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Si sono fatti un Dio su misura

Introduzione

Nel corso del tempo molti - appartenenti alle religioni più diverse - hanno cercato di rappresentare Dio in svariate maniere basandosi sulla loro immaginazione. Questo dura fino ad oggi, infatti tanti pagani si fanno delle immagini e delle sculture al fine di rappresentare Dio, cioè il sembiante di Dio.

Questo è peccato, perché viola il comandamento di Dio che afferma: "Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l’iniquità dei padri sui figliuoli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti" (Esodo 20:4-6), "Or dunque, siccome non vedeste alcuna figura il giorno che l’Eterno vi parlò in Horeb in mezzo al fuoco, vegliate diligentemente sulle anime vostre, affinché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita, la rappresentazione di qualche idolo, la figura d’un uomo o d’una donna, la figura di un animale tra quelli che son sulla terra, la figura d’un uccello che vola nei cieli, la figura d’una bestia che striscia sul suolo, la figura d’un pesce che vive nelle acque sotto la terra ... " (Deuteronomio 4:15-18).

E questo peccato si chiama idolatria, e coloro che lo compiono si chiamano idolatri e non erediteranno il Regno di Dio (1 Corinzi 6:9).

Ai giorni degli apostoli, l'idolatria era molto diffusa e per questo gli apostoli la riprovavano, come fece Paolo per esempio nell'Areopago di Atene quando disse: "Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni de’ vostri poeti han detto: ‘Poiché siamo anche sua progenie’. Essendo dunque progenie di Dio, non dobbiam credere che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall’arte e dall’immaginazione umana" (Atti 17:28-29).

Dunque, noi - a proposito del sembiante di Dio - dobbiamo guardarci dal rappresentarLo basandoci sulla nostra immaginazione. Dio è spirito (Giovanni 4:24), e nessun uomo lo ha mai veduto, e neppure può vederlo (1 Timoteo 6:16). Quindi non facciamoci nessuna immagine o scultura che rappresenti Dio. Badiamo a noi stessi e fuggiamo l'idolatria, come ci ordina di fare sia l'apostolo Paolo (1 Corinzi 10:14) che l'apostolo Giovanni (1 Giovanni 5:21), che è un peccato che provoca Dio ad ira e gelosia, secondo che Egli disse degli Israeliti che si erano abbandonati ad esso: "Essi m’han mosso a gelosia con ciò che non è Dio, m’hanno irritato coi loro idoli vani" (Deuteronomio 32:21).

Ma accanto ai pagani che si sono fatti un'immagine fisica di Dio basandosi sulla loro immaginazione, ci sono oggi anche tanti che si professano Cristiani, appartenenti a svariate Chiese Evangeliche, che - pur riconoscendo che Dio è spirito e che non dobbiamo rappresentarlo con la figura d’un uomo o d’una donna, la figura di un animale tra quelli che son sulla terra, la figura d’un uccello che vola nei cieli, la figura d’una bestia che striscia sul suolo, e la figura d’un pesce che vive nelle acque sotto la terra  - si sono comunque anche loro fatti un Dio secondo la loro immaginazione.

Cosa intendo dire? Che a livello mentale si sono fatti un Dio su misura, il cui carattere, il cui sentimento e il cui modo di agire, combaciano con i loro pensieri vani, che sono tali perché costoro sono gonfiati di vanità dalla loro mente carnale. Un Dio adatto a loro; un Dio a misura d'uomo.

Ed è proprio di questo che voglio parlarvi, perché ritengo che questa sia una delle più potenti macchinazioni del diavolo contro il popolo di Dio, le cui conseguenze estremamente negative sono ben visibili.

Ma com'è questo Dio che molti Cristiani si sono fatti su misura, manipolando la sua natura e il suo carattere, e adattandoli così ai loro pensieri? Adesso ve lo spiegherò, mettendolo a confronto con l'Iddio vivente e vero di cui parla la Sacra Scrittura, che è la Sua Parola vivente e permanente.

 

Un Dio che abita in templi fatti da mano d'uomo

Innanzi tutto è un Dio che abita in templi fatti da mano d'uomo. Quando parlano dei loro luoghi di culto infatti ne parlano in termini che non lasciano dubbi, perché li chiamano 'la casa di Dio'. I loro pastori dal pulpito spesso esordiscono dicendo ai presenti 'Benvenuti nella casa del Re dei Re'. Ecco perché costruiscono dei locali di culto lussuosi e appariscenti, e quindi costosissimi, perché pensano di costruire la casa di Dio. Ma anche perché sono orgogliosi e vanagloriosi, avendo l'animo alle cose alte.

La Scrittura invece afferma che "l’Altissimo però non abita in templi fatti da man d’uomo, come dice il profeta: Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello de’ miei piedi. Qual casa mi edificherete voi? dice il Signore; o qual sarà il luogo del mio riposo? Non ha la mia mano fatte tutte queste cose?" (Atti 7:48-50), ed anche: "La sua casa siamo noi se riteniam ferma sino alla fine la nostra franchezza e il vanto della nostra speranza" (Ebrei 3:6), ed ancora: "Accostandovi a lui, pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi a Dio eletta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale, per essere un sacerdozio santo per offrire sacrificî spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo" (1 Pietro 2:4-5)

E' la Chiesa, dunque, cioè l'assemblea dei riscattati, la casa di Dio, perché Dio abita in mezzo ad essa, e ne ha fatto la Sua dimora (1 Corinzi 6:16; Efesini 2:22).

 

Un Dio che non odia nessuno

E' un Dio che non odia nessuno, ma ama tutti, sia i giusti che gli empi.

Che dice invece la Scrittura? Che Dio odia gli operatori di iniquità, secondo che dice Davide a Dio nei Salmi: "Tu odii tutti gli operatori d’iniquità" (Salmo 5:5), parole queste che fu lo Spirito Santo a pronunciare per bocca di Davide come del resto le altre presenti nei Salmi. E con queste parole si accordano anche altri passi della Scrittura, anche questi ispirati da Dio, che sono i seguenti: “L’anima sua odia l’empio e colui che ama la violenza” (Salmo 11:5), “l’Eterno aborrisce l’uomo di sangue e di frode” (Salmo 5:6), “Sei cose odia l’Eterno, anzi sette gli sono in abominio: gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che spandono sangue innocente, il cuore che medita disegni iniqui, i piedi che corron frettolosi al male, il falso testimonio che proferisce menzogne, e chi semina discordie tra fratelli” (Proverbi 6:16-19).

La Scrittura dice che Dio "ama i giusti" (Salmo 146:8), che sono coloro che osservano i comandamenti di Cristo, secondo che disse Gesù: "Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io l’amerò e mi manifesterò a lui. .... Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui" (Giovanni 14:21, 23).

 

Un Dio che è amico dei peccatori

L'Iddio di costoro, dato che ama gli operatori di iniquità, è un Dio amico dei peccatori, e difatti essi chiamano il Suo Figliuolo, Gesù Cristo, 'l’amico o un amico dei peccatori’. Se infatti Gesù Cristo è l'immagine dell'invisibile Dio, questa caratteristica deve possederla pure Dio.

Ma che dice la Scrittura? L'ho già dimostrato innanzi, quando ho detto che Dio odia gli operatori di iniquità e quindi non può essere loro amico.

Ma voglio spendere qualche altra parola in merito all'affermazione di costoro secondo cui Gesù è amico dei peccatori, al fine di chiarire ancora meglio questo concetto.

L'espressione 'Gesù è un amico dei peccatori' fu una delle calunnie che lanciarono i nemici di Gesù contro di lui. Era in questa maniera infatti che ai giorni di Gesù molti lo offesero secondo che è scritto che disse Gesù: “Ma a chi assomiglierò io questa generazione? Ella è simile ai fanciulli seduti nelle piazze che gridano ai loro compagni e dicono: Vi abbiam sonato il flauto, e voi non avete ballato; abbiam cantato de’ lamenti, e voi non avete fatto cordoglio. Difatti è venuto Giovanni non mangiando né bevendo, e dicono: Ha un demonio! È venuto il Figliuol dell’uomo mangiando e bevendo, e dicono: Ecco un mangiatore ed un beone, un amico dei pubblicani e de’ peccatori! Ma la sapienza è stata giustificata dalle opere sue” (Matteo 11:15-19).

Notate bene che Gesù nel dire che gli uomini dicevano del Figliuol dell’uomo che era un amico dei pubblicani e dei peccatori ha voluto dire che essi lo offesero e lo disonorarono dicendo quella cosa, perché oltre a questo essi dissero di lui che era un mangiatore e un beone, e poi questo si evince anche dal fatto che egli disse che la sapienza è stata giustificata dalle opere sue, o come altri traducono dai suoi figliuoli. E se la sapienza è stata giustificata vuol dire che qualcuno l’aveva calunniata o accusata ingiustamente. Non vi pare? E poi notate bene come poco prima, nel caso di Giovanni Battista, Gesù ha detto che egli non mangiò pane e non bevve vino (cfr. Luca 7:33) ma gli uomini dicevano di lui che aveva un demonio, volendo far capire che nonostante Giovanni non mangiasse né pane e non bevesse vino, gli uomini lo calunniarono dicendo che aveva un demonio, e quindi lo disonorarono. La stessa cosa che Gesù disse gli uomini fecero nei suoi confronti, nonostante a differenza di Giovanni Egli mangiò pane e bevve vino, dicendo però che lui era un mangiatore e un ubriacone, e un amico dei pubblicani e dei peccatori. Dunque, sia Giovanni Battista che il Figliuol dell’uomo furono offesi e calunniati dagli uomini.

Gesù semmai è l’amico di tutti coloro che temono Dio infatti è scritto: “Io sono il compagno di tutti quelli che ti temono, e di quelli che osservano i tuoi precetti” (Salmo 119:63). D’altronde lui stesso ebbe a dire ai suoi discepoli: “Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando” (Giovanni 15:14), se quindi per essere amici di Gesù Cristo occorreva ed occorre ubbidire alle sue parole, come può Gesù dichiararsi amico dei peccatori e quest’ultimi dichiarare di avere in Gesù un amico? Io sarei personalmente offeso se qualcuno mi definisse amico dei peccatori perché non apprezzo affatto né le parole e neppure le opere dei peccatori, ma le detesto e le riprovo. Come per esempio si sentirebbe offeso un giudice o un magistrato che fa il suo dovere indagando e ricercando i malfattori e smascherando le loro male azioni per poi portarli dinnanzi al giudice affinché siano puniti come meritano, se si sentisse chiamare ‘l’amico o amico dei malfattori’. Per farvi un esempio pratico, provate ad immaginare il magistrato Giovanni Falcone quando era vivo, come avrebbe reagito se qualcuno lo avesse definito ‘l’amico o un amico dei mafiosi’. Non pensate che si sarebbe sentito offeso?

Ma come si fa a dire che Gesù, il Giusto, era l’amico dei peccatori quando anche lui detestava sia le opere che le parole dei peccatori, smascherandole e riprovandole? Come poteva Lui che era la luce del mondo, essere l’amico delle tenebre? L’amicizia implica comunanza di interessi, di vedute, di propositi, fiducia reciproca, disponibilità ad aiutarsi nella difficoltà e così via; dove mai Gesù mostrò queste cose verso i peccatori? Non è forse vero che lui predicava loro il Vangelo affinché essi si convertissero dalle loro inique opere, e le abbandonassero? Non è forse vero che gli uomini lo odiavano perché lui testimoniava che le loro opere erano malvagie? Come poteva quindi Gesù essere l’amico dei peccatori? Semmai Gesù era ‘il nemico numero uno dei peccatori’, nel senso di colui che per primo rifiutava di partecipare alle loro inique opere e di approvarle, e di certo così era considerato dai peccatori del suo tempo.

E’ amico dei peccatori uno che si è sviato, uno che ha smesso di temere Dio, che si è gettato alle spalle le parole di Dio, quello sì che è un amico dei peccatori perché oramai prende piacere nel camminare come e con i peccatori. E’ amico dei peccatori un ipocrita che fa una doppia vita. Ma certamente non si può definire amico dei peccatori un uomo timorato di Dio, e tanto meno il Giusto.

Certo, il giusto ama annunciare la Parola di Dio ai peccatori, e quindi quando ne ha l’occasione gli annuncia la Parola della salvezza. Può pure trovarsi a tavola con loro per questa ragione, perché essi lo invitano a mangiare presso di loro o perché vengono da lui per sentirlo parlare. E per questa ragione può essere definito ‘amico dei peccatori’, ma da chi questo? Dai religiosi ipocriti moderni, da quelli che hanno l’apparenza della pietà ma ne hanno rinnegato la potenza, da quelli insomma che sono come gli antichi scribi e farisei che mormoravano contro Gesù quando lo vedevano seduto a tavola con i peccatori, o accogliere i peccatori per parlargli del Regno di Dio. Si legga attentamente la sua storia e si vedrà come Gesù fu chiamato in questa maniera dagli ipocriti della sua generazione.

 

Un Dio che non castiga nessuno

L'Iddio di costoro, dato che non odia nessuno ed è amico di tutti, è un Dio che non castiga gli uomini, per esempio colpendoli con delle malattie o con la morte a motivo dei loro peccati. E quindi il loro Dio non fa morire nessuno, e non colpisce nessuno con malattie o altri giudizi.

Che dice invece la Scrittura? Che l'Iddio e Padre che adoriamo e serviamo è un Dio che castiga, flagella, giudica, punisce - ora, qui sulla terra - in quanto è giusto. Egli è un giusto giudice (Salmo 7:11) e in quanto tale "non tiene il colpevole per innocente" (Nahum 1:3) ma lo giudica con giustizia, e si badi che il giudicio ha da cominciare dalla casa di Dio, cioè da noi (1 Pietro 4:17).

A tale proposito, la Bibbia dice che i terremoti, gli alluvioni, i fulmini che si abbattono contro le persone, la grossa grandine, e altri fenomeni naturali che causano disastri (e spesso anche tante vittime) sono giudizi di Dio.

Per quanto riguarda i terremoti la Scrittura dice che per l'ira di Dio trema la terra (cfr. Geremia 10:10), e difatti sempre la Scrittura dice che ai giorni di Uzzia ci fu un forte terremoto (cfr. Zaccaria 14:5), che era stato predetto da Dio tramite il profeta Amos contro Israele a motivo della malvagità che imperava tra il popolo: “Ascoltate questo, o voi che vorreste trangugiare il povero e distruggere gli umili del paese; voi che dite: 'Quando finirà il novilunio, perché possiam vendere il grano? Quando finirà il sabato, perché possiamo aprire i granai, scemando l'efa, aumentando il siclo, falsificando le bilance per frodare, comprando il misero per danaro, e il povero se deve un paio di sandali? E venderemo anche la vagliatura del grano!' L'Eterno l'ha giurato per colui ch'è la gloria di Giacobbe: Mai dimenticherò alcuna delle vostre opere. Il paese non tremerà esso a motivo di questo? Ogni suo abitante non ne farà egli cordoglio? Il paese si solleverà tutto quanto come il fiume, ondeggerà, e s'abbasserà come il fiume d'Egitto” (Amos 8:4-8). Ricordiamo pure che prima della venuta del Signore ci sarà un forte terremoto che Dio manderà contro questo malvagio mondo, il più forte terremoto della storia dell'umanità, secondo che è scritto: “Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e una gran voce uscì dal tempio, dal trono, dicendo: È fatto. E si fecero lampi e voci e tuoni; e ci fu un gran terremoto, tale, che da quando gli uomini sono stati sulla terra, non si ebbe mai terremoto così grande e così forte. E la gran città fu divisa in tre parti, e le città delle nazioni caddero; e Dio si ricordò di Babilonia la grande per darle il calice del vino del furor dell'ira sua” (Apocalisse 16:17-19).

Per ciò che concerne gli alluvioni, ricordiamo che ai giorni di Noè Dio mandò sul mondo degli empi di allora così tanta acqua da coprire tutte le più alte cime dei monti; tutti gli esseri umani perirono, tranne che Noè e sette altri; anche gli animali perirono tutti, eccezion fatta che quelli che erano nell'arca di Noè. Come dunque quel diluvio fu un giudizio di Dio contro gli empi di allora, così anche oggi i diluvi locali che causano danni e spesso vittime sono anch'essi dei giudizi di Dio. In Giobbe è scritto che Dio “trattiene le acque, e tutto inaridisce; le lascia andare, ed esse sconvolgono la terra” (Giobbe 12:15), ed anche: “Egli carica pure le nubi d'umidità, disperde lontano le nuvole che portano i suoi lampi ed esse, da lui guidate, vanno vagando nei lor giri per eseguir quanto ei loro comanda sopra la faccia di tutta la terra; e le manda o come flagello, o come beneficio alla sua terra, o come prova della sua bontà” (Giobbe 37:11-13). Naturalmente, dato che le nuvole vanno a riversare l'acqua dove vuole Dio e nella misura da lui decretata, anche la siccità - cioè il fatto che in un luogo non piova - è un giudizio di Dio. Ricordiamo che ai giorni di Elia, Dio non fece piovere per tre anni e mezzo per punire Israele per la sua malvagità.

Sono giudizi di Dio anche i fulmini che colpiscono le persone, secondo che è scritto che Dio si riempie le mani di fulmini e “li lancia contro gli avversari” (Giobbe 36:32).

Anche la grossa grandine che talvolta cade sugli uomini è un giudizio di Dio, ricordiamoci infatti che una delle piaghe mandate da Dio contro gli Egiziani fu appunto la grandine secondo che è scritto: “Ecco, domani, verso quest'ora, io farò cadere una grandine così forte, che non ce ne fu mai di simile in Egitto, da che fu fondato, fino al dì d'oggi. Or dunque manda a far mettere al sicuro il tuo bestiame e tutto quello che hai per i campi. La grandine cadrà su tutta la gente e su tutti gli animali che si troveranno per i campi e non saranno stati raccolti in casa, e morranno' (Esodo 9:18-19).

Vediamo ora alcuni castighi inflitti da Dio agli uomini, prendendoli dal Nuovo Testamento.

Anania e Saffira, ai giorni degli apostoli, per avere mentito allo Spirito del Signore

Dio fece morire Anania e Saffira perché questi si erano accordati per tentare lo Spirito del Signore. Ecco come andarono le cose: “Ma un certo uomo, chiamato Anania, con Saffira sua moglie, vendé un possesso, e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e portatane una parte, la pose ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: Anania, perché ha Satana così riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio. E Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E gran paura prese tutti coloro che udiron queste cose. E i giovani, levatisi, avvolsero il corpo, e portatolo fuori, lo seppellirono. Or avvenne, circa tre ore dopo, che la moglie di lui, non sapendo ciò che era avvenuto, entrò. E Pietro, rivolgendosi a lei: Dimmi, le disse, avete voi venduto il podere per tanto? Ed ella rispose: Sì, per tanto. Ma Pietro a lei: Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito il tuo marito sono all’uscio e ti porteranno via. Ed ella in quell’istante cadde ai suoi piedi, e spirò. E i giovani, entrati, la trovarono morta; e portatala via, la seppellirono presso suo marito” (Atti 5:1-10).

Molti credenti della Chiesa di Corinto, perché si accostavano indegnamente alla cena del Signore

Dio colpì con la morte e con la malattia parecchi credenti della Chiesa di Corinto perché si erano accostati alla Cena del Signore in maniera indegna. Disse infatti Paolo ai santi di Corinto: “Or provi l’uomo se stesso, e così mangi del pane e beva del calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudicio su se stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per questa cagione molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siam corretti dal Signore, affinché non siam condannati col mondo. Quando dunque, fratelli miei, v’adunate per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. Se qualcuno ha fame, mangi a casa, onde non vi aduniate per attirar su voi un giudicio” (1 Corinzi 11:28-34).

Quel credente della Chiesa di Corinto che si teneva la moglie di suo padre

Dio fece sì che quel credente della Chiesa di Corinto che si teneva la moglie di suo padre, e quindi che commetteva fornicazione, fosse dato in mano di Satana per la distruzione della sua carne, secondo che disse Paolo: "Si ode addirittura affermare che v’è tra voi fornicazione; e tale fornicazione, che non si trova neppure fra i Gentili; al punto che uno di voi si tiene la moglie di suo padre. E siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio perché colui che ha commesso quell’azione fosse tolto di mezzo a voi! Quanto a me, assente di persona ma presente in ispirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha perpetrato un tale atto. Nel nome del Signor Gesù, essendo insieme adunati voi e lo spirito mio, con la potestà del Signor nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia dato in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù" (1 Corinzi 5:1-5)

Imeneo e Alessandro perché si erano messi a bestemmiare

Paolo dice a Timoteo: "Io t’affido quest’incarico, o figliuol mio Timoteo, in armonia con le profezie che sono state innanzi fatte a tuo riguardo, affinché tu guerreggi in virtù d’esse la buona guerra, avendo fede e buona coscienza; della quale alcuni avendo fatto getto, hanno naufragato quanto alla fede. Fra questi sono Imeneo ed Alessandro, i quali ho dati in man di Satana affinché imparino a non bestemmiare" (1 Timoteo 1:18-20)

Jezebel, perché seduceva i servi del Signore affinchè fornicassero e mangiassero cose sacrificate agli idoli

Nel libro dell'Apocalisse, il Signore ordinò a Giovanni di scrivere queste cose all'angelo della Chiesa di Tiatiri: "Ma ho questo contro a te: che tu tolleri quella donna Jezabel, che si dice profetessa e insegna e seduce i miei servitori perché commettano fornicazione e mangino cose sacrificate agl’idoli. E io le ho dato tempo per ravvedersi, ed ella non vuol ravvedersi della sua fornicazione. Ecco, io getto lei sopra un letto di dolore, e quelli che commettono adulterio con lei in una gran tribolazione, se non si ravvedono delle opere d’essa. E metterò a morte i suoi figliuoli; e tutte le chiese conosceranno che io son colui che investigo le reni ed i cuori; e darò a ciascun di voi secondo le opere vostre" (Apocalisse 2:20-23).

Il re Erode, ai giorni degli apostoli, per non avere dato a Dio la gloria

Dio punì il re Erode perché quando in un occasione il popolo si era messo ad acclamarlo come se fosse un dio, lui non aveva dato a Dio la gloria. Ecco come andarono le cose: “Or Erode era fortemente adirato contro i Tirî e i Sidonî; ma essi di pari consentimento si presentarono a lui; e guadagnato il favore di Blasto, ciambellano del re, chiesero pace, perché il loro paese traeva i viveri dal paese del re. Nel giorno fissato, Erode, indossato l’abito reale, e postosi a sedere sul trono, li arringava pubblicamente. E il popolo si mise a gridare: Voce d’un dio, e non d’un uomo! In quell’istante, un angelo del Signore lo percosse, perché non avea dato a Dio la gloria; e morì, roso dai vermi” (Atti 12:20-23).

Gerusalemme, nell'anno 70, per avere ucciso i profeti e il Signore Gesù Cristo

L'apostolo Paolo attorno all'anno 50 scrivendo ai santi di Tessalonica diceva tra le altre cose: "Poiché, fratelli, voi siete divenuti imitatori delle chiese di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; in quanto che anche voi avete sofferto dai vostri connazionali le stesse cose che quelle chiese hanno sofferto dai Giudei, i quali hanno ucciso e il Signor Gesù e i profeti, hanno cacciato noi, e non piacciono a Dio, e sono avversi a tutti gli uomini, divietandoci di parlare ai Gentili perché sieno salvati. Essi vengon così colmando senza posa la misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti l’ira finale" (1 Tessalonicesi 2:14-16). E l'ira finale a cui Paolo si riferiva era quella che si abbattè su Gerusalemme nell'anno 70 dopo Cristo, per mano delle legioni romane. Gerusalemme infatti fu distrutta, e molti dei suoi abitanti uccisi e portati in cattività, perché si doveva adempiere sia ciò che era stato scritto dai profeti, e sia quello che poi Gesù Cristo confermò quando disse: "Quando vedrete Gerusalemme circondata d’eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea, fuggano a’ monti; e quelli che sono nella città, se ne partano; e quelli che sono per la campagna, non entrino in lei. Perché quelli son giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte, siano adempite. Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in que’ giorni! Perché vi sarà gran distretta nel paese ed ira su questo popolo. E cadranno sotto il taglio della spada, e saran menati in cattività fra tutte le genti; ...." (Luca 21:20-24).

