non mi vergognavo di dire che ero un ‘Cristiano Evangelico’; non mi vergognavo neppure di frequentare i locali di culto delle Chiese Evangeliche perché ero conscio di frequentare le persone giuste anche se io ancora ero perduto. Certo, arrivato all’età di 16-18 anni, mi dava fastidio che l’orario dei culti coincideva con gli orari di qualche programma televisivo a me gradito o con qualche partita di pallacanestro al palazzetto dello sport, per cui preferivo non andare al culto (prendendomi la puntuale riprensione dei miei genitori). Ciononostante continuavo a sentire dentro di me che andare al culto era una cosa giusta.

Quando ne avevo l’occasione attaccavo i preti, le statue, l’incenso della Chiesa Cattolica Romana, e mi sforzavo di dimostrare gli errori della Chiesa Cattolica Romana, ma è meglio dire che facevo solo conoscere la differenza tra noi e i Cattolici romani, tutto lì, naturalmente facendo uso delle mie limitatissime conoscenze bibliche. Io in realtà più che confutare i Cattolici Romani facevo sapere ai miei amici le differenze che io vedevo con i miei occhi tra i nostri riti e le nostre pratiche e le loro, prendendo naturalmente la parte degli Evangelici anche se non riuscivo a spiegare biblicamente tante cose. Contemporaneamente però mi comportavo più o meno come i Cattolici; ero un peccatore.

Come ho già detto, io ero perduto. Ero perfettamente conscio di essere perduto; nel mio intimo lo sapevo; ero sicuro che se fossi morto in quello stato sarei andato all’inferno. Spesso di notte avevo degli incubi che mi terrorizzavano; mi svegliavo impaurito. L’eternità senza Dio mi metteva paura perché sapevo di essere un peccatore davanti a Dio e Lui i peccatori non li avrebbe portati in cielo. Il solo pensiero di non andare in cielo mi metteva paura. Riflettevo spesso sul senso della vita quando mi trovavo da solo; e quando consideravo la mia esistenza giungevo alla conclusione che facevo una vita inutile perché non conoscevo e non servivo il Signore. Tra me e me dicevo: ‘Ma a che serve vivere una vita come quella che faccio io?’ e: ‘Che ne avrò da questa vita che non ha senso perché tutto passa?’

Sentii molte volte parlare di Gesù e l’appello ad accettarlo come personale Salvatore e Signore; ed ogni volta al mio interno si scatenava una lotta tremenda. Sapevo che dovevo farlo per essere salvato, ma c’erano forze spirituali avverse che mi spingevano a resistere a Dio. Io pensavo che per l’età che avevo (ero un adolescente) fosse ancora prematuro prendere questa decisione così importante; per cui posticipavo sempre. Dio mi chiamava al ravvedimento e a credere nel suo Figliuolo ma io dicevo tra me e me: ‘Più avanti, non ora’. Una delle ragioni per cui posticipavo era la convinzione che quando avrei creduto in Gesù Cristo avrei pian piano perso tutti i miei amici; sarei diventato loro nemico per cui mi avrebbero lasciato e per l’età che avevo, tenendo anche presente che andavo ancora a scuola, non me la sentivo di perderli. Questa convinzione l’avevo perché io, quantunque fossi un ipocrita e coprissi molto bene la mia ipocrisia, avevo intenzione un giorno di smettere di fare l’ipocrita, cioè il ‘cristiano evangelico’ che quando ero in presenza dei credenti faceva il credente e quando ero con i peccatori si conformava con piacere alle loro concupiscenze. Io volevo diventare un vero Cristiano, un esempio sia agli increduli che ai credenti; sì, pure ai credenti perché quello che vedevo con i miei occhi era che c’erano di quelli che dicevano di avere accettato Gesù e si erano fatti battezzare ma facevano una vita mondana: tra loro e quelli del mondo non vedevo alcuna differenza. Ero disgustato da questa loro ipocrisia: io almeno non avevo deciso di farmi battezzare per testimoniare di avere accettato Gesù (e questo perché ancora non lo aveva accettato), ma loro sì (appunto perché dicevano di avere accettato Gesù). Ricordo che una mattina, mentre andavo a scuola e mi trovavo da solo, parlando con me stesso, dissi: ‘Quando mi converto, gli faccio vedere io!’ Dissi quelle parole ingenuamente, ma sinceramente. Il mio desiderio infatti era quello di smettere di fare l’ipocrita e fare vedere sia a quelli del mondo che ai credenti che io, accettando Cristo, avevo deciso di fare sul serio non curante della reazione altrui.