 

Come potete vedere, Dio castiga, eccome se castiga gli uomini.

Quelli che sostengono che Dio non castiga, detestano che Dio sia chiamato 'un vendicatore', ma la Scrittura lo chiama proprio così, infatti l’apostolo Paolo ha scritto ai santi di Tessalonica: “Del rimanente, fratelli, come avete imparato da noi il modo in cui vi dovete condurre e piacere a Dio (ed è così che già vi conducete), vi preghiamo e vi esortiamo nel Signor Gesù a vie più progredire. Poiché sapete quali comandamenti vi abbiamo dati per la grazia del Signor Gesù. Perché questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che v’asteniate dalla fornicazione, che ciascun di voi sappia possedere il proprio corpo in santità ed onore, non dandosi a passioni di concupiscenza come fanno i pagani i quali non conoscono Iddio; e che nessuno soverchi il fratello né lo sfrutti negli affari; perché il Signore è un vendicatore in tutte queste cose, siccome anche v’abbiamo innanzi detto e protestato. Poiché Iddio ci ha chiamati non a impurità, ma a santificazione. Chi dunque sprezza questi precetti, non sprezza un uomo, ma quell’Iddio, il quale anche vi comunica il dono del suo Santo Spirito” (1 Tessalonicesi 4:1-8). 

Dunque i comandamenti che gli apostoli hanno dato ai santi costituiscono la volontà di Dio verso i santi, che messi in pratica fanno di loro delle persone che camminano in maniera degna del Vangelo, e quindi persone che piacciono a Dio in tutta la loro condotta. Dunque nel mettere in pratica questi comandamenti si piace a Dio. E nello sprezzarli invece? Ci si costituisce dinnanzi ad essi debitori, e ci si attira l’ira di Dio, in quanto chi sprezza questi precetti sprezza non un uomo ma l’Iddio Onnipotente, il quale sappiamo che ha detto: “Quelli che mi sprezzano saranno avviliti” (1 Samuele 2:30). E come li avvilisce? Vendicandosi su di essi per la loro ribellione. Paolo è chiaro quando dice che il Signore è un vendicatore in tutte queste cose.

Ma perché Dio non tollera che noi sprezziamo i suoi precetti? Perché Lui ci ha chiamati ad essere santi, e violare questi comandamenti significa venire meno alla chiamata che ci ha rivolto, facendo biasimare così la Sua dottrina e diffamare la via della verità.

Badiamo a noi stessi fratelli, dunque, esaminiamo le nostre vie, per non subire la vendetta del nostro grande Iddio.

 

Un Dio che non indura alcun uomo per non farlo convertire

L'Iddio di costoro non indura nessuno affinchè questi non si converta dalle sue vie malvagie e la Sua ira si riveli dunque contro di lui. Solo il pensiero che Dio possa fare una simile cosa li fa infuriare.

La Scrittura invece afferma che Dio "indura chi vuole" (Romani 9:18), e lo fa al fine di adempiere i suoi disegni sugli uomini.

E difatti Faraone si rifiutò di lasciare partire gli Israeliti perché Dio gli indurò il cuore. D’altronde Dio aveva avvertito Mosè ancor prima che egli parlasse a Faraone, dicendogli: “Quando sarai tornato in Egitto, avrai cura di fare dinanzi a Faraone tutti i prodigi che t’ho dato potere di compiere; ma io gl’indurerò il cuore, ed egli non lascerà partire il popolo.” (Esodo 4:21). Come potete vedere, l’indurimento del cuore di Faraone non fu la conseguenza del suo rifiuto di lasciare andare via gli Israeliti, ma la causa del suo rifiuto. E tutto ciò perché Dio aveva deciso di moltiplicare i suoi prodigi in Egitto per farsi conoscere dagli Egiziani e far sì che il Suo nome fosse pubblicato in tutta la terra (Esodo 7:3-5; 9:16). E si badi che Dio previde o predisse che avrebbe indurato il cuore di Faraone perché aveva predeterminato il suo induramento perché Dio quando preannuncia degli eventi ciò significa che li ha predeterminati, ed è per questo che vigila sulla Sua parola per mandarla ad effetto (Geremia 1:12) affinchè ciò che Lui ha innanzi determinato si verifichi.

L’induramento di Faraone peraltro non è il solo induramento di re prodotto da Dio per adempiere i suoi disegni, infatti abbiamo anche il caso del re di Heshbon e dei re delle città di Canaan, secondo che è scritto: “Allora mandai ambasciatori dal deserto di Kedemoth a Sihon, re di Heshbon, con parole di pace, e gli feci dire: ‘Lasciami passare per il tuo paese; io camminerò per la strada maestra, senza volgermi né a destra né a sinistra. Tu mi venderai a danaro contante le vettovaglie che mangerò, e mi darai per danaro contante l’acqua che berrò; permettimi semplicemente il transito (come m’han fatto i figliuoli d’Esaù che abitano in Seir e i Moabiti che abitano in Ar), finché io abbia passato il Giordano per entrare nel paese che l’Eterno, il nostro Dio, ci dà’. Ma Sihon, re di Heshbon, non ci volle lasciar passare per il suo paese, perché l’Eterno, il tuo Dio, gli aveva indurato lo spirito e reso ostinato il cuore, per dartelo nelle mani, come difatti oggi si vede” (Deuteronomio 2:26-30), ed anche: “Non ci fu città che facesse pace coi figliuoli d’Israele, eccetto gli Hivvei che abitavano Gabaon; le presero tutte, combattendo; perché l’Eterno facea sì che il loro cuore si ostinasse a dar battaglia ad Israele, onde Israele li votasse allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li distruggesse come l’Eterno avea comandato a Mosè” (Giosuè 11:19-20). Come potete vedere, anche in questi casi la ribellione di quei re fu la conseguenza dell’induramento del loro cuore prodotto da Dio in loro. In altre parole, l’induramento del loro cuore prodotto da Dio fu la causa della loro ribellione.

Ma veniamo ora ai giorni di Gesù e degli apostoli, quando Dio indurò altri individui affinchè non si convertissero.

L'apostolo Giovanni dice: "E sebbene avesse fatto tanti miracoli in loro presenza, pure non credevano in lui; affinché s’adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto a quel che ci è stato predicato? E a chi è stato rivelato il braccio del Signore? Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: Egli ha accecato gli occhi loro e ha indurato i loro cuori, affinché non veggano con gli occhi, e non intendano col cuore, e non si convertano, e io non li sani" (Giovanni 12:37-40).

L'apostolo Paolo dice: "Che dunque? Quel che Israele cerca, non l’ha ottenuto; mentre il residuo eletto l’ha ottenuto; e gli altri sono stati indurati, secondo che è scritto: Iddio ha dato loro uno spirito di stordimento, degli occhi per non vedere e degli orecchi per non udire, fino a questo giorno. E Davide dice: La loro mensa sia per loro un laccio, una rete, un inciampo, e una retribuzione. Siano gli occhi loro oscurati in guisa che non veggano, e piega loro del continuo la schiena" (Romani 11:7-10). Voglio che notiate le parole 'fino a questo giorno' che indicano che questo induramento Dio lo sta producendo ancora oggi.

 

Un Dio che ha preparato un luogo di perdizione per i peccatori che è senza fuoco

L'Iddio di costoro è un Dio che nel luogo di perdizione destinato agli empi tra la morte e la resurrezione, cioè il soggiorno dei morti, e poi in quello dove saranno gettati il giorno del giudizio, cioè la Geenna, non ha messo alcun fuoco. Essi sostengono che se Dio mandasse delle sue creature nel fuoco per l'eternità, sarebbe un Dio crudele! Lungi da loro quindi l'idea di avere un Dio così!

La Sacra Scrittura invece afferma quanto segue.

In riferimento all’Ades, che è il luogo di tormento dove vanno immediatamente le anime dei peccatori quando muoiono, che per certo in esso c’è il fuoco infatti Gesù quando raccontò la storia del ricco e di Lazzaro disse che il ricco essendo nei tormenti “alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma” (Luca 16:23-24). E’ un fuoco non attizzato da mano d’uomo perché è Dio che lo ha acceso nell’ADES, ma è pur sempre fuoco, perché quel ricco affermò di essere tormentato in una fiamma.

In riferimento alla Geenna, anche qui la Parola di Dio non lascia alcun dubbio, c'è il fuoco.

Gesù infatti in riferimento al giudizio che subiranno gli operatori d’iniquità alla fine dei tempi ha detto “Il Figliuol dell’uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d’iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Quivi sarà il pianto e lo stridor de’ denti” (Matteo 13:41-42); come si può vedere Egli ha chiamato questo luogo di tormento ‘fornace del fuoco’. In un altro luogo Egli ha detto che in quel giorno dirà a quelli dalla sinistra di andarsene via da lui “nel fuoco eterno, preparato pel diavolo e per i suoi angeli!” (Matteo 25:41). Ed in un altro luogo ancora egli ha detto: “Se la tua mano od il tuo piede t’è occasion di peccato, mozzali e gettali via da te; meglio è per te l’entrar nella vita monco o zoppo che l’aver due mani o due piedi ed esser gettato nel fuoco eterno. E se l’occhio tuo t’è occasion di peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te l’entrar nella vita con un occhio solo, che l’aver due occhi ed esser gettato nella geenna del fuoco” (Matteo 18:8-9). Giovanni nel libro dell’apocalisse ha detto che il diavolo sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo e ivi sarà tormentato nei secoli dei secoli (Apocalisse 20:10), qui ci saranno anche la bestia e il falso profeta, e tutti coloro che avranno preso il marchio della bestia sulla loro fronte o sulla loro mano secondo che è scritto: “Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, beverà anch’egli del vino dell’ira di Dio mesciuto puro nel calice della sua ira: e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello. E il fumo del loro tormento sale ne’ secoli dei secoli; e non hanno requie né giorno né notte quelli che adorano la bestia e la sua immagine e chiunque prende il marchio del suo nome” (Apocalisse 14:9-11). Si noti come viene detto che il fumo del loro tormento salirà nei secoli dei secoli, il fatto dunque che ci sarà fumo vuol dire che qualcosa brucerà. Questo luogo chiamato stagno di fuoco e di zolfo è dove nel giorno del giudizio, quando risusciteranno gli empi, saranno gettati tutti coloro i cui nomi non saranno trovati scritti nel libro della vita (Apocalisse 20:13-15) e che sono i codardi, gl’increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi (cfr. Apocalisse 21:8).

 

Un Dio che non vuole che si predichi il ravvedimento e il giudizio eterno ai peccatori

L'Iddio di costoro, dato che non odia nessuno ed è amico dei peccatori, non vuole che si predichi il ravvedimento agli uomini e il giudizio eterno che aspetta i peccatori, e questo per evitare che gli uomini si sentano in colpa e perdano la loro autostima, e per evitare che si impauriscono. E' vietato dunque dire agli uomini: 'Ravvedetevi e convertitevi, altrimenti quando morirete andrete nel fuoco del soggiorno dei morti e nel giorno del giudizio sarete gettati nel fuoco eterno dove sarete tormentati in eterno'. Il messaggio dunque da portare agli uomini è: 'Dio è amore, e vi ama. Date il vostro cuore a Gesù e Lui vi accoglierà!'.

La Scrittura invece dice che "Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti" (Atti 17:30-31), e difatti Gesù Cristo prima di essere assunto in cielo disse ai suoi discepoli: "Così è scritto, che il Cristo soffrirebbe, e risusciterebbe dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicherebbe ravvedimento e remission dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme" (Luca 24:46-47).

Gesù stesso predicò il ravvedimento agli uomini, dicendo loro: "Ravvedetevi e credete all’evangelo" (Marco 1:15), e Paolo esortava i peccatori a ravvedersi quando evangelizzava, infatti disse: “Io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi e dall’insegnarvi in pubblico e per le case, cosa alcuna di quelle che vi fossero utili, scongiurando Giudei e Greci a ravvedersi dinanzi a Dio e a credere nel Signor nostro Gesù Cristo” (Atti 20:20-21). 

Per quanto riguarda l'annunzio del giudizio a venire, Gesù per esempio rimproverò le città nelle quali era stata fatta la maggior parte delle sue opere potenti, perché non si erano ravvedute, in questa maniera: “Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida! Perché se in Tiro e Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute fra voi, già da gran tempo si sarebbero pentite, con cilicio e cenere. E però vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone sarà più tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino nell’Ades. Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere potenti compiute in te, ella sarebbe durata fino ad oggi. E però, io lo dichiaro, nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollerabile della tua” (Matteo 11:21-24) - ma si potrebbero citare altri passi in cui Gesù parlò della sorte che aspettava i peccatori; e Paolo, quando predicò nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, terminò la sua predica con queste parole: “Guardate dunque che non venga su voi quello che è detto nei profeti: Vedete, o sprezzatori, e maravigliatevi, e dileguatevi, perché io fo un’opera ai dì vostri, un’opera che voi non credereste, se qualcuno ve la narrasse” (Atti 13:40-41); e quando predicò la Parola agli Ateniesi, le ultime parole che pronunciò prima di essere interrotto furono queste: “Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti” (Atti 17:30-31); e quando il governatore Felice lo mandò a chiamare, e lo ascoltò circa la fede in Cristo, la Bibbia dice che “ragionando Paolo di giustizia, di temperanza e del giudizio a venire, Felice, tutto spaventato, replicò: Per ora, vattene; e quando ne troverò l’opportunità, ti manderò a chiamare” (Atti 24:25).

 

Un Dio che incita a portare il Vangelo al mondo con scene teatrali

Il loro Dio si compiace nel fatto che il Vangelo venga rappresentato con scene teatrali, e difatti costoro ci dicono che è stato Dio a mettergli nel cuore di darsi al teatro per portare in questa maniera il Vangelo al mondo.

La Scrittura dice che noi dobbiamo predicare il Vangelo e non rappresentarlo attraverso il teatro. Questo è l'ordine dato da Cristo: "Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura" (Marco 16:15). Egli stesso predicò, e i suoi apostoli fecero la medesima cosa. Il teatro esisteva anche ai loro giorni, e dunque il fatto che non lo abbiano mai usato per portare il Vangelo al mondo è la prova che essi lo rigettarono categoricamente come strumento di evangelizzazione. Il teatro era considerato sia da Cristo che dagli apostoli una mondana concupiscenza ed una finzione, e perciò non potevano usarlo anche se per un fine buono. Oltretutto avrebbe ridicolizzato il messaggio del Vangelo, e lo avrebbe svuotato della sua potenza, e quindi essi si guardarono bene dall'adottarlo nel campo dell'evangelizzazione.

Il teatro induce chi lo fa all'ipocrisia e alla menzogna. L'impersonificazione (o l'interpretazione di un personaggio) infatti consiste nel fingere di essere un'altra persona. Chi dunque impersonifica Gesù fingerà di essere Gesù: chi impersonifica il peccatore, fingerà di essere ancora schiavo del peccato; chi impersonifica il diavolo fingerà di essere il diavolo, e così via. Questo significa fare gli ipocriti ed amare e praticare la menzogna, e non essere sinceri ed amare e praticare la verità.

Possiamo noi figliuoli di Dio fare gli ipocriti e amare e praticare la menzogna, sia pur con il fine di portare il Vangelo al nostro prossimo? No, perché la Scrittura ci comanda di gettare via le ipocrisie, secondo che è scritto: "Gettando dunque lungi da voi ogni malizia, e ogni frode, e le ipocrisie, e le invidie, ed ogni sorta di maldicenze, come bambini pur ora nati, appetite il puro latte spirituale, onde per esso cresciate per la salvezza, se pure avete gustato che il Signore è buono" (1 Pietro 2:1-2); e di bandire la menzogna dalla nostra vita e dire la verità gli uni agli altri (Efesini 4:25).

A proposito del termine 'ipocrita' vi ricordo che esso deriva dalla parola greca 'hypokrités' che significa 'attore' - e difatti nel teatro dell'antica Grecia gli attori erano conosciuti come gli 'ipocriti' - e quindi un attore è un ipocrita perché fa finta di essere qualcuno o qualcosa che in realtà non è. Gli scribi e i Farisei furono definiti da Gesù 'ipocriti' perché nella pratica recitavano la parte dei giusti, o meglio facevano credere alla gente indossando una maschera che essi erano giusti, quando invece erano pieni di iniquità ed ingiustizia.

Ora, vi domando: 'Può un Cristiano, anche se occasionalmente, indossare una maschera, ossia far finta di essere un'altra persona, buona o cattiva che questa sia?' Certo che no.

Può un Cristiano cominciare a dire parole e cose che non sono vere perché non procedono dal suo cuore, perché impersonifica un altra persona e quelle parole sono da ripetere a memoria perché parte di un copione? La risposta è di nuovo 'no'.

Come fanno dunque tanti pastori ad affermare che esiste un talento che Dio dona a taluni credenti di fare teatro? Evidentemente perché sono ciechi, avendo perso il discernimento. E così dicendo, attribuiscono a Dio le menzogne e le finzioni che vengono perpetrate nelle scene teatrali.

E poi tenete a mente che questa scuola di ipocrisia e di menzogna comincia da piccoli, perché in quasi tutte le comunità, ai bambini vengono fatte fare scene teatrali, o in occasione della cosiddetta festa di Natale, o per il capodanno, o in occasione della chiusura della Scuola Domenicale.

Ecco dunque a cosa vengono ammaestrati i bambini: ad essere degli ipocriti. Non c'è da meravigliarsi dunque se poi una volta adulti lo diventano per davvero ipocriti, e difatti le comunità abbondano di ipocriti. E' tutta una conseguenza.

 

Un Dio che non regna sovrano su tutto e tutti, in quanto esistono degli eventi che accadono per caso

Il loro Dio non regna sovrano su tutto e tutti, perché loro dicono che ci sono degli eventi che accadono semplicemente per caso. Costoro dunque credono al caso.

Secondo la Scrittura nulla avviene per caso, infatti persino un passero cade a terra non per caso ma per volere di Dio, secondo che ha detto Gesù: "Due passeri non si vendon essi per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza del Padre vostro" (Matteo 10:29).

Nella Bibbia è vero si parla di fatti avvenuti 'per caso' o comunque di fatti dovuti ad errori umani o involontarietà, ma nell'esaminarli attentamente anch'essi rientrano nel volere di Dio, e quindi fanno parte di quei suoi decreti sovrani che Egli attua facendoli sembrare come degli eventi fortuiti. Vediamoli brevemente.

Il primo è quello di Achab, re d’Israele, la cui morte fu causata da un freccia scoccata a caso da qualcuno (cfr. 1 Re 22:34). Ma se leggiamo tutta la storia ci accorgeremo che egli morì proprio in quella battaglia, perché così Dio aveva predetto ad Achab tramite il profeta Micaiah, secondo che è scritto: "E Micaiah disse: ‘Se tu ritorni sano e salvo, non sarà l’Eterno quegli che avrà parlato per bocca mia’. E aggiunse: ‘Udite questo, o voi, popoli tutti!’ (1 Re 22:28). E dunque quel soldato che scoccò 'casualmente' quella freccia con il suo arco, la scoccò per volere di Dio, in quanto si dovevano adempiere le parole del profeta secondo cui Achab non sarebbe tornato vivo da quella battaglia. Perciò fu Dio a farlo colpire mortalmente da quella freccia. Perché dunque c'è scritto che "qualcuno scoccò a caso la freccia del suo arco"? Per far comprendere ai savi che anche l'evento che può sembrare il più insignificante agli uomini è diretto da Dio, affinchè si adempia il suo piano, il suo disegno innanzi formato. Certamente chi scoccò casualmente quella freccia, non poteva sapere di averla scoccata per decreto e volontà di Dio; ma certamente coloro che erano a conoscenza della predizione fatta dal profeta Micaiah compresero che ciò era avvenuto per volere di Dio.

Il secondo è quello di Ruth, la Moabita. E' scritto: "Or Naomi aveva un parente di suo marito, uomo potente e ricco, della famiglia di Elimelec, che si chiamava Boaz. Ruth, la Moabita, disse a Naomi: ‘Lasciami andare nei campi a spigolare dietro a colui agli occhi del quale avrò trovato grazia’. Ed ella le rispose: ‘Va’ figliuola mia’. Ruth andò dunque e si mise a spigolare in un campo dietro ai mietitori; e per caso le avvenne di trovarsi nella parte di terra appartenente a Boaz, ch’era della famiglia di Elimelec" (Ruth 2:1-3). Fu veramente un caso che Ruth si trovò a spigolare in un campo di proprietà di Boaz? Certamente no, perché come nel precedente esempio qualcuno per caso scoccò la freccia dal suo arco perché così aveva decretato e voluto Dio, così anche Ruth si trovò a spigolare in quel particolare campo per decreto e volere di Dio, e questo lo si capisce sia dalla reazione di sua suocera e dalle parole che le rivolse quando lo venne a sapere, secondo che è scritto: "La suocera le chiese: ‘Dove hai spigolato oggi? Dove hai lavorato? Benedetto colui che t’ha fatto così buona accoglienza!’ E Ruth disse alla suocera presso di chi avea lavorato, e aggiunse: ‘L’uomo presso il quale ho lavorato oggi, si chiama Boaz’. E Naomi disse alla sua nuora: ‘Sia egli benedetto dall’Eterno, poiché non ha rinunziato a mostrare ai vivi la bontà ch’ebbe verso i morti!’ E aggiunse: ‘Quest’uomo è nostro parente stretto; è di quelli che hanno su noi il diritto di riscatto’. E Ruth, la Moabita: ‘M’ha anche detto: Rimani coi miei servi, finché abbian finita tutta la mia messe’. E Naomi disse a Ruth sua nuora: ‘È bene, figliuola mia, che tu vada con le sue serve e non ti si trovi in un altro campo’ " (Ruth 2:19-22) - Non mi paiono queste parole di Naomi le parole di una che credeva che si fosse trattato di un caso - Ed anche dalle parole delle donne quando vennero poi a sapere che Ruth aveva partorito un figlio a Boaz, secondo che è scritto: "Così Boaz prese Ruth, che divenne sua moglie. Egli entrò da lei, e l’Eterno le diè la grazia di concepire, ed ella partorì un figliuolo. E le donne dicevano a Naomi: ‘Benedetto l’Eterno, il quale non ha permesso che oggi ti mancasse un continuatore della tua famiglia! Il nome di lui sia celebrato in Israele!" (Ruth 4:13-14). Dunque, quelle donne riconoscevano che Ruth si era trovata a spigolare nel campo di Boaz, perché Dio aveva voluto dare a Naomi un continuatore della sua famiglia, in quanto prima le era morto il marito e poi le erano morti ambedue i figli (Ruth 1:5). Ma Dio supplì a questa mancanza facendo incontrare Ruth con Boaz, facendoli sposare, e poi dandogli un figlio di nome Obed, che fu padre d’Isai, padre di Davide. E quindi fa parte della geneaologia di Gesù Cristo (Matteo 1:5).

Il terzo è quello di colui che uccideva qualcuno involontariamente, e quindi accidentalmente, e per il quale la legge di Mosè non prescriveva la morte in quanto gli ordinava di recarsi in una delle città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote. Ascoltate quello che dice la legge: "Ed ecco in qual caso l’omicida che vi si rifugerà avrà salva la vita: chiunque avrà ucciso il suo prossimo involontariamente, senza che l’abbia odiato prima, - come se uno, ad esempio, va al bosco col suo compagno a tagliar delle legna e, mentre la mano avventa la scure per abbatter l’albero, il ferro gli sfugge dal manico e colpisce il compagno sì ch’egli ne muoia, - quel tale si rifugerà in una di queste città ed avrà salva la vita; altrimenti, il vindice del sangue, mentre l’ira gli arde in cuore, potrebbe inseguire l’omicida e, quando sia lungo il cammino da fare, raggiungerlo e colpirlo a morte, mentre non era degno di morte, in quanto che non aveva prima odiato il compagno" (Deuteronomio 19:4-6). Notate che è Dio a dire che quell'uomo ha ucciso il suo prossimo involontariamente, quindi senza la volontà premeditata di ucciderlo. Quindi in caso di omicidio involontario, l'omicida aveva salva la vita. Ma l'involontarietà dell'uomo non significa che Dio non c'entra niente, perché è pur sempre Dio che ha fatto sì che quell'omicidio si verificasse. Ascoltate infatti quello che dice sempre Dio nella legge: "Chi percuote un uomo sì ch’egli muoia, dev’essere messo a morte. Se non gli ha teso agguato, ma Dio gliel’ha fatto cader sotto mano, io ti stabilirò un luogo dov’ei si possa rifugiare. Se alcuno con premeditazione uccide il suo prossimo mediante insidia, tu lo strapperai anche dal mio altare, per farlo morire" (Esodo 21:12-14). Notate che nel caso di omicidio involontario, senza premeditazione dunque, è comunque Dio che fa cadere quell'uomo per mano dell'omicida involontario. Questo proprio mostra come il caso non esista neppure nel caso di omicidio involontario.

E che il caso non esiste si evince anche dalla pratica del tirare a sorte, che era una pratica usata dagli Ebrei in svariate circostanze con la certezza che chi veniva designato dalla sorte veniva designato per decisione di Dio, secondo che è scritto: "Si gettan le sorti nel grembo, ma ogni decisione vien dall’Eterno" (Proverbi 16:33). A conferma di ciò citiamo l'esempio di Saul che fu designato re d'Israele da Dio dinnanzi al popolo tramite la sorte, secondo che è scritto: "Poi Samuele convocò il popolo dinanzi all’Eterno a Mitspa, e disse ai figliuoli d’Israele: ‘Così dice l’Eterno, l’Iddio d’Israele: Io trassi Israele dall’Egitto, e vi liberai dalle mani degli Egiziani e dalle mani di tutti i regni che vi opprimevano. Ma oggi voi rigettate l’Iddio vostro che vi salvò da tutti i vostri mali e da tutte le vostre tribolazioni, e gli dite: Stabilisci su di noi un re! Or dunque presentatevi nel cospetto dell’Eterno per tribù e per migliaia’. Poi Samuele fece accostare tutte le tribù d’Israele, e la tribù di Beniamino fu designata dalla sorte. Fece quindi accostare la tribù di Beniamino per famiglie, e la famiglia di Matri fu designata dalla sorte. Poi fu designato Saul, figliuolo di Kis; e lo cercarono, ma non fu trovato. Allora consultarono di nuovo l’Eterno: ‘Quell’uomo è egli già venuto qua?’ L’Eterno rispose: ‘Guardate, ei s’è nascosto fra i bagagli’. Corsero a trarlo di là; e quand’egli si presentò in mezzo al popolo, era più alto di tutta la gente dalle spalle in su. E Samuele disse a tutto il popolo: ‘Vedete colui che l’Eterno si è scelto? Non v’è alcuno in tutto il popolo che sia pari a lui’. E tutto il popolo diè in esclamazioni di gioia, gridando: ‘Viva il re!’ " (1 Samuele 10:17-24). Ma vogliamo citare anche l'esempio della designazione di Mattia quale apostolo che doveva prendere il posto di Giuda Iscariota, secondo che è scritto: "E ne presentarono due: Giuseppe, detto Barsabba, il quale era soprannominato Giusto, e Mattia. E, pregando, dissero: Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, mostra quale di questi due hai scelto per prendere in questo ministerio ed apostolato il posto che Giuda ha abbandonato per andarsene al suo luogo. E li trassero a sorte, e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli" (Atti 1:23-26). Vorrei che notaste come i discepoli nel pregare Dio, erano convinti che tramite la sorte Dio avrebbe fatto loro conoscere chi Egli aveva scelto quale successore di Giuda Iscariota. Ora, se il risultato del tirare a sorte, che può sembrare una pratica che si basa sul caso, non è affatto il risultato del caso, ma di una decisione divina, non si può credere al caso.

Un Dio che non ha predeterminato la morte di Gesù Cristo

L'Iddio di costoro non ha affatto predeterminato la morte espiatoria di Cristo Gesù. E questo perché la morte di Gesù fu una sorta di 'incidente di percorso', un evento che si dimostrò inevitabile visto le circostanze che si vennero a creare a quel tempo. Certo, essi dicono che Dio sapeva che sarebbe andata a finire così, ma lungi dal dire che fu Dio a decretare innanzi l'odio dei Giudei verso il suo Cristo, e la sua morte sulla croce!

Che dice invece la Scrittura? Che Dio ha innanzi predeterminato che Gesù Cristo fosse odiato e dato nelle mani dei Giudei, e crocifisso.

Ora, nel libro degli Atti degli apostoli è menzionata una preghiera che i discepoli del Signore innalzarono a Dio di pari consentimento, e tra le parole da essi rivolte a Dio ci furono le seguenti: “Signore, tu sei Colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; Colui che mediante lo Spirito Santo, per bocca del padre nostro e tuo servitore Davide, ha detto: Perché hanno fremuto le genti, e hanno i popoli divisate cose vane? I re della terra si sono fatti avanti, e i principi si sono raunati assieme contro al Signore, e contro al suo Unto. E invero in questa città, contro al tuo santo Servitore Gesù che tu hai unto, si sono raunati Erode e Ponzio Pilato, insieme coi Gentili e con tutto il popolo d’Israele, per fare tutte le cose che la tua mano e il tuo consiglio avevano innanzi determinato che avvenissero” (Atti 4:25-28. Cfr. Salmo 2:1-3). Quindi i discepoli, nel comportamento di Erode, di Ponzio Pilato, dei Giudei e dei Gentili, riconobbero l’adempimento delle parole che Davide aveva pronunziato per lo Spirito Santo secoli addietro. Ora, tutti costoro, secondo le parole di quei credenti, si radunarono contro Gesù Cristo per fare tutte le cose che la mano di Dio ed il Suo consiglio avevano innanzi determinato, il che equivale a dire che tutto quello che Erode, Pilato, insieme ai Giudei e ai Gentili fecero contro Gesù lo fecero per volontà di Dio. In altre parole essi fecero contro Gesù tutto quello che Dio aveva predeterminato dovesse avvenire. Ma andiamo nei particolari per vedere che fecero costoro assieme contro Gesù Cristo per il determinato consiglio di Dio:

I Giudei odiarono Gesù Cristo, manifestando questo loro odio verso lui in svariate maniere. I Giudei di Gerusalemme lo perseguitarono (cfr. Giovanni 5:15-16;) e lo insultarono in diverse maniere (cfr. Giovanni 7:12; 8:48; 9:16,24) fino a che lo arrestarono (cfr. Matteo 26:47-56) e lo condannarono a morte per bestemmia  perché dichiarò di essere il Figlio di Dio (cfr. Matteo 26:57-68). E poi lo dettero in mano di Pilato (cfr. Matteo 27:1-2) chiedendo a gran voce che fosse crocifisso, e tutto ciò benché Gesù non fece loro alcun male ma solo del bene.

Il governatore Pilato quando i Giudei gli consegnarono Gesù affinchè egli lo facesse crocifiggere, dopo averlo esaminato non trovò in Gesù alcuna delle colpe di cui i Giudei lo accusavano, e aveva deliberato di liberarlo (cfr. Luca 23:16,20-22). Ma la folla richiese con gran grida che egli invece fosse crocifisso. E Pilato per soddisfare la moltitudine acconsentì a questa loro richiesta iniqua, liberando Barabba che era stato messo in prigione per omicidio, e condannando Gesù, il Principe della vita (cfr. Luca 23:23-25).

Erode era in quel tempo tetrarca della Galilea, ed era stato nel passato in inimicizia con Pilato, ma nel giorno che Pilato gli mandò Gesù essi divennero amici. Quando Erode vide Gesù, se ne rallegrò grandemente, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlare di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo; gli fece molte domande ma Gesù non gli rispose parola; lo schernì assieme ai suoi soldati, lo rivestì di un manto splendido e lo rimandò a Pilato (cfr. Luca 23:8-12). Anche lui non mostrò nessuna pietà verso Gesù ma solo odio.

I Gentili pure (e qui mi riferisco in particolare ai soldati che schernirono e crocifissero Gesù) si radunarono contro l’Unto dell’Eterno. Lo schernirono, lo percossero con una canna, gli sputarono addosso ed infine lo misero in croce come un malfattore (cfr. Matteo 27:27-38).

E’ evidente dunque, alla luce delle Scritture, che le sofferenze che Cristo dovette patire per amore nostro, Dio non solo le conosceva innanzi e le aveva preannunciate tramite il Suo Spirito, ma le aveva anche predeterminate. Ecco perché lo Spirito di Dio parlò di esse secoli prima che accadessero come se esse fossero già accadute, infatti spesso troviamo i verbi al passato. Ascoltate per esempio queste parole di Davide: “M’hanno forato le mani e i piedi” (Salmo 22:16), e queste altre del profeta Isaia: “Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. …. Maltrattato, umiliò se stesso, e non aperse la bocca. Come l’agnello menato allo scannatoio, come la pecora muta dinanzi a chi la tosa, egli non aperse la bocca. …” (Isaia 53:3,7). D’altronde Dio chiama le cose che non sono come se fossero, e parla degli eventi non ancora avvenuti come se fossero già avvenuti. Sono i suoi decreti, i suoi disegni, che Lui forma in sé stesso molto tempo prima che accadano, e poi li manda ad effetto, secondo che Egli dice: “Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l’eseguirò” (Isaia 46:11). 

Ecco perché il giorno della Pentecoste l'apostolo Pietro disse ai Giudei: "Uomini israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigî e segni che Dio fece per mezzo di lui fra voi, come voi stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile ch’egli fosse da essa ritenuto" (Atti 2:22-24), e nella sua prima epistola chiama Gesù Cristo "agnello senza difetto né macchia, ben preordinato prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi" (1 Pietro 1:19-20).

Questo dunque è il vero Dio, quello che non solo ha predetto le sofferenze di Cristo ma le ha anche predeterminate.

 

Un Dio che non è libero di fare grazia a chi vuole Lui

E' un Dio che non è libero di fare grazia a chi vuole Lui, perché fa grazia a quelli che vogliono essere graziati, e quindi il suo fare grazia ad alcuni esseri umani dipende dalla volontà degli uomini e non dalla Sua propria volontà. Costoro infatti ci dicono: 'Siamo noi che abbiamo voluto essere salvati, e non Dio a volerci salvare in base ad una decisione che aveva innanzi preso nei nostri riguardi; per cui siamo noi che abbiamo scelto Cristo e non il contrario!' In altre parole, l'Iddio di costoro è un Dio che non è libero di fare quello che vuole, un Dio che non prende l'iniziativa di salvare, perché l'iniziativa la devono prendere gli uomini, e solo quando essi la prendono (con quello che essi chiamano 'libero arbitrio') allora Dio decide di salvarli. Questo Dio dunque è sul trono ad aspettare che l'uomo decida di farsi salvare, perché non ha decretato di salvare proprio nessuno.

Cosa afferma invece la Scrittura? Che Dio dice: "Farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver pietà" (Esodo 33:19). Come potete vedere, Dio dice che noi abbiamo ricevuto da Lui grazia non in virtù della nostra volontà ma in virtù della Sua volontà, quindi non perché abbiamo voluto noi essere graziati, ma perché Lui ha voluto graziarci. Ecco perché Paolo, apostolo dei Gentili, afferma nella lettera ai Romani: "Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia" (Romani 9:16), ed anche: "Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole" (Romani 9:18). E questa Sua decisione di farci grazia risale a prima della fondazione del mondo, in quanto Egli ci ha eletti a salvezza sin dal principio, secondo che è scritto: ".... in lui ci ha eletti, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell’amore, avendoci predestinati ad essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figliuoli, secondo il beneplacito della sua volontà: a lode della gloria della sua grazia, la quale Egli ci ha largita nell’amato suo" (Efesini 1:4-6), ed anche: "Iddio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità" (2 Tessalonicesi 2:13). Questa elezione a salvezza da parte di Dio è chiamata il proponimento dell'elezione di Dio, ed esclude ogni vanto da parte del credente, perché esso "dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama" (Romani 9:12).

In virtù di questo proponimento divino, i nostri nomi sono stati scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo (Apocalisse 17:8), e non siamo stati noi a scegliere il Signore ma il Signore ha scelto noi secondo che ci ha detto il Signore Cristo Gesù: "Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi, e v’ho costituiti perché andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; affinché tutto quel che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel ch’è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo" (Giovanni 15:16-19).

Questo è l'Iddio vivente e vero che abbiamo conosciuto, o meglio dal quale siamo stati conosciuti. A Lui sia la gloria in Cristo Gesù ora e in eterno. Amen.

 

Un Dio che non ha costruito nessuna città celeste per i santi

L'Iddio di costoro non ha preparato nessuna città celeste per i Suoi.

La Scrittura invece afferma che Dio ha costruito una città celeste, che si chiama la Nuova Gerusalemme. E' una città di forma quadrangolare: la sua lunghezza, la sua larghezza e la sua altezza sono uguali, e precisamente la misura di ogni lato è di dodicimila stadi (uno stadio equivale a 185 metri e quindi ogni lato della città è lungo circa 2200 chilometri). Essa è circondata da un grande muro alto centoquarantaquattro cubiti (un cubito è circa 48 centimetri quindi l’altezza è di circa 70 metri) costruito di diaspro che possiede dodici porte: tre per ogni lato, che sono fatte ognuna d’una perla e sono presiedute ciascuna da un angelo e su ognuna d’esse è scritto il nome di una delle dodici tribù d’Israele.

Il muro della città possiede dodici fondamenti sui quali stanno scritti i nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedonio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardonico, il sesto di sardio, il settimo di crisolito, l’ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto e il dodicesimo di ametista. La piazza della città è d’oro puro simile a vetro trasparente. In mezzo alla piazza della città c’è l’albero della vita che dà dodici raccolti e porta il suo frutto ogni mese. In seno a questa città sarà il trono di Dio e dell’Agnello e tutti coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello vi entreranno e serviranno Dio per l’eternità. Questa città non ha bisogno nè di luce di lampada e nè di luce di sole perché essa è illuminata dalla gloria di Dio e l’Agnello è il suo luminare (Apocalisse capitoli 21-22). Questa è la città il cui architetto e costruttore è Dio e che il patriarca Abrahamo aspettava (Ebrei 11:10), questa è la città futura che noi credenti aspettiamo.

 

Un Dio che ha promesso alla Chiesa che non passerà la grande tribolazione

L'Iddio di costoro ha promesso che la venuta di Gesù Cristo sarà suddivisa in due fasi, la prima per i credenti (il cosiddetto rapimento segreto, che può avvenire in qualsiasi momento) e la seconda con i credenti alla fine della grande tribolazione. Quindi secondo costoro, la Chiesa non passerà la grande tribolazione.

La Sacra Scrittura invece insegna che la venuta di Cristo per i credenti e la venuta di Cristo con i credenti avverranno in uno stesso giorno, e non a distanza di alcuni anni (7 anni, o tre anni e mezzo) come dicono costoro. In altre parole, Gesù Cristo quando in quel giorno apparirà dal cielo, o come dice in un altro passo, scenderà dal cielo, con potente grido e con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, risusciterà i morti in Cristo, poi muterà i santi che saranno ancora vivi, e tutti andremo ad incontrare il Signore nell’aria. Poi in quello stesso giorno Cristo combatterà contro gli eserciti della terra che si aduneranno contro di lui, li vincerà sterminandoli, e poi inizierà il millennio in cui Cristo regnerà con i suoi santi sulla terra per mille anni. Ovviamente il ritorno di Cristo avverrà dopo che sarà manifestato l’anticristo perché quest’ultimo sarà distrutto con il soffio della bocca di Gesù e annientato con l’apparizione della sua venuta.

Le parole della Bibbia che più di tutte mostrano che il ritorno del Signore (che comprende la sua apparizione, la resurrezione dei giusti e il mutamento dei santi viventi) non è suddiviso in due fasi separate tra esse da alcuni anni sono le seguenti: “Or, fratelli, circa la venuta del Signor nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui, vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qual-che epistola data come nostra, quasi che il giorno del Signore fosse imminente. Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figliuolo della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio. Non vi ricordate che quand’ero ancora presso di voi io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete quel che lo ritiene ond’egli sia manifestato a suo tempo. Poiché il mistero dell’empietà è già all’opra: soltanto v’è chi ora lo ritiene e lo riterrà finché sia tolto di mezzo. E allora sarà manifestato l’empio, che il Signor Gesù distruggerà col soffio della sua bocca, e annienterà con l’apparizione della sua venuta” (2 Tessalonicesi 2:1-8).

Come potete vedere, Paolo quando parla ai Tessalonicesi di QUEL GIORNO (2:3) si riferisce alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e il nostro adunamento con lui (2:1). Non solo, egli colloca pure QUEL GIORNO dopo che sarà manifestato l’anticristo infatti dice che il Signore Gesù lo distruggerà e annienterà.

 

Un Dio che vuole che la Chiesa scenda in Egitto in cerca di soccorso

Il loro Dio è un Dio che spinge la Chiesa ad andare a rifugiarsi all'ombra di Faraone, ossia delle autorità secolari stabilendo con essi una intesa. Cercano infatti a tutti i costi il favore dello Stato, e sono pronti a fare ogni compromesso, pur di avere privilegi di ogni genere. E questo loro comportamento lo giustificano dicendo che il loro Dio li ha guidati a fare così per amore della Sua opera.

Cosa dice invece la Scrittura? Dio dice in Isaia: "Guai, dice l’Eterno, ai figliuoli ribelli che forman dei disegni, ma senza di me, che contraggono alleanze, ma senza il mio spirito, per accumulare peccato su peccato; che vanno giù in Egitto senz’aver consultato la mia bocca, per rifugiarsi sotto la protezione di Faraone, e cercar ricetto all’ombra dell’Egitto! Ma la protezione di Faraone vi tornerà a confusione, e il ricetto all’ombra dell’Egitto, ad ignominia. I principi di Giuda son già a Tsoan, e i suoi ambasciatori son già arrivati a Hanes; ma tutti arrossiscono d’un popolo che a nulla giova loro, che non reca aiuto né giovamento alcuno, ma è la loro onta e la loro vergogna. È pronto il carico delle bestie pel mezzogiorno; attraverso un paese di distretta e d’angoscia, donde vengono la leonessa e il leone, la vipera e il serpente ardente che vola, essi portan le loro ricchezze sul dorso degli asinelli e i loro tesori sulla gobba de’ cammelli, a un popolo che non gioverà loro nulla. Poiché il soccorso dell’Egitto è un soffio, una vanità; per questo io chiamo quel paese: ‘Gran rumore per nulla’. Or vieni e traccia queste cose in loro presenza sopra una tavola, e scrivile in un libro, perché rimangano per i dì a venire, sempre, in perpetuo. Giacché questo è un popolo ribelle, son de’ figliuoli bugiardi, de’ figliuoli che non vogliono ascoltare la legge dell’Eterno, che dicono ai veggenti: ‘Non vedete!’ e a quelli che han delle visioni: ‘Non ci annunziate visioni di cose vere! Diteci delle cose piacevoli, profetateci delle chimere! Uscite fuor di strada, abbandonate il sentiero retto, toglieteci d’innanzi agli occhi il Santo d’Israele!’ Perciò così dice il Santo d’Israele: Giacché voi disprezzate questa parola e confidate nell’oppressione e nelle vie oblique, e ne fate il vostro appoggio, questa iniquità sarà per voi come una breccia che minaccia rovina, che fa pancia in un alto muro, il cui crollo avviene a un tratto, in un istante, e che si spezza come si spezza un vaso del vasaio che uno frantuma senza pietà, e tra i rottami del quale non si trova frammento che serva a prender del fuoco dal focolare o ad attinger dell’acqua dalla cisterna. Poiché così avea detto il Signore, l’Eterno, il Santo d’Israele: Nel tornare a me e nel tenervi in riposo starà la vostra salvezza; nella calma e nella fiducia starà la vostra forza; ma voi non l’avete voluto! Avete detto: ‘No, noi galopperemo sui nostri cavalli!’ E per questo galopperete!... E: ‘Cavalcheremo su veloci destrieri!’ E per questo quelli che v’inseguiranno saranno veloci!... Mille di voi fuggiranno alla minaccia d’un solo; alla minaccia di cinque vi darete alla fuga, finché rimaniate come un palo in vetta a un monte, come un’antenna sopra un colle" (Isaia 30:1-17) ed ancora: "Guai a quelli che scendono in Egitto in cerca di soccorso, e s’appoggian su cavalli, e confidano ne’ carri perché son numerosi, e ne’ cavalieri, perché molto potenti, ma non guardano al Santo d’Israele, e non cercano l’Eterno! Eppure, anch’Egli è savio; fa venire il male, e non revoca le sue parole; ma insorge contro la casa de’ malvagi, e contro il soccorso degli artefici d’iniquità. Or gli Egiziani son uomini, e non Dio; i loro cavalli son carne, e non spirito; e quando l’Eterno stenderà la sua mano, il protettore inciamperà, cadrà il protetto, e periranno tutti assieme" (Isaia 31:1-3).

Dio, se vuole in qualche maniera aiutare il suo popolo mediante le autorità statali, desterà secondo il beneplacito della Sua volontà il loro spirito in favore del suo popolo, e questa è opera Sua; ma se l'aiuto di Faraone lo si acquisisce calpestando o compromettendo la Parola di Dio, come lo hanno ottenuto tante Chiese, quella non è l'opera di Dio ma l'opera del diavolo, il principe di questo mondo, che vuole in questa maniera corrompere la Chiesa.

Sappiate questo dunque: il vero Dio non incita mai il suo popolo ad andarsi a rifugiare all'ombra di Faraone.

 

Un Dio che vuole che la Chiesa si strutturi come le organizzazioni umane

Il loro Dio vuole che la Chiesa si strutturi come le organizzazioni umane, e quindi che delle Chiese locali diano vita ad una organizzazione con un presidente, dei consiglieri, un tesoriere, un segretario, e con uno statuto così come vuole lo Stato.

La Scrittura è contro una simile organizzazione, e simili cariche umane che di fatto costituiscono una gerarchia ecclesiastica. Una lettura anche veloce e superficiale di tutto il Nuovo Testamento mostra chiaramente che anticamente le Chiese non erano organizzate come lo sono oggi le denominazioni evangeliche. Questa struttura ha prodotto e tuttora produce delle conseguenze molto negative nella vita di quei credenti che fanno parte di queste denominazioni. Affinché vi rendiate conto di quanto sia antibiblica questo tipo di organizzazione ecclesiastica vi invito a leggere il mio libro 'Contro lo Statuto e il Regolamento delle ADI'.

 

Un Dio che vuole che la Chiesa si metta con gli infedeli 

Il loro Dio è un Dio che ama la confusione infatti li incita a collaborare in qualche maniera con i Valdesi che hanno rigettato la Parola in quanto approvano l'omosessualità e benedicono le coppie omosessuali, con coloro che negano la Trinità, con i Cattolici Romani che sono idolatri, con i Mussulmani che negano che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, e con tanti altri. Ed inoltre, incoraggia i matrimoni tra fedeli ed infedeli.

Che dice invece la Scrittura? Che Dio proibisce queste alleanze o collaborazioni, come anche i matrimoni con coloro che camminano nelle tenebre, secondo che è scritto: "Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo che non è per voi; perché qual comunanza v’è egli fra la giustizia e l’iniquità? O qual comunione fra la luce e le tenebre? E quale armonia fra Cristo e Beliar? O che v’è di comune tra il fedele e l’infedele? E quale accordo fra il tempio di Dio e gl’idoli? Poiché noi siamo il tempio dell’Iddio vivente, come disse Iddio: Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Perciò Uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo; ed io v’accoglierò, e vi sarò per Padre e voi mi sarete per figliuoli e per figliuole, dice il Signore onnipotente" (2 Corinzi 6:14-18), ed ancora: "Non siate dunque loro compagni; perché già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Conducetevi come figliuoli di luce (poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà e giustizia e verità), esaminando che cosa sia accetto al Signore. E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprendetele" (Efesini 5:7-11).