Nell’estate del 1983, dopo avere passato gli esami di maturità, andai in vacanza in Inghilterra. Mi recai per circa quattro settimane presso una Scuola Biblica vicino a Londra dove pagando il vitto e l’alloggio si potevano passare le proprie vacanze estive (si trattava insomma di una specie di campeggio estivo). Durante la mia permanenza in quel posto, venne piantata una tenda di evangelizzazione nel terreno appartenente a quell’Istituto. Cominciai allora a sentire sempre più forte di decidermi a credere in Cristo man mano che frequentavo le riunioni. E così una sera, dopo avere sentito per l’ennesima volta l’invito ad accettare Gesù come mio proprio personale Salvatore e Signore, decisi di pentirmi dei miei peccati e di credere in Cristo. Ricordo molto bene che mentre mi trovavo in piedi al mio posto, mentre venivano cantati dei cantici dai presenti, convinto di peccato dallo Spirito di Dio, mi pentii di tutti i miei peccati e mi misi a piangere chiedendo personalmente perdono a Dio e chiedendogli di farmi un suo figliuolo. L’orgoglio che per tanti anni mi aveva impedito di pentirmi dei miei peccati e umiliarmi davanti a Dio era stato sconfitto con l’aiuto di Dio. All’istante sentii come un peso rotolare via dalle mie spalle e una gioia e una pace grande venire nel mio cuore. Assaporai così la bontà di Dio, e da quel momento fui certo di essere stato salvato dal peccato e dall’inferno. Fu così che cominciò la mia vita in Cristo. Tornato in Italia tutti si avvidero del cambiamento avvenuto in me, e come avevo giustamente previsto, pian piano tutti i miei vecchi amici mi lasciarono. Ma il Signore fu con me fortificandomi e confermandomi nella fede.

Ora, mi rivolgo soprattutto a voi giovani e meno giovani che siete figli di Cristiani ma che come io lo fui per molti anni siete ancora perduti, schiavi di ogni sorta di concupiscenza menanti la vita in malizia, quantunque talvolta riuscite molto abilmente a coprire la vostra vera condotta. Voi siete diretti all’inferno, siatene certi di questo, e questo perché non siete ancora nati di nuovo. Come accadeva a me, vi sentite pure voi in svariate circostanze chiamare al ravvedimento ma resistete ancora a Dio. Vi esorto a non indurire ulteriormente il vostro cuore, pentitevi dei vostri peccati e credete che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati e risorto il terzo giorno per la nostra giustificazione. Questa è la Buona Notizia del Regno di Dio, potenza di Dio per la salvezza di ognuno che crede. Vi sentirete allora rinascere a nuova vita e non sarete mai più gli stessi. Dio vi darà un cuore nuovo, fatto di carne, al posto di quello di pietra che avete adesso; e metterà dentro di voi uno spirito nuovo, lo Spirito del suo Figliuolo per il quale comincerete a gridare: ‘Abba, Padre’, al posto dello spirito del mondo che avete adesso il quale è uno spirito di servitù. La paura dell’inferno svanirà da voi perché essendo diventati dei figli di Dio sarete diventati eredi del Regno di Dio che Egli ha promesso a coloro che lo amano. La vostra vita acquisterà un senso; fino ad ora avete servito il peccato, avete condotto un modo di vivere vano, ma una volta rinati tutto cambierà perché comincerete a vivere per il Signore che è morto e risuscitato per noi, e quindi una vita al servizio della verità e della giustizia. Questa è la vita che vale la pena di vivere, questo è il modo di vivere che ha una ricompensa nel mondo avvenire. Oggi, se udite la sua voce non indurate il vostro cuore.

[Tratto dal libro di Giacinto Butindaro V.D.M.: "Messaggi per chi ancora non conosce Dio"]


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