 

Un Dio che vuole che la Chiesa si diverta

L'Iddio di costoro incita la Chiesa a divertirsi esattamente come fanno quelli del mondo, in quanto sulla terra - dicono loro - bisogna pure dedicare del tempo al divertimento. E quindi costoro vanno al mare a mettersi mezzi nudi, vanno al cinema, allo stadio, al teatro, in discoteca, e ad altri eventi mondani. Ma ci sono altri piaceri della vita a cui costoro si danno, che sono concupiscenze della carne. Non solo, costoro hanno introdotto svariate forme di spettacolo e divertimento nei locali di culto, per cui i loro locali di culto sono diventati una sorta di teatri o sale da ballo. 'La vita è una sola: divertitevi, non vi private di niente!', pare essere il messaggio che costoro hanno ricevuto dal loro Dio.

La Scrittura invece afferma: "Poiché la grazia di Dio, salutare per tutti gli uomini, è apparsa e ci ammaestra a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, per vivere in questo mondo temperatamente, giustamente e piamente, aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù" (Tito 2:11-13), ed anche: "Perciò, avendo cinti i fianchi della vostra mente, e stando sobrî, abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata nella rivelazione di Gesù Cristo; e, come figliuoli d’ubbidienza, non vi conformate alle concupiscenze del tempo passato quand’eravate nell’ignoranza; ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Siate santi, perché io son santo" (1 Pietro 1:13-16).

Dio quindi ci comanda di rinunciare alle mondane concupiscenze e non di abbracciarle, e questo affinchè noi siamo santi, perché a questo siamo stati chiamati.

 

Un Dio che approva che la Chiesa partecipi a svariate opere infruttuose delle tenebre

Il loro Dio approva che essi partecipino a messe funebri, a battesimi ed anche cresime della Chiesa Cattolica Romana, alla festa di Carnevale, a quella di Halloween, che facciano lavori come il venditore di sigarette, il fabbricante di armi (bombe, fucili, pistole, mine, ecc.), il fabbricante di gioielli d’oro per uomini e donne, medaglie con incise la madonnina o quell’altro santo che serviranno poi come portafortuna a tante persone ecc.;  che giochino al lotto e alla lotteria così se vincono possono aiutare l'opera di Dio,  e così via.

Dio invece dice nella sua parola: "Non siate dunque loro compagni; perché già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Conducetevi come figliuoli di luce (poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà e giustizia e verità), esaminando che cosa sia accetto al Signore. E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprendetele; poiché egli è disonesto pur di dire le cose che si fanno da costoro in occulto. Ma tutte le cose, quando sono riprese dalla luce, diventano manifeste; poiché tutto ciò che è manifesto, è luce. Perciò dice: Risvegliati, o tu che dormi, e risorgi da’ morti, e Cristo t’inonderà di luce" (Efesini 5:7-14).

 

 

Un Dio che tollera che si mangino cose sacrificate agli idoli, sangue e cose soffocate

L'Iddio di costoro permette che i Cristiani mangino cose sacrificate agli idoli, cose soffocate e il sangue. Essi infatti non accettano come tuttora vincolanti per noi Gentili le decisioni degli apostoli e degli anziani  (esclusa quella sulla fornicazione) prese a Gerusalemme, e a sostegno di ciò fanno vari ragionamenti.

Vediamo dunque di dimostrare quanto costoro errano grandemente. Nel libro degli Atti degli apostoli in relazione alla riunione tenutasi a Gerusalemme per decidere se era necessario o meno costringere i Gentili ad osservare la legge di Mosè per essere salvati, è scritto che dopo che parlò Giacomo il fratello del Signore (il quale disse che non si doveva dare molestia ai Gentili che si convertivano, ma dirgli di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agl'idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue), "parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa, di mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba, certi uomini scelti fra loro, cioè: Giuda, soprannominato Barsabba, e Sila, uomini autorevoli tra i fratelli; e scrissero così per loro mezzo: Gli apostoli e i fratelli anziani, ai fratelli di fra i Gentili che sono in Antiochia, in Siria ed in Cilicia, salute. Poiché abbiamo inteso che alcuni, partiti di fra noi, vi hanno turbato coi loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre, benché non avessimo dato loro mandato di sorta, è parso bene a noi, riuniti di comune accordo, di scegliere degli uomini e di mandarveli assieme ai nostri cari Barnaba e Paolo, i quali hanno esposto la propria vita per il nome del Signor nostro Gesù Cristo. Vi abbiam dunque mandato Giuda e Sila; anch’essi vi diranno a voce le medesime cose. Poiché è parso bene allo Spirito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v’asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani" (Atti 15:22-29). La Scrittura è chiara, quindi noi Gentili in Cristo dobbiamo attenerci a quelle decisioni.

Ora rispondo punto per punto alle obbiezioni mosse dai contenziosi per dimostrare quanto esse siano vane.

 

1) Queste misure disciplinari caddero da sé quando la fusione fra Giudei e Gentili fu completa.

Noi domandiamo: ‘E quando la fusione fu completa?’ E’ bene ricordare che la fusione tra Giudei e Gentili era già completa quando ci fu l’assemblea di Gerusalemme. Con ciò vogliamo dire che c’erano già chiese formate da Giudei convertiti e Gentili convertiti che con la grazia di Dio andavano avanti nelle vie di Dio. E questo perché Cristo mediante la sua morte aveva fatto dei due popoli uno solo ed aveva abbattuto il muro di separazione che c’era tra Giudei e Gentili con l’abolire nella sua carne la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti. Non è che si dovette aspettare l’assemblea di Gerusalemme per vedere Giudei credenti e Gentili credenti andare d’accordo; perché questo accordo c’era già in Cristo: essi erano fratelli membri di uno stesso corpo. Ad Antiochia di Siria per esempio c’erano sia Giudei che Gentili che avevano creduto (cfr. Atti 11:19-21); come anche ad Antiochia di Pisidia (cfr. Atti 13:43,48) ed Iconio (cfr. Atti 14:1) dove erano stati a predicare Paolo e Barnaba nel loro viaggio missionario. Ma allora per quale ragione si riunì quell’assemblea a Gerusalemme? Perché dopo che Paolo e Barnaba erano tornati ad Antiochia dalla loro missione in cui Dio aveva aperto la porta della fede ai Gentili, dei Giudei venuti dalla Giudea si misero a insegnare che senza la circoncisione secondo il rito di Mosè non si poteva essere salvati; al che ne nacque una grande discussione tra Paolo e Barnaba e costoro: il motivo è evidente. Insegnare la circoncisione significava annullare la grazia di Dio perché la salvezza non era più per grazia ma per opere. Fu deciso allora che Paolo e Barnaba e altri fratelli salissero a Gerusalemme per discutere la questione con gli apostoli e gli anziani. Allora in quell’incontro fu deciso che ai fratelli di fra i Gentili non si doveva imporre né la circoncisione e né l’osservanza della legge per esser salvati perché questo avrebbe significato tentare Dio, e porre sul collo dei discepoli un giogo pesante insopportabile al posto del giogo leggero di Gesù Cristo. Ma quantunque non fu imposta ai Gentili l’osservanza della legge per la loro salvezza, pure parve bene allo Spirito Santo imporre loro di astenersi dalla fornicazione, dove per fornicazione si intende il rapporto carnale illecito con una donna che non è la propria moglie (riteniamo comunque che anche lo sposarsi la propria sorella o la propria zia o nipote significa trasgredire la Parola di Dio), dalle cose soffocate, dalle cose sacrificate agli idoli e dal sangue; che erano tutte cose che erano contenute nella legge di Mosè. Vorrei fare notare che queste prescrizioni furono deliberate dallo Spirito Santo innanzi tutto perché gli apostoli dissero: "E’ parso bene allo Spirito Santo ed a noi..." (Atti 15:28), il che fa chiaramente capire che quelle prescrizioni non possono essere un giogo pesante per coloro che sono sotto la grazia, e difatti non lo sono. (Noi Gentili di nascita non abbiamo nessuna difficoltà a riconoscerlo). Va notato poi che il fatto che furono date ai Gentili solo queste prescrizioni contenute nella legge, non significa che altre prescrizioni come per esempio quella di non consultare gli spiriti, o gli indovini, ed altre di natura comportamentale o morale non dovessero essere osservate dai Gentili, ma solo che in quell’occasione lo Spirito Santo volle porre l’attenzione su quelle prescrizioni necessarie, probabilmente perché esse erano tra le più trasgredite fra i Gentili e perciò quando i Gentili si convertivano a Cristo erano tentati a continuare a trasgredirle con molta facilità. Ma c’è ancora qualcosa da dire: Prendiamo anche solamente le prescrizioni che riguardano l’alimentazione, dato che costoro intendono la fornicazione bandita dall’assemblea come la intendiamo noi e ritengono perciò che il suo divieto sia ancora valido: ‘Per quale motivo oggi non dovrebbero essere più valide quando ancora oggi ci sono Giudei che credono e Gentili che credono e in qualsiasi Chiesa dove si trovano assieme possono sempre insinuarsi dei Giudei che dicono che se i Gentili non si fanno circoncidere e non osservano la legge di Mosè non possono essere salvati e si ripresenterebbero così le stesse circostanze che si verificarono ad Antiochia e a Gerusalemme?’ Non è forse questo un motivo per cui è errato ritenere cadute quelle prescrizioni dietetiche quando quelle stesse circostanze possono ripresentarsi in ogni tempo? Ed ancora: Ma perché ritenerle cadute quando ancora oggi molti tra i Gentili in tutto il mondo uccidono gli animali soffocandoli, sacrificano carni e altri cibi agli idoli, e mangiano il sangue esattamente come facevano i Gentili ai giorni degli apostoli? E’ vero che quelle prescrizioni dietetiche furono date ufficialmente ai Gentili in quella circostanza particolare per appianare la via dato che era venuto a crearsi quel grave problema ma forse che lo Spirito Santo volle dare quelle prescrizioni solo per un tempo in attesa di tempi ‘migliori’? Affatto; se fosse stato così lo avrebbe detto. Anche gli apostoli avrebbero sottolineato con forza che quelle prescrizioni dietetiche non avrebbero più avuto forza o ragione di essere quando Giudei e Gentili si sarebbero ben amalgamati. Ma ecco che sono arrivati certi pastori e con un sofisma hanno cancellato la validità di quelle prescrizioni! Siamo fondamentalisti per loro perché interpretiamo la Scrittura in maniera fondamentalistica; ma se è per questo allora siamo in buona compagnia perché lo erano anche gli apostoli dei ‘fondamentalisti’. L’osservanza delle prescrizioni dietetiche date a Gerusalemme non è neppure qualcosa lasciata alla volontà dei credenti o come dicono altri ‘una questione di libertà cristiana’; perché esse non sono facoltative per cui chi vuole le può osservare e chi non vuole no; essa ci è imposta dallo Spirito Santo. Qui non si tratta di considerare personalmente la carne di coniglio impura e di astenersi da essa, o di non volere bere vino per delle opinioni personali, perché in questi casi uno è libero di agire in base alla sua convinzione personale e non deve essere giudicato (sempre che non lo imponga ad altri); qui si tratta di trasgredire dei comandamenti dati per mezzo dello Spirito Santo, che pur concernendo cibi sono molto importanti tanto che vengono messi assieme alla prescrizione di astenersi dalla fornicazione. Nessuno dunque vi inganni fratelli.

 

2) Quelle prescrizioni dietetiche avevano valore solo localmente.

E’ vero che la lettera che gli apostoli e gli anziani scrissero fu indirizzata ai fratelli di fra i Gentili che si trovavano in Antiochia, in Siria e in Cilicia perché così dice il testo (cfr. Atti 15:23); ma questo non significa che il suo contenuto avesse valore solo per i credenti che abitavano in quelle zone. Sarebbe come dire che l’epistola di Paolo ai Colossesi era valida solo per i credenti di Colosse o quella ai Romani solo per i santi di Roma solo perché non c’è scritto che esse erano rivolte a tutti i santi sulla faccia della terra. E’ chiaro che quelle lettere furono scritte in una particolare circostanza a Chiese specifiche, ma il loro messaggio è valido per tutti i credenti di tutte le età: la stessa cosa va detta di quella lettera scritta a quei credenti di quelle zone sopra menzionate. E che sia così è confermato dal fatto che dopo che quella lettera fu portata ad Antiochia e letta là; quando Paolo e Sila partirono per visitare i fratelli nelle città dove erano stati precedentemente Paolo e Barnaba è scritto che "passando essi per le città, trasmisero loro, perché le osservassero, le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a Gerusalemme" (Atti 16:4). Per quali città? Derba, Listra, Iconio, Antiochia di Pisidia, ed altre che non facevano parte né della Siria e né della Cilicia che sono le zone di cui si parla nella lettera redatta da quei di Gerusalemme. Abbiamo un’ulteriore conferma che quelle prescrizioni erano valide anche per i credenti di altre zone nel fatto che nella Chiesa di Tiatiri vi era una donna di nome Jezabel che insegnava e seduceva i servitori del Signore affinché mangiassero cose sacrificate agli idoli (cfr. Apocalisse 2:20), e nella Chiesa di Pergamo c’erano quelli che professavano la dottrina di Balaam insegnando a mangiare le cose sacrificate agli idoli (cfr. Apocalisse 2:14); in ambedue questi casi il Signore riprova il mangiare le cose sacrificate agli idoli da parte di suoi discepoli. E badate che Tiatiri e Pergamo erano delle città dell’Asia (cfr. Apocalisse 1:4,11), e non della Siria o della Cilicia. Ribadisco dunque con forza che noi credenti in Cristo Gesù di fra i Gentili, in ubbidienza allo Spirito Santo, dobbiamo osservare e fare osservare ancora oggi le prescrizioni date per noi Gentili perché esse sono ancora valide, tali e quali come erano ai giorni dell’assemblea di Gerusalemme.

 

3) L’apostolo Paolo nelle sue epistole non si riferisce mai alle prescrizioni dietetiche dell’assemblea di Gerusalemme perciò esse debbono essere ritenute decadute. In particolare i sostenitori di questa tesi fanno presente il fatto che quando Paolo parla ai Corinzi delle cose sacrificate agli idoli egli permette ai credenti di quella città di mangiarle il che va apertamente contro il decreto di Gerusalemme.

Ma le cose non stanno affatto così; perché leggendo attentamente le parole di Paolo ai Corinzi su questa specifica questione si noterà che egli non voleva che i credenti mangiassero le cose sacrificate agli idoli. Per confermare ciò facciamo notare le seguenti affermazioni di Paolo.

- "Alcuni, abituati finora all’idolo, mangiano di quelle carni com’essendo cosa sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata" (1 Corinzi 8:7). Quindi nella Chiesa di Corinto c’erano alcuni credenti che continuavano a mangiare delle cose sacrificate agli idoli e la loro coscienza ne veniva contaminata da questo atto.

- "Io dico che le carni che i Gentili sacrificano, le sacrificano ai demonî e non a Dio; or io non voglio che abbiate comunione coi demonî" (1 Corinzi 10:20). Quindi Paolo era persuaso che per un credente mangiare delle carni sacrificate agli idoli significava avere comunione con i demoni perché quelle carni erano contaminate.

Per quanto riguarda le affermazioni di Paolo secondo le quali i credenti potevano mangiare tutto ciò che vendevano al macello e tutto quello che veniva posto davanti a loro dagli increduli se invitati presso di loro (cfr. 1 Corinzi 10:23-30), diciamo questo: con esse Paolo non ha contrastato affatto il decreto di Gerusalemme perché egli ha detto solo di mangiare ciò che viene venduto al macello o che ci viene messo davanti da persone del mondo senza fare inchieste; notate il "senza fare inchieste" (1 Corinzi 10:25,27); e quindi quand’anche quelle carni fossero state sacrificate agli idoli, noi non sapendo nulla di ciò, non abbiamo comunione con i demoni, perché ci accostiamo a quelle carni non come se fossero cose sacrificate agli idoli ma come un qualsiasi tipo di cibo.

Altra cosa invece è se noi sapendo che quelle carni sono sacrificate agli idoli ci accostiamo ad esse ritenendo che quelle carni se mangiate possano esserci di qualche utilità spirituale; allora in quel caso noi avremmo comunione con i demoni e provocheremmo Dio a gelosia. Perciò è sbagliato pensare che Paolo con quelle parole abbia voluto dimostrare che il decreto di Gerusalemme riguardante le carni sacrificate agli idoli era stato solo circoscritto ad un tempo e ad un luogo.

Per concludere vi dico, o fratelli, di continuare ad osservare le decisioni dell’assemblea di Gerusalemme. A coloro che invece non osservano ancora le prescrizioni dietetiche di quest’assemblea dico di mettersi ad osservarle perché è la volontà di Dio che lo facciano. Ne avrete del bene, solo del bene, sappiatelo, perché dall’osservanza dei precetti divini ne viene solo bene. Smettete dunque di dare retta a tutti quei vani ragionamenti che alcuni pastori e predicatori fanno per non farvele osservare.

 

Un Dio che ama il disordine

Il loro Dio ama il disordine in quanto durante le loro riunioni di culto avvengono strane manifestazioni che loro attribuiscono a Dio. I loro predicatori infatti spingono le persone a terra (usando la forza fisica ma anche tecniche di suggestione che assomigliano molto a tecniche di ipnotismo), e poi si mettono a ridere e a far ridere in maniera incontrollata, e oltre a ciò fanno dei versi degli animali e li fanno fare agli altri, e oltre a ciò di volta in volta si inventano delle cose stravaganti che loro chiamano 'atti profetici'. Tutto ciò, essi affermano, è opera di Dio.

La Scrittura dice che "Dio non è un Dio di confusione, ma di pace" (1 Corinzi 14:33), ed anche: "Ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine" (1 Corinzi 14:40), ed ancora che il frutto dello Spirito è temperanza o autocontrollo (Galati 5:22). E quindi dato che nelle riunioni di culto di costoro regna la confusione, e non c'è nè decoro e neppure autocontrollo, quelle manifestazioni non vengono dal solo e vero Dio di cui parla la Bibbia. Per un'approfondita confutazione di questi fenomeni leggete il mio scritto 'Contro la ‘Benedizione di Toronto’ (cadute a terra, tremolii e scuotimenti, risate fragorose e incontrollate, versi di animali e segni di apparente ubriachezza)'.

 

Un Dio che approva che la Chiesa faccia il male onde ne venga il bene

L'Iddio di costoro approva che la Chiesa procacci il male affinchè ne venga il bene. E difatti costoro si sentono da Lui autorizzati a mentire, frodare, calunniare, e a trasgredire altri comandamenti di Dio, per - come dicono loro - diffondere l'opera di Dio. Secondo loro, il fine che si sono proposti giustifica i peccati che commettono per raggiungere questo fine, e quindi Dio si compiace in loro.

La Scrittura invece afferma che Dio condanna questo modo di fare e coloro che agiscono così, in quanto Paolo dice ai santi di Roma: "Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo noi? Iddio è egli ingiusto quando dà corso alla sua ira? (Io parlo umanamente). Così non sia; perché, altrimenti, come giudicherà egli il mondo? Ma se per la mia menzogna la verità di Dio è abbondata a sua gloria, perché son io ancora giudicato come peccatore? E perché (secondo la calunnia che ci è lanciata e la massima che taluni ci attribuiscono), perché non «facciamo il male affinché ne venga il bene?» La condanna di quei tali è giusta" (Romani 3:5-8).

Paolo inoltre dice a Timoteo: "Parimente se uno lotta come atleta non è coronato, se non ha lottato secondo le leggi" (2 Timoteo 2:5). Ora, in ogni competizione sportiva ci sono delle regole a cui gli atleti si devono attenere se vogliono partecipare ad essa ed essere poi premiati nel caso vincono. Si potrebbero fare molti esempi a tale proposito. Che succede a quelli che vogliono arrivare primi o vincere trasgredendo queste regole? Che vengono squalificati. E che succede a coloro che magari arrivano primi violando queste regole? Che gli viene tolto il premio, perché riconosciuti colpevoli di slealtà sportiva. Noi dunque che corriamo l’arringo posto dinnanzi a noi, dobbiamo correre attenendoci alle leggi stabilite da Dio per questa corsa, che sono le uniche regole valide, per poter essere poi premiati. Non ci possiamo inventare nuove leggi durante la corsa, perché non sarebbero valide. Questo significa che nel regno di Dio il fine non giustifica i mezzi. Sia il fine che i mezzi devono essere leciti. Sappiate che c’è il castigo di Dio per coloro che lottano secondo delle leggi tutte loro, sprezzando così le regole di Dio.

 

Un Dio che prende piacere ad essere lodato con musiche diaboliche

Il loro Dio ama che si canti a suon di musica rock, heavy metal, rap, e simili.

Questi tipi di musica sono diabolici (e difatti incitano alla violenza, alla volgarità, alla ribellione) e quindi non possono accompagnare i cantici che noi cantiamo a Dio.

Fatemi quindi spiegare che tipo di musica dovrebbe accompagnare i cantici che cantiamo a Dio.

Innanzi tutto, voglio ricordarvi che un Cristiano è una persona che appartiene a Cristo, e la Scrittura afferma che "quelli che son di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze" (Galati 5:24), perché essi sono morti con Cristo al peccato, cioè il loro vecchio uomo è stato crocifisso con Lui, affinchè il corpo del peccato fosse annullato, affinchè essi non siano più schiavi del peccato (Romani 6:6).

Ecco perché Paolo afferma: "Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove" (2 Corinzi 5:17), perché un Cristiano non è più una persona carnale che cammina secondo le passioni e i desideri della carne, ma una nuova persona, una persona spirituale, che cammina secondo passioni e desideri nuovi, che sono santi e giusti in quanto prodotti in lui dallo Spirito di Dio. In altre parole, un Cristiano è qualcuno che cammina per lo Spirito e non secondo la carne - egli è una persona spirituale e non una persona carnale - perché lo Spirito che dimora in lui lo sospinge a pensare, a vestirsi, a parlare, a comportarsi in una maniera completamente diversa, che è santa.

Un Cristiano è consapevole che non appartiene più a questo mondo malvagio, perché il Signore lo ha riscattato da esso tramite il sangue di Gesù Cristo, e perciò ora dato che appartiene a Cristo, egli non deve amare il mondo e neppure le cose che sono nel mondo, perché come dice Giovanni "tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo" (1 Giovanni 2:16).

Di conseguenza, egli non deve suonare o ascoltare tutti quei tipi di musica che fanno appello alle concupiscenze carnali e cercano di sollecitarle, e tra questi tipi di musica c'è il rock, la disco, il rap e molti altri, in quanto tutti spingono gli uditori a muoversi sensualmente, a pensare pensieri malvagi, a fornicare, e così via, cioè a fare cose che sono ostili allo Spirito Santo.

Che tipo di musica dovrebbero dunque suonare o ascoltare i Cristiani? Essi dovrebbero ascoltare e suonare solo canzoni spirituali, cioè canzoni la cui melodia e i cui testi sono spirituali, secondo che è scritto: "Ma siate ripieni dello Spirito, parlandovi con salmi ed inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando col cuor vostro al Signore" (Efesini 5:18-19), ed ancora: "La parola di Cristo abiti in voi doviziosamente; ammaestrandovi ed ammonendovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni, e cantici spirituali" (Colossesi 3:16).

Alla luce delle Scritture, dunque, la musica che accompagna i cantici cristiani deve creare un'atmosfera santa, cioè una atmosfera spiritualmente sana che incoraggia l'attività dello Spirito Santo.

Fatemi spiegare cosa voglio dire. Tutti i santi che sono riuniti nel locale di culto, quando essi cantano un cantico al Signore o sentono qualcuno cantare un cantico, devono essere spinti a riflettere sull'amore di Dio che Egli ha manifestato verso noi mandando Gesù in questo mondo per compiere la propiziazione per i nostri peccati, sulla Sua potenza, sulla Sua fedeltà, sulla Sua grandezza, e così via; i credenti dovrebbero essere sospinti a lodare e ringraziare Dio sempre di più, dovrebbero essere spinti a rallegrarsi nel Signore, incoraggiati a seguire il Signore, dovrebbero sentirsi fortificati nell'uomo interiore, e spinti a chiedere a Dio di perdonare i loro peccati. Per quanto riguarda i peccatori invece che vengono a trovarsi nel locale di culto ed ascoltano i cantici, essi dovrebbero percepire che essi si trovano nel mezzo della Chiesa dell'Iddio vivente. In altre parole, gli increduli dovrebbero sentire la presenza di Dio in un luogo di culto anche attraverso la musica che viene suonata dai santi in quel luogo. Voglio dire che proprio come un credente, che cammina secondo lo Spirito, percepisce la presenza di demoni in un posto dove viene suonata musica rock o rap, così i peccatori dovrebbero capire che Dio è presente in un certo posto anche attraverso la musica che viene suonata in quel posto. Per mezzo della musica dovrebbero percepire una santa e spirituale atmosfera, ed essere incoraggiati a chiedere perdono a Dio per i loro peccati, e non dovrebbero sentirsi a loro agio fino a che non si pentono e credono nel Vangelo.

 

Un Dio che esorta i Cristiani ad essere astuti come i serpenti

Il loro Dio vuole che noi siamo astuti come i serpenti, cioè vuole che agiamo con astuzia. Infatti dicono che Gesù, il Figlio di Dio, ci ha detto di essere 'astuti come i serpenti'.

Ma Gesù non ha detto ai suoi di essere astuti come i serpenti ma prudenti come i serpenti (cfr. Matteo 10:16), il che è totalmente diverso infatti essere prudenti significa essere cauti, accorti, avveduti e per nulla essere furbi. Per spiegarvi cosa significa essere astuti vi citerò alcune Scritture.

• Matteo dice: “Allora i Farisei, ritiratisi, tennero consiglio per veder di coglierlo in fallo nelle sue parole. E gli mandarono i loro discepoli con gli Erodiani a dirgli: Maestro, noi sappiamo che sei verace e insegni la via di Dio secondo verità, e non ti curi d’alcuno, perché non guardi all’apparenza delle persone. Dicci dunque: Che te ne pare? E’ egli lecito pagare il tributo a Cesare, o no? Ma Gesù, conosciuta la loro malizia, disse: Perché mi tentate, ipocriti?….” (Matteo 22:15-18). Come si può ben vedere i Farisei procedettero con astuzia nei confronti di Gesù per farlo cadere in peccato; ma che cosa erano i Farisei? Vipere e serpenti; quindi in questo caso essi manifestarono l’astuzia del serpente antico che era loro padre. Ma voi fratelli non siete delle vipere ma delle pecore e non dovete essere astuti, ma prudenti come il serpente, che è un animale guardingo che appena sente un fruscio si sposta da dove è perché avverte il pericolo, al fine di non cadere nel laccio del diavolo. Quindi del serpente dovete imitare la prudenza ma non l’astuzia perché questa è dal diavolo secondo che è scritto che esso “sedusse Eva con la sua astuzia” (2 Corinzi 11:3).

• Stefano disse che Faraone “procedendo con astuzia contro la nostra stirpe, trattò male i nostri padri, li costrinse ad esporre i loro piccoli fanciulli perché non vivessero” (Atti 7:19). Come si può bene vedere anche in questo caso l’agire di chi agisce con astuzia verso qualcuno è un agire disonesto e per nulla giusto.

Sappiate che la sapienza dice che “l’uomo pien di malizia diventa odioso” (Proverbi 14:17) e difatti la gente li detesta i furbi; come li detesta pure Dio infatti è scritto: “L’Eterno condanna l’uomo pien di malizia” (Proverbi 12:2). E sappiate anche che Dio sventa i disegni degli astuti perché si mostra astuto col perverso (cfr. 2 Samuele 22:27) Non fate i furbi fratelli perché Dio ve la farà ricadere sul vostro capo la furbizia; nei Salmi infatti è scritto: “Ecco, il malvagio è in doglie per produrre iniquità. Egli ha concepito malizia e partorisce menzogna. Ha scavato una fossa e l’ha resa profonda, ma è caduto nella fossa che ha fatta. La sua malizia gli ritornerà sul capo, e la sua violenza gli scenderà sulla testa” (Salmo 7:14-16).

Imitate anche voi Paolo e Timoteo che non si condussero mai astutamente verso nessuno dei santi cosicché potevano dire ai Corinzi: “... abbiam rinunziato alle cose nascoste e vergognose, non procedendo con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma mediante la manifestazione della verità raccomandando noi stessi alla coscienza di ogni uomo nel cospetto di Dio” (2 Corinzi 4:1-2). C’è grande ricompensa ad agire onestamente e sinceramente verso tutti gli uomini; certo costa, perché occorre fare tante rinunzie, ma dà tanta pace e gioia e ti permette di conservare una coscienza pura.

 

Un Dio che incoraggia il commercio delle cose che concernono il Regno

L'Iddio di costoro è un affarista che promuove e fa promuovere affari con le cose che concernono il Regno di Dio, e difatti costoro affermano che Dio li ha spinti a mettere in vendita libri, cantici, innari e così via. Non solo, ci mettono pure il copyright minacciando di ricorrere alle vie legali in caso qualcuno si permetterà di farne delle copie e diffonderli gratuitamente; e questo per difendere i loro interessi economici.

La Scrittura dice che quando Gesù, il Figlio di Dio, mandò i suoi apostoli a predicare e fare guarigioni e miracoli, diede loro questo ordine: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Matteo 10:8). Ed Egli stesso diede loro l'esempio, offrendo gratuitamente quello che aveva ricevuto gratuitamente dall'Iddio e Padre suo.

Il mettere in vendita le cose che concernono il Regno di Dio non è dunque previsto nel Regno di Dio, perché i servi di Dio sono chiamati ad offrire gratuitamente agli altri quello che hanno ricevuto da Dio. Questo naturalmente non significa che non abbiano il diritto di vivere del Vangelo, e quindi di ricevere libere offerte, ma da qui a mettere in vendita ciò che si fa per il Signore ne passa tanto.

Chi fa questo commercio e lo approva mostra di essere un servo di Mammona, e quindi amante del denaro. Non importa se dirà che lo fa per coprire le spese o per reinvestire il ricavato nell'opera di Dio. Dio non ha bisogno nè del commercio e neppure di commercianti per portare avanti la Sua opera.

Questi commercianti hanno trasformato il popolo di Dio in una massa di clienti, e i locali di culto in case di mercato.

 

Un Dio che prende piacere negli scherzi e nelle buffonerie

L'Iddio di costoro è un Dio a cui piace che si raccontino barzellette e si scherzi con frasi ambigue a doppio senso. E questo lo avrebbe dimostrato in Gesù Cristo, che secondo costoro scherzava e si divertiva con i suoi discepoli.

La Scrittura dice che Dio è santo, ama la verità e la giustizia, e nelle sue parole non c'è alcunché di storto e perverso. E questo vale anche per il Suo Figliuolo Gesù Cristo, nella cui bocca non fu trovata frode. Di scherzi e barzellette e buffonerie di Gesù la Bibbia non fa il minimo accenno, non c'è neppure l'ombra nella Bibbia. E difatti gli apostoli, che seguirono le orme di Cristo, avevano un parlare grave e irreprensibile. Paolo esortò Tito in questa maniera: "Esorta parimente i giovani ad essere assennati, dando te stesso in ogni cosa come esempio di opere buone; mostrando nell’insegnamento purità incorrotta, gravità, parlar sano, irreprensibile, onde l’avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire di noi" (Tito 2:6-8), ed i santi di Efeso così: "Ma come si conviene a dei santi, né fornicazione, né alcuna impurità, né avarizia, sia neppur nominata fra voi; né disonestà, né buffonerie, né facezie scurrili, che son cose sconvenienti; ma piuttosto, rendimento di grazie. Poiché voi sapete molto bene che niun fornicatore o impuro, o avaro (che è un idolatra), ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. Niuno vi seduca con vani ragionamenti; poiché è per queste cose che l’ira di Dio viene sugli uomini ribelli" (Efesini 5:3-6).

Un Dio che dinnanzi alle eresie e agli scandali ordina di stare in silenzio

L'Iddio di costoro gli ha comandato di stare in silenzio dinnanzi agli scandali e alla predicazione delle eresie che avvengono in mezzo alla Chiesa, e questo per evitare di fare polemiche e che nascano dispute, che loro sostengono non portano da nessuna parte; e poi soprattutto per non creare ulteriori divisioni. 'Preghiamo, fratelli, preghiamo Dio per costoro!' dicono, ma si guardano dal riprendere pubblicamente coloro che operano scandali e insegnano eresie.

Dio invece ci ha insegnato tramite l'apostolo Paolo, che in questi casi ci deve essere una riprovazione ed una riprensione pubblica.

Ora, Paolo mentre si trovava lontano da Corinto venne a sapere che nella Chiesa di Corinto c’era uno che si teneva la moglie di suo padre, secondo che è scritto: “Si ode addirittura affermare che v’è tra voi fornicazione; e tale fornicazione, che non si trova neppure fra i Gentili; al punto che uno di voi si tiene la moglie di suo padre” (1 Corinzi 5:1). Ora, che fece Paolo dinnanzi a questo comportamento scandaloso di quel membro della Chiesa di Corinto di cui tutti erano a conoscenza? Paolo riprese subito la Chiesa per non avere tolto di mezzo quel tale, dicendogli: “E siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio perché colui che ha commesso quell’azione fosse tolto di mezzo a voi! …. Il vostro vantarvi non è buono. Non sapete voi che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito.” (1 Corinzi 5:2,6-7), e giudicò subito quel tale dandolo in mano di Satana, secondo che è scritto: “Quanto a me, assente di persona ma presente in ispirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha perpetrato un tale atto. Nel nome del Signor Gesù, essendo insieme adunati voi e lo spirito mio, con la potestà del Signor nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia dato in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù” (1 Corinzi 5:3-5).

Paolo venne a sapere anche che c’erano credenti di quella Chiesa che portavano altri credenti dinnanzi ai tribunali degli infedeli per esservi giudicati. Il loro dunque era un comportamento pubblico scandaloso che era di cattiva testimonianza al Vangelo, come quello di quel credente che si teneva la moglie di suo padre. Anche in questo caso che fece Paolo? Li riprese subito pubblicamente, secondo che è scritto: “Ardisce alcun di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio?” (1 Corinzi 6:1-9).

Sempre Paolo un giorno venne a sapere che nella Chiesa di Tessalonica c’erano alcuni che non volevano lavorare e si affaticavano in cose vane, e quindi erano di cattiva testimonianza. Che fece Paolo? Anche qui li ammonì subito pubblicamente, secondo che disse: “Perché sentiamo che alcuni si conducono fra voi disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose vane. A quei tali noi ordiniamo e li esortiamo nel Signor Gesù Cristo che mangino il loro proprio pane, quietamente lavorando” (2 Tessalonicesi 3:11-12). Dico pubblicamente perché quella lettera fu letta a tutti i fratelli, perché così voleva Paolo secondo che aveva detto nella sua prima epistola ai Tessalonicesi: “Io vi scongiuro per il Signore a far sì che questa epistola sia letta a tutti i fratelli” (1 Tessalonicesi 5:27).

Ma proseguiamo, e vediamo cosa scrisse Paolo ai Galati quando seppe che nel loro mezzo c’erano alcuni che li turbavano e volevano sovvertire l’Evangelo di Cristo, imponendo loro l’osservanza di giorni, mesi, e stagioni ed anni, e la circoncisione nella carne. Egli disse: “Tutti coloro che vogliono far bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, e ciò al solo fine di non esser perseguitati per la croce di Cristo. Poiché neppur quelli stessi che son circoncisi, osservano la legge; ma vogliono che siate circoncisi per potersi gloriare della vostra carne” (Galati 6:12-13), ed ancora: “Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!” (Galati 5:12). Anche qui quindi ci furono una riprovazione e una riprensione pubblica.

E terminiamo con la riprensione che Paolo fece a Pietro ad Antiochia, secondo che è scritto: “Ma quando Cefa fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perch’egli era da condannare. Difatti, prima che fossero venuti certuni provenienti da Giacomo, egli mangiava coi Gentili; ma quando costoro furono arrivati, egli prese a ritrarsi e a separarsi per timor di quelli della circoncisione. E gli altri Giudei si misero a simulare anch’essi con lui; talché perfino Barnaba fu trascinato dalla loro simulazione. Ma quando vidi che non procedevano con dirittura rispetto alla verità del Vangelo, io dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a giudaizzare? Noi che siam Giudei di nascita e non peccatori di fra i Gentili, avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata. Ma se nel cercare d’esser giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, Cristo è egli un ministro di peccato? Così non sia. Perché se io riedifico le cose che ho distrutte, mi dimostro trasgressore. Poiché per mezzo della legge io son morto alla legge per vivere a Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figliuol di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me. Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente” (Galati 2:11-21).

Ecco dunque l’apostolo Pietro, che ad un certo punto si mette a costringere i Gentili a giudaizzare, e quindi ad insegnare che si viene giustificati per le opere della legge, e riesce a trascinare dietro a sé diversi credenti. Paolo lo vede, e che fa? Lo riprende subito davanti a tutti. La Bibbia dice infatti: io dissi a Cefa IN PRESENZA DI TUTTI.

 

Un Dio che tollera i malvagi in mezzo alla Chiesa

Il loro Dio ammette che i Cristiani si mischino con persone che pur chiamandosi fratelli in Cristo sono fornicatori, avari, idolatri, oltraggiatori, ubriaconi, e rapaci.

La Scrittura dice invece, che Dio non tollera questo, infatti esorta ad estromettere dall'assemblea i malvagi, secondo che dice l'apostolo Paolo: "V’ho scritto nella mia epistola di non mischiarvi coi fornicatori; non del tutto però coi fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i rapaci, o con gl’idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; ma quel che v’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur mangiare. Poiché, ho io forse da giudicar que’ di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? Que’ di fuori li giudica Iddio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi" (1 Corinzi 5:9-12).

Ecco perché le assemblee di costoro abbondano di persone che si dicono seguaci di Cristo, ma vivono seguendo le concupiscenze della carne. Perché non viene messo in pratica questo comandamento apostolico concernente la disciplina nella Chiesa.

 

Un Dio che vuole che le donne si vestano in maniera indecente

Il loro Dio è un Dio che non ama la santità esteriore e non ci tiene quindi, in quanto dicono che 'Dio guarda il cuore'. In altre parole, è un Dio secondo il quale le donne possono mettersi in minigonna, con vesti trasparenti, con vesti provocanti, gioielli vari addosso, e altri capi di abbigliamento che fanno parte del modo di vestire delle donne corrotte cariche di peccati e agitate da varie cupidigie. Le loro donne sono molto contente di avere un Dio così, che le lascia sfrenare. Dicono che Dio le ha rese totalmente libere da ogni regola umana in merito al modo di vestire, e quindi ogni capo di abbigliamento è lecito. Seno mezzo di fuori, gambe quasi tutte scoperte, ombelico di fuori, e così via, va tutto bene. L'importante dicono costoro è che una donna abbia il cuore puro!

La Scrittura dice invece: "Similmente che le donne si adornino d’abito convenevole, con verecondia e modestia: non di trecce e d’oro o di perle o di vesti sontuose, ma d’opere buone, come s’addice a donne che fanno professione di pietà" (1 Timoteo 2:9-10).

Sorelle, voi dovete dunque indossare degli abiti adatti a voi che siete state santificate in Cristo; le vesti che s’addicono a voi sono quelle modeste e non quelle sfarzose che tanto piacciono alle donne corrotte che fanno sfoggio di tanta alterigia, quindi non abbiate l’animo a tutti quegli abiti femminili stravaganti e costosi che servono solo a distrarre gli uomini che vi vedono ed a farvi spendere danaro inutilmente. La moda femminile di questo presente secolo malvagio fa insuperbire le donne che gli vanno dietro e le fa camminare col collo teso e fa loro guardare le donne di basso stato dall’alto in basso; questa è una cosa che è sotto gli occhi di tutti, perciò non vi lasciate trascinare dietro di essa; siate umili e non fate posto a quello che le donne altezzose chiamano ‘l’orgoglio di essere donna’.

Oltre che ad essere modeste, le vostre vesti devono essere vereconde, cioè decenti; esse devono coprire pure le vostre gambe, le vostre braccia, e la parte sottostante il vostro collo; proprio quelle parti che le vesti indecenti non coprono. Questo significa che voi dovete rinunziare alle minigonne, ma anche a quelle gonne che arrivano giusto al ginocchio o poco sotto il ginocchio; io v’esorto a mettervi delle gonne lunghe senza spacchi, non aderenti e senza quegli strani disegni che vi stampano sopra i modellisti per attirare lo sguardo dell’ uomo su coloro che le indossano.

Sappiate che voi non sarete nè di scandalo e nè d’intoppo a nessuno se ubbidite a quello che gli apostoli hanno scritto, ma sappiate pure che se fate come vi dicono quei pastori che vi dicono 'Dio guarda al cuore', sarete sia di scandalo che d’intoppo per molti. È scritto: "È bene non mangiare carne, nè bere vino, nè fare cosa alcuna che possa essere d’intoppo al fratello" (Romani 14:21), ed ancora: "Non siate d’intoppo nè ai Giudei, nè ai Greci, nè alla Chiesa di Dio" (1 Corinzi 10:32); perciò, sorelle, compiacete al vostro prossimo nel bene, e non nel male come vorrebbero invece questi ribelli.

Il modo di vestire di una donna riflette quello che lei è interiormente, infatti la Sapienza descrive la donna adultera in questa maniera: "Una donna in abito da meretrice e astuta di cuore, turbolenta e proterva, che non teneva piede in casa: ora in istrada, ora per le piazze, e in agguato presso ogni canto" (Proverbi 7:10-12). Notate che ella porta un abito da meretrice ed è chiamata astuta di cuore, proterva e turbolenta. L'astuzia che ha quindi nel suo cuore, la porta a vestirsi in maniera provocante e seducente appunto per acchiappare qualcuno.

 

Un Dio che permette alle donne di insegnare e quindi di ricoprire l'ufficio di pastore

Il loro Dio è un Dio, che in accordo con i tempi malvagi in cui viviamo, permette alla donna di insegnare e quindi di ricoprire l'ufficio di pastore.

La Scrittura dice invece: "La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito, ma stia in silenzio. Perché Adamo fu formato il primo, e poi Eva; e Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione; nondimeno sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia" (1 Timoteo 2:11-15).

Per ciò che riguarda il divieto di insegnare per la donna, anche la legge lo conferma, e noi sappiamo che la legge è fatta per qualsiasi cosa sia contraria alla sana dottrina (cfr. 1 Timoteo 1:10). Quando infatti Dio appartò i Leviti, sotto la legge di Mosè, per conferirgli il servizio del tabernacolo e per insegnare a Israele le sue leggi secondo che è scritto: "Essi insegnano i tuoi statuti a Giacobbe e la tua legge a Israele" (Deuteronomio 33:10) scelse degli uomini per fare ciò e non delle donne.

Un ulteriore conferma l’abbiamo nel libro di Nehemia infatti al tempo di Nehemia e di Esdra, dopo che furono ricostruiti il tempio e le mura di Gerusalemme, quando fu fatta la pubblica lettura della legge di Dio con la relativa spiegazione dinanzi al popolo radunato, furono degli uomini fra i Leviti a fare tutto questo, secondo che è scritto: "Jeshua, Bani, Scerebia, Jamin, Akkub, Shabbethai, Hodia, Maaseia, Kelita, Azaria, Jozabad, Hanan, Pelaia e gli altri Leviti spiegavano la legge al popolo, e il popolo stava in piedi al suo posto. Essi leggevano nel libro della legge di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire al popolo quel che s’andava leggendo" (Nehemia 8:7,8). Ancora oggi tra gli Ebrei (quelli Ortodossi) alla donna non è permesso di compiere la pubblica lettura della legge come neppure di spiegare qualche passo della legge alla congregazione.

Naturalmente anche nel Nuovo Testamento ci sono dei fatti che confermano questo divieto per la donna di insegnare infatti Gesù scelse dodici uomini come apostoli, per mandarli a predicare (cfr. Matteo 10:1-8); Luca 6:12-16), e dopo i dodici elesse altri settanta discepoli per mandarli dinanzi a sé, i quali erano pure essi degli uomini (cfr. Luca 10:1).

C’erano sì delle donne che seguivano Gesù ma il loro ruolo non era quello di insegnare ma di assistere infatti Luca dice: "Con lui erano i dodici e certe donne che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, e Giovanna, moglie di Cuza, amministratore d’Erode, e Susanna ed altre molte che assistevano Gesù ed i suoi coi loro beni" (Luca 8:2,3). Come potete vedere le donne che erano con Gesù e con i suoi discepoli non erano affatto occupate a predicare e a insegnare la parola di Dio, ma erano occupate a prestare loro assistenza con i loro beni.

Qualcuno dirà: ‘Ma che dire allora di Febe che era diaconessa della chiesa di Cencrea?’ Rispondiamo; il diacono sia esso uomo o donna non è costituito in questo ufficio per insegnare la Parola di Dio ma per adempiere dei servizi d’assistenza in seno alla Chiesa. Infatti tra i requisiti che deve avere non c’è quello di atto ad insegnare (cfr. 1 Timoteo 3:8-13). Quindi Febe, quale diaconessa di quella Chiesa, assisteva, ma non insegnava; che assisteva è confermato dallo stesso Paolo che raccomandandola ai santi di Roma dice loro: “Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea, perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza, in qualunque cosa ella possa avere bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me stesso” (Romani 16:1-2).

 

Un Dio che vuole che la donna disonori il suo capo

L'Iddio di costoro vuole che le donne preghino o profetizzino senza avere il capo coperto, perché oggigiorno non ha nessun senso questa usanza, che invece aveva un senso nella Chiesa di Corinto ai giorni degli apostoli. I tempi sono cambiati, ci dicono costoro.

La Scrittura, che è la Parola di Dio vivente e permanente, invece dice: "Ogni donna che prega o profetizza senz’avere il capo coperto da un velo, fa disonore al suo capo, perché è lo stesso che se fosse rasa. .... Poiché, quanto all’uomo, egli non deve velarsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo; perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo; e l’uomo non fu creato a motivo della donna, ma la donna a motivo dell’uomo. Perciò la donna deve, a motivo degli angeli, aver sul capo un segno dell’autorità da cui dipende" (1 Corinzi 11:5, 7-10).

Essendo dunque che il velo è il segno dell'autorità da cui dipende la donna, che ogni donna deve portare a motivo degli angeli quando prega o profetizza, per onorare l'uomo che è il suo capo, è evidente che chi dice che ciò non è più per oggi, incita le donne a disonorare il loro capo. L'Iddio di costoro avrebbe cambiato idea sul velo, in quanto quello che reputava un comandamento ai giorni degli apostoli, oggi non lo considera più tale.

 

Un Dio che vuole che l'uomo disonori il suo capo, cioè Cristo

L'Iddio di costoro tollera che l'uomo preghi o profetizzi con il capo coperto, in quanto anche in questo caso ha cambiato idea in merito a quello che aveva detto tramite l'apostolo Paolo ai santi di Corinto! E così facendo incita l'uomo a disonorare il suo capo, cioè Cristo.

La Scrittura dice infatti: "Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto, fa disonore al suo capo" (1 Corinzi 11:4).

 

Un Dio che maledice i Cristiani che non gli danno la decima delle loro entrate

Il loro Dio è un Dio che se non dai la decima, come dovevano fare gli Ebrei sotto la legge, ti maledice.

La Scrittura invece dice che noi essendo sotto la grazia e non più sotto la legge di Mosè (Romani 6:14), non siamo più obbligati a pagare la decima delle nostre entrate, come erano obbligati invece gli Ebrei sotto la legge. E difatti negli Scritti del Nuovo Testamento non c'è un solo passo che comandi di pagare la decima, ripeto neppure uno. Ci sono sì dei passi che parlano della decima, ma essi non comandano di pagare la decima. Vediamoli da vicino questi passi.

- Gesù disse agli scribi e ai Farisei: "Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste son le cose che bisognava fare, senza tralasciar le altre" (Matt. 23:23). Si noti innanzi tutto che Gesù parlava a persone che erano sotto la legge, e poi che Gesù dicendo 'senza tralasciare le altre' non si è limitato a dire che gli Ebrei dovevano pagare la decima ma anche che dovevano osservare gli altri precetti della legge. Se noi quindi dovessimo fare nostro questo passo dovremmo non solo metterci a pagar la decima ma anche ad osservare il sabato, astenerci dai cibi impuri della legge, osservare tutte le feste ebraiche, ecc. ecc. Ma a questo punto noi ricadremmo sotto il giogo della legge da cui siamo stati affrancati. Vuole questo il Signore? No, infatti Paolo dice ai Galati: "Cristo ci ha affrancati perché fossimo liberi; state dunque saldi, e non vi lasciate di nuovo porre sotto il giogo della schiavitù!" (Galati 5:1). Occorre dunque stare attenti affinché tramite il precetto della legge sulla decima non cadiamo sotto il giogo pesante della legge. Il fatto che si dica da parte di alcuni che il Signore non ha mai disapprovato il precetto della decima non è una buona ragione per doverlo osservare infatti se è per questo Gesù non ha detto neppure di non osservare il sabato, di non festeggiare la Pasqua, di non fare circoncidere i propri figli maschi. Che faremo allora? Ci metteremo ad osservare il sabato, le feste ebraiche, e la circoncisione perché Gesù non li disapprovò? Così non sia, sapendo che tutte queste cose sono solo un'ombra di cose che dovevano avvenire.

- Lo scrittore agli Ebrei dice: "Or quelli d'infra i figliuoli di Levi che ricevono il sacerdozio, hanno bensì ordine, secondo la legge, di prendere le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli.. e poi qui, quelli che prendono le decime son degli uomini mortali; ma là le prende uno di cui si attesta che vive" (Ebrei 7:5,8). Innanzi tutto bisogna dire che "quelli che qui prendono le decime" (Ebrei 7:8), erano dei Leviti (quindi dei Giudei di nascita), che, quando la epistola fu scritta, ancora prendevano le decime dagli altri Giudei, secondo l'ordine della legge di Mosè, quindi, siccome che noi non siamo dei Giudei di nascita che sono sotto la legge e fra di noi Gentili non ci sono dei discendenti della tribù di Levi, questo non ci riguarda. Qualcuno dirà: 'Ma qui è scritto: "Qui, quelli che prendono le decime", perciò se il verbo è al presente, significa che anche sotto la grazia i santi in Cristo dovevano pagare la decima!'; vi rispondo dicendovi che il verbo non è al presente solo quando la Scrittura parla della decima, ma anche quando parla dei doni e dei sacrifici i quali venivano ancora offerti (in quel tempo) nel santuario terreno in Gerusalemme dai sacerdoti Giudei, infatti nella stessa epistola è scritto: "Ci sono quelli che offrono i doni secondo la legge, i quali ministrano in quel che è figura e ombra delle cose celesti.." (Ebrei 8:4,5) ed ancora: "Ogni sacerdote è in piè ogni giorno ministrando e offrendo spesse volte gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati..." (Ebrei 10:11); oltre a ciò, notate in queste scritture l'espressione "secondo la legge", perché essa si riferisce alla legge di Mosè e non a quella di Cristo, infatti i Leviti prendevano le decime dal popolo per ordine di Mosè, e i sacerdoti offrivano i doni e i sacrifici nel tempio, sempre secondo la legge di Mosè, ma ricordatevi che quelli che facevano ciò erano dei Giudei di nascita che erano ancora sotto la legge e che non erano ancora stati affrancati da essa come invece lo siamo stati noi da Cristo Gesù. Ma allora a questo punto, siccome che anche in relazione ai sacrifici di becchi offerti dai Giudei per i loro peccati, il verbo è al presente, noi pure dovremmo presentare su qualche altare ed in qualche santuario terreno dedicato al culto di Dio sacrifici di bestie grasse per i nostri peccati! Così non sia, perché è altresì scritto nella medesima epistola: "Si offrono doni e sacrifici che non possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che offre il culto.." (Ebrei 9:9), ed anche: "Poiché la legge, avendo un'ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, rendere perfetti quelli che s'accostano a Dio" (Ebrei 10:1), ed ancora che "noi abbiamo un altare del quale non hanno diritto di mangiare quelli che servono il tabernacolo" (Ebrei 13:10). Il fatto dunque che i sacerdoti e i Leviti anche dopo che Gesù fu assunto in cielo, offrivano doni e sacrifici per i peccati e prendevano le decime dal popolo, non significa affatto che i Gentili, sotto la grazia, facevano o dovevano fare (in quel tempo) quelle medesime cose, benchè quelle cose venivano da loro eseguite in ubbidienza alla legge che Dio diede a Mosè per tutto Israele.

Vorrei ora ritornare brevemente sul fatto dei sacerdoti Leviti, perché? Perché quando si parla della decima si rischia di dimenticare che secondo la legge erano i Leviti che dovevano riscuotere le decime dalle mani del popolo e nessun altro. Non si può dunque separare la riscossione della decima dal sacerdozio Levitico perché sono cose unite. E' come un pò la riscossione di certe tasse che compie lo Stato Italiano, non si può parlarne senza fare riferimento agli Uffici e alle persone preposti dalla legge italiana a compierla. Così è della decima, non si può parlarne senza parlare dei sacerdoti Leviti preposti da Dio sotto la legge a riscuoterla dalle mani del popolo. Dio aveva infatti detto a Mosè: "E l'Eterno parlò a Mosè, dicendo: 'Parlerai inoltre ai Leviti e dirai loro: Quando riceverete dai figliuoli d'Israele le decime che io vi do per conto loro come vostro possesso, ne metterete da parte un'offerta da fare all'Eterno: una decima della decima; e l'offerta che avrete prelevata vi sarà contata come il grano che vien dall'aia e come il mosto che esce dallo strettoio. Così anche voi metterete da parte un'offerta per l'Eterno da tutte le decime che riceverete dai figliuoli d'Israele, e darete al sacerdote Aaronne l'offerta che avrete messa da parte per l'Eterno. Da tutte le cose che vi saranno donate metterete da parte tutte le offerte per l'Eterno; di tutto ciò che vi sarà di meglio metterete da parte quel tanto ch'è da consacrare. E dirai loro: Quando ne avrete messo da parte il meglio, quel che rimane sarà contato ai Leviti come il provento dell'aia e come il provento dello strettoio. E lo potrete mangiare in qualunque luogo, voi e le vostre famiglie, perché è la vostra mercede, in contraccambio del vostro servizio nella tenda di convegno" (Numeri 18:25-31).

Stando dunque così le cose, per imporre la decima ai credenti occorrerebbe che ci fossero nel nostro mezzo dei sacerdoti Leviti perché è a loro che Dio aveva ordinato di prelevare le decime, da cui a loro volta essi dovevano prelevare una decima. Ci sono questi sacerdoti che svolgono le funzioni prescritte dalla legge? No, quindi la decima non va imposta ai credenti. La cosa si potrebbe fare se noi fossimo ancora sotto la legge e avessimo dei sacerdoti leviti nel nostro mezzo, ma siccome non ci sono queste condizioni nessuno ha il diritto di imporre la decima.

E a questo punto vorrei farvi notare che neppure Gesù Cristo impose il pagamento della decima ai suoi discepoli, e questo perché Gesù era della tribù di Giuda e non di Levi, e quindi se lo avesse fatto avrebbe trasgredito la legge. Gesù avrebbe commesso un peccato se avesse comandato ai suoi discepoli di pagargli la decima delle loro entrate, non aveva il diritto di farlo. Ecco perché Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che venne a trasmetterci i comandamenti dell'Iddio e Padre suo, non ci ha comandato di dare la decima, ma semplicemente di dare, secondo che disse: "Date, e vi sarà dato: vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura onde misurate, sarà rimisurato a voi" (Luca 6:38).

Avete mai pensato a questo? Se non lo avete mai fatto, pensateci attentamente. E non solo Gesù Cristo, ma neppure Paolo impose la decima e questo perché egli era della tribù di Beniamino. Volere dunque fare credere che l'apostolo Paolo comandava la decima per vivere del Vangelo è qualcosa che trova una secca smentita dal fatto che lui come Ebreo era della tribù di Beniamino e non della tribù di Levi. Ma innanzi tutto la cosa viene smentita dal fatto che Paolo non era sotto la legge e perciò non comandava ai Gentili di osservare la legge di Mosè. Paolo ha sì detto che coloro che annunciano il Vangelo devono vivere del Vangelo, ma vivere del Vangelo non significa vivere delle decime perché le decime fanno parte della legge e non del vangelo. A me pare invece che alcuni che predicano il Vangelo vogliono vivere della legge imponendo la decima. E' un controsenso questo che però purtroppo alcuni non vedono.

 

Un Dio che non dona più lo Spirito Santo a quei Cristiani che glielo domandano

L'Iddio di costoro non dona più lo Spirito Santo ai santi, come faceva ai giorni degli apostoli, accompagnando il Suo dono con il fenomeno del parlare in lingue (Atti 10:44-48; 11:15-17). Questo avrebbe smesso di farlo verso la fine del primo secolo dopo Cristo.

Gesù Cristo, il Figlio di Dio, ha affermato: "Io altresì vi dico: Chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate, e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi picchia. E chi è quel padre tra voi che, se il figliuolo gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece una serpe? Oppure anche se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione? Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!" (Luca 11:9-13).

Queste parole le rivolse a dei figli di Dio, e quindi dato che Dio non muta, Egli ancora oggi è pronto e disposto a donare lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano, dono che ribadisco è accompagnato immediatamente dal segno fisico del parlare in lingue, perché questo è quello che avvenne a Gerusalemme il giorno della Pentecoste quando i circa centoventi ricevettero il dono dello Spirito Santo (Atti 2:1-4), a Cesarea casa di Cornelio quando lui e i suoi ricevettero il dono dello Spirito Santo (Atti 10:44-48), e ad Efeso dopo che Paolo impose le mani a quei circa dodici discepoli del Signore ed essi ricevettero il dono dello Spirito (Atti 19:1-7).

 

Un Dio che non distribuisce più nella Chiesa i doni dello Spirito

Il loro Dio ha smesso anche di distribuire i doni dello Spirito Santo nella Chiesa, ed anche questo dicono è accaduto verso la fine del primo secolo dopo Cristo.

La Scrittura invece nega una simile cosa, in quanto i doni sono tuttora distribuiti da Dio, secondo che dice Paolo: "Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utile comune. Infatti, a uno è data mediante lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza d’operar miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue, e ad un altro, la interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole" (1 Corinzi 12:7-11).

Peraltro è dimostrato dal punto di vista storico che verso la fine del primo secolo dopo Cristo i doni non cessarono affatto di essere distribuiti da Dio, perché Ireneo (115-150 – 202 circa), vescovo di Lione, nella sua famosa opera apologetica Contro le Eresie (che risale al 180 circa), scrisse: ‘Dunque, anche, coloro che sono veramente Suoi discepoli, ricevendo grazia da Lui, fanno nel suo Nome [miracoli], in maniera da promuovere il benessere di altri uomini, secondo il dono che ognuno ha ricevuto da Lui. Perché alcuni cacciano certamente e veramente diavoli, cosicché frequentemente quelli che sono stati in questa maniera purificati dagli spiriti malvagi credono [in Cristo] e si uniscono alla Chiesa. Altri hanno preconoscenza di cose a venire: essi vedono visioni, ed emettono delle espressioni profetiche. Altri ancora guariscono gli ammalati imponendo loro le mani, ed essi sono guariti. Inoltre, sì, come ho detto, persino i morti sono stati risuscitati, e sono rimasti in mezzo a noi per molti anni. E che dirò di più? Non è possibile nominare il numero dei doni che la Chiesa [sparsa] per tutto il mondo ha ricevuto da Dio nel nome di Gesù Cristo’ (Contro le Eresie, Libro II, cap. 32,4), ed ancora: ‘Similmente, sentiamo molti fratelli nella chiesa, i quali possiedono doni profetici e che, per mezzo dello Spirito, parlano ogni genere di lingue e manifestano [o portano alla luce] per l’utile comune le cose nascoste degli uomini e dichiarano i misteri di Dio …’ (Contro le Eresie, Libro V, cap. 6,1). Inoltre, Ireneo mette severamente in guardia la fratellanza da quegli Gnostici che falsificavano i doni spirituali, essendo dati ad imposture magiche o posseduti da demoni tramite cui riuscivano a compiere prodigi bugiardi e a profetizzare e a trarre dietro a loro molte persone (cfr. Contro Le Eresie, Libro I, cap. 13). Come si può vedere, la testimonianza di Ireneo è molto chiara.

 

Un Dio che non parla più agli uomini tramite sogni e visioni

Il loro Dio non parla in sogni e visioni all'uomo, in quanto ha smesso di farlo verso la fine del primo secolo dopo Cristo. Loro dicono che Dio ci parla solo tramite la Bibbia.

La Scrittura dice invece: "E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serventi, in quei giorni, spanderò del mio Spirito, e profeteranno. E farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra; sangue, e fuoco, e vapor di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno, che è il giorno del Signore. Ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato" (Atti 2:17-21).

E noi siamo proprio negli ultimi giorni.

 

Un Dio che vuole che i suoi figliuoli vivano da re sulla terra e si diano alla politica 

L'Iddio di costoro vuole che i Cristiani siano ricchi materialmente e vivano nel lusso (il cosiddetto messaggio della prosperità), oltre che si diano alla politica per mettersi a governare le nazioni (la cosiddetta teologia del dominio). I loro pastori e i loro beneamati predicatori infatti vivono nel lusso, e diversi di loro sono entrati in politica o fanno politica.

La Scrittura dice che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, visse povero in questo mondo perché è scritto: "Voi conoscete la carità del Signore nostro Gesù Cristo il quale essendo ricco, s’è fatto povero per amore vostro, onde, mediante la sua povertà voi poteste diventare ricchi" (2 Corinzi 8:9); e difatti non aveva neppure un luogo dove posare il capo secondo che egli disse: "Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo" (Luca 9:58). Ma di quali case lussuose era proprietario Gesù sulla terra? Il Re dei Giudei, quando visse sulla terra, non visse in un palazzo reale, non indossò vestimenti magnifici e neppure visse nelle delizie come invece fanno i re della terra; lui disse che "quelli che portano dei vestimenti magnifici e vivono in delizie, stanno nei palazzi dei re" (Luca 7:25), ma lui non fu tra quelli; eppure era il re d’Israele. Egli avrebbe potuto permettersi di vivere da re, ma ci rinunciò; egli preferì annichilire se stesso e prendere forma di servo per servire.

Il Re d’Israele nei giorni della sua carne non si vestì di porpora e neppure si mise una corona d’oro sul capo; i suoi abiti modesti consistevano in delle vesti e in una tunica la quale "era senza cuciture, tessuta per intero dall’alto in basso" (Giovanni 19:23). Furono quelli che lo schernirono che lo vestirono di porpora infatti è scritto: "Allora i soldati lo menarono dentro la corte che è il Pretorio, e radunarono tutta la corte. E lo vestirono di porpora.." (Marco 15:16,17); furono sempre i soldati che gli misero una corona sul capo...ma di spine, secondo che è scritto: "E intrecciata una corona di spine gliela misero intorno al capo.." (Marco 15:17).

Quando Gesù entrò in Gerusalemme non vi entrò montato sopra un cavallo bianco o portato dai suoi discepoli su una lettiga reale come facevano i re antichi, ma montato sopra un puledro d’asina secondo che è scritto: "E Gesù, trovato un asinello, vi montò su, secondo che è scritto: Non temere, o figliuola di Sion! Ecco, il tuo Re viene, montato sopra un puledro d’asina!" (Giovanni 12:14,15; Zaccaria 9:9). Gesù era umile di cuore, ma questo non si limitò a dirlo con la bocca, ma lo dimostrò pure a fatti; Egli non ebbe mai l’animo alle cose alte, ma si lasciò attirare dalle umili. Lo ripeto: Visse povero; sì fratelli, è così, infatti egli non aveva con sè neppure la didramma con la quale pagare l’imposta annua che ogni israelita, dai vent’anni in su, doveva pagare per il mantenimento del culto, infatti disse a Pietro: "Vattene al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che verrà su; e, apertagli la bocca, troverai uno statere. Prendilo, e dallo loro per me e per te" (Matteo 17:27).

Gesù era povero ma avrebbe potuto diventare un uomo molto ricco materialmente se avesse cominciato a chiedere compensi per i suoi insegnamenti e per le sue guarigioni, ma Lui non stimò la pietà essere fonte di guadagno, come invece fanno oggi molti predicatori corrotti di mente e traviati; Gesù Cristo esercitò "la pietà con animo contento del proprio stato" (1 Timoteo 6:6), lasciandoci l’esempio da seguire.

I predicatori della prosperità economica ardiscono persino dire che chi è povero sulla terra non ha una grande fede in Dio, ma ne ha molto poca. Ma che vorrebbero dire con questo? Che Gesù Cristo, essendo povero non aveva una grande fede in Dio? O forse che Gesù era un uomo di poca fede perché non possedeva nulla sulla terra? Gesù Cristo ebbe una grande fede in Dio e lo dimostrò sia col fare moltissimi segni e prodigi ed opere potenti nel nome del Padre suo, sia col non chiedere offerte per sè, e sia col deporre la sua vita per noi. Il Giusto visse per fede, mentre questi cianciatori e ribelli mostrano la loro incredulità perché chiedono il denaro come fanno i mendicanti; alcuni di loro piangono pure nel chiederli, altri maledicono quelli che non gli danno nulla o gli danno poco; costoro sono dei mercanti che mettono in vendita le loro predicazioni; ciascuno di loro stabilisce la sua propria tariffa (che sale man mano che diventa più famoso). Ma dov’è tutta questa grande fede che dicono di avere in Dio, questi che vivono nelle delizie, nei piaceri della vita, in mezzo al lusso sfrenato? Dicono di avere fede in Dio, ma in effetti hanno fede, e tanta, nelle loro vie tortuose e nelle loro ricchezze che hanno accumulato opprimendo i fedeli con i passi della Scrittura che concernono il dare. Hanno derubato le pecore del Signore, strappandogli il denaro dalle loro mani con i più svariati pretesti; hanno accumulato beni in gran quantità con la frode e poi ardiscono dire: ‘Lo vedete come Dio mi ha benedetto? Lo vedete? Il Signore onora quelli che lo onorano’, ed altre belle parole, ma false. Ed i semplici gli credono, ma nessuno o quasi nessuno tra i loro uditori sa quanti, questi predicatori hanno derubato e spogliato dei loro beni.

Questi predicatori parlano dei loro beni come se Dio glieli avessi dati per la loro retta e giusta condotta; dicono di essere come Abramo, ma non lo sono, perché sono come Balaam; Abramo sì fu chiamato amico di Dio, ma questi non sono amici di Dio ma bensì nemici di Dio perché sono amici del mondo (secondo che è scritto: "Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio" [Giacomo 4:4]).

Anche gli apostoli erano poveri infatti Paolo ai Corinzi scrisse di lui e dei suoi collaboratori: "Poveri eppure arricchenti molti; non avendo nulla, eppure possedenti ogni cosa!" (2 Corinzi 6:10). Erano poveri materialmente ma arricchivano molti spiritualmente; per mezzo di loro la chiesa fu edificata e per mezzo degli scritti di Paolo che era povero e non aveva nulla, la chiesa sulla faccia di tutta la terra viene ancora edificata, arricchita e consolata. La stessa cosa non si può dire di costoro che predicano l’Evangelo e guastano la vigna del Signore perché non se ne curano affatto, essendo volti alla loro propria via; certo sono ricchi materialmente ma poveri spiritualmente, ed i santi, non vengono arricchiti per mezzo di loro, nè a voce e neppure per mezzo dei loro libri aridi e molto costosi che parlano soprattutto di benessere materiale, o meglio di come essere cristiani e fare soldi.

In realtà l'Iddio di costoro vuole che i santi si sviano dalla fede, perché il messaggio della prosperità fa nascere nel credente la voglia di arricchire, e la Scrittura afferma che "quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione. Poiché l’amor del danaro è radice d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si son trafitti di molti dolori" (1 Timoteo 6:9-10).

Veniamo ora al darsi alla politica. Gesù Cristo dichiarò davanti a Pilato che il suo Regno non è di questo mondo (cfr. Giovanni 18:36), quindi non cercò di stabilire un regno terreno sulla terra. Se il Maestro non cercò in nessuna maniera di stabilirlo perché lo dovrebbero fare i suoi seguaci? Ma non è forse scritto che dopo che Gesù sfamò una moltitudine di persone con solo cinque pani e due pesci: “La gente dunque, avendo veduto il miracolo che Gesù avea fatto, disse: Questi è certo il profeta che ha da venire al mondo. Gesù quindi, sapendo che stavan per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo.” (Giovanni 6:14-15)? Perché Gesù rifiutò di essere fatto re tramite una elezione democratica? Avrebbe potuto accettare e dare vita al Regno di Dio di cui parlano quelli della teologia del dominio, non vi pare? Un regno in cui avrebbe regnato la pace, e la giustizia, in cui avrebbe avuto la collaborazione dei suoi apostoli, uomini santi e giusti. Eppure non fece niente di tutto ciò. Che occasione aveva Gesù per stabilire il Suo Regno sopra la terra, eppure non la colse!! La ragione fu questa: perché Lui non venne a stabilire un Regno terreno. Per quale recondito motivo dunque noi suoi discepoli dovremmo metterci in testa di ambire al governo di un paese, di una regione, di una nazione, e del mondo intero, se questa cosa non cercò di farla il Figlio di Dio nei giorni della sua carne?

Gesù Cristo non cercò di trasformare la società ebraica ai suoi giorni, e neppure le leggi dell’Impero Romano, e non si diede neppure a attività politiche e sociali, perché Lui predicò il Vangelo della grazia di Dio, esortando le persone a ravvedersi e a credere nel Vangelo. Guarì i malati, cacciò i demoni, fece molti segni e prodigi, ma non cercò di stabilire una teocrazia o una democrazia sulla terra. Egli venne per liberare le persone dai loro peccati, e dal giogo della legge; Egli non venne nel mondo per trasformare il mondo. Noi siamo discepoli di Cristo e siamo chiamati a seguire le Sue orme, quindi non dobbiamo darci alla politica per compiere delle riforme sociali. Noi dobbiamo portare agli uomini la Buona Novella della grazia di Dio, affinché essi si ravvedano e credano nel Vangelo, e la loro vita sia così trasformata. Dobbiamo anche compiere ogni opera buona affinché il nome di Dio sia glorificato in noi, ma da nessuna parte la Bibbia ci comanda di cambiare la società in cui viviamo cambiando le leggi della nazione o facendo eleggere dei Cristiani nei posti di governo o prendendo il controllo del mondo. Un tale comando è estraneo alla Parola di Dio. Il nostro compito non è cambiare la società attraverso una riforma sociale o attivismo politico, ma predicare il Vangelo della salvezza che è in grado di cambiare la vita di coloro che lo accettano. Guardatevi da tutti coloro che insegnano la teologia del dominio, perché questo loro insegnamento contrasta la sana dottrina. La Scrittura afferma: “Abbiate l’animo alle cose di sopra, non a quelle che son sulla terra; poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:2-3), mentre coloro che insegnano la teologia del dominio ci esortano praticamente ad avere l’animo alle cose che sono sulla terra e non a quelle di sopra. Costoro hanno voltato le spalle alla sana dottrina, e si sono rivolti alle favole profane che vi ricordo vanno rodendo come fa la cancrena.

Leggete attentamente il libro degli Atti degli apostoli e tutte le epistole, e voi vedrete che né gli apostoli e neppure gli altri Cristiani che vissero in quel tempo cercarono di cambiare la società attraverso una riforma sociale o dandosi alla politica. Sapete perché? Perché essi sapevano che Cristo non li aveva chiamati a fare una simile cosa. Essi non si impacciarono nella politica o nell’attivismo sociale, al fine di piacere al Signore. Non ha forse detto Paolo che “uno che va alla guerra non s’impaccia delle faccende della vita; e ciò, affin di piacere a colui che l’ha arruolato” (2 Timoteo 2:4)? Ma ditemi un po’: avete mai visto uno che è al fronte candidarsi a delle elezioni politiche, o darsi ad attivismo sociale? Io no. Non capisco dunque in virtù di quale recondito motivo un soldato di Cristo Gesù – che è in guerra contro il diavolo - si deve dare alla politica, candidandosi a delle elezioni politiche o amministrative, o si deve impegnare affinché la società in cui vive sia trasformata. Come potrebbe un soldato di Cristo continuare a piacere a Dio che lo ha arruolato nel suo esercito se sì impacciasse in faccende che non lo riguardano?

Imitiamo dunque gli apostoli, viviamo una vita sobria, pia e giusta, come fecero i primi discepoli, aspettando la beata speranza e la gloriosa apparizione del nostro grande Iddio e Salvatore Gesù Cristo. Amen.

I Cristiani sono persone che vivono in questo mondo ma non appartengono a questo mondo, questo è quello che insegna la Scrittura. Essi sono pellegrini e forestieri su questa terra, perché sono sulla via che conduce nella patria celeste, che è di gran lunga migliore della loro patria terrena in cui vivono adesso.

 

Un Dio che promette agli uomini che, una volta che hanno creduto in Gesù, non avranno da fare nessuna rinuncia, non avranno più problemi e non soffriranno più

L'Iddio di costoro promette una vita senza rinunce, afflizioni e persecuzioni a coloro che credono in Gesù Cristo. Praticamente una vita di 'rose e fiori', senza un costo da pagare.

La Scrittura insegna invece che mentre diventare Cristiani non costa niente, nel senso che la salvezza non costa niente in quanto è gratuita e si ottiene soltanto per la fede in Cristo, secondo che è scritto: “Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî; perché noi siamo fattura di lui, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:8-10), l’essere Cristiani, o il vivere da Cristiani, o il mantenersi Cristiani, ha un prezzo, eccome se ha un prezzo, in termini di rinunce, e di afflizioni, persecuzioni, tribolazioni, ingiurie, a motivo di Cristo, e questo ancora oggi. E noi parliamo di questo costo, al fine di non illudere coloro che credono in Cristo.

E’ un prezzo alto, quello che si deve pagare, quindi, per rimanere fedeli al Vangelo e alla sana dottrina; ma non c’è niente di che meravigliarsi o scandalizzarsi, perché Gesù Cristo ha detto: “Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può esser mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non vien dietro a me, non può esser mio discepolo. Infatti chi è fra voi colui che, volendo edificare una torre, non si metta prima a sedere e calcoli la spesa per vedere se ha da poterla finire? Che talora, quando ne abbia posto il fondamento e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno prendano a beffarsi di lui, dicendo: Quest’uomo ha cominciato a edificare e non ha potuto finire. Ovvero, qual è il re che, partendo per muover guerra ad un altro re, non si metta prima a sedere ed esamini se possa con diecimila uomini affrontare colui che gli vien contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattar la pace. Così dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può esser mio discepolo” (Luca 14:26-33), ed anche: "Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figliuolo o figliuola più di me, non è degno di me; e chi non prende la sua croce e non vien dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la vita sua la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per cagion mia, la troverà" (Matteo 10:34-39), ed ancora: "Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel ch’è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo. Ricordatevi della parola che v’ho detta: Il servitore non è da più del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a cagion del mio nome, perché non conoscono Colui che m’ha mandato” (Giovanni 15:18-21).

E per rendersi conto nella pratica del costo che i discepoli di Cristo devono pagare per la loro fede, basta leggere il libro degli Atti e le epistole, in particolare quelle dell'apostolo Paolo dove si può chiaramente vedere quanto soffrirono gli apostoli ed anche le Chiese di allora a motivo di Cristo. Già, perché gli apostoli parlavano delle sofferenze che sia loro stessi che le Chiese pativano o dovevano patire a motivo di Cristo.

Per esempio ascoltate quello che ha detto Paolo a Timoteo: “Quanto a te, tu hai tenuto dietro al mio insegnamento, alla mia condotta, a’ miei propositi, alla mia fede, alla mia pazienza, al mio amore, alla mia costanza, alle mie persecuzioni, alle mie sofferenze, a quel che mi avvenne ad Antiochia, ad Iconio ed a Listra. Sai quali persecuzioni ho sopportato; e il Signore mi ha liberato da tutte. E d’altronde tutti quelli che voglion vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati; mentre i malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, seducendo ed essendo sedotti” (2 Timoteo 3:10-13). Notate che Paolo dice chi sono coloro che saranno perseguitati, cioè quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, ed anche dice quanti sono, infatti dice che sono tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù. Cosa significa questo? Che non importa dove e quando vivono sulla terra quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, perché essi saranno perseguitati, essi soffriranno, essi saranno afflitti, a motivo della loro fede in Cristo.

Prendiamo anche le seguenti parole di Paolo ai Corinzi: "Fino a questa stessa ora, noi abbiamo fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaffeggiati, e non abbiamo stanza ferma, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati e siamo tutt’ora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti" (1 Corinzi 4:11-13); non stanno forse a dimostrare che coloro che annunziano la Parola di Dio hanno molti nemici e subiscono persecuzioni di ogni genere? Però esse non piacciono a questi Cristiani 'rose e fiori'. Il loro Vangelo è privo di afflizioni; le loro predicazioni vertono sul successo e sul benessere; ma d’altronde, come potrebbero mai mettersi a predicare la rinunzia a se stessi quando loro stessi ancora non vi hanno rinunziato?

Il loro messaggio è attraente e seducente anche per questa caratteristica, perché è privo di questi argomenti. Ogni messaggio che non mette in risalto le afflizioni che un credente deve patire sulla terra troverà sempre tante persone disposte ad accettarlo, perché oggi quasi nessuno vuole sentire parlare di dovere soffrire per il Vangelo. Quasi tutti vogliono solo sentire che Dio ci ama, che non ci farà mancare nulla, che è buono e pronto a perdonare chi va a lui. E se poi a queste parole vi si aggiunge che chi va al Signore non avrà più problemi, e Dio lo farà prosperare economicamente e lo farà vivere su questa terra come un figlio di re, allora il messaggio trova ancora un più largo consenso. Diletti, guardate di non essere sedotti da questi cianciatori, perché Gesù ha detto: "Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me" (Matteo 10:38), ed ancora: "Così dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo" (Luca 14:33), mentre questi vorrebbero farvi seguire il Signore senza portare la vostra croce e senza rinunziare a voi stessi. Questo è impossibile farlo, perché il sentiero cristiano è pieno di sofferenze e di rinunzie; io, le orme di Cristo non le ho trovate su una strada comoda dove non ci sono necessità, persecuzioni, ed angustie, ma su una strada angusta dove quotidianamente ci sono delle lotte da affrontare e delle afflizioni da patire a motivo di giustizia. È su questa che ho cominciato a camminare ed è su questa che voglio terminare di camminare con il mio Signore; le strade comode senza persecuzioni ma con i piaceri della vita a portata di mano non hanno nulla a che fare con la via santa, non vi inoltrate per esse perché esse conducono lontano dal Signore e dai suoi comandamenti.

Ma io dico: come possono costoro dire tali cose quando Gesù stesso ha detto: "Nel mondo avrete tribolazione" (Giovanni 16:33), e gli apostoli hanno detto che "dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni" (Atti 14:22)? Non si può dimostrare nè con le Scritture e neppure con i fatti che i credenti non sono chiamati a soffrire in questo mondo, anzi le Scritture e i fatti attestano esattamente il contrario.

Noi infatti attestiamo per esperienza che nel vivere piamente in Cristo si viene perseguitati, ingiuriati, afflitti, da parte di quelli del mondo. E non solo da quelli del mondo, ma anche da molti che si dicono Cristiani Evangelici. Anzi noi dobbiamo dire che abbiamo ricevuto molte persecuzioni anche da parte di cosiddetti Cristiani Evangelici (pastori e non pastori). E perché questo? Perché essi sono mondani, si sono alleati con il mondo, hanno trovato un intesa con il mondo, e quindi non sopportano noi, che questa intesa la rigettiamo e la riproviamo.

Ma noi attestiamo anche che le afflizioni che patisce il Cristiano, non importa di che genere esse siano, sono utili, secondo che è scritto: "Ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e la esperienza speranza" (Romani 5:3-4), ed anche: "Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti" (Giacomo 1:2-4).

Dunque, fratelli, nessuno di costoro vi seduca con vani ragionamenti.

 

Un Dio che non importa come ti comporterai ti porterà in gloria

Il loro Dio è un Dio che non importa come si comporta una persona dopo la conversione, Egli la porterà in gloria lo stesso. Quindi in cielo ci vanno anche 'Cristiani' che sono ingiusti, fornicatori, idolatri, adulteri, effeminati, omosessuali, ladri, avari, ubriachi, oltraggiatori e rapaci. E difatti quando i loro pastori parlano al funerale di questo tipo di 'Cristiani', dicono che Dio li ha accolti in gloria ed ora si riposano.

La Scrittura invece afferma che senza la santificazione nessuno vedrà il Signore, e difatti Paolo ammonisce i santi di Corinto in questa maniera: "Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? Non v’illudete; né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erederanno il regno di Dio" (1 Corinzi 6:9-10).

Tutti coloro dunque che un giorno sono diventati Cristiani, ma poi si abbandonano ai suddetti peccati, e muoiono in questi peccati, non andranno con il Signore in cielo, ma andranno nel fuoco del soggiorno dei morti in attesa del giudizio.

 

Un Dio che lascia decidere a marito e moglie se avere figli o quanti averne

Il loro Dio li lascia liberi di scegliere se avere figli o quanti averne, e quindi li autorizza ad impedire il concepimento e a praticare quello che è comunemente conosciuto come 'controllo delle nascite'

La Scrittura insegna invece che non volere figli o cercare di non farne molti è peccato perché la Scrittura dice: "Crescete e moltiplicate.." (Genesi 1:28) ed altrove che la donna "sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell’amore e nella santificazione con modestia" (1 Timoteo 2:15). Quindi fratelli, non impedite il concepimento, perché in questo caso vi opporreste alla volontà di Dio.

Sappiate che la Scrittura parla bene dei figli ed anche di coloro che ne hanno molti infatti nei Salmi è scritto: "Ecco, i figliuoli sono un’eredità che viene dall’Eterno; il frutto del seno materno è un premio. Quali le frecce in man d’un prode, tali sono i figliuoli della giovinezza. Beati coloro che ne hanno il turcasso pieno! Non saranno confusi quando parleranno coi loro nemici alla porta" (Salmo 127:3-5).

 

Un Dio che odia il divorzio, ma non l'adulterio

L'Iddio di costoro odia il divorzio, ma nello stesso tempo incoraggia a commettere adulterio. Negli scritti dei loro pastori infatti si legge spesso l'affermazione del profeta Malachia: "Poiché io odio il ripudio, dice l’Eterno, l’Iddio d’Israele; e chi ripudia copre di violenza la sua veste, dice l’Eterno degli eserciti. Badate dunque allo spirito vostro, e non agite perfidamente" (Malachia 2:16), ma nello stesso tempo sostengono che il vincolo matrimoniale si scioglie con la fornicazione o con l'abbandono da parte del coniuge non credente, per cui in questo caso, il coniuge tradito o abbandonato a cagione della sua fede ha il diritto di passare a seconde nozze.

La Scrittura insegna invece che la fornicazione permette al marito solo di mandare via la propria moglie ma non di sposarsi di nuovo. Gesù infatti disse: "Fu detto: Chiunque ripudia sua moglie, le dia l’atto del divorzio. Ma io vi dico: Chiunque manda via la moglie, salvo che per cagion di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque sposa colei ch’è mandata via, commette adulterio" (Matteo 5:31-32), ed anche: "Ed io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per cagion di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio" (Matteo 19:9). Qualcuno probabilmente nel leggere queste parole di Gesù farà notare che Gesù non ha detto che se uno manda via la propria moglie per cagione di fornicazione e ne sposa un'altra commette adulterio, ma solo che egli commette adulterio solo se manda via la moglie per una ragione che non sia la fornicazione. A costui però voglio dire che non può essere così perché in un altro luogo è scritto che Gesù ha detto: "Chiunque manda via la moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; e chiunque sposa una donna mandata via dal marito, commette adulterio" (Luca 16:18), il che significa che non importa quale sia la ragione per cui il marito manda via la moglie (cioè se sia una ragione che giustifica o meno la sua cacciata), perché se egli ne sposa un’altra commette adulterio. L’unica ragione che permette all’uomo di passare a nuove nozze è la morte della moglie; nessun’altro fatto lo scioglie dalla legge che lo lega alla moglie. Ovviamente questo principio si applica anche nel caso sia il marito a commettere fornicazione; anche in questo caso la moglie se si separa da lui non può risposarsi ma deve rimanere com’è secondo che è scritto: "E se mai si separa, rimanga senza maritarsi o si riconcilî col marito" (1 Corinzi 7:11).

Anche nel caso il coniuge non credente abbandona il credente perché non è più contento di vivere con lui, questo non autorizza il credente a passare a seconde nozze, perché Paolo dice: "Se un fratello ha una moglie non credente ed ella è contenta di abitar con lui, non la lasci; e la donna che ha un marito non credente, s’egli consente ad abitar con lei, non lasci il marito; perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i vostri figliuoli sarebbero impuri, mentre ora sono santi. Però, se il non credente si separa, si separi pure; in tali casi, il fratello o la sorella non sono vincolati; ma Dio ci ha chiamati a vivere in pace; perché, o moglie, che sai tu se salverai il marito? Ovvero tu, marito, che sai tu se salverai la moglie?" (1 Corinzi 7:12-16). Cosa vuol dire Paolo? Che la donna credente che ha un marito non credente, se egli consente ad abitare con lei, ha l’obbligo di non lasciarlo; però, se il marito non credente decide di separarsi e di andarsene da lei perché non è più disposto a rimanere con lei, allora lei, in questo caso, non è vincolata, cioè non è più obbligata a continuare a vivere con lui e a non lasciarlo. Il medesimo discorso vale per un marito credente che ha una moglie non credente. Il partner credente non è obbligato a combattere per preservare l’unità familiare. La pace a cui Dio ci ha chiamati di cui parla Paolo in quel contesto è l’armonia coniugale. Quindi se il partner non credente insiste nell’andarsene via, allora il credente non è obbligato a vivere in perpetuo conflitto con il coniuge non credente ma è libero di lasciarlo andare via; ma non è libero di passare a seconde nozze.

 

Un Dio che è a favore dell'omosessualità e incoraggia i cosiddetti matrimoni omosessuali

L'Iddio di costoro ritiene che l'omosessualità sia una condizione esistenziale, e quindi va rispettata ed accettata. Un Cristiano può essere dunque omosessuale, e le coppie omosessuali vanno benedette e sposate.

L’omosessualità secondo la Scrittura è un peccato perché è la trasgressione della legge di Dio. Che dice la legge? Essa dice: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna; è cosa abominevole” (Levitico 18:22). Quindi chi trasgredisce questo ordine compie un peccato, un atto in abominio a Dio. E da esso si deve ravvedere se vuole scampare alle fiamme del fuoco eterno; nel caso contrario, cioè se rifiuterà di ravvedersi quello che lo aspetta è l’ardore del fuoco che lo tormenterà per l’eternità.

L’uomo non nasce omosessuale, come non nasce omicida, o come non nasce ladro; esso nasce sì sotto il peccato in virtù della disubbidienza di Adamo, ma non omosessuale. Omosessuale ci diventa per sua scelta. Quando Paolo dice ai Romani: “Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami; poiché le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura; e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio traviamento” (Romani 1:26-27) spiega molto bene che si tratta di una scelta di queste persone. Quindi nessuno vi seduca; gli omosessuali ci diventano così per loro scelta.

Gli omosessuali non hanno e non avranno mai la benedizione di Dio nella loro vita, in quanto la Bibbia dice che “la maledizione dell’Eterno è nella casa dell’empio, ma egli benedice la dimora dei giusti” (Proverbi 3:33), e ogni omosessuale è un empio perché fa ciò che è in abominio dinnanzi a Dio, secondo che dice Dio nella legge: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole” (Levitico 18:22). Dio dice anche: “Guai all’empio! male gl’incoglierà, perché gli sarà reso quel che le sue mani han fatto” (Isaia 3:11).

E quindi invocare la benedizione di Dio su una coppia di omosessuali è un atto diabolico perché con questo atto viene trasmesso il messaggio che Dio approva le cose turpi che fanno gli omosessuali, e li benedice quando invece come abbiamo visto Egli li maledice in quanto ha in abominio le cose che fanno.

Ed essendo un atto diabolico – in quanto con esso il male viene chiamato bene, e degli empi vengono trattati come se avessero fatto l’opera de’ giusti – non rimarranno certamente impuniti coloro che lo compiono, secondo che è scritto: “Guai a quelli che chiaman bene il male, e male il bene, che mutan le tenebre in luce e la luce in tenebre, che mutan l’amaro in dolce e il dolce in amaro!” (Isaia 5:20).

Costoro fortificano le mani degli empi, affinchè nessuno di essi si converta. Agiscono nella pratica come facevano i falsi profeti in Israele, che dicevano del continuo a quelli che sprezzavano i comandamenti di Dio: ‘L’Eterno ha detto: Avrete pace’; e a tutti quelli che camminavano seguendo la caparbietà del proprio cuore: ‘Nessun male v’incoglierà’, e per questa loro empietà furono rigettati da Dio e saranno coperti “d’un obbrobrio eterno e d’un’eterna vergogna, che non saran mai dimenticati” (Geremia 23:39-40).

No, non se ne parla nemmeno di forme di benedizione per le coppie omosessuali cosiddette cristiane. Per loro ci sono solo parole di esortazione e di riprensione. Devono ravvedersi, convertirsi dalle loro vie malvage. Ci metteremo a compiacerli e a benedirli nel nome del Signore come se si trattasse di una vera coppia di sposi? Lungi da noi simili aberranti comportamenti. Gesù benediceva i piccoli fanciulli quando gli venivano presentati, ma i peccatori li esortava a ravvedersi. Ma pensate voi che se si fossero presentati a Gesù due omosessuali del tempo che dicevano di amarsi e che stavano bene assieme per ricevere da lui una benedizione Egli gliela avrebbe accordata? Giudicate voi da persone intelligenti quello che dico.

In merito poi ai 'matrimoni' omosessuali, è evidente che dato che la Scrittura condanna l'omosessualità, essa condanna anche i 'matrimoni' omosessuali. Dio li fece maschio e femmina, e dopo che fece la donna con una costola dell'uomo disse: "Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne" (Genesi 2:24). Il matrimonio dunque, agli occhi di Dio, è solo quello tra un uomo e una donna. Il cosiddetto matrimonio omosessuale è un abominio nel cospetto di Dio, e coloro che lo approvano sono nemici della croce di Cristo.

 

Un Dio che tollera e incoraggia l'omicidio

L'Iddio di costoro vede di buon occhio sia l'aborto che la donazione degli organi.

In merito all'aborto diciamo questo. L’aborto non è mai lecito o legittimo, neppure quando una donna è stata stuprata o ha commesso incesto, perché l’aborto è un omicidio agli occhi di Dio. Non ha forse detto Iddio: “Non uccidere” (Esodo 20:13)? Perché dunque dovrebbe l’aborto, che è l’uccisione di un essere umano, essere considerato legittimo in certi casi?

Qualcuno forse mi chiederà: ‘Perché chiami l’embrione (il prodotto del concepimento nelle prime otto settimane a partire dal concepimento) e il feto (il prodotto del concepimento dopo otto settimane dal concepimento) un essere umano?’ Perché sia l’embrione che il feto sono un essere umano, in quanto secondo la Sacra Scrittura la vita umana inizia al concepimento; per cui nel momento in cui il seme maschile si unisce all’ovulo femminile, ha inizio una nuova vita umana. Ogni donna incinta ha un bambino nel suo seno, non importa da quanto tempo sia incinta, il suo seno contiene un essere umano che nessuno – tranne Dio – ha il diritto di mettere a morte. Dio diede il seguente comandamento agli Israeliti, che rende chiaro che agli occhi di Dio il prodotto del concepimento è un bambino o una vita umana, non importa da quanto tempo sia nel seno della donna: “Se alcuni vengono a rissa e percuotono una donna incinta sì ch’ella si sgravi, ma senza che ne segua altro danno, il percotitore sarà condannato all’ammenda che il marito della donna gl’imporrà; e la pagherà come determineranno i giudici; ma se ne segue danno, darai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione” (Esodo 21:22-25). Notate come l’uomo che colpiva la donna incinta doveva essere punito sia che la donna si sgravava senza che ne seguiva alcun danno, sia nel caso ne seguiva danno. Ma mentre nel primo caso la punizione consisteva in un’ammenda che il marito della donna gli avrebbe imposto, nel secondo caso la punizione consisteva nella morte del percotitore se il bambino nasceva morto. ‘Vita per vita’ diceva la legge. Ora notate pure come la legge chiama il prodotto del concepimento, che è nel seno della donna incinta, ‘vita’, non importa da quanto tempo si trovi nel seno della donna. Questo sta a dimostrare che agli occhi di Dio ogni donna incinta ha una vita umana nel suo seno, e che la vita è sacra. In altre parole, sia che la donna sia incinta da due settimane o tre mesi o otto mesi, quella ‘cosa’ che è nel suo seno è una vita umana che deve essere considerata un bambino ed ha gli stessi diritti di tutti gli altri bambini.

Oltre a ciò, va detto che secondo la Sacra Scrittura, è Dio che forma il bambino nel seno della donna, perché Davide disse a Dio: “Poiché sei tu che hai formato le mie reni, che m’hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo maraviglioso, stupendo. Maravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene. Le mie ossa non t’erano nascoste, quand’io fui formato in occulto e tessuto nelle parti più basse della terra. I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo; e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che m’eran destinati, quando nessun d’essi era sorto ancora.” (Salmo 139:13-16), e Giobbe, quando parlò del suo servo, disse: “Chi fece me nel seno di mia madre non fece anche lui? non ci ha formati nel seno materno uno stesso Iddio?” (Giobbe 31:15). Dunque, abortire significa abortire l’opera che Dio sta compiendo. Volete distruggere l’opera di Dio? Sappia colei che decide di distruggere l’opera delle mani di Dio che Dio non la lascerà impunita perché porterà le conseguenze della sua ribellione contro Dio.

In merito alla donazione degli organi diciamo invece questo. La persona a cui vengono espiantati gli organi quando è dichiarata clinicamente morta è ancora in vita perché il cuore batte ancora (per la scienza invece basta che il cervello non dia più stimoli, anche se il cuore batte essa viene dichiarata morta). I dottori giustificano la necessità di espiantare gli organi dalla persona mentre il cuore batte ancora, perché una volta che il cuore cessa di battere gli organi non sono più buoni. Rimane il fatto incontrovertibile però che anche se la persona in quei frangenti sia priva di conoscenza, non abbia la capacità di parlare, di sentire, di vedere, di ricordare, ecc. siccome il suo cuore batte ancora essa è a tutti gli effetti ancora viva, per cui dare il permesso di espiantare alcuni organi vitali - in questo caso facciamo l'esempio del cuore - significherebbe - se il permesso lo ha dato precedentemente la persona stessa a cui vengono espiantati gli organi - dare il permesso di essere fatto morire prima del tempo della propria dipartenza stabilito da Dio. E nel caso questo permesso lo dessero dei suoi parenti, essi darebbero il permesso di far morire la persona prima del tempo stabilito da Dio. E poi, chi mi dice che quella persona debba morire per forza? Non potrebbe all'improvviso riprendersi per intervento di Dio? Perché non credere fino alla fine che Dio può risollevarlo dal suo letto di morte? A me pare che persino la gente del mondo dica che finché c'è vita c'è speranza; per cui non mi pare affatto giusto privare il morente di questa speranza finché il suo cuore batte ancora. Il giusto spera anche nella morte, dice la Sapienza (Proverbi 14:32); per cui il credente sa perfettamente che può anche trovarsi vicino o molto vicino alla morte ma il suo alito di vita ce l'ha in mano Dio, lui glielo ha dato e lui glielo ritirerà a suo tempo; ma fino a che quel tempo non sarà giunto, potrà anche sembrare morto ad alcuni, ma lui non morrà anzi vivrà per volontà di Dio. Dice bene il salmista: "Io non morrò, anzi vivrò" (Salmo 118:17). Ma dirò di più, Dio potrebbe avere deciso pure di farlo morire, per poi risuscitarlo; quindi il cuore in questo caso cesserebbe di battere, ma per intervento di Dio riprenderebbe a battere quando lo spirito rientrerebbe in lui. Quindi, esiste anche l'eventualità che il Signore resusciti un credente (come anche un non credente) anche dopo che il cuore gli cessa di battere. Lazzaro non era morto da quattro giorni quando Gesù Cristo lo risuscitò? Non puzzava già il suo corpo?

Attenzione dunque fratelli a non lasciarvi sedurre da vani ragionamenti, che annullano la parola di Dio e inducono a disubbidire a Dio.

 

Un Dio che incoraggia a risolvere eventuali dispute tra credenti davanti ai tribunali degli infedeli

L'Iddio di costoro ha stabilito che le eventuali dispute tra i membri della Chiesa siano risolte dinnanzi ai tribunali degli infedeli.

La Scrittura invece condanna questo comportamento, infatti l'apostolo Paolo riprende i santi di Corinto proprio perché tra loro le dispute tra credenti si risolvevano dinnanzi ai tribunali degli infedeli. Ecco le sue parole: "Ardisce alcun di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio?" (1 Corinzi 6:1-9)

 

Un Dio che comanda di querelare coloro che vengono diffamati a motivo della Parola

L'Iddio di costoro nel caso un ministro del Vangelo viene diffamato a motivo di Cristo, e quindi a motivo di giustizia, vuole che egli adisca alle vie legali contro il diffamatore e quindi che chieda all'autorità di punire il diffamatore.

Innanzi tutto spieghiamo cosa significa ‘diffamare’, per coloro che non lo sanno. Diffamare significa: ‘Nuocere alla reputazione di qualcuno diffondendo maldicenze sul suo conto’, in altre parole significa calunniarlo, cioè accusarlo falsamente.

Stabilito ciò, dobbiamo considerare come si è comportato Gesù Cristo, il nostro Maestro e Signore, quando fu diffamato o calunniato, sì perché Gesù Cristo, il Figlio di Dio, fu diffamato, ed anche pesantemente dai suoi nemici. Vediamole dunque queste diffamazioni o calunnie che furono lanciate dagli uomini contro il Giusto e il Santo.

Ecco cosa dissero contro Gesù Cristo per denigrarlo e rovinare la sua reputazione.

 - che era un mangione ed un beone, oltre che un amico dei pubblicani e dei peccatori, secondo che disse Gesù stesso: “È venuto il Figliuol dell’uomo mangiando e bevendo, e dicono: Ecco un mangiatore ed un beone, un amico dei pubblicani e de’ peccatori!” (Matteo 11:19);

 - che era un peccatore, infatti i Farisei dissero al cieco nato dopo che questi fu guarito da Gesù: “Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quell’uomo è un peccatore” (Giovanni 9:24);

 - che cacciava i demoni per l’aiuto di Satana, secondo che è scritto: “Costui non caccia i demonî se non per l’aiuto di Beelzebub, principe dei demonî” (Matteo 12:24);

 - che era Beelzebub, secondo che disse Gesù ai suoi discepoli: “Basti al discepolo di essere come il suo maestro, e al servo d’essere come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebub il padrone, quanto più chiameranno così quei di casa sua!” (Matteo 10:25)

 - che aveva uno spirito immondo, secondo che è scritto: ” …. dicevano: Ha uno spirito immondo” (Marco 3:30).

 - che era un seduttore, secondo che è scritto: “Altri dicevano: No, anzi, travia la moltitudine!” (Giovanni 7:12; cfr. Matteo 27:63);

 - che bestemmiava, secondo che è scritto: “I Giudei presero di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: Molte buone opere v’ho mostrate da parte del Padre mio; per quale di queste opere mi lapidate voi? I Giudei gli risposero: Non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio” (Giovanni 10:31-33);

 - che era fuori di sè, cioè pazzo, secondo che è scritto: “Or i suoi parenti, udito ciò, vennero per impadronirsi di lui, perché dicevano: È fuori di sé” (Marco 3:21-22);

 - che vietava di pagare le tasse a Cesare, secondo che è scritto: “Poi, levatasi tutta l’assemblea, lo menarono a Pilato. E cominciarono ad accusarlo, dicendo: Abbiam trovato costui che sovvertiva la nostra nazione e che vietava di pagare i tributi a Cesare, e diceva d’esser lui il Cristo re” (Luca 23:1-2).

Come reagì il Maestro a tutte queste false accuse, cioè a tutte queste diffamazioni? Ricorse forse alle vie legali contro i suoi diffamatori o calunniatori, o li minacciò di farlo? No, niente di tutto ciò. Egli sopportò pazientemente, rimettendosi “nelle mani di Colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:23), cioè nelle mani dell’Iddio e Padre suo.

E noi, suoi discepoli, siamo chiamati a seguire le sue orme, secondo che dice l’apostolo Pietro: “Ma se facendo il bene, eppur patendo, voi sopportate pazientemente, questa è cosa grata a Dio. Perché a questo siete stati chiamati: poiché anche Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme; egli, che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode; che, oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; che, soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di Colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:20-23).

Paolo, che fu costituito da Dio apostolo dei Gentili, seguì le orme di Cristo anche in questo, infatti disse ai santi di Corinto a proposito delle sofferenze che lui e i suoi collaboratori pativano per amore degli eletti: “Poiché io stimo che Dio abbia messi in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo divenuti uno spettacolo al mondo, e agli angeli, e agli uomini. Noi siamo pazzi a cagion di Cristo; ma voi siete savî in Cristo; noi siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete gloriosi, ma noi siamo sprezzati. Fino a questa stessa ora, noi abbiamo e fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaffeggiati, e non abbiamo stanza ferma, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati e siam tuttora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti” (1 Corinzi 4:9-13). Avete notato cosa dice l’apostolo? “Diffamati, esortiamo”, e non “diffamati, portiamo i nostri diffamatori davanti al tribunale’.

Peraltro, l’apostolo Paolo si compiaceva nelle sofferenze che pativa a motivo di Cristo, secondo che disse: “Io mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo” (2 Corinzi 12:10), e questo perché quando egli era debole allora era forte, cioè la potenza di Cristo si manifestava in lui. Ecco perché dinnanzi alle diffamazioni che subiva a motivo di Cristo, non cercava di portare i suoi diffamatori dinnanzi ai tribunali di Cesare ma si limitava ad esortarli! E non è forse quello che fece anche Gesù quando lo accusarono di avere uno spirito immondo, secondo che è scritto: “E gli scribi, ch’eran discesi da Gerusalemme, dicevano: Egli ha Beelzebub, ed è per l’aiuto del principe dei demonî, ch’ei caccia i demonî. Ma egli, chiamatili a sé, diceva loro in parabole: Come può Satana cacciar Satana? E se un regno è diviso in parti contrarie, quel regno non può durare. E se una casa è divisa in parti contrarie, quella casa non potrà reggere. E se Satana insorge contro se stesso ed è diviso, non può reggere, ma deve finire. Ed anzi niuno può entrar nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue masserizie, se prima non abbia legato l’uomo forte; allora soltanto gli prederà la casa. In verità io vi dico: Ai figliuoli degli uomini saranno rimessi tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è reo d’un peccato eterno. Or egli parlava così perché dicevano: Ha uno spirito immondo” (Marco 3:22-30)?

Quindi, siccome l’apostolo Paolo ebbe a dire ai santi: “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1 Corinzi 11:1), ed anche: “Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l’esempio che avete in noi” (Filippesi 3:17), ed ancora: “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e vedute in me, fatele; e l’Iddio della pace sarà con voi” (Filippesi 4:9), studiamoci di seguire l’esempio di Paolo e dei suoi fedeli collaboratori. E questo perché essi insegnavano e praticavano la dottrina di Dio che è in Cristo Gesù.

Alla luce dunque dell’esempio di Gesù Cristo e di quello degli apostoli e delle sane parole degli apostoli, un ministro del Vangelo deve astenersi dallo sporgere querela contro coloro che lo diffamano a motivo di Cristo.

Coloro che invece incoraggiano e sollecitano a fare ciò insegnano una dottrina diversa, e vi ricordo a tale proposito le dure parole dell’apostolo Paolo contro chi insegna una dottrina diversa: “Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non s’attiene alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla; ma langue intorno a questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni d’uomini corrotti di mente e privati della verità, i quali stimano la pietà esser fonte di guadagno” (1 Timoteo 6:3-5).

 

Un Dio che incita a fare preghiere imprecatorie contro i propri nemici

L'Iddio di costoro insegna loro a pregarLo di ammazzare e togliere così di mezzo i nemici della Chiesa e particolari individui.

Negli insegnamenti di Gesù Cristo e in quelli degli apostoli non troviamo alcuna traccia di preghiere imprecatorie contro i malvagi o i nemici della verità affinché Dio li uccida e tolga di mezzo.

Certamente sotto l'Antico Testamento ci sono esempi di preghiere o invocazioni rivolte a Dio di togliere di mezzo i malvagi o i propri nemici. Vi furono uomini, come Davide per esempio, che pregarono Dio affinché distruggesse i loro nemici’, ma sotto la legge vigeva il precetto che diceva: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico; questo lo confermò Gesù stesso quando disse ai suoi discepoli: "Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico" (Matteo 5:43; Levitico 19:18), quindi non c’è da meravigliarsi se Davide, pur essendo un uomo secondo il cuore di Dio, quando pregava Dio per i suoi nemici, diceva: "Li colga una ruina improvvisa. Spandi l’ira tua su loro. Siano ridotti al silenzio nel soggiorno dei morti" (Salmo 35:8; 69:24; 31:17). Ma ora, sotto la grazia, vige il comandamento che dice: "Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano" (Matteo 5:44), e difatti Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno anche i pubblicani lo stesso? E se fate accoglienze soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5:43-48).

Quindi non è ammissibile che un figliuolo di Dio chieda a Dio la morte dei suoi nemici.

Comunque, anche sotto la legge vi furono uomini che pregarono in favore dei loro avversari; uno di questi fu Mosè. La Scrittura dice che dopo che tornarono al campo i dodici esploratori che Mosè aveva mandato ad esplorare il paese di Canaan, gli Israeliti, sentendo dire, a dieci di loro: "Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo, è un paese che divora i suoi abitanti; e tutta la gente che vi abbiamo veduta, è gente d’alta statura; e v’abbiam visto i giganti, figliuoli d’Anak, della razza dei giganti, appetto ai quali ci pareva d’esser locuste; e tali parevamo a loro ... Noi non siam capaci di salire contro questo popolo; perché è più forte di noi" (Numeri 13:32,33,31), mormorarono contro Mosè ed Aaronne e parlarono di lapidarli. Quando Dio sentì proferire quelle mormorazioni disse a Mosè: "Io lo (il popolo d’Israele) colpirò con la peste, e lo distruggerò ... " (Numeri 14:12), ma Mosè pregò Dio per quegli increduli che lo volevano lapidare (secondo che è scritto: "Mosè, suo eletto, stette sulla breccia dinanzi a lui per stornare l’ira sua onde non li distruggesse" [Salmo 106:23]); egli rivolse questa supplicazione a Dio in favore del popolo di Israele: "Deh, perdona l’iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua benignità, nel modo che hai perdonato a questo popolo dall’Egitto fin qui" (Numeri 14:19), e Dio lo esaudì, infatti gli disse: "Io perdono, come tu hai chiesto" (Numeri 14:20).

E che Gesù era contrario a questo tipo di preghiera (cioè alla preghiera imprecatoria), è evidente anche leggendo questo episodio trascritto da Luca: "Poi, come s’avvicinava il tempo della sua assunzione, Gesù si mise risolutamente in via per andare a Gerusalemme. E mandò davanti a sé de’ messi, i quali, partitisi, entrarono in un villaggio de’ Samaritani per preparargli alloggio. Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto verso Gerusalemme. Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni, dissero: Signore, vuoi tu che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi? Ma egli, rivoltosi, li sgridò. E se ne andarono in un altro villaggio" (Luca 9:51-56). Nella versione Diodati leggiamo che Giacomo e Giovanni "dissero: Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo, e li consumi, come anche fece Elia? Ma egli, rivoltosi, li sgridò, e disse: Voi non sapete di quale spirito voi siete. Poichè il Figliuol dell'uomo non è venuto per perder le anime degli uomini, anzi per salvarle". Ora, se Gesù non volle che quegli uomini fossero distrutti da Dio con il fuoco, chi siamo noi da metterci ad invocare Dio di uccidere coloro che ostacolano la diffusione del Vangelo? E poi, io dico, ma costoro hanno dimenticato quale fu la preghiera di Gesù sulla croce per coloro che lo crocifissero e lo oltraggiarono? Leggiamo infatti che Gesù disse: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Luca 23:34). Anche Stefano, che fu un fedele testimone di Cristo, peraltro ripieno di Spirito e di sapienza, poco prima di morire, invocò Dio a favore dei suoi nemici che lo lapidarono, infatti leggiamo: "Poi, postosi in ginocchio, gridò ad alta voce: Signore, non imputar loro questo peccato. E detto questo si addormentò" (Atti 7:60).

Veniamo ora all'apostolo Paolo: nei suoi insegnamenti non scorgiamo alcuna esortazione a fare qualche preghiera imprecatoria contro degli uomini affinchè Dio li uccida, anzi troviamo una esortazione di tutt'altro genere, infatti egli dice a Timoteo: "Io esorto dunque, prima d’ogni altra cosa, che si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo menare una vita tranquilla e quieta, in ogni pietà e onestà. Questo è buono e accettevole nel cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità" (1 Timoteo 2:1-4). Si noti che Paolo non parla di imprecazioni da fare contro quelle autorità o quegli uomini che sono nemici della Chiesa, o che sono estremamente malvagi, ma di supplicazioni, preghiere, intercessioni, ringraziamenti.

E' evidente dunque, che alla luce della Scrittura, i ragionamenti di costoro sono mendaci, e costituiscono del lievito da cui guardarsi, perché trascinano i credenti a odiare i loro nemici, perché se io mi sento autorizzato a pregare Dio di maledire i miei nemici, questo vuol dire che devo odiare i miei nemici. Ma Gesù, come abbiamo visto, ha detto che dobbiamo amare i nostri nemici, e poi ha anche detto di fare del bene a quelli che ci odiano (cfr. Luca 6:27). E come possiamo dimostrare amore verso di essi e fare loro del bene, se desiderassimo che essi muoiano e quindi pregassimo Dio di ucciderli? Non sarebbe tutto ciò una contraddizione netta?

L'amore non fa male alcuno al prossimo, e quindi noi figliuoli di Dio non possiamo assolutamente pregare Dio di uccidere i nostri nemici. Ci penserà Dio a farli morire, quando ha deciso Lui.

E poi, questo insegnamento di costoro va ad intaccare la sovranità di Dio, perché è Dio che stabilisce le autorità (cf. Romani 13:1-2), ed anche se esse si comportano in maniera spietata e malvagia, continuano ad essere delle autorità stabilite da Lui - di cui Dio si serve per adempiere i suoi disegni tra i quali c'è quello di provare i santi e quindi affinarli mediante l'afflizione - che lui deporrà quando vuole Lui e come vuole Lui. Tenete presente infatti che il Signore fece perire Faraone - che era stato Dio a suscitare e indurare per mostrare in lui la Sua potenza, e perché il Suo nome fosse pubblicato per tutta la terra - quando e come volle Lui.

E dato che siamo in tema, tenete anche presente che mentre il re Nebucadnezzar faceva vivere e morire chi voleva, e innalzava e abbassava chi voleva (Daniele 5:19), Dio lo chiamò "mio servitore" (Geremia 27:6) perché egli offrì dei servigi a Dio tra qui quello di distruggere il regno di Giuda e la città di Gerusalemme a motivo delle loro trasgressioni. Naturalmente venne poi il giorno in cui Dio tolse dalla terra il re Nebucadnezzar, ma questo avvenne quando e come volle Dio.

La vendetta appartiene a Dio, e Lui a suo tempo fa giustizia ad ognuno, quindi coloro che soffrono per mano delle autorità o di persone malvagie che non ricoprono posti di autorità nella nazione, sopportino con pazienza le afflizioni che sperimentano a cagione di Cristo, raccomandando la loro anima a Dio e facendo il bene, sapendo che la loro causa è davanti al trono di Dio e che a Suo tempo Dio renderà afflizione a coloro che li hanno afflitti.

Concludo dicendo questo: il desiderio dei giusti è il bene soltanto (Proverbi 11:23), e quindi il nostro desiderio e la nostra preghiera è che gli uomini siano salvati (Romani 10:1), non importa quanto malvagi essi siano. Dio, dal canto suo, salverà coloro che ha decretato di salvare i quali quindi entreranno a far parte del popolo di Dio: mentre gli altri continueranno a vivere violando i suoi comandamenti fino a quando Dio li farà sparire dalla faccia della terra, ma Dio non richiede da noi nessuna preghiera imprecatoria contro nessuno di costoro affinchè Egli li uccida.

Nessuno vi seduca fratelli con vani ragionamenti.

 

Un Dio spietato che rifiuta di perdonare quei Cristiani che sono caduti in certi peccati dopo il battesimo

L'Iddio di alcuni di costoro è anche un Dio spietato, in quanto non dà la possibilità di ravvedersi a quei Cristiani che cadono in certi peccati dopo il battesimo. Essi infatti insegnano che la fornicazione e l’adulterio sono peccati imperdonabili (o peccati a morte), come pure l’omicidio, la bestemmia e altri peccati. Viene insegnato che quando uno trasgredisce i dieci comandamenti, scade dalla grazia. Secondo questa teoria, una volta accaduto ciò, non è più possibile ricevere perdono da Dio (se lo scaduto è già stato battezzato). Quando uno viene dichiarato scaduto dalla grazia, è condannato alle pene dell'inferno perché ha peccato imperdonabilmente’. Essi riprovano energicamente ogni principio che lascia intravedere il perdono del peccato a morte dopo il battesimo, considerando eretici tutti quelli che li propongono, ne parlano, li difendono e divulgano.

Costoro errano grandemente per mancanza di conoscenza, perché quantunque la fornicazione e l’adulterio siano peccati gravi, e quei credenti che li commettono devono essere tolti di mezzo ai santi, la Scrittura ammette che da essi ci si può ravvedere e quindi che si può essere perdonati. Se così non fosse, Paolo non avrebbe dato quel tale che si teneva la moglie di suo padre in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito fosse salvo nel giorno del Signore Gesù (cfr. 1 Corinzi 5:1-5); e Gesù non avrebbe dato ai Suoi servitori nella chiesa di Tiatiri tempo per ravvedersi della loro fornicazione che avevano commesso con Jezabel (cfr. Apocalisse 2:22).

Certamente, se un credente non si ravvede da questi peccati, andrà in perdizione, ma da qui a dire che non c’è possibilità di perdono per coloro che commettono questi peccati c’è un abisso.

Anche a riguardo dell’omicidio e della bestemmia va fatto un discorso simile: sono peccati gravi che se un credente commette lo meneranno in perdizione, ma non è biblico affermare che sono imperdonabili. Prendiamo l’esempio dell’omicidio: se fosse imperdonabile, come dicono costoro, come mai Giacomo esortava anche quei credenti che uccidevano (cfr. Giacomo 4:2) dicendo: “Appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi. Nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! Siate afflitti e fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegrezza in mestizia! Umiliatevi nel cospetto del Signore, ed Egli vi innalzerà” (Giacomo 4:8-10)? E in merito alla bestemmia, se fosse imperdonabile, come mai Paolo dice di Imeneo e Alessandro: “I quali ho dati in man di Satana affinché imparino a non bestemmiare” (1 Timoteo 1:20)? E’ evidente la ragione: perché erano peccati perdonabili. La lista dei peccati perdonabili naturalmente comprende anche le altre trasgressioni condannate dal Decalogo.

In che cosa consiste allora il peccato imperdonabile o a morte? Esso è l’abbandono volontario della fede, o l’apostasia dalla fede (cfr. Ebrei 6:1-8; 10:26-31). E per colui che compie questo peccato, dato che non è più possibile menarlo di nuovo a ravvedimento, non bisogna pregare (1 Giovanni 5:16). Certamente colui che abbandona la fede o apostata da essa, può anche commettere i sopra citati peccati; ma se uno commette quei peccati senza apostatare dalla fede allora può essere menato di nuovo a ravvedimento, secondo che è scritto: “Se uno vede il suo fratello commettere un peccato che non meni a morte, pregherà, e Dio gli darà la vita: a quelli, cioè, che commettono peccato che non meni a morte” (1 Giovanni 5:16), ed ancora: “Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e se si pente, perdonagli” (Luca 17:3).

La dottrina di costoro dunque è palesemente antiscritturale in quanto limita la misericordia di Dio e lo fa apparire come un Dio spietato, e dunque va rigettata.

  

Conclusione

Ora, è evidente che l'Iddio di questi Cristiani è diverso dall'Iddio di cui parla la Bibbia: possiamo tranquillamente dire che lo hanno sfigurato. Qualcuno domanderà: 'Come è possibile che costoro abbiano potuto fare questo?' A cagione della loro ignoranza delle Scritture, perché ignoranza delle Scritture è ignoranza di Dio; ed anche a cagione della loro superbia, perché non accettano la Parola di Dio per quella che essa è veramente ogni qualvolta che essa parla ma l'accettano solo quando lo vogliono loro e gli fa comodo.

Ci si trova dunque, fratelli, in questa situazione, che siamo impossibilitati ad avere comunione o camminare con costoro, perché nel presentare quello che dice la Bibbia sulla natura, sul carattere, e sul modo di operare di Dio, veniamo accusati di avere un altro Dio diverso dal loro, il che è vero in effetti perché noi abbiamo lasciato intatta l'immagine di Dio così come ce la presenta la Bibbia, mentre loro l'hanno alterata. Come può esserci infatti unione e comunione con persone che fanno dire alla Bibbia quello che vogliono su Dio, 'creandosene' quindi uno tutto loro?

Dunque, fratelli, vi esorto a rimanere attaccati alla Parola di Dio, e a credere a quello che essa dice su Dio, ma a tutto quello che essa dice, così com'è scritto, senza aggiungere o togliere nulla.

Così facendo, ve ne troverete bene, e la benedizione di Dio riposerà sul vostro capo.

Ma non incamminatevi per le vie laterali, per le vie tortuose, che molti nella loro ribellione contro Dio hanno deciso di prendere, e in cui dicono di trovarsi bene solo perché permettono loro di coprire o giustificare la loro ribellione.

Infine vorrei dire le seguenti cose a coloro che si sono fatti un Dio su misura: ravvedetevi e smettete quindi di attribuire a Dio cose che Egli non pensa, non dice e non compie, altrimenti porterete il peso della vostra ribellione.

Chi ha orecchi da udire, oda.

Giacinto Butindaro

Roma, Agosto 2011

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